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Derby da dentro o fuori

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Derby da dentro o fuori

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Cosa c’è meglio di un derby per iniziare il nuovo anno? Oggi alle 20.45 all’Allianz Stadium, la squadra di Allegri e quella di Mihajlovic si sfidano per un posto in semifinale dove troveranno l’Atalanta reduce dall’impresa del San Paolo. È il quarto derby di Coppa Italia tra Juventus e Torino pronto ad accendere il capoluogo piemontese per la prima stracittadina del 2018.
Ma come arrivano le due squadre alla partita?

JUVENTUS

I bianconeri sono secondi in campionato, ad un punto dal Napoli primo (ieri eliminato proprio dalla Coppa Italia dall’Atalanta) e vengono da 3 vittorie consecutive, una delle quali decisiva in ottica scudetto, contro la Roma di Di Francesco.
Ma non è oro tutto quello che luccica, infatti la prestazione di sabato scorso contro il Verona non ha per niente soddisfatto Allegri:

Di certo, per passare il turno, non possiamo ripetere la prestazione di Verona. Mercoledì è in ballo la qualificazione. Domani (oggi) non possiamo sbagliare o buttiamo via tutto.

Qualificazione ritenuta essenziale da Allegri. Titolo a cui è affezionato e che vuole confermare:

La Coppa Italia è importante: ne abbiamo conquistate tre e vogliamo andare avanti. È un obiettivo come la Champions e il campionato.

Per passare il turno l’allenatore toscano può contare su quasi tutto l’organico al completo a parte Buffon, Cuadrado e De Sciglio, tutti e tre ancora ai box; per il resto sarà turn-over.

Ci saranno dei cambiamenti, ma non in grande numero. Dybala gioca, ma non so se centravanti: dipende se avrà accanto Mandzukic o Higuain, uno dei due rifiata. Marchisio ci sarà vedremo chi sarà a centrocampo con lui. Rugani può giocare. Come terzino giocherà uno tra Lichtsteiner e Sturaro. La rosa della Juventus è sempre di grande livello e questo è merito della società.

È quindi probabile che il più juventino tra gli juventini abbia una chance di riscatto nella sfida più sentita. Anche perché ormai il centrocampo a 3 è tornato a essere uno dei punti fermi di Allegri.
Marchisio è il principe degli scontenti in una squadra sempre più nelle mani di Max. Lo era ad agosto, quando si vociferava di una sua clamorosa uscita, lo è ora dove tra un infortunio e un recupero lento è scivolato ancor più indietro nelle gerarchie. Come lui, anche Daniele Rugani, altro cuore in tumulto: combattuto tra la riconoscenza alla società che lo ha portato nel calcio dei grandi e il salto a fine stagione verso altre realtà, come la Premier League. La difesa, con la coppia Benatia-Chiellini, ha trovato solidità e certezze dopo i tanti esperimenti iniziali. Il 22enne toscano però avrà la sua occasione, da non sbagliare.


Altro dubbio pre gara riguarda gli esterni alti. Douglas o Bernarderschi?

O lui o Bernardeschi, stanno tutti e due bene. Sono contento di come sta crescendo Federico.

Nonostante le parole di Allegri, sembra più vicino ad una maglia da titolare il brasiliano, un’occasione per il numero 11 bianconero da non gettare via perché nonostante la probabile presenza dal primo minuto di stasera, il posto da titolare è un’altra cosa, molto più sfuggente: per tre volte nelle ultime quattro partite, tra cui le sfide chiave contro Inter e Roma, il brasiliano è rimasto fuori. E anche lui cerca una rivincita stasera. Proprio Douglas, assieme a Dybala, sembra perfetto per lanciare Higuain. Che, per inciso, nel derby di campionato era finito per la prima volta in panchina nel 4-0 del 23 settembre. E qualcosina di quella festa bianconera vorrà riprendersi stasera.
La Juve ed Allegri ripartono da qui, dalla benzina degli “scontenti”, pronti a dar nuova linfa ad un motore che negli ultimi anni ha distrutto tutti.

