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Le curiosità sulla 20ª giornata di Serie A

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Le curiosità sulla 20ª giornata di Serie A

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Le curiosità sulla 20ª giornata di Serie A

LE CURIOSITÀ SULLA 20ª GIORNATA DI SERIE A – Manca sempre meno al ritorno in campo della Serie A. A partire dalle ore 18:30 di venerdì andrà in scena la 20ª giornata di campionato, la prima del girone di ritorno.

Questo un turno in cui troveremo tante sfide interessanti: una su tutte Napoli-Roma. Oltre al Derby del Sole potremo assistere anche a sfide importanti per la lotta per l’Europa e la salvezza. Di seguito le curiosità sulla 20ª giornata di Serie A.

LE CURIOSITÀ DI BOLOGNA-SPEZIA

Lo Spezia ha ottenuto solo due vittorie in trasferta e sono arrivate negli ultimi due turni. Il Bologna, dal canto suo, ha collezionato 16 dei 23 momentanei punti in classifica tra le mura amiche. Una sfida anche dal sapore speciale per l’ex Thiago Motta, sulla panchina dei liguri nella scorsa stagione.

LE CURIOSITÀ DI LECCE-SALERNITANA

Quella tra le due squadre del sud è una sfida con pochi precedenti in Serie A. L’unico precedente risale al 16 settembre 2022 ed è stato vinto dalla formazione di Baroni.

LE CURIOSITÀ DI EMPOLI-TORINO

Se non per il successo dello scorso anno griffato dalla tripletta di Belotti, il Torino non ha mai vinto al Castellani. Inoltre, i toscani vengono da tre vittorie consecutive in casa senza subire reti.

LE CURIOSITÀ DI CREMONESE-INTER

In Serie A, i nerazzurri sono la squadra che hanno ottenuto più successi contro i grigiorossi (12 su 15). L’ultimo scontro risale alla stagione 1995/1996, concluso con il risultato di 2-4.

LE CURIOSITÀ DI ATALANTA-SAMPDORIA

6 degli 8 gol realizzati in questa Serie A dalla Sampdoria sono stati siglati in trasferta. Un dato comunque basso, ma che vuole dire come la Doria si esprima meglio lontana dalle mura amiche. Per i bergamaschi, invece l’uomo del momento corrisponde al nome di Lookman: il nigeriano viene da tre doppiette consecutive.

LE CURIOSITÀ DI MILAN-SASSUOLO

Il 25 ottobre 2015 Mihajlovic lanciò Donnarumma a 16 anni e 8 mesi e lo fece proprio in un Milan-Sassuolo: il resto è storia. Quella partita finì 2-1 a favore per i rossoneri. Negli ultimi cinque precedenti a San Siro tra le due formazioni, solo in un’occasione il Diavolo ha ottenuto la vittoria e risale al 2 marzo 2019.

LE CURIOSITÀ DI JUVENTUS-MONZA

La Juve, ad eccezione della partita persa all’andata col Monza, ha vinto 5 delle ultime 6 partite contro neopromosse in Serie A. Il Monza, invece tiene in trasferta un rullino di marcia molto più tirato. Sono infatti appena 8 i punti conquistati fuori dall’U-Power Stadium.

LE CURIOSITÀ DI LAZIO-FIORENTINA

La Fiorentina è la squadra a cui i biancocelesti hanno segnato (206) e vinto di più (58 su 147). Questo un dato che non può altro che far preoccupare i tifosi viola, reduci da un pessimo periodo di forma (una vittoria nelle ultime 5 gare).

LE CURIOSITÀ DI NAPOLI-ROMA

Questa sfida sarà anche teatro dello scontro tra due grandi amici come Mourinho e Spalletti. I due grandi allenatori si sono incrociati in 7 sfide delle quali solo una è stata vinta dal tecnico partenopeo.

LE CURIOSITÀ DI UDINESE-VERONA

Dopo la vittoria per 2-1 all’andata, i friulani potrebbero vincere entrambe le sfide stagionali con gli scaligeri per la seconda volta in Serie A dopo la stagione 2017/18. Inoltre, la squadra di Sottil sta vivendo la stagione migliore degli ultimi anni a livello di punti in classifica.

