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Ci risiamo, è crisi Inter: quali sono le cause?

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Ci risiamo, è crisi Inter: quali sono le cause?

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Inzaghi

L’Inter è in crisi.

Frase che, anche per via dei trascorsi degli ultimi anni, sembra dar sempre una certa sensazione di déjà vu. La crisi è quasi un passaggio obbligatorio della stagione interista, un ineludibile bagno rituale a cui i nerazzurri sanno dovranno andare incontro, un rito di iniziazione obbligatorio al proseguimento del campionato.

Che sia per questioni di spogliatoio, finanziarie o di risultati, il tifoso interista sa che la propria squadra ogni anno si imbatterà nella crisi, ma quest’ultimo è in qualche modo forgiato per affrontarle con filosofia e una buona dose di autoironia.

A parte gli scherzi, la partenza dei nerazzurri non è stata particolarmente entusiasmante, la compagine di Inzaghi ha inanellato una serie di sconfitte e di risultati allarmanti, che sembrano derivare da una situazione psicofisica precaria della squadra e da un momento di confusione e dubbi da parte dell’allenatore ex Lazio.

LA DIFESA

Il settore del campo più in difficoltà è chiaramente quello difensivo, che sta affrontando un grave periodo di annebbiamento e di scarsa concentrazione; ad iniziare con il pilastro fondante Milan Skriniar.

Lo slovacco è passato in un’estate dallo status di papabile nuovo capitano e leader indiscusso a pedina sacrificabile in nome dei bilanci, e questo sembra avergli tolto sicurezze e lucidità. È uno Skriniar spento ed insicuro quello che si è visto in quest’avvio di campionato, ed è chiaro che parte di queste difficoltà provengano anche dall’estate all’insegna dell’instabilità che il difensore classe ’95 ha dovuto fronteggiare. Il suo compito adesso sarà quello di ritrovare la serenità, compito che spetta però anche ai suoi due compagni di reparto.

De Vrij sembra da tempo non essere più il difensore roccioso ed ineluttabile che si è imparato a conoscere, mentre Bastoni è stato spesso panchinato in favore di un più vivace Dimarco, e nelle partite in cui è partito tra i titolari ha dato spesso segnali di nervosismo e di scarsa attenzione. Emblematica tra l’altro la sua sostituzione al 30′ nella drammatica sconfitta contro l’Udinese, in cui la squadra ha seriamente dimostrato di aver perso le redini del proprio gioco.

I dati sono plateali: 11 gol subiti nelle prime 7 gare sono tremendamente troppi, ed è chiaro che la difesa interista debba ritrovare la sua organizzazione e l’imponenza che l’ha contraddistinta nelle ultime stagioni.

C’è da citare anche il caso Handanovic. Il rapporto tra i tiri nello specchio e le volte in cui il pallone ha gonfiato la rete inizia ad essere allarmante e il portiere ex Udinese sembra a tratti mancare di reattività, per questo un maggior coinvolgimento di Onana potrebbe segnare un buon punto di svolta nella retroguardia nerazzurra.

IL CENTROCAMPO 

Il centrocampo è il cuore della manovra di ogni squadra, se quest’ultimo non funziona, tutta la squadra ne risente. È proprio il caso del centrocampo dell’Inter, che nella sua totalità non sta riuscendo a riproporre i ritmi, l’attenzione e l’aggressività dello scorso anno. I 3 di centrocampo sembrano in netto ritardo di condizione, fanno spesso errori tecnici e di concetto e perdono palloni sanguinosi. 

Brozovic, nonostante i due gol, termina spesso le gare con un’ammonizione, segnale che esprime il momento di insofferenza e nervosismo che il croato sta attraversando e, dato ancora più importante, tocca molti meno palloni rispetto allo scorso anno. È un Brozovic quindi in balia di una condizione psicofisica non delle migliori e che Inzaghi deve riuscire a ritrovare, e in fretta, dato che dai suoi piedi, dai suoi posizionamenti e dai suoi tempi di gioco dipende buona parte della manovra offensiva della squadra.

