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Da che parte stai?

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6 anni fa:
La storia infinita tra Gigio e il Milan. Dopo mesi di acque calme e clima sereno la tempesta infuria.
Sembrava tornato sereno il sul matrimonio tra Donnarumma e il Milan con la stretta di mano di luglio e l’Odissea dell’accordo conclusa.
“E vissero felici e contenti” almeno fino a giugno con il pensiero abbastanza diffuso – anche fra gli spalti di San Siro – che alla fine l’addio sarebbe comunque arrivato, posticipato, meno doloroso e non così svantaggioso per i rossoneri.
Felici e contenti non proprio tutti però.
Tetri relitti sono riemersi, nuove nubi sopraggiunte e una nuova tempesta ora infuria.
CRONISTORIA
Ben più in là di quello che si possa immediatamente pensare.
Il “c’era una volta” indietreggia fino ancora all’insediato Galliani. Le radici del caso che ormai è diventato “l’affare” – perché ormai di interessi più che sportivi, di economici forse, si parla – penetrano nel terreno calpestato al tempo dall’ex a.d.
Prima ancora che lasciasse il Milan l’ex amministratore delegato e fido scudiero della trentennale parentesi berlusconiana aveva di fatto la possibilità di archiviare o comunque far affrontare il rinnovo di Gigio alla nuova proprietà con una maggior tranquillità e serenità di buon esito.
La vicenda comincia all’alba del diciassettesimo compleanno di Donnarumma, nel febbraio 2016 quasi coincidente con il compimento del primo anno di prestazioni rossonere.
Al tempo un incontro tra Galliani e i fratelli Raiola aveva maturato una promessa di prolungamento di contratto con conseguente adeguamento non appena finita la stagione. Donnarumma, non ancora diciottenne, non avrebbe potuto firmare un contratto quinquennale dovendosi accontentare della durata triennale. Fino a giugno 2019.
L’ingaggio da 250mila euro stipulato alla firma del primo contratto con i rossoneri non rendeva giustizia alle prestazioni e all’importanza che il sedicenne rappresentava e avrebbe rappresentato per il Milan.
Nessuna cifra venne fatta, nessuna firma posta.
Le parti si lasciarono con il silenzioso accordo di prolungamento e adeguamento – sul milione di euro – da mettere nero su bianco a giugno.
Da lì una pausa di riflessione tra Raiola e Galliani forti anche dell’amicizia che li legava. Ulteriore garanzia.
Le vicende societarie, poi, la svolta. Nuove considerazioni e appuntamenti che fecero scalare il rinnovo “a data da destinarsi”. Quello che è stato poi è storia rossonera.
Nuova proprietà, nuova dirigenza.
Ma vecchio contratto per Donnarumma rimasto a scadenza 2018. La pesante eredità di Galliani per i successori. La patata bollente, dunque, nelle mani di Fassone e Mirabelli. Immediata la mobilitazione per evitare intoppi, rincorse dell’ultimo momento e per anticipare eventuali indecisioni e ripensamenti.
Tanta fatica per nulla. O quasi.
Il rinnovo di Gigio annunciata priorità della nuova dirigenza. Tira e molla.
“Donnarumma non rinnova” coro del nuovo a.d. e dell’agente. Sputo alla miseria e ai 4.5 milioni dell’iniziale proposta.
Raiola mi ha comunicato la decisione di Donnarumma di non rinnovare. E’ una decisione definitiva.
E’ una decisione definitiva presa dal giocatore. Ricordo che una decina di giorni fa il ds Mirabelli aveva sottoposto una proposta di rinnovo contrattuale, che noi riteniamo molto importante al giocatore, anche più importante di quello che è comparso sui vari media, e il giocatore l’ha valutata.
Il viaggio a Montecarlo e la conferenza di Mino – mai così mediaticamente esposto e coinvolto – due tappe della vicenda.
Montecarlo sede anche di presunti “diverbi” molto accesi tra Raiola stesso e Mirabelli con il necessario intervento di Fassone a smorzare i toni.
