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Cubillas Diez | Numero Diez

Calcio Internazionale

Teófilo Cubillas, la storia del Diez che ha incantato una nazione

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Il 10 è il numero che per antonomasia viene associato ai più grandi fuoriclasse sudamericani, sinonimo di tecnica, qualità ed eleganza. Tutte caratteristiche che possono, e devono, essere associate a un nome che sempre più viene scordato all’interno del grande libro della storia del calcio, ovvero Teófilo Cubillas. El Nene (Il bambino), così soprannominato dal compagno d’attacco Perico Leon per i lineamenti puerili e il fisico esile, nacque l’8 marzo 1949 a Chincha Alta, una città a circa 200 km da Lima, la capitale del Perù, nazionale per il quale viene ricordato come il miglior giocatore di sempre.

Gli inizi e la prima avventura dell’Alianza Lima

Il giovane Teófilo inizia a giocare con il pallone per le strade di Puente Piedra, la classe sublime, la visione unica e il tiro letale non possono essere trascurati, tantoché, a 14 anni, l’Alianza Lima, club di cui diventerà una bandiera, lo nota e lo chiama nelle proprie giovanili. Solo 2 anni più tardi gioca la sua prima partita in prima squadra e, in breve tempo, riesce a far breccia all’interno dei cuori dei tifosi e convincere l’allenatore. Cubillas militerà nelle fila dell’Alianza Lima dal 1966 al 1972, apparendo sul tabellino dei marcatori più di 200 volte. L’8 marzo 1949 era nata una stella in Perù e 20 anni più tardi il mondo intero se ne sarebbe accorto, grazie all’intuizione del CT della nazionale, Waldir Pereira, meglio noto come Didì, che nel 1968, in occasione di una partita di qualificazione ai mondiali di Messico 1970, lo convocò per la prima volta

 Le qualifiche per Messico ‘70

Fino a prima del 1970, l’unica volta che la nazionale biancorossa vi prese parte fu la prima edizione del 1930 in Uruguay, quando però non esistevano le qualificazioni. Al Sud America spettavano solo 3 posti, che venivano assegnati alle vincitrici dei 3 gironi, uno composto da 4 squadre e i rimanenti due da 3. Se nel girone B, quello di Brasile, Paraguay, Colombia e Venezuela, e nel girone C, con Uruguay, Cile ed Ecuador, la Seleção e La Celeste rispettarono i pronostici senza mai rischiare, nel girone A, quello di Argentina, Perù e Bolivia le sorprese non mancheranno. Giunti al 31 agosto 1969, rimaneva solo una partita da giocare, l’esito avrebbe deciso chi l’Estate seguente sarebbe volato in Messico con l’ambizione di portare la Coppa Rimet nel proprio paese. La classifica, fino a quella mattina recitava Perù e Bolivia a 4, invece, ferma a 2, l’Argentina, che, però, con una vittoria contro Cubillas e i suoi si sarebbe qualificata. Quel giorno, come anche affermato dagli stessi giocatori, le menti dei nazionali peruviani volgevano i pensieri verso ogni direzione, dalla tragedia del terremoto di Yungay, accaduto esattamente 4 mesi prima, alle centinaia di connazionali giunti fino alla Bombonera, anche a costo di vendere la casa, lasciare il lavoro e altri sacrifici compiuti per i propri beniamini, passando per quello sfortunato autogol di Chumpitaz che portò al trionfo della Bolivia. Quella sera, si verificò l’impensabile. Nel giro di 15 minuti ci saranno 4 gol, al 70’ Ramirez insacca, ma dopo dieci minuti, con un rigore trasformato da Albrecht, gli argentini agguantano il pareggio. Neanche il tempo di pensare che Ramirez vola verso la porta Cejas e insacca nuovamente il pallone, che vale il momentaneo vantaggio peruviano. All’85’, a rimettere in dubbio l’esito ci pensa Rendo, anche se ciò si rivelerà utile, in quanto il Perù riuscirà a difendere il pareggio per i minuti restanti. Il campo ha parlato: Los Incas giocheranno i mondiali messicani del ‘70