Per quanto riguarda Barella, è forse uno dei pochi fattori positivi della mediana interista, segna e fa segnare, anche lui però ricade in amnesie e momenti di buio spesso fatali. Scelte di gioco poco intelligenti, passaggi o idee affrettate e incaponimenti sono grinze che un giocatore del suo livello non può più permettersi.

La questione legata a Calhanoglu merita invece un approfondimento più di natura tattica che attitudinale. Nel suo caso le richieste di Inzaghi forse tendono a non valorizzarlo a pieno. Gioca fin troppo lontano dalla porta, ed è relegato per buona parte delle gare a compiti di equilibro e di rottura del gioco avversario che lo portano ad essere poco lucido nelle zone di sua competenza e ad incidere meno di quello che potrebbe.

Spostarlo più a ridosso della porta e nella zona della trequarti in modo tale da sfruttare il suo tiro e le sue qualità tecniche potrebbe togliere qualche grattacapo e dare imprevedibilità alla fase offensiva dell’Inter, magari variando modulo e spostandosi su un 3-4-1-2 o 3-4-2-1. 

 

Importante anche la questione esterni, fondamentali per il modulo e lo stile offensivo che la squadra di Inzaghi vuole imporre. L’addio di un giocatore con lo strapotere fisico e con l’intelligenza tattica come Perisic sta creando non pochi problemi al reparto. Gosens sembra ancora non aver trovato la forma dei tempi atalantini, e l’unico in grado di ricoprire quel ruolo in modo efficace sembra essere Dimarco.

Le caratteristiche del duttile terzino classe ’97 non sono però le stesse del croato, è sicuramente un giocatore con un tasso tecnico e un piede di livello, è dotato di gran dinamicità, ma non ha la gamba, la fisicità, e l’assalto al secondo palo che Perisic offriva alla squadra; caratteristiche che su quel lato del campo mancano terribilmente. Sul lato destro Dumfries offre grandi cavalcate ed è molto bravo nell’attaccare lo spazio, ma manca di spunti individuali e di efficacia nell’uno contro uno.

L’Inter ha quindi un gran bisogno di rimettere a regime il suo centrocampo, anche perchè la squadra di Inzaghi ha dimostrato più volte come senza i ritmi alti e senza il controllo della palla vada in difficoltà e perda imprevedibilità.

L’ ATTACCO

Inutile negare come sia fondamentale il ritorno in campo di Romelu Lukaku. Il suo carisma, la sua fisicità, la sua progressione e l’attacco della profondità sono caratteristiche da cui un’Inter in questa condizione psicofisica non può prescindere. Seppur Lautaro Martinez sia un elemento indiscutibile della squadra, alcune volte manca di efficacia sotto porta, si ritrae dal vivo del gioco e pecca di costanza.

La squadra di Inzaghi segna troppi pochi gol per le occasioni che crea, e nonostante i 4 attaccanti di gran livello a disposizione e le svariate coppie che possono venir fuori, anche questo reparto in alcune occasioni (specialmente in questo periodo) cade in un vortice di nervosismo, approssimazione e scarsa nitidezza nelle scelte.

È importante, quindi, in primis recuperare il gigante belga, ma anche cercar di mischiare le carte in tavola, proponendo nuove soluzioni offensive, magari valorizzando le caratteristiche di un rifinitore come Correa, sicuramente targato da un’incostanza recidiva che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, ma che ad oggi potrebbe tornare utile grazie al suo estro, alla sua tecnica e alla sua fantasia.

ALLENATORE, UMORE E AMBIENTE

Più volte durante l’articolo si è citata la parola “nervosismo” o “concentrazione”, fattori che stanno condizionando i risultati della squadra molto più di quelli prettamente tattici. È quindi importante una svolta soprattutto dal punto di vista mentale.