Da lì un rapporto incrinato e chiave di lettura fondamentale per il proseguo della vicenda.
Ma ancor di più le spalle voltate da Gigio alla propria famiglia e alla propria casa. Reali motivazioni oscuro mistero e un rapporto che si gela.
Malumore che sbarca anche fra popolo rossonero tra social, e dichiarazioni strappate contro il proprio portiere.
Discutibile poi la reazione – vera o meno – del mondo Milan. “O rinnovi o fai un anno in tribuna” il vociferare diffuso sulla tattica scelta dal Milan. Difficile se non impossibile credere a una reale scelta di posizione così netta.
Da lì poi un insperato e clamoroso spiraglio di riapertura fino all’avvenuta firma di rinnovo. Con qualche “vizio” chiave che più avanti verrà chiarito.
Poche ma semplici le condizioni della firma.
- Stabilita clausola rescissoria da 70 milioni (in caso di qualificazione alla Champions League);
- Ingaggio aumentato a 6 milioni annui stabilendo così il record di giocatore più pagato alla sola età di 18 anni;
- La conseguente scelta dell’acquisto del fratello, Antonio Donnarumma, con il discutibile ingaggio del milione netto annuale.
Rintracciare le motivazioni di tale mossa ci viene francamente difficile. Alla luce soprattuto dell’inopinabile modesta carriera di Antonio. Ma la scelta sarà stata sicuramente ponderata e ben ragionata dalla società rossonera.
Oggi, nell’ultima settimana, il nuovo capitolo. Una lettere giunta alla studio legale rossonero – che tra l’altro ha chiuso da poco il rapporto con l’avvocato Cantamessa dopo 34 anni di collaborazione – con mittente avv.Rigo – collaboratore di Raiola – circa la richiesta di annullamento del contratto in essere.
TRE VIZI
Le motivazioni della richiesta? Proprio quei vizi poco sopra preannunciati.
Alla firma del rinnovo, quel martedì di luglio, innanzitutto Raiola non era presente a casa Milan e l’avv.Rigo abbandonò la stanza per polemica scelta di raggiunto accordo. Primo vizio.
Nella lettera, il cui contenuto è ormai di pubblica conoscenza, viene fatto riferimento a “pressioni psicologiche” negative e violenza morale alle quali sarebbe stato sottoposto Donnarumma al momento della scelta del rinnovo che non ne avrebbero permesso una libera e incondizionata decisione. Secondo vizio, molto ben esplicitato e chiarito da Marco Bellinazzo su Il Sole 24 Ore.
Secondo vizio sul quale si focalizzerebbe Raiola per appellarsi all’art.1435 del Codice Civile che permetterebbe l’annullamento del contratto e dunque l’annullamento del matrimonio prolungato fra Gigio e il Milan
La violenza deve essere di tal natura da far impressione sopra una persona sensata da farle temere di esporre se o i suoi beni a un male ingiusto notevole. Si ha riguardo, in questa materia, all’età, al sesso e alla condizione delle persone
Difficili se non inesistenti i presupposti giuridici per tale appello a posteriori anche del post su Instagram che lo stesso portiere ha pubblicato nella serata di ieri con annessa smentita della famosa “violenza morale” subita.
Un post che fa seguito alla difficile serata di Donnarumma nella gara di Coppa Italia bersagliato dalla curva con cori e striscioni.
Il terzo vizio su cui Raiola avrebbe forte appoggio per chiedere l’annullamento riguarderebbe poi la famosa clausola rescissoria. Vizio che dovrebbe aumentare e rafforzare la posizione dell’agente permettendogli di appellarsi, più che all’art.1435, a un altro articolo del Codice Civile.
L’articolo in questione sarebbe il numero 1439 inerente a un “dolo contrattuale”.
Il dolo è causa di annullamento del contratto quando i raggiri usati da uno dei contraenti sono stati tali che, senza di essi, l’altra parte non avrebbe contrattato
All’estorsione cioè di un accordo su basi inesistenti. Un accordo che, a conoscenza dell’inesistenza di tali premesse, la controparte non avrebbe firmato.