TORINO

Umore decisamente diverso per i granata, i due pareggi consecutivi rispettivamente contro Spal e Genoa non hanno soddisfatto minimamente né Mihajlovic né i tifosi. Il 4 a 0 subito in campionato nell’ultimo derby giocato è ben vivo nei ricordi di tutti e la paura che si possa ripetere una partita simile è molta. Nonostante questo Mihajlovic prova a rasserenare l’ambiente:

È una partita secca e in questo tipo di sfide possiamo fare bene contro chiunque.

Partita che il Torino affronta completamente in emergenza. La lista degli indisponibili è quasi infinita: Ljajic, Ansaldi, Edera, Lyanco, Barreca, Bonifazi e soprattutto il capitano Andrea Belotti. Anche qui l’allenatore serbo decide, saggiamente, di guardare il bicchiere mezzo pieno.

Rispetto alla partita di sabato scorso contro il Genoa abbiamo in più Baselli, che in campionato era squalificato. Degli altri indisponibili non recupera nessuno, pertanto in difesa e in attacco le mie scelte sono obbligate. Sono comunque sicuro che chi giocherà sarà all’altezza della situazione.

Il blocco che ha giocato contro il Genoa è quindi confermato, davanti ci si affiderà a Niang, visto le assenze di Belotti e Ljaic. Niang che potrà giocare nel ruolo a lui più congeniale e che finalmente viene da una prestazione positiva contro il Genoa, nonostante il mancato timbro personale.

Niang? Ha fatto bene contro il Genoa, ha mostrato l’atteggiamento giusto, ha disputato un’ottima partita e ha fatto tutto bene, gli è mancato solo il gol.

Riparte dalla sua velocità il Toro e dalla consapevolezza che i quarti di finale di Coppa Italia non venivano raggiunti dal 2008/09. Passare il turno significherebbe tornare a giocare una semifinale che manca addirittura dalla stagione 1993/94. Il percorso fatto fin qui può far sorridere leggermente i supporters torinesi, infatti il Torino ha segnato in tutte le ultime sei partite di Coppa Italia, 20 reti nel parziale. Nessuna squadra ha segnato più gol dei granata nella Coppa Italia: ben 11 le reti dei granata nelle prime tre gare disputate. Inoltre Mihajlovic ha vinto 11 delle ultime 12 partite da allenatore in questa competizione.

Vogliamo fare una partita da Toro. Ci metteremo la nostra voglia, il nostro carattere.

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L’Italia si prepara alla Nations League: il programma

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Italia

Sta per tornare la Nazionale: in arrivo gli appuntamenti della Nations League, in cui vedremo impegnate Italia, Spagna, Olanda e Croazia per la final four. Come riporta Il Corriere dello Sport, inizia tutto stamattina. Alle ore 12 il presidente Malagò, Carlo Mornati (segretario generale del Coni) e Gabriele Gravina intitoleranno il campo numero 3 del centro di preparazione olimpica all’Acqua Certosa a Gianluca Vialli. Alla cerimonia parteciperanno gli Azzurri. Inoltre Mancini ha programmato un leggero allenamento in cui, ad assistere, ci saranno anche trenta giovani pazienti del Bambin Gesù, ospedale che collabora insieme alla Nazionale.

Nel pomeriggio, alle ore 17:15, l’Italia si imbarcherà da Fiumicino per volare in Sardegna, al Forte Village di Santa Margherita di Pula (come avvenne per Euro 2021). Ai giocatori sarà consentito portare le famiglie. Il tecnico ha previsto tre allenamenti: domani, mercoledì e giovedì; venerdì alle 10 rifinitura con la primavera del Cagliari. Domenica in serata nuovo ritrovo a Coverciano fino a mercoledì, in cui si partirà per Enschede (Olanda). Giovedì 15 la sfida contro la Spagna (mercoledì Olanda-Croazia). Domenica 18 le finali.

Mancini in Sardegna porterà 26 giocatori, ma già entro la mezzanotte di stasera dovrà inviare all’UEFA la lista dei 23 giocatori da portare in Olanda. Tra questi, anche se non presenti al ritiro perchè impegnati con l’Inter, ci dovrebbero essere Acerbi, Bastoni, Darmian, Dimarco, Barella.