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Chi scende e chi sale: i top e flop delle prime due gare dell’Italia verso Euro 2024

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L’Italia è tornata a giocare in una competizione ufficiale dopo le partite della Nations League, che hanno visto i campioni in carica europei qualificarsi per le fasi finali in questo giugno. Gli azzurri hanno infatti sfidato l’Inghilterra e Malta, uscendo con una sconfitta dal Maradona e una vittoria dall’isola maltese. Due prestazioni che però non hanno convinto i tifosi, ancora con agli occhi le prodezze dello scorso campionato europeo. Sembrava che dopo la batosta dei playoff Mondiali si sarebbe rivista la solita squadra più tranquilla ed organizzata nella manovra e nel palleggio, ma ci vorrà ancora del tempo per vedere nuovi giovani integrati allo schema di Mancini.

Visti i due match della scorsa settimana, analizziamo i top e flop della Nazionale in questo girone di qualificazione ad Euro 2024, dove ricordiamo, le prime due classificate si garantirebbero l’accesso diretto. Nelle peggiori delle ipotesi, l’Italia ha comunque un posto garantito ad eventuali playoff di qualificazione per via della qualificazione alle fasi finali della Nations League.

FLOP

Partiamo con i più deludenti. Francesco Acerbi era chiamato alla grande partita in una difesa inedita con la coppa formata con il capitano dell’Atalanta Rafael Toloi. Il difensore dell’Inter è sembrato però impreciso più volte nell’impostazione, lasciando spesso la propria metà campo per sopravanzare il pressing inglese. Scelta sbagliata, tanti che gli inglesi hanno trovato grandi spazi soprattutto dalla sua parte dopo alcuni errori. Anche il C.t. Mancini si è ritrovato più volte richiamarlo per giocare con più calma e intelligenza.

Verratti è uno dei tre giocatori titolari del centrocampo che ha conquistato l’Europeo nel 2021. Quello però visto al Maradona è lontano parente del Marco conosciuto nella massima competizione europea per le nazionali. Come però tutta la mediana, anche Jorginho e Barella hanno sofferto tantissimo la pressione inglese, con la fisicità di Declan Rice, Kalvin Phillips e Jude Bellingham determinante.

Ancora diverso il discorso per Berardi. L’attaccante del Sassuolo doveva essere l’uomo di fantasia del reparto offensivo, ma Luke Shaw lo ha praticamente annullato, senza mai risultare pericoloso per la difesa inglese.

TOP

I nomi più positivi sono pochi, ma che hanno comunque fatta differenza a livello statistico o per prestazione. Partiamo dal numero 1, Gianluigi Donnarumma. Il portiere del Paris Saint-Germain si è visto decisivo in alcune parate e praticamente incolpevole dei due gol subiti con l’Inghilterra (una da mischia e uno su rigore dell’infallibile Harry Kane).

Tra difesa e centrocampo, troviamo un positivo Sandro Tonali, che deve continuare ancora la fiducia di Mancini per cercare di trovare il posto da titolare. Al suo ingresso con l’Inghilterra la manovra azzurra ma anche la fisicità del centrocampo è cresciuta. Inoltre ha fornito l’assist dell”1-0 contro Malta per il nuovo attaccante azzurro, Mateo Retegui.

È proprio lui il nome più positivo dalle ultime partite della Nazionale Italiana. Con tutte le pressioni del caso, il suo nome è diventato in poco tempo un caso vista la sua convocazione a sorpresa. L’attaccante italo-argentino ha infatti siglato due reti nelle prime due partite. Per El Chapita non era facile ambientarsi in poco tempo in questo contesto, visto che l’attaccante del Tigre in prestito dal Boca Juniors non ha ancora fatto il grande salto verso il calcio europeo. Retegui si è dunque messo in bella mostra segnando nelle due prime partite con l’Italia, prima siglando l’unica rete nella gara persa contro l’Inghilterra per 1-2, poi sbloccando la partita in trasferta contro Malta su calcio d’angolo.

“Non sono felice perché abbiamo perso una partita molto importante. Era importante iniziare con una vittoria, ma sono comunque contento per il mio debutto con gol. C’era un po’ di nervosismo all’inizio, ma sono contento per essermi sbloccatoLa stavo aspettando molto, quando mi ha chiamato Mancini mi sono sentito emozionato ed orgoglioso. Sono contento di essere qui e rappresentare l’Italia”.