In parole povere arrivare alla firma dell’accordo sulla base dell’inserimento della clausola rescissoria, in realtà inesistente.
Perché quella clausola rescissoria, di fatto, non esiste.
Un vizio al quale però Raiola non potrebbe far appello.
Chiariamo.
Alla firma del contratto, di comune accordo, con le acque calme, la famiglia Donnarumma (Gigio compreso) e il Milan decisero di non inserire la clausola rescissoria nel contratto. Una consapevolezza comune che non farebbe dunque il gioco dell’agente del giocatore, ad oggi, vero sconfitto di questa prima parte di vicenda.
Sconfitto principalmente su due fronti:
- quello dell’immagine lesa dall’evolversi della situazione che mai come in questo caso l’ha visto esposto mediatamente – esempio lampante la conferenza di quasi due ore tenuta in estate a Montecarlo. L’assenza della famosa clausola mette il coltello dalla parte del manico nelle mani del Milan rendendo quasi sterile ogni azione dell’agente.
- il conseguente danno economico dovuto dalla permanenza, almeno momentanea, di Gigio al Milan e sempre dall’assenza di clausola rescissoria. Mancato trasferimento che intacca le casse personali dell’agente italo-olandese. L’interesse economico maggiore di Raiola, come di ogni agente, deriva dalle commissioni ricevute sui trasferimenti dei propri assistiti. Commissioni che nel caso di un prodigio come Donnarumma, in caso di trasferimento a cifre basse, se non a 0 (traguardo desiderato delle ultime mosse di Raiola), ne avrebbero rafforzato il conto in banca.
Da qui, molto probabilmente, prendono il largo le scelte ultime di Mino.
Da agente tanto amato a Milanello artefice di arrivi come Balotelli e Ibrahimovic a ultimo oggetto dell’odio degli spalti di San Siro.
GIGIO, E TU?
In tutto questo, ovviamente, a stupire e colpire è la centrale figura di Donnarumma. Il 18enne sembra marionetta vittima degli eventi. Burattino in balia degli eventi mai guidati ma da loro spostato. Spettatore quasi impotente del proprio destino dagli altri condotto.
Finora comunque unico e reale vincitore almeno sul piano economico e professionale. Meno su quello umano.
Una vittoria economica perché la vicenda a soli 18 anni gli ha fruttato un conto di 6 milioni ogni anno contro gli iniziali 4 proposti – di fatto – per rimanere nella propria casa, a giocare dove ha sempre voluto e più volte dichiarato di voler fare per tanti anni a seguire (vittoria professionale).
Questa le sede poi per spegnere tutte le ironie sulla tanto decantata “pressione psicologica”. Certo fa strano pensarla paragonata al guadagno economico. Ma va sempre fatta contestualizzazione a un ragazzo di soli 18 anni. Da poco in un mondo che stupisce e sorprende anche chi vi è inserito da decenni. Un ragazzo catapultato nel mondo dei grandi senza probabilmente il giusto tempo di ambientamento mentale. Passando da “sconosciuto” a desiderio di ogni club europeo, trofeo di battaglie milionarie. Passando da 0 a 6 milioni.
Archiviate queste riflessioni torniamo su cosa ha fatto o meglio non ha fatto Gigio in tutto questo tempo.
Di certo ha alimentato dubbi, incertezze e cancellato ogni sicurezza di chi pensava di conoscerlo come il “paladino” del Milan da qui a molti anni a venire. Come il nuovo e futuro capitano. Come Baresi, Maldini e gli altri.
Perché stupisce la sua costante inesistente esposizione e decisa presa di posizione sulla tempeste che lo travolgono. Quasi ad averne paura, a non voler guidare la propria vita ma esserne trasportato.
Stupisce come il suo nome venga prima associato, probabilmente per il solo gioco al guadagno di Raiola, a lettere e illazioni per poi ritrovarsi in uno spogliatoio a piangere a fine riscaldamento sovrastato dalla potenza, pressione emotiva e prepotenza di un mondo che, comunque, pazienza e riguardo anche per un ragazzino di 18 anni non ne ha. Sintomo forse di mero coinvolgimento e non artefice.