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[VIDEO] – Pirlo non perde il tocco neanche in Kings League: la punizione

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Pirlo

Andrea Pirlo gioca ancora, e lo fa nella Kings League di Gerard Piquè. La sua squadra è il Jijantes che, anche se esce sconfitta per 4-3 contro il Pio FC, gli dà ancora modo di esprimersi e di far vedere di che cosa è capace, soprattutto con le punizioni. Infatti, il campione del mondo del 2006 si è reso protagonista di una punizione a dir poco sensazionale, che per poco non entrava in porta. Il tiro si è stampato sul palo.

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ESCLUSIVA – Errico Porzio: “Il segreto del successo? Dare spazio all’estro, ma con dedizione”

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ESCLUSIVA ERRICO PORZIO – Il tema dell’alimentazione ha spesso generato molti dubbi e polemiche nel suo rapporto con il mondo dello sport, creando molte discussioni su diete sane e bilanciate per mantenere la miglior condizione possibile. Tuttavia, spesso ci si interroga su quale sia la relazione ideale tra cibo ed attività fisica, ma in pochi riescono a fornire una soluzione ben determinata.

La redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di affrontare questo argomento con Errico Porzio, grande esperto della sfera alimentare. Porzio è un pizzaiolo campano molto celebre sui social network, sui quali conta complessivamente 1.5 milioni di follower. Oltre ad essere un pizzaiolo molto celebre, è un grande tifoso del Napoli e, ai nostri microfoni, ha espresso le sue sensazioni ed emozioni in merito a questa stagione molto positiva per i partenopei.

L’INTERVISTA AD ERRICO PORZIO

L’alimentazione, per un atleta, è uno step cruciale per avere successo nell’attività fisica. In qualità di figura esperta nel campo alimentare, cosa pensa di tutte quelle leggende e tabù su diete rigorose e sull’imposizione di limiti per il consumo di prodotti come la pizza?

“Oltre che un pizzaiolo io sono stato e sono tuttora uno sportivo. La cosa importante è affidarsi a persone che capiscono davvero di equilibrio alimentare, e non ad improvvisati o appassionati. Io, ad esempio, quando vado in palestra potrei sempre mangiare una pizza. Per chi non fa attività fisica, non si può abusare di carboidrati in generale e bisogna sapersi controllare. Condanno assolutamente chi elimina la pizza dalle diete, e te lo dico da persona che andando in palestra può mangiarla anche 3 volte a settimana”.

I suoi locali hanno mai ospitato dei giocatori? Se sì, c’è qualche aneddoto che vorrebbe raccontarci?

“L’ultimo aneddoto molto curioso riguarda Alessandro Zanoli. È stato mio ospite nel locale sul lungomare di Napoli e mi ha chiesto lui la foto. È stato un episodio molto simpatico, sembrava quasi mi volesse prendere in giro, ma mi ha fatto enormemente piacere. Però in realtà lui già mi conosceva e si era ricordato che ero stato a Castel Volturno qualche giorno prima per seguire gli allenamenti del Napoli. Inoltre abbiamo avuto clienti in passato come Ancelotti, che ordinava da casa, Pepe ReinaGabbiadiniCallejon, che abitava a poche centinaia di metri dalla pizzeria”.

In una sua recente intervista lei ha dichiarato: “Nelle pizze, vale come per il calcio: conta l’estro. Ogni calciatore ha un ruolo diverso, e, allo stesso modo, esistono diversi tipi di pizzaiolo con varie qualità”. Alla luce di questa dichiarazione, quanto è importante, secondo lei, esaltare le capacità individuali di un professionista e farle coesistere con il lavoro di squadra?