In questo è fondamentale l’intervento di mister Inzaghi, che oltre che limare alcuni errori nei cambi durante la partita e ricercare nuove soluzioni tattiche, deve trovare più coraggio e più intraprendenza nella gestione psicologica della squadra. In un ambiente caotico come quello interista in cui non vi è una vera e propria figura presidenziale o dirigenziale che possa tenere alta l’attenzione della squadra, vi è estremo bisogno di un pugno duro da parte dell’allenatore.

Da considerare poi una tifoseria e un ambiente, quello nerazzurro, profondamente umorale, in grado di dimostrarsi il dodicesimo uomo in campo in alcuni momenti ma anche un gravoso macigno in altri di estrema difficoltà.

L’ultimo punto da affrontare sono le aspettative: nonostante l’ottima stagione appena passata in cui la squadra meneghina è riuscita a portare a casa ben due trofei e un’ottima esperienza in Champions, la perdita dello scudetto all’ultima giornata ha lasciato nelle gambe e nella mente dei giocatori gravose scorie che sembrano non essere state ancora smaltite del tutto. Un trauma, quello del secondo posto all’ultima giornata, che invece che spingere e dare forza propulsiva alla squadra per cercare un riscatto, sembra averla depressa e riempita di fantasmi.

È fondamentale quindi per la squadra di Inzaghi ritrovare in primis lo spirito e la forza mentale, e subito dopo nuove soluzioni tattiche. Inzaghi dovrà quindi riscoprirsi psicologo e trovare nuove idee per trainare la squadra fuori dall’ennesima “crisi Inter”.

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Dove vedere Lazio-Juventus in tv e streaming

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Alcuni giocatori della Juventus (Vlahovic, Weah, McKennie, Rabiot e Bremer) tornano a centrocampo

DOVE VEDERE LAZIO-JUVENTUS IN TV E STREAMING – Il match tra Lazio e Juventus andrà in scena sabato alle ore 18:00. Di fronte, una contro l’altra, due squadre che attraversano due periodi complicati della stagione. Biancocelesti alla prima con Tudor, arrivato per sostituire il dimissionario Sarri, bianconeri con una sola vittoria nelle ultime 8 vittorie. Match spartiacque per le due squadre: la Lazio punta a inseguire la zona Europa, con il 4° posto che sembra però un miraggio, Juventus che invece punta a difendere proprio l’ultimo posto che permetterebbe il ritorno in Champions.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

La Lazio di Igor Tudor arriva al match con l’entusiasmo del debutto con un nuovo allenatore, dopo inoltre il successo col Frosinone che ha dato fiducia all’ambiente prima dell’arrivo dell’allenatore ex Marsiglia. Prima di questo, però, la netta sconfitta col Bayern Monaco che ha sancito l’eliminazione dall’Europa, e le tre sconfitte consecutive in campionato contro Udinese, Milan e Fiorentina. L’obiettivo è ripartire per non perdere almeno il treno per l’Europa League, seppur di fronte c’è una squadra che ha assolutamente bisogno di fare risultato.

La Juventus di Massimiliano Allegri si presenta alla sfida con pochissime certezze. Tantissime le voci intorno al suo futuro, con i risultati sul campo che latitano e i possibili sostituti del livornese che filtrano quotidianamente. La squadra è in difficoltà, con i soli 7 punti raccolti in 8 partite che sono non solo un addio definitivo allo Scudetto ma anche un rischio per il 4° posto, con le inseguitrici che continuano a salire e accorciare sui bianconeri.

DOVE VEDERE LAZIO-JUVENTUS IN TV E STREAMING

Il match tra biancocelesti e bianconeri sarà visibile in diretta e in esclusiva su DAZN. Per gli abbonati a Sky che hanno sottoscritto l’abbonamento ‘Zona DAZN‘ la gara sarà visibile anche in tv sul canale 214 di Sky. Per lo streaming, sarà necessario scaricare l’app di DAZN su PC, smartphone o tablet, o in alternativa collegarsi al sito di DAZN tramite computer o notebook e selezionare la finestra dell’evento. 