La consacrazione del Diez

Alle porte della competizione, non si nutrono grandi aspettative per il Perù, capitato nel girone D con Germania Ovest, Marocco e Bulgaria. Proprio contro quest’ultima si aprirà il mondiale della nazionale del CT Didì. L’inizio potrebbe non sembrare dei migliori, infatti dopo 50 minuti Dermendzhiev e Bonev portano in vantaggio gli europei, ma il carattere non manca ai peruviani che non vogliono assolutamente tornare in patria subito, tanto che, dopo 6 minuti dal raddoppio bulgaro, si torna allo stato di parità, 2-2. Il Perù continua a creare e ben presto raccoglie i frutti di ciò. Ѐ il minuto 73 quando la classe sublime di Teófilo Cubillas si palesa davanti agli occhi di tutto il mondo, eludendo la marcatura di due difensori, libera il tiro. Il pallone si insacca sul fondo della rete, è 3 a 2. Si tratta della prima storica vittoria del Perù ai mondiali. Il Diez peruviano, però, è solo all’inizio, infatti nella seguente partita incanterà ancora di più. In seguito, Nene annichilisce il Marocco, partecipando attivamente a tutte e tre le reti della propria nazionale, segnando una doppietta e sfornando un assist per Challe, portando la nazione ai quarti. Nell’ultima partita del girone, nulla può il trequartista dell’Alianza Lima, che, davanti alla potenza tedesca guidata dal suo bomber Gerd Müller, si limita a segnare il gol della bandiera. L’avversario ai quarti è probabilmente una delle migliori squadre che la storia del calcio abbia mai visto, la nazionale brasiliana, composta da stelle del calibro di Pelè, Rivellino, Tostão, Jairzinho, Carlos Alberto e molti altri. Nonostante l’impegno e il buon gioco proposto, come da previsione, il Brasile è uno schiacciasassi, che si impone per 4 a 2, ma, ancora questa volta, la firma di Cubillas non manca sul tabellino dei marcatori. Cubillas poté tornare in patria col sorriso, in quanto gli fu riconosciuto il premio di miglior giovane del torneo. La stella di Cubillas iniziava a splendere più luminosa che mai.

 L’Europa e la Copa America del 1975

Nel 1972, Cubillas vinse il premio di miglior giocatore del Sud America, terminando avanti rispetto a calciatori del calibro di Pelè e Perfumo. Questo, insieme alle ottime prestazioni in patria e il ricordo, ancora fresco, del Mondiale del 1970, gli valse la chiamata in Europa. Il club che riesce a mettere le mani su Cubillas prima di tutti è il Basilea, col quale, a causa del clima e del campionato, non scattò mai il feeling giusto, tantoché, dopo diverso tempo, in un’intervista dichiarò: “Quante volte rimasto solo, la sera, mi è venuta voglia di scappar via. Era un ambiente impossibile, per me: gente estranea per la quale è assurdo occuparsi dei problemi degli altri. Poi il freddo, terribile. Mi è passata non solo la voglia di giocare, ma anche quella di ridere”. L’avventura nel vecchio continento, però, non termina qua, nel 1974 il Porto lo acquista e riesce a far vedere nuovamente tutte le sue qualità, venendo eletto “miglior straniero” dopo la prima stagione in Portogallo. Il Diez della Blanquirroja continuerà a fare le fortune dei lusitani, anche se non vincerà nulla a livello europeo, e della propria nazionale, con la quale nel 1975 si laureerà campione dell’America latina. Esatto, avete letto bene, dopo il primo successo del 1939, 36 anni più tardi il Perù torna ad alzare al cielo la coppa continentale. Infatti, dopo aver agevolmente passato il proprio girone, gli Incas sconfiggono la Colombia nello spareggio, grazie alla rete del compagno di reparto di Cubillas, Hugo Sotil.

Il ritorno in Perù e Argentina 1978

El Nene decide di far coincidere l’anno del rientro in patria con quello dei mondiali del 1978, torneo al quale c’è l’obbligo di qualificarsi e di fare bene, soprattutto a fronte dell’eliminazione negli spareggi precedenti di 4 anni prima. In questa occasione, Cubillas stupirà nuovamente tutti e, insieme al portiere Quiroga, contribuirà in gran parte a portare il Perù alla seconda fase del torneo. Infatti, nelle prime tre partite del torneo, mette a segno 5 gol e un assist. Sicuramente da incorniciare la prestazione con la Scozia, divenuto celebre per la punizione insaccata al 77′. Il portiere scozzese Alan Rough così commentò il meraviglioso piazzato: “Secondo me, il pallone è venuto da qualche altra parte, non è partito dal piede di Cubillas”. Le speranze dei peruviani si infrangono nel secondo girone, quello che li pone contro ad Argentina, Brasile e Polonia, che si dimostrano essere di un livello parecchio superiore. Nonstate ciò, Cubillas termina la competizione secondo nella classifica cannonieri, dietro al solo Kempes, vincitore del mondiale e autore di 6 reti.