Mateo Retegui, post Italia-Inghilterra

“È un goleador, cercavamo questo e lo abbiamo trovato. Ha sbloccato la partita, quindi è stato fondamentale. Però ricordiamoci che ha bisogno di tempo, deve conoscere ancora i compagni e il calcio europeo”.

Mancini su Retegui

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Retegui e gli oriundi: la possibile top 11 dei migliori giocatori con passaporto italiano

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Italia

Mateo Retegui è uno dei nomi più chiacchierati dell’ultimo periodo in ottica calcio italiano, vista la sua convocazione arrivata a sorpresa dopo un’attenta supervisione di Roberto Mancini, che ha deciso di convocare l’attaccante del Tigre. El Chapita, grazie alle sue origini italiane, ha infatti potuto ottenere l’opportunità di vestire la maglia azzurra. Nonostante la grande tradizione sportiva in famiglia, il padre Carlos è un ex giocatore e allenatore di hockey su prato argentino, con anche la sorella Micaela, vincitrice di una medaglia olimpica, da parte di Mateo non ci sarebbe stata alcuna esitazione.

Come riferito da Mancini, questa potrebbe essere la prima di tante convocazioni di qualche oriundo. Ma come sarebbe stata la migliore top 11 se alcuni giocatori di origine italiana avessero potuto giocare per l’Italia. Andiamoli a scoprire, immaginando di schierare un 4-2-3-1 ricco di classe e grandi campioni.

PORTA E DIFESA

Per la difesa, la scelta migliore partendo dai pali è Juan Musso. Tra i terzini, a sinistra troviamo Nicolas Tagliafico. Il giocatore del Lione ed ex Ajax ha chiare origini italiane, con il padre di origine genovesi come tanti altri cittadini di Buenos Aires (basti pensare ad alcuni legami con il calcio, come anche il Boca Juniors, fondato da alcuni genovesi in Argentina,  da cui nasce il soprannome Xeneizes). Mentre la madre ha strette origini con il comune di Lamezia Terme.

Al centro, posizioniamo l’ex capitano della Fiorentina German Pezzella, che ha ottenuto anche la cittadinanza italiana (origini di Frattamaggiore). Nell’altro slot, Roger Ibanez poteva essere una soluzione valida. Come anche riferito qualche anno fa, il brasiliano con passaporto uruguaiano e italiano si era detto felice di una possibilità di rappresentare l’Italia, Paese dove è cresciuto anche calcisticamente. Ma vista l’assenza di contatti, il romanista non ha poi esitato a scegliere la Seleçao. Altro terzino che conclude la catena difensiva con passaporto italiano è Alex Telles. Il brasiliano si era detto ottimista nell’ormai lontano 2016 per una convocazione con la Nazionale azzurra, definendosi italiano dentro. Il Brasile ha poi chiamato il calciatore ex Inter, United e Porto nel 2019, che non è rimasto in silenzio:

“Mentirei se dicessi che non mi aspettavo di essere convocato. La possibilità c’era”.

CENTROCAMPO

Passando al centrocampo, il primo nome è quello di Rodrigo De Paul. Il secondo invece quello del Papu Alejandro Gomez. La storia del Papu è più che interessante. Difatti, nonostante le sue origini non siano strettamente legate al nostro Paese, l’ex bergamasco ha acquisito nel 2016 la cittadinanza italiana, ed è stato probabilmente il giocatore più vicino tra i nominati in questa formazione a vestire la casacca azzurra. Dopo la mancata convocazione agli Europei del 2016 con Conte, è arrivata la beffa con Ventura. Infatti la FIFA ha bloccato la sua possibile convocazione e il Papu è stato poi chiamato a vestire la maglia dell’Albiceleste con cui si è laureato Campione del Mondo qualche mese fa.

ATTACCO

Dalla trequarti in poi, è libero spazio alla fantasia e alla classe allo stato puro. A destra, El Fideo Angel Di Maria. Al centro, Paulo Dybala. L’ex Juventus e attualmente in forza alla Roma è stato un altro giocatore tentato da una possibile chiamata dell’Italia, con la FIGC e Conte che ci hanno provato all’epoca della sua avventura del Palermo. Nonostante questo, Dybala ha detto no ad una possibile convocazione per sognare l’Albiceleste. Ha comunque acquisito la cittadinanza nel 2012 grazie alle origini della nonna materna.

