Si sa, il calcio è fatto di numeri e nessun numero ha un valore più simbolico del Diez. Una storia lunga e ricca di episodi, quella tra i mondiali e la maglia numero 10. Da Totti a Maradona, quanti campioni l’hanno vestita. E quanti campioni la indossano ora in Russia. Ma perché parlare sempre dei soliti? Anche voi, come me, siete stanchi di associare sempre e comunque questo numero sacro, calcisticamente parlando, ai vari Messi, Neymar ed Hazard? Anche voi avete ancora negli occhi la prestanza con cui l’ha portato William Gallas sulle spalle questo numero, o la classe con cui l’ha onorato James Rodriguez? Bhe allora siete nel posto giusto. Prendetevi un attimo e godetevi questa carrellata di calciatori improbabili con la dieci sulle spalle.

LEE SEUNG WOO
Cosa succede quando il giocatore più forte di una nazionale di bassa levatura rinuncia al numero dieci? Bhe, diciamo che la dieci va sulle spalle di giocatori che non sono proprio dei profili di spicco. È il caso della Corea del Sud e del Messi coreano. Noi italiani, o quantomeno i più attenti tra noi, hanno la fortuna di sapere di chi sto parlando. Lee Seung Woo, ala del Verona con un passato di prestigio al Barcellona. È lui ad indossare, anche se dalla panchina, visto che è una riserva, la prestigiosa maglia. D’altronde non poteva essere altrimenti, essendo il Messi coreano.
Al di là del nomignolo simpatico, Lee è un’ala di grandi prospettive. L’ha dimostrato nelle giovanili blaugrana, l’ha dimostrato nei pochi spezzoni a Verona, e l’ha dimostrato anche in nazionale, con 2 gol in 4 presenze, di cui uno di spessore all’Argentina. Nonostante ciò, il giovane Diez asiatico non ha convinto proprio tutti a Verona. Particolarmente scettico si è dimostrato un tifoso-giornalista gialloblu, che in un’intervista dopo Milan-Verona 4-1, match che ha sancito la retrocessione degli scaligeri, ha usato parole non proprio tenere per il talento sudcoreano:
“Uno che resterà più famoso non per il goal che ha fatto con il Milan ma perché ha portato la merenda con gli involtini di cane”
Così ha commentato il futuro, secondo lui, di Lee al Verona. Giustamente risentito, il ragazzo ha querelato il giornalista. Al di là di questa vicenda grottesca, che forse ha fatto più risonanza delle prestazioni in campo del ragazzo, Lee è davvero un bel talento. Certo, non ancora tale da indossare la prestigiosa maglia numero dieci alla competizione calcistica più importante del mondo. Magari un giorno lo sarà e Lee sarà finalmente ricordato per i suoi gol e non per becere battute razziste, ma pure il momento resta un Diez altamente improbabile.

DE ARRASCAETA
Trovare un Diez improbabile nella Corea del Sud era facile in effetti. Passiamo ora ad una squadra di maggiore spessore. Una squadra con una grande tradizione, due volte campione del mondo, e con una rosa di tutto rispetto. Sto parlando dell’Uruguay. Qua sicuramente il dieci sarà un giocatore forte: Cavani? No. Suarez? No. Magari a sorpresa il giovane Bentancur? Nemmeno per sogno. Scendiamo nei meandri dei 23 convocati da Tabarez e finalmente scorgiamo il numero Diez. Leggiamo Giorgian De Arrascaeta, e quasi quasi rivalutiamo la dieci sulle spalle di Lee Seung Woo.
Trovare un dieci improbabile in una nazionale come l’Uruguay era difficile, e non chiedeteci come questo numero sia finito sulle spalle di un centrocampista semisconosciuto del Cruzeiro. Ma, il suo status da semisconosciuto non significa in alcun modo che non abbia qualità. Anzi, il talento abbonda in questo ragazzo classe ’94. Trequartista naturale, in grado di fare anche l’ala su entrambe le fasce, ha esordito in patria col Defensor, per poi consacrarsi col Cruzeiro. Certo, i successi in Sudamerica lasciano un po’ il tempo che trovano, ma hanno comunque un loro valore. La speranza è di poter vedere al più presto il ragazzo in Europa, così da riuscire a giustificare un po’ la scelta di affidargli la maglia più prestigiosa con in rosa compagni di ben più ampio spessore.