L’ultimo palcoscenico importante

Dopo il ’78, Cubillas militerà nel campionato degli Stati Uniti, pur sempre tenendosi pronto, con un solo obiettivo: giocare i mondiali di Spagna 1982. L’età e il fatto che sia lontano dalle luci della ribalta, non gli impediscono di partecipare anche in quell’occasione, diventando l’unico giocatore peruviano a prendere parte a 3 mondiali. A differenza delle altre volte, però, il Nene non riesce a incidere come soleva e il Perù abbandonerà subito la competizione, pareggiando con Camerun Italia e venendo schiacciati per 5 a 1 dalla Polonia. Non certamente l’epilogo dei sogni, ma a lui va bene anche così. Così Cubillas, in un’intervista a El Mundo Deportivo, ha espresso senza rimorsi il suo percorso di vita: “Se dovessi rinascere, sceglierei il Perù come Paese, il calcio come professione e l’Alianza Lima come squadra”

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Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Scaloni avvisa: “Nessuno è certo della convocazione, tranne due calciatori”

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Scaloni

Dopo il Mondiale l’Argentina del commissario tecnico Lionel Scaloni punta a difendere il titolo della Copa America. La competizione si disputerà negli Stati Uniti tra giugno e luglio 2024.

Per preparare la competizione l’Albiceleste è scesa in campo in questa pausa per le Nazionali. Due vittorie per i ragazzi di Scaloni che si sono imposti 3-0 contro El Salvador, grazie alle reti di Romero, Enzo Fernandez e Lo Celso e 3-1 contro la Costa Rica.  A segno Di Maria, Mac Allister e Lautaro Martinez.

Nella conferenza stampa dopo la sfida contro la Costa Rica, Scaloni ha voluto tenere in guardia tutti i calciatori, sottolineando che nessuno dei convocati, a parte due fuoriclasse (Messi e Di Maria), siano certi della partecipazione alla Copa America. Dunque sull’attenti anche tutti gli “italiani” che puntano la convocazione. Resta comunque quasi impossibile che il commissario tecnico rinunci ad alcuni tasselli importanti, su tutti il capitano dell’Inter Lautaro Martinez, protagonista di una stagione strepitosa fin qui.

Nella fase a gironi, l’Argentina è stata inserita nel Gruppo A con Perù, Cile e Canada.

LE PAROLE DI SCALONI

“Non posso garantire a nessuno che era qui che sarà convocato per la Copa America . Solo Messi e Di Maria sono certi del posto“.

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“CI METTO la FIRMA” – La Rassegna del Diez

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La rassegna stampa è senza alcun dubbio il miglior modo per iniziare la giornata. Ecco quindi le prime pagine dei principali quotidiani sportivi internazionali per la giornata di oggi.

LA GAZZETTA DELLO SPORT

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CORRIERE DELLO SPORT

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TUTTOSPORT

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L’EQUIPE

MARCA

 

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Thiago Almada nel mirino dell’Europa: il prezzo è accessibile

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Almada

Thiago Almada è pronto ad approdare in Europa. Non si sa ancora per chi, ma sembra che il tempo in USA del classe 2001 argentino sia giunto ai titoli di coda. Era arrivato all’Atlanta United nel febbraio 2022 per quindici milioni di euro, e ora è pronto a lasciare per un prezzo quasi raddoppiato.

Già, perché secondo quanto riportato da Diario Sport, nel contratto di Almada con gli statunitensi ci sarebbe una clausola già prefissata che gli permette di andare via per circa 27 milioni di euro; un prezzo sì alto, ma vista l’età e la direzione intrapresa ultimamente dal mercato, è tutto sommato una cifra abbordabile, soprattutto per le big europee.

Le due squadre più interessate sembrano essere il Chelsea, che ormai ci ha abituato ad avere un occhio di riguardo per i giovani di talento, e l’Atletico Madrid, che lo vorrebbe per sostituire il partente Angel Correa, suo connazionale.

I NUMERI DI THIAGO ALMADA IN MLS

Almada è un trequartista di bassa statura (1,71m) che può giocare anche più defilato, sia a destra che a sinistra. L’argentino è un giocatore creativo e con un forte fiuto del gol, visto che nella stagione 2023 ha fornito in totale 11 gol e 16 assist in Major League Soccer. Nella stagione attuale, ha già trovato il gol dopo solo tre partite, e sembra già pronto per fare il grande passo nel Vecchio Continente.

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