“È davvero importante. Io feci il paragone con una squadra di calcio, in cui trionfa il gioco di squadra, però è anche normale che al suo interno si esaltino le singole qualità. In questa stagione, per esempio, il Napoli ha avuto Osimhen come finalizzatore, Kvaratskhelia che faceva la differenza, Lobotka Anguissa che a centrocampo sono stati maestosi. Quindi, oltre al gioco di squadra bisogna dare sempre spazio all’estro e alla personalità. Anche nel caso del pizzaiolo, saper ascoltare ed individuare chi all’interno di un gruppo può fare la differenza e affidargli determinate responsabilità, altrimenti saremmo tutti uguali. Invece, c’è il personaggio più conosciuto, il più veloce, quello bravo a fare la pizza, quello veloce a fare gli impasti…

La cosa perfetta sarebbe trovare colui che, a prescindere da tutto, si intravede abbia qualità importanti, per dargli sicuramente più spazio e permetterti di fare la differenza all’interno di un locale. Ovviamente questo discorso vale per ogni lavoro di squadra, è una caratteristica generale della vita. Io uso sempre l’espressione “s’adda sape’ fa'” per esprimere questo concetto ed è riferito a qualsiasi elemento della vita. Se c’è qualcuno che ha estro e si applica con spirito di sacrificiodedizione passione, allora sicuramente può aiutare. Quindi, oltre alla bravura serve anche molta dedizione per fare bene”.

Nelle ultime settimane lei ha girato per tutta Italia a causa di eventi importanti a cui ha partecipato, come a Milano. Che atmosfera si respirava in città in attesa della finale di Champions League che affronterà l’Inter?

“Io sono stato a Milano il giorno del ritorno dell’euroderby. Già in quel momento c’era un umore ottimista da parte dei tifosi dell’Inter, meno da parte dei tifosi del Milan, che si erano già rassegnati dopo lo 0-2 dell’andata. Da parte interista, ovviamente, c’è grande entusiasmo e soprattutto consapevolezza che dall’altro lato c’è una squadra che ha battuto l’altra probabile finalista, che era il Real Madrid. Il caso ha voluto che si sono scontrate in una semifinale, ma in realtà si pensava che una vera finale fosse stata proprio quella. E non c’è stata partita”. 

La finale è una partita secca e fa storia a sé. Un episodio può indirizzarla verso una o l’altra strada, ma tutti siamo consapevoli che dall’altro lato c’è il Manchester City, una squadra di un livello superiore. Se dovessimo parlare di percentuali, personalmente direi 70% Manchester City 30% Inter. Il calcio, come dicevamo prima, è un gioco di squadra, però effettivamente i Citiziens, oltre che la squadra, hanno 15/16 fenomeni“.

Lei è un grande tifoso del Napoli, come attestato dalla produzione di giacche personalizzate per lei e il suo staff, oltre alla pizza inedita per celebrare la vittoria del campionato di Serie A. Ci racconta come ha vissuto i festeggiamenti e i momenti più belli della stagione?

“Sembrerà strano, ma uno dei momenti più belli della stagione è stato Napoli-Liverpool del girone di UCL. Fino a quel momento il Napoli macinava vittorie e bel gioco, ma fino a quel momento non aveva mai avuto un rivale di alto livello. Dopo quella partita, mi sono auto-convinto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto. Registrai un video con un membro del mio staff tifoso del Milan in cui dicevo che il Napoli avrebbe vinto il campionato con un mese o due mesi di anticipo sarebbero arrivato tra le prime 4 di Champions. Mi sono sbagliato solo in quest’ultimo caso, ma ci siamo andati molto vicini, anche a causa della sfortuna nelle due partite contro il Milan. Comunque, Napoli-Liverpool mi diede la consapevolezza che il Napoli quest’anno sarebbe stato inarrivabile.

Il titolo non è mai stato in discussione ed era solo questione di tempo. Abbiamo vinto con 5 giornate d’anticipo, ma già 6 giornate prima era tutto fatto, anche in caso di eventuale spareggio contro la Lazio, se le avesse vinte tutte. La vittoria molto anticipata ha fatto sì che i festeggiamenti ci fossero tutte le settimane, già dopo Juventus-Napoli 0-1, ben 7 giornate prima della fine del campionato, e si impazziva. Io ero all’aeroporto tra i 10/15mila tifosi ad accogliere la squadra rientrante e c’era aria di festa, si gridava, si cantava. Ho vissuto tutti i 3 scudetti del Napoli: il primo non si scorda mai, ma l’ultimo appena conquistato ha avuto una durata così lunga che ci siamo quasi stancati di festeggiarlo.

