Oggi festeggia il suo trentunesimo compleanno Domenico Criscito. Un giocatore, nel suo piccolo, unico nel nostro panorama calcistico, ma che da tempo ormai è scomparso dai radar del nostro campionato e della Nazionale. Perché unico? Perché è l’ultimo terzino di piede sinistro del calcio italiano.
Sia chiaro, non è numericamente l’unico. E su questo ci torneremo presto. Ma è l’unico ad oggi ancora “convocabile” dalla nazionale italiana, e che avrebbe potuto (a 31 anni, è ormai tempo di usare il condizionale passato) dare di più alla causa degli Azzurri. Specie se consideriamo lo “stile di gioco” della nostra nazionale, ovvero tanti cross in mezzo e poi segno della croce, un piede sinistro sulla fascia di competenza avrebbe fatto molto comodo. E non si parla solo di piede preferito, ma soprattutto di qualità ed esperienza.

Quattro stagioni a Genova (intramezzate da una stagione con la Juventus al ritorno in A), fatte di 165 presenze, 10 gol e 9 assist. In rossoblù ha toccato con mano l’Europa, ma all’alba dei 25 anni ha pensato che fosse tempo di vivere l’Europa dei grandi. Lo Zenit, che è già lo Zenit di Spalletti, nel 2011 gli offre un ricco contratto e la possibilità di giocare finalmente in Champions League. Al Genoa ben 11 milioni di euro (5 anni fa, erano ancora una bella cifra).

In Russia si toglie delle soddisfazioni: vince due campionati, due supercoppe e una coppa nazionale, anche se in Europa (in entrambe le competizioni) non va mai oltre gli ottavi di finale. Punto fermo della squadra, da quest’anno è capitano in seguito all’addio di Danny, esterno portoghese in forza ai russi per 8 anni, migrato allo Slavia Praga. 213 presenze, 18 gol e 28 assist.

La Nazionale gli chiude praticamente la porta in faccia all’improvviso. Dal 2009 al 2012 è, più o meno stabilmente, il terzino dell’Italia. Poi però, a qualche mese di distanza dal suo trasferimento allo Zenit, non viene praticamente più considerato. Qualche saltuaria convocazione, qualche ancora più rara apparizione. Dal giugno 2012, su 66 partite giocate dalla Nazionale, Criscito compare appena otto volte (5 volte in panchina), complice anche un infortunio al legamento crociato che lo tiene lontano dai campi per mesi. L’ultima convocazione risale al 9 ottobre 2016, in occasione della gara contro la Macedonia nel girone di qualificazione ai Mondiali. In principio il successore di Grosso, gli viene preferito poi Balzaretti per qualche tempo, fino a quando anche l’ex Palermo appende gli scarpini al chiodo. Gli ultimi terzini mancini meritevoli di un posto in Nazionale sono loro.
La Serie A gli chiude la porta e insieme non la chiude. In tante occasioni, tra sessioni invernali ed estive, si è parlato di un possibile ritorno nel nostro campionato. Inter, Napoli, Fiorentina… anche un romantico Genoa 2.0. Ma alla fine, non se ne è mai fatto nulla.
In un certo senso, l’esperienza di Criscito mostra alcuni difetti del nostro calcio. Ad esempio, la sottoproduzione di talenti da parte dei nostri settori giovanili; la mancanza di maturità, tecnica, ma per alcuni anche mentale, da parte di quei pochi che raggiungono alti livelli; e anche, una mancanza di fiducia di cui mediamente i giovani italiani godono rispetto agli altri campionati. Perché come abbiamo detto in apertura, Criscito non è certo numericamente l’unico (e ultimo) esponente della classe dei laterali mancini. Ma chi sembrava destinato a prendere il suo posto, e il posto dei Grosso e Balzaretti del passato, ancora non si è mostrato meritevole di una maglia azzurra. E ancor prima, della maglia di una grande squadra.

Tra i tanti aspiranti, Masina sembrava tra quelli con miglior prospettiva. Ma dalla prima, convincente stagione in B con il Bologna e un’altra al ritorno in Serie A, ha attraversato una progressiva involuzione. Durante la scorsa stagione si è messo in luce Barreca, che dopo l’Europeo Under 21 è finito nei radar della Roma. Ma dopo che i giallorossi hanno virato su Kolarov, il classe ’95 ha anche faticato nel trovare continuità a Torino. Poi Biraghi, Murru, o i casi ancor più emblematici di Santon e De Sciglio, destri ma abituati a giocare a sinistra e, con gli anni, persi anche loro. Riesumato a intervalli irregolari il nerazzurro, forse rivitalizzato l’ex Milan, dal sapiente lavoro sui singoli di Massimiliano Allegri.
Una porta chiusa e non chiusa. Mai veramente riaperta, ma con uno spiraglio. L’augurio a “Mimmo” Criscito è quello di tornare a vestire la maglia azzurra. L’ultimo dei mancini merita un’ultima occasione.