Sulla sinistra, troviamo Gabriel Martinelli. Il giovane brasiliano e nuova stella dell’Arsenal, fin dai primi esordi con i Gunners in Premier League, aveva fatto parlare di sé in Italia per una sua possibile convocazione nell’Italia visto il doppio passaporto.

Infine, come riferimento offensivo la scelta è ricaduta su uno dei più grandi possibili oriundi italiani di sempre, forse il più grande di tutti. Con il trisavolo originario di Recanati, Lionel Messi è anche un cittadino italiano. Angelo Messi partì infatti alla volta dell’Argentina nel 1893 in cerca di fortuna come tanti milioni di italiani del periodo, sia negli Stati Uniti che in Sudamerica.

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Bundesliga

L’inaspettata crisi gestionale del Bayern Monaco

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Bayern Monaco

L’esonero di Julian Nagelsmann dalla panchina del Bayern Monaco è stato un fulmine a ciel sereno che ha scombussolato il calcio tedesco ed europeo in generale. Un evento inaspettato, arrivato per giunta durante la pausa delle nazionali, ma anche a ridosso di tre appuntamenti importantissimi per i bavaresi. Il Klassiker contro il Borussia Dortmund capolista (che vale il vertice della classifica), la semifinale di DFB-Pokal contro il Friburgo e, soprattutto, l’attesissimo quarto di finale di Champions League contro il Manchester City.

Una mossa rischiosa, dunque, cambiare in corsa in un periodo in cui i tedeschi si giocheranno tutti i trofei disponibili in stagione. Ma anche la scelta del sostituto di Nagelsmann, Thomas Tuchel, va in controtendenza con i progetti che la dirigenza bavarese aveva sposato appena un anno e mezzo fa. Un cambiamento che è, forse, la goccia che ha fatto traboccare il vaso nell’ambiente Bayern che, in questi ultimi mesi, sta vivendo una profonda crisi a livello gestionale.

LA DIRIGENZA DEL BAYERN BOCCIA IL SUO STESSO PROGETTO

La scelta di esonerare Julian Nagelsmann sembra, innanzitutto, in controtendenza con il progetto che il Bayern Monaco aveva sposato un anno e mezzo fa. Quando pagò la clausola di ben 25 milioni per assicurarsi l’ex allenatore del RB Lipsia, facendogli firmare un contratto quinquennale.

Certo, i risultati in questo anno e mezzo sono stati altalenanti. Due trofei in bacheca: il Meisterschale e la Supercoppa di Germania. Ma anche una cocente eliminazione nella scorsa Champions League per mano del Villareal. Inoltre, pesa nella scelta anche il rendimento ondivago in Bundesliga in questa stagione. Con il Borussia Dortmund che è riuscito a recuperare ben 10 punti in 10 partite e a scavalcare i bavaresi in vetta al campionato.

Ciò sembrerebbe comunque troppo poco per giustificare un esonero in corsa di Nagelsmann, che resta comunque uno dei più grandi allenatori europei in prospettiva futura, avendo solamente 35 anni. Con, quindi, ancora tutto il tempo per migliorarsi e sviluppare le proprie idee.

La scelta di affidarsi a Tuchel potrebbe sembrare un passo indietro per il Bayern Monaco. L’ex tecnico di Chelsea e PSG ha dimostrato di avere idee di gioco diverse e meno radicali di quelle di Nagelsmann, che invece aveva dato al suo Bayern un’impronta più avanguardistica, con un gioco iper offensivo improntato al Gegenpressing. Armi con il quale Nagelsmann ha saputo piegare il Paris Saint-Germain nella doppia sfida degli ottavi di finale di Champions League; ma anche dominare un girone di ferro con Inter e Barcellona.

LE DISCUTIBILI MOTIVAZIONI DELL’ESONERO

Come se non bastasse, anche le tempistiche di alcune dichiarazioni fanno pensare che la scelta di esonerare Nagelsmann potrebbe essere stata poco sensata. Fa riflettere in particolar modo quella del presidente del club tedesco Herbert Heiner. Il numero uno dei bavaresi si era infatti schierato a favore di Nagelsmann con queste parole:

“Si tratta di un grande allenatore che anche nel doppio confronto con il PSG ha dimostrato di essere tatticamente e a livello strategico ai massimi livelli. Gli abbiamo fatto un contratto quinquennale perché vogliamo costruire qualcosa di importante con lui e i progressi si sono già visti in questo primo anno e mezzo”.