Stupisce proprio il muto consenso – inconfutabile fatti alla mano – di Gigio alle mosse del suo agente. Ma stupisce il contestuale e controfattuale amore trasmesso in campo per la maglia indossata la domenica.
Stupisce il paradosso del ragazzo che a marzo camminava per il campo dello Juventus Stadium inneggiando all’ingiustizia difendendo e baciando la sua maglia mosso dal sentimento fanciullino più di tifoso che giocatore, che poi a giugno rifiuta il rinnovo sputando sugli sforzi che quella maglia baciata aveva fatto per lui.
Stupisce la totale assenza di presa di posizione davanti alle telecamere affidandosi piuttosto a post e social, a volte anche denunciando meschini e dubbi hackeraggi. Giusto per il gioco di non metterci direttamente la faccia?
Certo la vicenda è pesante soprattuto per un ragazzo che mai come in questi momenti ha dimostrato o almeno fatto credere di essere ancora troppo fragile e piccolo per un mondo di squali pronti a mangiarlo.
È pesante ma forse chi dagli spalti la domenica canta il suo nome, mercoledì accenna a una protesta e denuncia esaurita sopportazione, in fondo, è sempre dalla sua parte credendo più al tifoso dello Juventus Stadium che il muto consenziente di lettere e rifiuti.
Perché come già successo in estate, con il primo miracolo contro il Craiova, dopo il tormentato rinnovo, forse basterà una sola parata per sistemare tutto – come disse Fassone al tempo – e far tornare l’affetto che i tifosi hanno sempre avuto verso di lui.
Perché chi sta sugli spalti ha imparato a conoscere e riconoscere l’agire del “burattinaio” Raiola che anche la marionetta di Gigio sta muovendo a proprio piacimento. E forse anche per questo sui social, motore di mobilitazione sempre più potente, è comparso l’hashtag #Gigiomollalo.
L’incertezza sul suo futuro è tanta. Poca luce e molte nubi sulla strada di Gigio e del Milan.
Tanti perché e tante domande senza risposta, ma forse la domanda più importante è solo una e solo Gigio potrà rispondere.
Alla fine tu, Gigio, da che parte stai?
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Flash News
Piquè favorevole alla riduzione di squadre in Liga: “Meno partite e più competitive”

Pubblicato
4 ore fa:
Novembre 30, 2023
L’ex difensore e capitano del Barcellona, Gerard Piquè, è stato intervistato al Marca business sport Forum. L’argomento principale sicuramente quello riguardo la possibile riduzione delle squadre in Liga. Lo spagnolo è favorevole a questa iniziativa, prendendo come esempio i format usati in America, in particolare con la NFL.
LE DICHIARAZIONI
NUOVO FORMAT – “Alla fine, lo sport sta andando verso competizioni più brevi e uniche. L’esempio chiaro è la NLF, ci sono quattro mesi di competizione e il Paese è paralizzato. Avete record di ascolti. Penso che il calcio dovrebbe andare in quella direzione.”
TROPPE PARTITE – “Serve che tutte le organizzazioni si riuniscano e dicano: ‘non è possibile che ci siano 80 partite in un anno’. Ci sono troppe partite e la gente non sa nemmeno cosa si gioca. E poi a livello sportivo il livello scende.”
NUOVO CALENDARIO – “Servirebbe un calendario con meno partite che però sarebbe più competitive. Invece di campionati da 20 squadre, passare a 16 o anche 14.”
