Sergio Busquets, prossimo a lasciare il Barcellona dopo 15 anni, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, commentando sia le voci di Luis Enrique come prossimo allenatore del Napoli sia la finale di Champions League tra City e Inter. Chiosa finale sul suo futuro.
GLI INIZI NEL 2008 – “La fine dell’anno nel quale più mi sono divertito nella mia carriera di calciatore. Giocavo con gli amici, avevo un allenatore incredibile, non c’era pressione. L’addio all’adolescenza, prima di entrare nell’età adulta“.
CAMBIO RADICALE: 2010 MONDIALE, 2011 CHAMPIONS, 2012 EUROPEO – “Si, il cambio è stato bestiale. Ho avuto la fortuna, e la capacità, di adattarmi subito bene. Ricordo che nella prima partita di Liga del Barça di Pep, con il Numancia, io sono ancora con il filial. Sconfitta. E alla seconda, col Racing Santander, sono titolare. Le cose vanno bene, anche se ci pareggiano nel finale. Penso di poter avere un posto in questa squadra, in mezzo ai campioni che avevo ammirato per anni. È una delle partite che ricordo con maggior piacere“.
GUARDIOLA – “Mi prende per mano e mi fa attraversare questa strada enorme che separa la Tercera dalla Champions. Mi dà fiducia, io lo ascolto e lo seguo. Mi ha cambiato la vita. Già nel Barça B avevo fatto un master con lui. Era già il migliore del mondo, ma non lo sapeva ancora nessuno. Poi se ne sono accorti tutti. E continua ad esserlo“.
PERCHÈ È IL MIGLIORE – “Perché migliora tutto quello che tocca. Le squadre, e i giocatori. Ha vinto in Spagna, in Germania, in Inghilterra. E sempre lasciando un segno. Ok, sono squadre forti, ma con lui sono progredite, hanno acquisito qualcosa in più, e un’identità precisa. E i giocatori sono cresciuti. Tutti giocano come vuole lui. In questi 15 anni ha provato tante cose nuove, la sua è un’evoluzione continua, si è adattato ad altre culture, ad altre idee. Quest’anno si è inventato il cambio posizionale di Stones. Prima aveva lavorato sul concetto del laterale. Ha preso il ‘9’, dopo aver provato senza successo qui con Ibrahimovic e in Haaland ha trovato soluzioni alternative: in partite importante con lui ha la possibilità di giocare uno contro uno. Gli rinfacciano la Champions lontano dal Camp Nou? Assurdo“.
SULLA FINALE DI CHAMPIONS – “Tutti pensano che vincerà il City, ma occhio. Primo perché in una finale può succedere qualsiasi cosa, e non è una frase fatta. E secondo, e questo è ancora più importante, quando giochi contro una squadra come l’Inter che ha un sistema così preciso, identificato e rodato, con 5 difensori, 3 centrocampisti e due attaccanti, tutto diventa molto difficile. L’Inter si chiude benissimo, in mezzo è molto raccolta e ha l’aiuto degli attaccanti. Lo dico per esperienza, perché quest’anno ci abbiamo giocato due volte e abbiamo sofferto. L’Inter magari non crea tantissime occasioni, ma gioca con due attaccanti contro due centrali, e li, in questa situazione, io vedo l’Inter capace di far danno al City. Può succedere di tutto“.
PARALLELO INTER-BARCELLONA 2010 – “Si, è la testimonianza che in una partita secca, penso al ritorno al Camp Nou, anche quella che tutti in quel momento consideravano come la squadra migliore d’Europa può essere fermata ed eliminata. Con giocatori esperti, di qualità, altamente motivati. Avevano il loro modo di giocare, che non era né migliore né peggiore del nostro. Era la loro idea e l’hanno applicata al meglio. Io preferisco fare altre cose, gestire la palla e attaccare, ma loro ciò che dovevano fare l’hanno fatto al meglio“.
MOURINHO – “Esatto. È sempre li. Col Leverkusen hanno sofferto ma ripeto, c’è un’idea. Di più: ok, per me difendere è più facile che attaccare, ma la cosa comporta la difficoltà di dover convincere i giocatori a un sacrificio enorme. Ripiegare per 90 minuti è complicato, tutti devono lavorare, collaborare, restare uniti, soffrire. Persuadere Eto’o a fare il terzino non è così scontato. Devi avere idee chiare e personalità“.
LUIS ENRIQUE E L’ULTIMO MATCH IN NAZIONALE – “Contro squadre molto chiuse hai due opzioni: cross in area per due attaccanti forti o ali che saltano gli avversari, come Vinicius o Dembélé. Se non hai questi giocatori diventa difficile. Li ci siamo ingolfati. Ma io Luis Enrique lo vedo benissimo: è un allenatore che ha le idee molto molto chiare, un leader che spiega e illustra bene le cose“.
FUTURO AL NAPOLI PER LUIS ENRIQUE? – “Si, ho letto. Però il Napoli con Spalletti ha piazzato l’asticella molto in alto. Ha vinto la Serie A, è arrivato ai quarti di Champions League. Non è facile superare o anche soltanto mantenere questo livello“.
DIFFERENZE TRA I DUE TRIPLETE COL BARÇA – “Quello di Pep era un Barça più corale, un gruppo ispiratissimo. Quello di Luis Enrique si basava sulla forza del tridente Messi-Suarez-Neymar: erano loro a fare la differenza, noi eravamo li per compensare, tanto in attacco, dando una mano, come in difesa“.
IL GIOCATORE CHE L’HA IMPRESSIONATA DI PIÙ – “Haaland. Non avevo mai visto uno con una falcata tanto ampia e potente. Impressionante“.
FUTURO – “Andrò a giocare fuori dall’Europa, non so ancora dove. Non posso pensare di dover affrontare il Barça da avversario per obiettivi importanti. Sarebbe difficilissimo e non voglio“.