I racconti più belli legati al calcio sono spesso frutto di imprese storiche, di risalite improvvise e di successo, dell’inebriante sensazione di essere sul tetto del mondo dopo aver vissuto per anni tra luci ed ombre. La moda di raccontare questo sport ha contribuito a romanzare tali imprese in modo da renderle ancora più cinematografiche: ma cosa resta quando le luci della ribalta svaniscono e bisogna fare i conti con la complessità economica e societaria delle divisioni più importanti d’Europa, diventate al giorno d’oggi un agglomerato di multinazionali dai profitti stellari?
Di promozioni storiche e campionati leggendari ne sono pieni libri e blog, senza però continuare il filo del racconto verso la nuda e cruda realtà. In questo senso, le promozioni di quest’anno di Osasuna e Granada, in Liga, dopo un biennio nel purgatorio della Liga 123, vanno in controtendenza e dimostrano come solo progettualità e disponibilità economica possano permettere ad una società di riprogrammare la risalita rapidamente ed senza dolori verso il paradiso. Nel 2017, mentre il Real Madrid di Zinedine Zidane conquistava il 33esimo titolo della sua storia, Osasuna e Granada si rivelavano le peggiori compagini del campionato raggiungendo, assieme, la misera somma di 42 punti, che da noi quasi non sarebbe valsa la permanenza. Le situazioni societarie, seppur diametralmente opposte, si rivelarono un boomerang per due squadre che stavano cambiando il loro assetto per ritrovare gli equilibri perduti.
OSASUNA, DAL TRIBUNALE AL NUOVO SADAR
Da una parte, a Pamplona avevano perso l’abitudine di essere un club “ascensore” tra la prima e la seconda divisione, perché nella prima decade degli anni duemila il club del Sadar aveva raggiunto più volte l’Europa o ci era comunque andata vicina: il cosiddetto club da prima parte della classifica. Il tutto fu condito dal “Caso Osasuna“, un processo nella quale i 22 imputati, ovvero tutti i massimi vertici del club, furono accusati di appropriazione indebita di denaro e di aver truccato alcune partite di Liga. A ciò si aggiunse un debito con la Hacienda Foral (il fisco regionale di Navarra) di ben 54 milioni di euro, che il club dovette impegnarsi a restituire pian piano nel corso degli anni, dimezzando di fatto la possibilità di portare al suo capezzale giocatori importanti per proseguire in Liga spagnola.
Alla lunga, tutto ciò portò alla retrocessione pocanzi citata ed al biennio in Liga 123: il primo anno, dopo un inizio complicato, la squadra navarra giunse ad un triste ottavo posto: se da una parte i tifosi si aspettavano un anno al vertice, dall’altra questa situazione si rivelò positiva per continuare a rimettere a posto i conti. Con al timone Jagoba Arrasate ed un roster con molta esperienza ma privo di stelle, l’Osasuna è riuscito ad ottenere tre promozioni nello stesso anno: primo posto in solitaria (con numero di punti record, ben 87), abbassamento del debito, calcolabile ora intorno ai 5,4 mln (dai 54 del 2015) ed autorizzazione a procedere con le modifiche del Sadar per il 2020, anno nella quale il club festeggerà il centenario.
IN SILENZIO SOTTO L’ALHAMBRA
Con meno tumulti e sicuramente più certezze societarie, anche il biennio che il Granada Club de Fútbol si lascia alle spalle non è stato il più semplice: quella che per anni era stata una enclave friulana, con Giampaolo Pozzo alla presidenza, viene acquisita dai cinesi di Desports per 37 milioni di euro. Il presidente, John Jiang Lizhang, ai tempi ha 35 anni e poca esperienza di calcio europeo nonostante il suo colosso si occupi di eventi sportivi. Fa della calma la sua arma principale e, al contrario di tanti, non si preoccupa se durante la sua fase d’apprendimento il club scende in seconda divisione. Spesso, in questi due anni, è stato proprio il silenzio, o quella che alcuni leggono come lontananza, a parlare per lui: un articolo di Ideal mette in evidenza come il Granada abbia raggiunto un equilibrio ed una stabilità societaria necessaria e da fare invidia a tante squadre, il tutto mentre Jiang studiava ed agiva, seppur con lontananza, per favorire l’armonia dalle parti del Nuevo Los Carmenes. Nel 2018 i punti dal sesto posto furono quattro mentre quest’anno i 79 costituiscono un bel bottino per sperare in una Liga più tranquilla. L’allenatore, Diego Martínez, giunto nel Luglio 2018, ha assicurato al club due cose: profilo basso e lavoro di qualità. Se analizziamo l’anno degli andalusi, è incredibile come nessuno, in città, abbia in mente un sussulto della squadra, negativo o positivo che esso sia: i biancorossi hanno iniziato nella top 5 il campionato ed hanno proseguito sempre alla stessa maniera, con un possesso palla di qualità e giocatori focalizzati al 100% sull’obiettivo.
Il ritardo matematico delle ultime giornate è stato solo il frutto di un’intrinseca stanchezza dovuta ai mesi sulla cresta dell’onda. Il gol di Adrian Ramos, ex Dortmund, ad Albacete, sarà sicuramente uno dei picchi finali di una stagione trionfale ma, se possibile, silenziosa. La vera sfida, per Granada e per la dirigenza cinese, sarà il battesimo della Liga: economicamente, il campionato spagnolo è il più complicato dopo la Premier, ma sarà l’estate a rivelare le carte di Jiang in vista di un obiettivo così ambizioso. Gli inizi promettono bene: il rinnovo degli uomini più importanti, come Fede Vico, in prestito dal Leganés, che il Granada ha già blindato per il prossimo anno. Adesso però, i tifosi aspettano l’ora dei fuochi d’artificio in fase di mercato: il tutto sempre senza strafare.
PUNTO PLAYOFF
I playoff di Liga 123 sono iniziati proprio ieri, con il rocambolesco match tra Deportivo La Coruna e Malaga, conclusosi per 4-2. Il ritorno, in terra andalusa, rivelerà il nome della prima finalista, che affronterà la vincitrice di Mallorca-Albacete, ricca di scontri nostrani: da una parte l’ex Crotone Ante Budimir, dall’altra l’ex Inter Rey Manaj, che in coppia con Zozulya ha accarezzato per lunghi tratti del campionato il sogno della promozione diretta.
L’immagine di copertina è tratta dal profilo Instagram ufficiale @granadacf