Flash News
Monza-Juventus, Allegri: “Da Locatelli e l’attacco al mio futuro, vi dico tutto”

Pubblicato
12 ore fa:
Novembre 30, 2023
LE PAROLE DI MAX ALLEGRI IN CONFERENZA ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS – Max Allegri ha parlato in conferenza alla vigilia del match tra Monza e Juventus. In attesa dell’esito del big match di giornata di domenica sera tra Napoli e Inter, i bianconeri, vincendo a Monza, potrebbero portarsi in testa alla classifica. Un campo tosto quello dei brianzoli che nella scorsa stagione hanno fatto bottino pieno contro la Juve. La squadra allenata da Max Allegri è ancora alle prese con diversi infortuni. Il tecnico toscano si è soffermato su questo aspetto, fornendo aggiornamenti su diversi giocatori oltre che approfondire anche il discorso riguardante il proprio futuro sulla panchina del club. Di seguito, tutte le dichiarazioni di Allegri alla vigilia di Monza-Juventus:
LE PAROLE DI MAX ALLEGRI ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS
DERBY D’ITALIA – “Cammino in discesa dopo il derby d’Italia? Sarebbe commettere un errore inspiegabile, noi sappiamo i nostri limiti. La classifica è buona, ma non si è fatto ancora nulla, appena lasci un attimo approccio e intensità rischi di perdere. Vincere partite non è facile, ne abbiamo 6 da qui al girone d’andata, di cui 4 sono trasferte. Ancora è tutto da giocare e bisogna fare un passo per volta. Il Monza fa la differenza nella fase difensiva e lo dicono i numeri: sarà una partita molto difficile”.
OBIETTIVI – “Ottimismo sullo scudetto? Io in spogliatoio non ci entro, è sacro. Il desiderio più importante deve essere la partita di domani. Non scordiamoci che rimanere fuori dalla Champions quest’anno è stato un danno tecnico ed economico. Noi abbiamo il dovere di costruire un’annata per tornare all’obiettivo minimo: giocare la Champions l’anno prossimo. Domani voglio vedere la Juve delle prime 13 giornate. Non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno, ci vuole grande rispetto per tutti e dobbiamo giocare sempre da squadra come fatto finora. Noi guardiamo la quinta, bisogna scappare da chi c’è dietro e non guardare davanti. Resta motivo di orgoglio essere a 2 punti dall’Inter, ma bisogna guardare dietro perché nel calcio le cose cambiano in fretta. Non bisogna mantenere, ma migliorare di giorno in giorno”.
INFORTUNI – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo”.
ATTACCO – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo. Settimo attacco? 5 Vlahovic, 4 Chiesa, mancano quelli di Kean, Milik, Yildiz… L’importante è vincere le partite. Stiamo lavorando sui gol delle punte, cerchiamo di migliorare”.
GALLIANI – “Un amico, ci diamo del tu ormai, ci siamo dati del lei per tanti anni. È un dirigente di altissimo valore, sono fortunato ad aver lavorato con lui e ad avere ancora oggi un rapporto con lui. Siamo legati da un bel rapporto affettivo”.
PALLADINO – “Galliani come al solito non ha sbagliato allenatore. Sta facendo molto bene Palladino e sono certo che nella sua evoluzione può solo crescere, non parlo solo di campo. Potrà fare un’ottima carriera, ci son dei giovani allenatori bravi. E poi accanto ha Galliani, che è un dirigente di grande genialità”.
Champions League
Rimonta da urlo dell’Inter, il Napoli crolla nel finale: i resoconti

Pubblicato
1 giorno fa:
Novembre 29, 2023
Serata di Champions dalle mille emozioni per Inter e Napoli. Primo tempo da dimenticare per i nerazzurri, sotto 3-0 all’intervallo col Benfica grazie alla tripletta dell’ex Joao Mario. Al rientro dagli spogliatoi, grande reazione gli uomini di Inzaghi che riescono a trovare una super rimonta con il 3-3 finale. Succede di tutto anche al Bernabeu. In casa del Real Madrid, il Napoli prima la sblocca, poi la riprende con Anguissa e, alla fine perde 4-2. I resoconti dei match.
