Nelle ultime settimane il Manchester United sembra irriconoscibile. La squadra guidata da Ole Gunnar Solskjær ha messo in fila diversi risultati negativi, rischiando di gettare all’aria quella che tutto sommato poteva essere considerata una stagione in linea con le aspettative del club. Nell’ultimo mese e mezzo circa, su 10 match disputati, soltanto in due occasioni i Red Devils sono riusciti ad imporsi sugli avversari. Nelle restanti gare sono arrivate 7 sconfitte – alcune decisive per il prosieguo del cammino in Champions League e in FA Cup – e un pareggio, maturato domenica, contro il Chelsea di Sarri. I tifosi del Manchester si sono scagliati in particolare contro David de Gea, reo di errori grossolani e inaspettati (nonché decisivi) per un calciatore della sua caratura.
Scopriamo cosa sta succedendo al portiere madrileno, ribattezzato recentemente “the new Karius“.
UN PASSATO PIÙ CHE GLORIOSO
Sin dal suo arrivo a Manchester, sancito dal pagamento di 21 milioni di euro – che nel 2011 avevano un valore decisamente diverso rispetto alle cifre a cui siamo ormai abituati – De Gea ha fatto sua la porta dell’Old Trafford. Seppur agli albori della sua esperienza in Inghilterra le uscite a vuoto non mancassero – come quando perse il posto per circa un mese a vantaggio del dimenticabilissimo Anders Lindegaard – il numero 1 dello United è riuscito a tenere a galla i suoi anche nei momenti più difficili. Nel quadriennio 2013-2017, uno dei periodi più bui della storia dei mancuniani, è risultato sempre più fondamentale. Quando il portiere è il migliore, l’unico da salvare in un’intera stagione, è chiaro che c’è qualcosa che non va.

Una straordinaria parata di de Gea su una punizione calciata dall’attuale compagno di squadra Juan Mata.
In quel preciso lasso di tempo, de Gea è riuscito ad ottenere la fiducia incontrastata degli allenatori che si sono susseguiti sulla panchina dei Red Devils – Ferguson, Moyes, Giggs, van Gaal, Mourinho e lo stesso Solskjær – e dei selezionatori della Nazionale spagnola – del Bosque, Lopetegui, Hierro e Luis Henrique. Anche grazie alla vertiginosa involuzione di Manuel Neuer, considerato sino a quel momento il miglior portiere al mondo per distacco, De Gea è riuscito a scalare la classifica dei migliori goalkeepers, agguantando un primato incontrastato per almeno 3 anni. Se ultimamente ci si è preoccupati così tanto per le sue prestazioni incolori, forse è proprio perché ci aveva abituati davvero troppo bene.
UN RUOLO DELICATO
A pensarci bene, essere un portiere non è poi così bello. Soprattutto se al Manchester United, una delle società più gloriose di tutti i tempi, in un ambiente che richiede sempre il massimo dai propri atleti. Più in generale, potremmo dire che stare lì tra i pali è una grossa responsabilità, paragonabile a quella di un pilota di un qualsivoglia mezzo di trasporto: gli è stata affidata fiducia unanime, nella speranza che il viaggio proceda al meglio e senza troppe “turbolenze”. Ma nel cielo, così come in autostrada, può succedere di tutto. Il pilota può effettuare una manovra scellerata o non essere abbastanza pronto per rispondere all’azione di ciò che è oltre il vetro che ha dinanzi.

Tendenzialmente gli applausi, quelli veri, sono appannaggio dei grandi goleador e dei funamboli. Loro sono i veri beniamini del pubblico, le loro maglie le più vendute negli stores. Eppure, tutta la baracca non potrebbe reggersi in piedi se non per l’intervento di un portiere di grande qualità. Il Manchester ha avuto la fortuna e la bravura di puntare su di lui, ottenendo in cambio diverse stagioni di un livello squisito. Ciononostante, non appena le cose si sono iniziate a complicare, i tifosi – non tutti, sia chiaro – gli hanno voltato le spalle, preferendo infierire su di lui come solo pochi mesi fa era avvenuto in quel di Liverpool nei confronti dello sciagurato Loris Karius.
SCOMBUSSOLAMENTO
«Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni» (atto IV, scena I). Così scriveva William Shakespeare a cavallo fra il 1610 e il 1611, nella celebre opera teatrale The Tempest. Secondo il Bardo, dunque, la vita umana è riversa in uno stato perpetuo di oniricità, con un piede nell’evanescenza dei sogni e l’altro esposto ai fendenti delle difficoltà quotidiane. Il limite fra realtà e sogno è labile: da un momento all’altro ci si può ritrovare capovolti in un mondo al contrario, come il Sottosopra “caro” ai protagonisti di Stranger Things. David de Gea lo ha sperimentato sulla sua pelle.
In tre degli ultimi quattro match affrontati dallo United, il portiere iberico si è fatto trovare impreparato in più di una circostanza:

Come nel derby di Manchester: tiro di Sané sul primo palo, su quale de Gea non si fa trovare pronto.

Oppure in Champions League contro il Barça, quando si è fatto bucare in malo modo da questo tiro non irresistibile di Messi;

E infine, la pessima respinta su un tiro innocuo di Kanté che ha permesso ad Alonso di segnare agilmente.
Quest’anno in campionato de Gea ha subito 36 reti e, a tre giornate dal termine, rischia di scrivere un personalissimo record negativo: la stagione di Premier League con più goal concessi (37).
Ai Red Devils resta poco tempo: David e il suo United devono cambiare marcia, facendo quadrato attorno alle certezze che rimangono. Mancare la qualificazione alla Champions sarebbe un fallimento enorme. La speranza di tutti è che il club possa confermare il piazzamento nei primi quattro posti e ritrovare le parate di un de Gea totalmente fuori fase. Dalle stelle alle stalle?
Ai posteri l’ardua sentenza.