Le notizie di mercato hanno offuscato il suo ottimo inizio di stagione. Nonostante un gol e un assist nelle prime due partite Ruslan Malinovskyi è sempre più lontano dall’Atalanta per esplicita volontà di Gian Piero Gasperini. L’ucraino non sarebbe il profilo giusto per il modulo di gioco del tecnico piemontese, che preferirebbe avere un attaccante, o comunque un giocatore più prolifico.
Quello di Malinovskyi è solo l’ultimo di tanti esempi di giocatori scaricati (alcuni anche in maniera poco gentile) da Gasperini. La mente non può che portare al caso più eclatante. La furiosa lite col Papu Gomez avvenuta durante la sfida tra Atalanta e Midtyjlland in cui, come narra la leggenda, si arrivò anche alle mani. Il motivo, anche allora, fu di natura tattica.
“L’allenatore mi ha chiesto di spostarmi a destra, mentre io stavo facendo molto bene a sinistra. Ho detto di no. Immagino che l’aver risposto così, a metà gara e davanti alle telecamere, abbia creato la situazione perfetta perché si arrabbiasse. In quel momento ho capito che sarei stato sostituito all’intervallo e così è stato. Negli spogliatoi però lui ha oltrepassato i limiti ed ha cercato di aggredirmi fisicamente”.
Queste le parole di Gomez sulla presunta motivazione che portò alla lite fra lui e il Gasp. Fu così che il giocatore più rappresentativo e qualitativamente più forte dell’Atalanta fu costretto ad accasarsi al Siviglia. Da lì in poi, si è iniziato molto a parlare di Gasperini. Non più, però, dal punto di vista tattico, ma da quello caratteriale.
Non solo Gomez e Malinovskyi, gli altri esclusi di Gasperini
In questa sessione di mercato è stato tagliato definitivamente anche Josip Ilicic. Gasperini non ha quindi più avuto voglia di aspettare il trequartista sloveno, ormai da troppo tempo fuori per i suoi problemi, mettendolo in lista trasferimenti ufficialmente il mese scorso in un’intervista, insieme ad altri due giocatori, Miranchuck e Lammers.
Non solo, è stato scaricato anche il portiere Pierluigi Gollini. Nel caso del portiere ex Tottenham ha fatto scalpore proprio la sua intervista di presentazione alla Fiorentina, in cui ha dichiarato “Sono andato via non per scelta tecnica ma per dei problemi con una persona“. In molti hanno identificato questa persona proprio con Gasperini, in virtù anche di altri screzi avuti fra l’ex portiere della Dea e il tecnico ex Genoa.
Del resto, come ha imparato recentemente a sue spese Malinovskyi, con Gasperini non c’è spazio per discussioni. Potrà confermarvelo anche Martin Skrtel. L’ex difensore centrale del Liverpool arrivò a Zingonia il 9 agosto 2019. Dopo nemmeno un mese, il 2 settembre, fu tagliato fuori da Gasperini senza essere mai sceso in campo con gli orobici.
Il motivo sarebbe stato il mancato adattamento del centrale slovacco alla difesa a 3 e, soprattutto, dei ritmi di allenamento troppo pesanti per Skrtel. È bastato questo a Gasperini per disfarsi subito di un centrale che ha giocato più di 200 partite col Liverpool.
Non è andata meglio col giocatore che ha sostituito Skrtel. Simon Kjaer, arrivato subito dopo la partenza dello slovacco. Da Settembre a gennaio il danese ha visto il campo solo 6 volte. Ceduto a Milan a gennaio su richiesta, neanche a dirlo, di Gasperini, che ha giustificato il suo mancato utilizzo con mancato adattamento alla difesa a 3.
Un altro che ha avuto da ridire sui metodi di Gasperini è stato Timothy Castagne. L’esterno belga, dopo la sua cessione al Leicester, si è subito lamentato del carattere del suo ex allenatore. “È un allenatore che si arrabbia subito, che ha molte difficoltà a controllarsi“. Così ha commentato il giocatore subito dopo il suo approdo al Leicester, aggiungendo “Non ho mai raggiunto il 100% delle mie capacità a causa del suo modo di lavorare”.
Cantami, o Diva, di Gasperini l’ira funesta. In effetti il suo carattere iracondo è un altro dei problemi dell’allenatore nerazzuro. Dietro una facciata calma e bonaria si nasconde una personalità incendiaria. Ad interviste dai toni calmi e pacati abbina altre in cui fa emergere tutta la rabbia accumulata sul rettangolo verde. O anche, come a volte, accaduto l’anno scorso, il non presentarsi, in maniera polemica, alle interviste post partita.
Percassi ha già dimostrato di tollerare la personalità vulcanica del suo allenatore. “Non è per nulla facile lavorare con lui, ma ormai lo abbiamo compreso e adottato nella nostra società. Così, dopo le partite, lo lasciamo sfogare, tanto sappiamo che sarà molto più sereno il giorno successivo“.
C’è però chi, in società, ha avuto molta più pazienza di altri nel sopportarlo. Si tratta dell’attuale ds del Bologna Giovanni Sartori. Gasperini avrebbe più volte chiesto la sua testa per non meglio specificati motivi. Richiesta ottenuta alla fine di questa stagione, quando Sartori è passato dall’Atalanta al Bologna.
Nella sua conferenza di presentazione per i rossoblù è stato chiesto a Sartori un commento sul suo rapporto con il Gasp, rispondendo “Su Gasperini non posso rispondere”. Precedentemente aveva però rivelato “Anche con caratteri diversi abbiamo lavorato insieme per il bene della società”.
Insomma, ecco a voi Giampiero Gasperini, almeno per quei pochissimi che ancora non lo conoscevano. Una persona dal carattere forte, non disposto a scendere a compromessi quando si tratta della gestione del proprio gruppo. Gasperini è fatto così. Prendere o lasciare. Con lui non c’è spazio per confronti o discussioni.
Tanto rivoluzionario negli ultimi anni nel panorama calcistico italiano, quanto furente e pronto alla polemica in certe occasioni. Motivo per il quale si è attirato le critiche di molti.
I suoi meriti sul campo hanno però oscurato, almeno per ora, le sue mancanze caratteriali e la società ha deciso di puntare su di lui anche per questa stagione, nonostante la flessione della scorsa annata.
Ora spetta proprio a Gasperini risollevare di nuovo l’Atalanta, passando anche attraverso dei tagli come quello di Malinovskyi. Se riuscirà a riportare l’Atalanta ai vertici allora potremo chiudere un occhio e dire che, in fondo, ha avuto ragione lui. In caso contrario, probabilmente dovrà pensare di scendere a patti con se stesso e addolcire leggermente il suo carattere.