LAZIO-JUVENTUS: LE PROBABILI FORMAZIONI

LAZIO (3-4-2-1): Mandas; Gila, Romagnoli, Casale; F. Anderson, Guendouzi, Cataldi, Marusic; Zaccagni, Luis Alberto; Immobile. All. Tudor.

JUVENTUS (3-5-2): Szczesny; Gatti, Bremer, Danilo; Cambiaso, McKennie, Locatelli, Rabiot, Iling-Junior; Chiesa, Kean. All. Allegri.

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Giovani per il futuro

Chi è Olijars, il giovanissimo figlio d’arte neo-acquisto dell’Atalanta

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CHI È JEGORS OLIJARS – È notizia di ieri l’acquisto da parte dell’Atalanta del classe 2008 Jegors Olijars, interessante prospetto lettone che ha deciso di firmare il suo primo contratto da professionista della sua carriera con la Dea (erano interessate anche Ajax, Atletico Madrid e Borussia Dortmund) e di crescere nel vivaio nerazzurro. Scopriamo chi è Olijars in questo articolo.

CHI È OLIJARS: CALCIATORE IN UNA FAMIGLIA DI SPORTIVI

Jegors Olijars è una punta centrale dotata di grande fisicità (alta 193 cm) e con grandi potenzialità, che ha dimostrato pienamente in patria e anche nelle squadre giovanili della Nazionale nord-europea. Si può dire che lo sport era nel destino di Jegors, nato in una famiglia di campioni di vari sport. Dal padre campione di corsa a ostacoli – ha vinto un Europeo nel 2006 a Goteborg, medaglia d’argento invece nel 2002 a Monaco e di bronzo al Mondiale di Valencia 2008 – alla madre tennista, passando per il nonno che, invece, ha partecipato a un’Olimpiade, il giovane è portatore di un’eredità di successo e dedizione allo sport che in pochi possono vantare. Starà al 16enne, ora, tenere alto il nome della famiglia cercando di affermarsi nel calcio che conta. Si tratta del primo calciatore lettone nella storia dell’Atalanta.

Fonte immagine in evidenza: profilo X Filippo Maggi

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Calcio Internazionale

Chi è Cavan Sullivan, la stellina del calcio USA già nell’orbita del Manchester City

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CHI È CAVAN SULLIVAN – Pensate, a malapena 14 anni, ritrovarvi già sui media calcistici, oltre ad essere in orbita Manchester City, club che al momento domina i riflettori europei. Questo è il mondo di Cavan Sullivan, talento classe 2009 dei Philadelphia Union, che ha esordito con tanto di assist in MLS Next pro. Ormai nel calcio la ricerca del talento parte da età sempre più basse, soprattutto nei campionati esteri, dove i giovani talenti che impressionano gli scout vengono convinti a firmare, o corteggiati, già giovanissimi. Un esempio può essere l’acquisto di Paez da parte del Chelsea, nella scorsa stagione. Ora è invece il turno di Sullivan, trequartista di pura classe che ha addosso gli occhi della migliore squadra del miglior campionato al mondo: la Premier League. 

DAGLI USA ALL’INGHILTERRA

Proprio con la costante scoperta e crescita di talenti sempre più giovani, non è facile impressionare. Eppure, nessuno può evitare di guardare un quattordicenne che, all’esordio coi grandi, si iscrive addirittura al tabellino degli assistman. Parliamo comunque di un giocatore che fa parte della Philadelphia Union Academy da quando ha a malapena 11 anni. Alto 1,58 e in possesso di doppia nazionalità (Americano e tedesco), Sullivan ha fatto parlare di sè con un’etichetta pesantissima. La definizione di ‘nuovo Messi‘ è ovviamente prematura, eppure il talento è cristallino ed innegabile.