Parole di elogio, dunque, pronunciate neanche tre giorni prima dell’esonero. Si era parlato anche di uno spogliatoio ormai contro l’allenatore. Ma neanche questa ipotesi sembra aver un fondamento. Anzi, Joshua Kimmich, capitano del Bayern Monaco, ha rilasciato un’intervista in cui cita Nagelsmann fra migliori allenatori che abbia avuto in carriera. Un altro senatore come Thomas Müller ha dedicato un post in cui fraternizza col suo ex allenatore dopo l’esonero. Dunque, non starebbe nemmeno in piedi la teoria di un ammutinamento dello spogliatoio nei confronti dell’allenatore, avallando sempre più l’ipotesi di una scelta voluta da Kahn e Salihamidzic.

Si era anche parlato di come Nagelsmann non avesse sviluppato a pieno il talento dei suoi giocatori. Ma, a ben guardare, anche questa è una falsa considerazione. Visto che è riuscito a recuperare Benjamin Pavard, che da partente è passato a essere nuovamente un perno della squadra. O la valorizzazione di pedine facenti parte delle seconde linee quali Stanisic; della crescita esponenziale di giovani come Alphonso Davies e Jamal Musiala. Nonché dell’inaspettata centralità di un giocatore come Choupo-Moting. E ancora i vari Coman, de Ligt, Upamecano, che hanno mostrato grandissimi progressi in quest’ultimo periodo.

IL CASO NEUER

Come se non bastasse a rendere l’ambiente del Bayern Monaco una vera e propria polveriera, ricordiamo anche il caso che ha riguardato Manuel Neuer. Il portierone tedesco è stato duramente ripreso dopo la rottura della tibia e del perone in un incidente sugli scii.

Dopo l’accaduto il rapporto fra il club e Neuer sembra essersi logorato. Kahn e Salihamdizic hanno licenziato Toni Tapalovic, allenatore dei portieri e fedelissimo di Neuer, oltre che suo grande amico. In tutta risposta, l’ex Schalke 04 si è pesantemente sfogato contro la società in un’intervista a The Athletic. Intervista, peraltro, che la società non gli aveva permesso e che, dunque, gli è costata una multa di ben 1,6 milioni di euro.

Sono tutti indizi di un ambiente che, in quest’ultimo periodo, sembrerebbe essere sempre più logoro. Un’evento molto strano in casa Bayern Monaco, visto che stiamo parlando di un club che, sia dentro che fuori dal campo, ci ha da sempre abituati a un livello di gestione eccellente. Solo il tempo ci dirà se la dirigenza sta procedendo in maniera oculata, o se sta effettivamente perdendo il controllo di una situazione forse mai così tesa come in questo momento all’interno della società.

 

 

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Chi ha segnato più gol di testa in Serie A dopo 27 giornate

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Chi ha segnato più gol di testa

CHI HA SEGNATO PIÙ GOL DI TESTA IN SERIE A – Osimhen e tutti gli altri. La speciale classifica dedicata a chi ha segnato più gol di testa in Serie A dopo le 27 giornate finora disputate certifica, anche in questo caso, il dominio dell’attuale capocannoniere del campionato, autore di 21 gol, almeno 7 più degli altri. Non è un caso che il nigeriano del Napoli i suoi ultimi due gol – i due segnati al Torino – li abbia fatti entrambi di testa.

Ma vediamo chi ha segnato più gol di testa finora, in attesa che le ultime 11 giornate diano un quadro definitivo.

1°: OSIMHEN (7 GOL)

7 di 21, ovvero il 33% del totale dei gol segnati in campionato, Osimhen li ha fatti di testa. Se vogliamo aggiungere un altro numero, possiamo dire 2, come le partite in cui ha fatto una marcatura multipla segnando solo di testa: per l’appunto, l’ultima contro il Torino, e quella strepitosa giocata contro la Juventus. I restanti tre gol realizzati in questo modo li ha fatti contro Atalanta (all’andata), Udinese e Spezia. Piccolo particolare da non trascurare: anche nello scorso campionato il 9 azzurro aveva segnato 7 reti di testa, ma quest’anno ha ancora 11 partite per segnarne altre.