JOHN OBI MIKEL
Stavolta il giocatore non è semisconosciuto, anzi. Il Diez in questione, rappresentante della selezione nigeriana, è John Obi Mikel. Per anni colonna del Chelsea, campione d’Inghilterra e d’Europa con i blues, con cui annovera 372 presenze in 10 anni. Profilo internazionale, giocatore di spessore, leader indiscusso. Quindi cosa lo rende un Diez improbabile? Bhe, in 372 presenze col Chelsea ha gonfiato la rete solo 6 volte. Una volta ogni 60 partite. Gli ci vorrebbero idealmente 20 fasi a gironi del mondiale per segnare un gol. Non proprio statistiche da numero dieci.
Mikel è un numero Diez improbabile a livello tecnico, vista anche la sua posizione da mediano frangiflutti davanti alla difesa. Di certo non lo è a livello caratteriale, in una Nigeria di cui è degno rappresentante. Sicuramente però è singolare vedere la 10 sulle spalle di un mediano che passa gran parte dei 90 minuti a mordere le caviglie in mezzo al campo.

GRZEGORZ KRYCHOWIAK
Tra tutti, forse il Diez su cui ho avuto più dubbi se inserirlo. E non per non dover scrivere il nome, fa parte degli inconvenienti del mestiere. Più che altro perché Krychowiak è un profilo internazionale, un giocatore di spicco e in ascesa. Però obiettivamente, chi si aspettava di vederlo con il 10 di una nazionale come la Polonia che, sulla carta, partiva come una seria outsider? Poi la realtà è ben diversa. La Polonia è uscita malamente e il numero dieci ha anche segnato. Però, come per Mikel, vedere un mediano indossare la dieci non è cosa usuale, soprattutto quando in squadra hai un fenomeno come Lewandowski, o talenti puri come Zielinski e Milik.
Tra tutti i Diez della lista è quello meno improbabile. Ma parliamo comunque di un ragazzo che in carriera ha fatto 17 gol in 294 partite e che, dopo un’ascesa continua tra Reims, Siviglia e Psg, è finito con molta perplessità al West Browmich. Non bocciato, ma rimandato, per il momento comunque non sembra ancora così adatto ad indossare la maglia più prestigiosa della sua selezione.
Ora tenetevi forte, soprattutto se siete tifosi nerazzurri. Sta arrivando la ciliegina sulla torta di questa lista.

JOAO MARIO
Il Diez più improbabile di tutti veste la maglia dei campioni d’Europa. La vestiva anche due anni fa, quando col suo Portogallo è salito sul tetto del vecchio continente e ha convinto la dirigenza dell’Inter a puntare su di lui a suon di milioni. Ma quante cose sono cambiate in due anni. La parabola discendente con la maglia nerazzurra, la svalutazione da grande depressione del costo del suo cartellino, e un odio viscerale per l’Italia sbandierato a più riprese. Ma, caro Joao, che colpa ne ha il nostro bel paese se hai fallito il salto di qualità della tua carriera? Ecco perché dunque il dieci sulla maglia di un calciatore che pur di giustificare il suo fallimento se la prende con un intero sistema calcistico risulta davvero un accostamento imbarazzante.
Il Diez non è solo classe, ma è anche carattere. A differenza di altri, come Mikel, Joao Mario avrebbe anche le qualità ( o almeno le aveva in patria) per vestire questa maglia. Ma non ha la tempra, non ha le spalle abbastanza grandi. E l’ha dimostrato già all’Inter. Ma evidentemente Joao Mario è testardo e non vuole saperne di rinunciare ad essere un Diez. Ma finora è solo un Diez mancato e, anche più degli altri in questa lista, decisamente improbabile.