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Donovan Mitchell al microscopio

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Donovan Mitchell al microscopio

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Utah sembrava dover finire in un buco nero. Un buco nero che li avrebbe trascinati verso l’abisso della Western Conference almeno quanto verso il pitturato avversario. In estate a Salt Lake City hanno perso buonissima parte della loro capacità perimetrale lasciando sul campo 10 tiri da 3 punti di media a partita appartenuti a George Hill e Gordon Hayward in parti più o meno uguali. Con solo un Joe Johnson che sfiorisce, Joe Ingles e Jonas Jerebko a roster con buon feeling dall’arco non puoi costruire uno starting five con uno spacing marcato. Ricky Rubio (arrivato da Minneapolis) non è certo famoso per le sue doti realizzative, Rudy Gobert è un eccellente giocatori ma, giusto per dare un’idea, ad oggi ha 0 FGA da 3. Zero, neanche una preghiera da fine quarto. Coach Snyder è partito da queste premesse per tirare fuori una squadra competitiva ed il 7th posto attuale gli sta dando i suoi meritatissimi crediti. Un paio di stats volanti per dare un’idea: 5th SRS della Lega (in parole povere il quinto calendario più difficile ad oggi), 108 di Offensive Rating e “solo” 103 per il Defensive, buoni per il 12th ed il 6th posto in questa speciale classifica. Ma il primo quarto di stagione dei Jazz necessita di essere diviso in B.M e A.M. Before Mitchell e After Mitchell.

La 13th scelta dell’ultimo Draft sta diventando la chiave di volta di una squadra che sembra la nuova Memphis senza però i limiti che hanno contraddistinto i Grizzlies di Dave Joerger. Questo ragazzo oggi è ciò che ogni allenatore cerca nello spot di 2 e nelle ultime 11 partite ha messo 20+4+4 a referto con sette vittorie dei Jazz, cinque di fila. Fisico da guardia moderna ed una versatilità estrema lo distinguono dagli altri. Braccia lunghissime in rapporto all’altezza, difensivamente è già ottimo tecnicamente. Tiene spesso gli avversari a distanza contando molto sul tempismo e sull’allungo in elevazione per schermare il canestro da pull-up, è solido ed in focus, difficile prenderlo distratto. Sa escludere il diretto avversario dal flow dell’azione ponendosi tra lui ed il compagno con il pallone. In penetrazione regge il colpo con giocatori della sua stessa stazza. Possiede anche un buon istinto per giocate sotto canestro, può portare una stoppata sia frontalmente che in recupero. Le linee di passaggio con lui in giro non sono mai sicure ed ha un’applicazione difensiva da vero mastino. Dopo le steal ha i mezzi per portare efficaci transizioni offensive, ha un’accelerazione pazzesca ed un controllo del corpo in volo capace di fargli chiudere canestri in situazione quantomeno scomode.

A difesa schierata è già un buonissimo interprete del pick’n’roll, meccanica solida, meglio se “unguarded”. Gli manca ancora un decision-making di livello, lo abbiamo visto al college tirare quando poteva penetrare ed andare a canestro contro tre avversari schierati, non il massimo delle idee. Ci lavorerà sicuramente e ha l’attitudine mentale per farlo. Smazza volentieri anche qualche assist, sebbene non sia esattamente un playmaker.

Non possiede ancora una varietà tale di soluzioni da vederlo come portatore di palla in pianta stabile però apre il campo e sposta il baricentro difensivo sul lato debole, anche perchè sopra il ferro ci va tranquillamente e Rubio questo lo sa. Qualità molto importante e che pochi hanno: trova il ritmo senza palleggiare. Riesce a trovare elevazione ed equilibrio saltando da fermo e saper tirare senza ritmo toglie tempo alle difese di intervenire, riducendo sensibilmente il tempo tra ricezione e tiro saltando lo step di preparazione. È utilissimo, soprattutto per un giocatore che ha già la mano per giocare da “bersaglio” sul lato debole, alla Redick. Lo stepback è forse la sua “trademark move”. Lo sa fare estremamente bene, rapido e molto credibile, crea separazione dal difensore in recupero ma anche in 1v1 riesce ad essere efficace. Spesso usa anche un side-step per eludere i closeout, oppure la classica finta destra-sinistra da fermo, il cosiddetto “jab step”. Al ferro chiude tranquillamente con entrambe le mani, crea lo spazio per entrare con una spin verso l’esterno sull’ultimo difensore, poi la sua elevazione e l’allungo fanno il resto. Anche qua, meglio da sinistra che da destra. Il Mitchell che vediamo ai Jazz oggi sta facendo grossi passi avanti verso una completezza offensiva veramente stupefacente. Dà la sensazione di essere un giocatore sicuro dei suoi mezzi, non ha paura di prendersi tiri importanti, sta affinando le sue partenze da fermo (gli abbiamo visto fare anche jab sinistra-destra molto efficaci). Predilige il centro-destra dell’arco dove è praticamente una sentenza ma possiede anche la tripla dall’angolo. Si cercano con Rubio e Gobert è il miglior compagno che potesse trovare per duettare in pick’n’roll. È nel contesto giusto per emergere ed imparare. I Jazz potrebbero aver fatto un colpaccio con la sua scelta. Se tutto va nel verso giusto, potrebbe persino far passare in secondo piano la partenza di Hayward, se non oggi in un futuro a medio termine.

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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo

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James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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Basket

Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

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Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.

Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.

I PRECEDENTI

Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.

Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.

Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.

Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.

COINCIDENZA DELLE STELLE

LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.

Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.

Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.

La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.

Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.

TUTTO SU SKY

La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.

Gara 1

LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00

Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 2

LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00

Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 3

LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30

Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30

Gara 4

LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00

Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.

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