2°: BASCHIROTTO (3 GOL)

Apriamo la lunga di secondi in classifica con Baschirotto, che è soltanto il quarto difensore ad aver segnato così tanti gol di testa (nella scorso campionato ci erano riusciti soltanto Skriniar e Ibanez arrivando a 3 gol). Il difensore del Lecce in questo modo ha punito Atalanta, Milan e Cremonese. Ha eguagliato così il miglior score personale di reti segnate di testa in un’unica stagione, che aveva stabilito nel 2020/21 in C, con la Viterbese.

2°: BREMER (3 GOL)

Come Baschirotto, anche Bremer quest’anno ha eguagliato il suo miglior score di gol di testa. È arrivato a 3 in campionato già nel 2019/20 e nel 2020/21, ovviamente con la maglia del Torino. Proprio i granata sono stati una delle sue “vittime” di quest’anno, come Salernitana e Sampdoria. Attenzione: se consideriamo anche le altre competizioni, il bottino del brasiliano arriva a 4 perchè un gol di testa l’ha realizzato anche alla Lazio, in Coppa Italia.

2°: IBANEZ (3 GOL)

Uno dei tre romanisti arrivati a quota 3 gol di testa è Roger Ibanez, che le sue reti le ha siglate sempre insaccando una palla proveniente dalla bandierina del calcio d’angolo (non a caso, i corner sono uno dei principali punti di forza della squadra di Mourinho). È successo contro Monza, Milan e Empoli. Come detto prima, Ibanez a 3 ci era arrivato già l’anno scorso e in nessun’altra stagione ha fatto meglio.

2°: SMALLING (3 GOL)

L’assist per il gol di Smalling solo una volta su tre è arrivata dalla bandierina del calcio d’angolo, ma sempre dai piedi di Lorenzo Pellegrini (che a Ibanez ha fatto 2 assist). In mischia, in area di rigore avversaria, l’inglese ha fatto centro con un colpo di testa contro Cremonese, Inter e Lecce. E per un giocatore di esperienza come lui acquisisce ancora più rilevanza il fatto che in nessun’altra stagione ha fatto più di 3 gol di testa: prima si era spinto a tanto solo nel 2014/15, con lo United, in Premier League.

2°: RABIOT (3 GOL)

Il centrocampista ad aver fatto più gol di testa in questa Serie A è proprio “Cavallo PazzoAdrien Rabiot. Il francese sta disputando il suo miglior campionato dal punto di vista realizzativo grazie ai suoi 7 gol (in unico campionato prima era arrivato al massimo a 4 centri, nel 2020/21 e, in Ligue 1, nel 2014/15). Tre di questi – contro Empoli, Fiorentina e Sampdoria – li ha fatti appunto di testa. Curiosità: prima di quest’anno, non aveva mai segnato di testa in Serie A.

2°: ABRAHAM (3 GOL)

Sì, qualche attaccante oltre Osimhen c’è. Abraham sta disputando un campionato difficile: solo 6 i gol per lui, la metà ne ha fatti di testa, ai danni di Juventus, Sassuolo e Empoli. Un bel passo avanti perchè nella scorsa stagione, considerando solo il campionato, di reti di testa ne era arrivata solo una, all’Olimpico, contro la stessa Juve. Il miglior bottino personale in un unico campionato risale alla stagione 2018/19: 6 gol di testa in Championship.

2°: GIROUD (3 GOL)

Non si gira soltanto, ultimamente ci sta mettendo anche la testa. I suoi ultimi 3 gol in campionato – contro Sassuolo, Torino e SalernitanaOlivier Giroud li ha segnati proprio di testa. L’anno scorso, in Serie A, invece si era fermato a uno. In Premier League, però, di reti di testa ne ha fatte non poche: nel 2015/16 ne ha segnate 7 in campionato e questo rimane il suo miglior risultato.

CONFRONTO (MOMENTANEO) CON LA SERIE A 2021/22

Nello scorso campionato di Serie A, nella classifica dei gol di testa subito dietro Osimhen si erano piazzati grandi bomber come Immobile (con 6) e Vlahovic (con 5), che invece quest’anno sono entrambi ancora fermi a 1. Un calo dei gol di testa l’hanno registrato anche alcuni bomber di provincia come Destro (5 nel 2021/22, 0 nel 2022/23), Beto (4-1), Arnautovic (4-0) e Djuric (4-1). Anche un colosso come Milinkovic-Savic ha finora deluso le aspettative perchè se nello scorso campionato di testa aveva firmato 4 gol, quest’anno non ne ha realizzato ancora uno.

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