IL RESOCONTO BENFICA-INTER
Serata che parte malissimo per l’Inter. Al Da Luz sembra essere la serata dell’ex Joao Mario, capace di annichilire i nerazzurri con una tripletta nei primi 34 minuti di gioco. La serata di grazia del portoghese si apre dopo soli 5 minuti, quando è abile a raccogliere la sponda di Tengstedt e mettere il pallone all’angolino. Il raddoppio del Benfica arriva in maniera anche abbastanza fortunosa: palla persa da Asllani a centrocampo e ripartenza culminata con un rimpallo tra Bisseck e Rafa. Il pallone arriva poi tra i piedi di Joao Mario che non sbaglia. La timida risposta interista è rappresentata dall’errore di Arnautovic nell’uno contro uno con Trubin. I padroni di casa non si fermano e arriva anche il 3-0, sempre propiziato da un ispiratissimo Tengstedt. Stavolta l’attaccante danese serve un cross delizioso sempre per Joao Mario che, da due passi, mette in rete di testa.
Quella del secondo tempo è tutta un’altra Inter. Gli uomini di Inzaghi ci mettono carattere e riescono a tornare in partita con il tap in vincente di Arnautovic. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 3-2 firmato da Frattesi. Gran gol dell’ex Sassuolo che, su cross di Acerbi, trova la rete con un gran tiro al volo. Dopo aver corso un enorme rischio con il salvataggio di Bisseck su Tengstedt, arriva il clamoroso 3-3. Pestone in area di Otamendi su Thuram: dal dischetto va un glaciale Alexis Sanchez che non sbaglia e trova un insperato pareggio. Emozioni anche nel finale con il grande intervento di Audero su Di Maria e l’espulsione di Antonio Silva. Match che però si chiude con un pirotecnico 3-3.
IL RESOCONTO DI REAL MADRID-NAPOLI
Avvio pazzesco al Bernabeu dove, dopo soli 9 minuti, a passare è il Napoli. I partenopei trovano il gol grazie a una bella azione chiusa con l’appoggi di Di Lorenzo per Simeone, bravo a farsi trovare pronto e mettere in rete. Giusto il tempo di ribattere e il Real ha già pareggiato: azione solitaria di Rodrygo e gran destro all’incrocio. Spinti dal proprio pubblico i Blancos trovano anche il raddoppio con il solito Bellingham. L’inglese si inserisce alle spalle di un incerto Natan e, di testa, batte Meret sfruttando al meglio il perfetto lancio di Alaba.
Dopo l’equilibrio di fine primo tempo, al rientro dagli spogliatoi ricominciano le emozioni ancora grazie al Napoli. La squadra di Mazzarri trova il pareggio grazie ad un gran destro di Anguissa che, dopo un primo tentativo murato, trova un grande angolo da posizione defilata. Il Real Madrid riesce a ritagliarsi subito l’opportunità per il nuovo vantaggio ma Joselu, da pochi passi, non riesce a coordinarsi. Il Napoli lotta ma crolla nel finale. Il Real, grazie ad una vistosa incertezza di Meret, trova prima il 3-2 con il destro dalla distanza di Nico Paz. Poi, mette anche il punto esclamativo con il tap in di Joselu su assist di Bellingham. 4-2 il risultato finale.
COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE DEI GIRONI
GRUPPO D
- Real Sociedad 11
- Inter 11
- Salisburgo 4
- Benfica 1
GRUPPO
- Real Madrid 15
- Napoli 7
- Braga 4
- Union Berlino 2
Calcio Internazionale
Mazzarri torna in Champions dopo undici anni: a che punto è il suo Napoli per l’esame Real Madrid?
Pubblicato
2 giorni fa:
Novembre 29, 2023
Il Napoli si prepara alla grande sfida di Champions League contro il Real Madrid al Bernabeu. Dopo la sfida di andata vinta dai Blancos per 2-3, dove il Napoli aveva dato comunque dimostrazione di potersela giocare con una delle migliori squadre d’Europa, questa volta ci sarà un’importante differenza, ovvero chi si siederà nella panchina degli attuali campioni d’Italia. Walter Mazzarri torna nel palcoscenico più importante d’Europa a distanza di 11 anni, quando con i partenopei, riuscì a far sognare i tifosi anche nella massima competizione europea.
