Credere. E crederci.
Significa ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale quale appare in sé stessa o quale ci è detta da altri, o quale il nostro sentimento vuole che sia.
Chiedere, vedere e, nel caso, cedere. Ma non è il suo. Non questa volta.
Perché Éder crede ancora in sé stesso. E si vede.
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È lecito. Rispondere è cortesia. Allora noi la domanda la facciamo: Éder, chi è? È davvero quel giocatore di talento di cui molti parlano o è soltanto uno dei tanti sfortunati? È tutto qui o c’è altro? E poi, il vero Éder, dove gioca? Come un esterno d’attacco o una prima punta atipica? 
Domande, tante. E anche lui se le sarà fatte in tutto questo tempo. Soprattutto nella stagione appena passata, in cui è stato lo specchio della sua squadra. L’Inter infatti si è dimostrata confusionaria e indecifrabile. A tratti non è stato neanche così facile capirla e analizzarla al meglio. Quasi non c’è stato il tempo. Ecco, con Éder ha funzionato esattamente allo stesso modo. Le statistiche che lo riguardano dicono che il brasiliano sa dare il meglio di sé quando entra in campo dal primo minuto. Sì, ok, ma non è così facile come può sembrare. Perché che fai, togli Icardi, togli Perisic, togli Candreva? No. Infatti. E così l’unico momento per valutarlo davvero si è ristretto in quei pochi spazi di gioco che gli sono stati concessi. È entrato poche volte nel corso della stagione ma ha comunque provato a ricercare una soluzione.
Le domande le abbiamo fatte noi a lui, ma anche Éder deve chiedere qualcosa in più a sé stesso.
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Nei due gol di Éder contro il Bayern Monaco non c’è niente di sorprendente.
2-o, un gol al 9′ e al 30′ minuto del primo tempo, nella seconda sfida dell’International Champions Cup. Una partita in cui i nerazzurri hanno mostrano grandi passi in avanti. Si sono dimostrati concentrati e determinati a non concedere nulla. E lo hanno fatto contro una grande squadra, il Bayern di Ancelotti. Si è parlato tanto della doppietta di Éder e di un suo “ritorno”. Ma, in realtà non c’è molto di cui sorprendersi. Perché la fiducia c’è sempre stata e se ci aggiungiamo una condizione fisica al top, Éder fa Éder. E poi, lui, i gol li ha sempre fatti. Basta saperle creare le giuste occasioni. Basta saperle concedere. Visto?
ÉDER 1 GLI ALTRI 0
Ad oggi un vice Icardi non c’è. Non è solo questo (sia chiaro), ma è una ragione in più per tenersi stretti Éder. Ha dimostrato di avere un’ottima intesa con Candreva e Perisic. E poi Spalletti, di uno così, apprezza anche la duttilità tattica e l’intensità che mette in campo. Ecco perché, al momento, l’Inter lo considera incedibile.
Se un nuovo allenatore è per ogni giocatore una nuova possibilità, mai come quest’anno Éder dovrà dimostrare chi è. Dovrà crederci e far ricredere. Perché lo scorso anno è stato per troppo tempo e in modo troppo forte oscurato da Maurito Icardi.

24 gol avendo giocato tutte le partite per l’argentino, contro i 7 di chi, di partite, non ne ha giocate nemmeno la metà. Spalletti ha già avuto modo di scoprire in lui un giocatore che ha voglia di correre, con grande grinta. E poi, non da sottovalutare, Éder lo sa bene cosa significa giocare per la squadra e spirito di sacrificio. Icardi resta titolare inamovibile, ma un po’ meno. Perché adesso l’aria è diversa. È fresca e profuma di novità. Adesso Icardi dovrà contendersi il posto con un avversario più forte di prima. E la partita contro il Bayern è già un buonissimo punto di partenza.
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Impegno, professionalità, intensità. E… Gol. Se c’è un giocatore che sta positivamente impressionando Luciano Spalletti, quello è senza dubbio Éder. Tra il centravanti e chi lo ha allenato nella sua avventura all’Inter e con la Nazionale c’è una sorta di amore e “odio”. Perché già Mancini lo adorava e infatti è stato proprio lui a volerlo fortemente in nerazzurro. Poi è stato il momento di Antonio Conte che lo ha convocato in Nazionale e lo ha messo subito tra i titolari agli Europei.
Adesso è arrivato il momento di Spalletti. All’ex tecnico giallorosso è bastato davvero poco. Qualche allenamento e le partitelle durante il ritiro tra le montagne sono stati sufficienti per considerarlo già un giocatore incedibile. Amore. Ma aggiungeteci anche un po’ di odio, se consideriamo il fatto che non sempre Éder è stata la prima scelta. Anzi, per molto tempo è stato uno dei panchinari più forti della nostra Serie A. Quindi, adesso tocca a lui. Perché il tempo e la storia sono sempre rimasti dalla sua parte. Perché fiducia e riconoscimento da parte dell’allenatore li ha sempre avuti. Quindi, adesso tocca a lui dimostrare di meritarsi un posto da titolare fisso, non soltanto nel periodo in cui Icardi non c’è.

La stima di chi sta in panchina non è cosa da poco. Il rispetto da parte dei tifosi è indispensabile. Aggiungeteci la consapevolezze di avere le giuste caratteristiche e il saper credere in sé stessi. Sempre quello. Fondamentale. Ora, unite il tutto.
Se alla fine della scorsa stagione cominciavano a circolare voci di mercato, adesso non ci sono più dubbi. L’inter ha bisogno di Éder. E la cosa vale anche al contrario. Le sirene del calciomercato si spengono perché Spalletti è arrivato, ha visto e ha deciso. Éder serve più che mai.
Credere, vedere e non cedere. Non lui.