Il presidente De Laurentiis è molto bravo ad organizzare feste e celebrare le vittorie e in ogni vicolo e quartiere di Napoli si respirava l’aria di gioia che si aspettava da 33 anniIn particolare, Udinese-Napoli rimarrà nella storia. I miei figli e i miei fratelli mi hanno portato un pezzo di prato dallo stadio di Udine e questo è un ricordo storico”.

Per rimanere in tema Napoli e festeggiamenti, come festeggerà domenica 4 giugno la premiazione ufficiale degli azzurri?

“Non so se andrò allo stadio. Io preferisco stare per strada tra la gente, cantare e divertirsi piuttosto che trattenersi dopo la partita. Ripeto, stiamo festeggiando da due mesi e, arrivati ad un certo punto, si preferisce festeggiarlo in modo diverso. Le partite del Napoli ormai sono un obbligo di proseguire il campionato, ma danno al mister la possibilità di provare nuovi giocatori. Effettivamente ogni partita del Napolisia in casa che fuoriè una festa. Questo mi rende molto orgoglioso da tifoso e tutto ciò ha dato nuova linfa non solo alla Campania, ma a tutto il Sud Italia.

Girando spesso per il Paese da Nord a Sud, devo essere sincero, ogni tifoso si è dimostrato felice della vittoria del Napoli. Vincere a Napoli non è come farlo in altre città: solo chi ci vive sa cosa significa. Siamo molto felici di questa vittoria, soprattutto perché arrivata in modo schiacciante. A volte l’organizzazione conta più del potere“.

Cosa pensa dell’addio di Spalletti e chi le piacerebbe come allenatore per la prossima stagione?

Spalletti ha dato delle motivazioni più che valide. Non ha detto di lasciare Napoli per allenare un’altra squadra, anche perché dopo uno scudetto e tutto quel che ha vissuto in due anni, sarebbe stato molto difficile da digerire, soprattutto se avesse trovato squadra in Italia. Lui va via per restare con la famiglia e godersela, per stare più sereno. Effettivamente vincere a Napoli ed esserne l’allenatore comporta molte responsabilità. In strada si è osannati se si va bene, ma si può essere disprezzati molto se si va male. Quest’anno l’atmosfera di grossa responsabilità si è sentita sin da subito, per fortuna dei tifosi, ma sfortunatamente per lui. Essere tra i favoriti comporta di non poter sbagliare e, secondo me, è davvero molto stressante ed intenso, soprattutto per lui che non si sposta mai da Castel Volturno.

Come prossimo allenatore del Napoli ho un altro “sogno nel cuore”. Ci sono 3 allenatori che apprezzo in ordine crescente. Al terzo posto Thiago Motta, che mi piace tanto e sta facendo cose importanti a Bologna, dimostrando di poter essere un buon allenatore. Poi, al secondo posto metterei De Zerbi, ma ha una clausola molto alta e difficilmente può avverarsi. Al primo posto, nonostante tutti facciano i nomi di Italiano, Benitez, Conceiçao, io considero Jurgen Klopp l’allenatore ideale per una piazza come Napoli. Sembrerebbe che a fine anno possa divorziare con il Liverpool e lo vedrei veramente molto bene a Napoli”.

                                                              Fonte immagine di copertina: profilo instagram di Errico Porzio                           

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Guai in vista per Quincy Promes: mosse accuse per possesso di cocaina

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Promes

Il Servizio d’Accusa Pubblica dei Paesi Bassi ha condannato Quincy Promes, giocatore dello Spartak Mosca, per possesso e trasporto di cocaina. L’avvenimento risale al 2020, quando erano avvenute le intercettazioni di 1370 kg di sostanze stupefacenti, trasportate dal giocatore olandese, dal valore complessivo di circa 75 milioni di euro,  secondo quanto riportato da NOS.

L’ex giocatore di Ajax Siviglia, tra le altre, sarà al centro della discussione di un’udienza preliminare che avrà luogo il prossimo lunedì, 5 giugno. In seguito al processo, l’accusa potrà essere chiarita definitivamente, ma si tratta di una situazione molto delicata e rischiosa per il classe ’92, già al centro di altri problemi legali.

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