Il magico trio Lavezzi-Cavani-Hamsik, trascinatori del primo Napoli di Mazzarri, aveva infatti riportato dopo 21 anni gli azzurri in Champions League, trovando un girone ostico con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Nonostante il grande livello, i campani riuscirono a piazzarsi in seconda posizione, trovando quindi l’accesso agli ottavi di finale per la prima volta nella storia. Con il Chelsea si sfiorò l’impresa: all’andate al San Paolo finì 3-1 con doppietta di Lavezzi e un gol di Cavani. Allo Stamford Bridge poi la disfatta, con la vittoria da parte dei futuri campioni d’Europa di Roberto Di Matteo per 4-1 ai tempi supplementari con il decisivo gol di Ivanovic.
Come si farà trovare la formazione di Mazzarri?
LA SITUAZIONE NEL GIRONE
Il girone C composta da Real Madrid, Napoli, Braga e Union Berlino vede le prime due squadre in prima e seconda posizione, rispettivamente a 12 e 7 punti. La formazione di Carlo Ancelotti è infatti a punteggio pieno fino a questo momento. Il Napoli ha portato a casa due vittorie, la sconfitta appunto con il Real Madrid e l’ultimo risultato che è il pareggio con l’Union Berlino, che aveva già fatto mettere in dubbio la definitiva posizione di Rudi Garcia, che da lì a pochi giorni verrà esonerato da Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli ha quindi deciso di affidare la panchina ad un traghettatore. Un uomo di fiducia, che come raccontato in precedenza, ha già portato buoni risultati e conosce l’ambiente.
“Quando mi ha chiamato gli ho fatto capire che una squadra così importante l’avrei allenata ancora volentieri, e lui avrà pensato che ero l’allenatore giusto. Col presidente c’è stato un po’ di gelo per un paio d’anni dopo che sono andato via, ma ora è un amico, mi ha chiamato anche in occasioni diverse, magari per chiedermi consigli sui giocatori. C’è un rapporto di stima reciproca e considerazione. Domani sarebbe bellissimo se riuscissimo a fare risultato e passare il turno già domani, però se non dovesse essere così ci sarà l’ultima che sarà come una finale. Contro un’avversaria di valore, ma non come il Real Madrid”.
Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport
Con la fiducia dell’importante esordio con vittoria di Bergamo per 2-1 contro l’Atalanta, Mazzarri dovrà affrontare qualche dubbio di formazione per affrontare una della favorite al titolo.
“Continuità dopo i segnali di Bergamo? Quello lo vedremo. Siamo coscienti di giocare contro una squadra top nel mondo contro un allenatore bravissimo che ha vinto tutto. Conosciamo le difficoltà ma questo è affascinante e bello e speriamo di fare il meglio possibile”.
LA FORMAZIONE
Mazzarri pronto a confermare il 4-3-3 che ha convinto per compattezza del gruppo contro l’Atalanta in campionato. In porta torna Meret, in difesa Di Lorenzo a destra, centrali confermati Rrahmani e Natan. Sulla sinistra visto il grave infortunio di Olivera, è pronto Juan Jesus. A centrocampo con tutta probabilità verrà riproposto la mediana con Anguissa, in ripresa vista l’ottima prestazione di Bergamo, Lobotka e Zielinski.
In attacco ecco il grande dubbio: sono confermati Politano e Kvaratskhelia confermati come due ali d’attacco, resta da capire il grande dubbio su Raspadori e Osimhen. Il nigeriano è rientrato nello scorso turno di campionato ma anche Mazzarri ha voluto chiarire la situazione:
“Osimhen partirà titolare? Gli devo parlare. Quando ci sono partite così ravvicinate bisogna parlare con i ragazzi. Anche con chi ha fatto una partita intensa a Bergamo: devo capire se stanno bene. Di sicuro Osimhen non ha i 90′ nelle gambe: se partirà dall’inizio o giocherà a partita in corso lo deciderò dopo aver parlato con lui e con lo staff medico”.
Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport
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