Del resto, il Manchester City sembra avere già accordo con società e giocatore, mancano soltanto le firme di rito. Le regole sui trasferimenti e sul lavoro minorile non permetteranno comunque al ragazzo di raggiungere i Citiziens prima dei 18 anni. Per propiziarne il percorso di crescita, la decisione comune tra le società è di tenerlo in patria, dove arriverà ad esordire in MLS. Dopodichè potrà partire per l’Europa. Sicuramente il nome di Cavan Sullivan è destinato a catturare sempre di più l’attenzione nel corso degli anni, anche perchè prima di raggiungere il nostro calcio bisognerà attendere ancora qualche anno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Parlando di un giocatore molto giovane, è difficile darne un quadro generale completo. Nonostante ciò si può tranquillamente asserire che stiamo per vedere un talento innato dal punto di vista tecnico. L’obiettivo sarà quello di sgrezzarsi nei prossimi anni a livello tattico, affrontando gradualmente un calcio più fisico. Il piede è il mancino, proprio come quel fenomeno generazionale che ha portato ad un altro livell0 il numero 10, che ora milita proprio in MLS all’Inter Miami: Lionel Messi. Sullivan dà la sensazione di poter essere un giocatore abile nello stretto e palla al piede, veloce e tecnicamente impeccabile. Ma solo il tempo potrà dirci dove può arrivare questo ragazzo.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Cavan Sullivan

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Alla Ricerca del Diez

Chi è Estevao Willian, il gioiellino brasiliano soprannominato “Messinho”

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Estevao Willian

CHI È ESTEVAO WILLIAN – Il Brasile, si sa, di talenti cristallini ne sforna in continuazione. L’esempio lampante è Neymar Jr., ma negli ultimi anni ce ne sono stati tanti. Basti pensare al Real Madrid, con la coppia tutta brasiliana formata da Vinicius Jr. e Rodrygo. Non bisogna poi dimenticare Endrick, classe 2006, pronto a vestire la camiseta blanca e già in gol con la maglia del Brasile. L’ultimo talento che sta attirando l’attenzione degli scout è quello di Estevao Willian, esterno offensivo del 2007, che sta brillando con il Palmeiras.

CHI È ESTEVAO WILLIAN – GLI INIZI E LA CARRIERA FINO A QUESTO MOMENTO

Se il tuo soprannome è “Messinho” vuol probabilmente dire che il potenziale è altissimo ed effettivamente il giovane talento brasiliano può diventare un grandissimo giocatore. Nasce come ala destra e si è già messo in mostra con la maglia della Nazionale Under 17 ai Mondiali, con la quale ha segnato tre gol e fornito tre assist. La sua avventura però si è interrotta contro l’Argentina di Echeverri, altro talentuosissimo giocatore sudamericano. Estevao Willian ha inoltre già firmato un contratto di sponsorizzazione con Nike, nonostante la giovanissima età. Aveva appena dieci anni quando ha accettato l’offerta, ma è destinato a diventare uno dei volti del marchio.

CHI È ESTEVAO WILLIAN – L’INTERESSE DELLE BIG EUROPEE

Come accaduto negli ultimi anni, le big europee non restano di certo a guardare. Il nome di Estevao Willian è già sui taccuini dei principali club in Europa e il PSG ci aveva provato concretamente in passato. La trattativa però non è andata in porto a causa della partenza di Endrick, vecchio pallino dei parigini, che volevano assicurarsi entrambi i talenti. “Messinho” ha un sogno: giocare nel Barcellona, club che tifa fin da bambino. C’è da dire però che Estevao Willian non potrà lasciare il Brasile fino al 2025 (quando compirà 18 anni), ma probabilmente sceglierà la sua squadra prima di quella data. Per lasciarlo partire si parla già di cifre vicine ai 50 milioni, ed è per questo che Chelsea, Barcellona, Manchester City e non solo osservano da vicino uno degli ultimi talenti sfornati dal calcio brasiliano.

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