I Nostri Approfondimenti
Dove vedere Olanda-Croazia di Nations League in tv e streaming

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6 mesi fa:

DOVE VEDERE OLANDA CROAZIA – Dopodomani si giocherà la prima semifinale di Nations League tra Olanda e Croazia. La gara si giocherà allo stadio De Kuip di Rotterdam alle 20:45. La nazionale che passerà il turno, sfiderà in finale della competizione la vincente tra Spagna e Italia, protagoniste dell’altra semifinale.
COME SI PRESENTANO LE DUE SQUADRE
L’Olanda del ct Koeman è reduce da un percorso straordinario ai Mondiali in Qatar, dove hanno perso ai quarti di finale contro l’Argentina, mostrandosi un osso duro e mollando la presa solo ai rigori. Tolta la sconfitta per 4-0 contro la Francia dello scorso 24 marzo, gli olandesi arrivano da una striscia di risultati utili consecutivi nei novanta minuti regolamentari. Prima del passo falso contro i francesi, l’ultima sconfitta dell’Olanda risale al 27 giugno 2021, quando persero per 0-2 agli ottavi di finale degli Europei contro la Repubblica Ceca. Gli Orange non saranno sicuramente i più facili degli avversari, considerando il grande organico che comprende grandi intepreti difensivi come de Ligt e van Dijk e offensivi come Memphis e Gakpo.
La Croazia stava per ripetere la grande impresa del Mondiale 2018, dove persero in finale contro la Francia. I croati questa volta si sono qualificati al terzo posto della massima competizione mondiale per nazionali. Un grande percorso di Perisic e compagni, che hanno superato il Brasile ai rigori, hanno stracciato il Canada per 4-1 e hanno soprattutto conquistato il terzo posto agli scorsi Mondiali grazie ad una superba vittoria contro il Marocco nella finale che decreta terzo e quarto posto.
DOVE VEDERE OLANDA-CROAZIA
Il big match tra Olanda e Croazia, valido per l’accesso in finale di Nations League, è visibile in chiaro su TV8 e su Sky Sport se si possiede l’abbonamento. Per quanto riguarda lo streaming, la gara è visibile sulla piattaforma Sky Go e su Now TV. Il match si giocherà mercoledì 13 giugno alle 20:45.
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I Nostri Approfondimenti
Calabria compie 27 anni: tra Milan ed il sogno Nazionale
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19 ore fa:
Dicembre 6, 2023
Davide Calabria, difensore e capitano del Milan, compie 27 anni. Il terzino destro, nel pieno della sua carriera, ha svolto tutta la sua vita calcistica nel club con una maglia rossonera che ha ormai cucita addosso:
“Essere il capitano di uno dei migliori club del mondo, essendo cresciuto in una famiglia del Milan, è qualcosa di troppo grande. Il sogno della mia vita”.
Il numero 2 dei rossoneri non ha mai trovato troppo spazio nella Nazionale, visto che negli ultimi anni l’Italia con Mancini, ha puntato su giocatori di esperienza e quantità. Con Luciano Spalletti si aprono altre strade, anche se il posto da titolare sembra certo per l’inamovibile Di Lorenzo, capitano del Napoli che già conosce il tecnico toscano viste le recenti stagioni. In vista degli Europei ecco che Calabria potrà giocarsi le sue carte.
Dalle sue parole rilasciate al Gentleman Fair Play a settembre, le intenzioni sembrano abbastanza chiare, con il Milan sopra tutto e tutti:
“La seconda stella sarebbe un sogno, è un obiettivo sicuramente. Rimarrà negli annali. La nazionale poi sarebbe una conseguenza del campo”.
L’ESORDIO E LE DIFFICOLTÀ
La carriera di Calabria non è stata da subito come titolare affermato: l’affetto dell’ambiente e dei tifosi è arrivato con il lavoro e la continuità. Il numero 2 rossonero, come detto in precedenza, è da una vita con la maglia del Diavolo. Davide infatti, dopo qualche provino a Brescia e con l’Atalanta, riscuote successo proprio con il Milan, dove a partire dalla categoria degli esordienti non staccherà mai più il suo rapporto con il club. Dopo tutta la trafila del settore giovanile, il primo allenatore a credere in lui è Sinisa Mihajlovic, che nel mentre ha già lanciato Gianluigi Donnarumma, esordiente a soli 16 anni.
“Io ho sempre provato tanto affetto per lui, è stato lui a lanciarmi tra i grandi. Un ricordo? La forza interiore che aveva. Aveva carisma, trasmetteva l’energia che serve sempre in una squadra”.
Dopo un periodo dove non trova continuità e dopo l’addio di Mihajlovic e Montella, ecco che Gennaro Gattuso lancia definitivamente il giovane. Dalla stagione 2017/2018 sarà impiegato sulla fascia destra, alternandosi ad Ignazio Abate. Le sue prestazioni convincono anche la società a rinnovare il suo contratto fino al 2022, ma nonostante questo traguardo, il suo rapporto con San Siro e la tifoseria non sarà del tutto perfetto.
Qualche prestazione non esaltante porta Calabria ad essere uno dei giocatori più bersagliati nei periodi di buio della squadra. In particolare, quando il Milan con Giampaolo parte male nella stagione 2019/2020, il numero 2 è un giocatore insicuro, con la pressione di un importante pubblico sulle spalle.
Così ecco la svolta: Giampaolo out, dentro Pioli sulla panchina rossonera. Dopo pochi i mesi dall’entrata del tecnico con prestazioni della squadra altalenante, il mondo del calcio si ferma per la pandemia. Quando la squadra torna in campo per la ripresa con gli stadi vuoti, il Milan sembra un’altra formazione. Gli uomini di Pioli trovano continuità soprattutto verso la fine della stagione, arrivando al sesto posto, ma con un grande numero di vittorie e di punti: dopo il lockdown arriveranno 79 punti e 0 sconfitte nel 2020. Nella stagione successiva, anche Calabria con il resto della rosa mantiene questa costanza, guadagnando la qualificazione in Champions League grazie al secondo posto ottenuto all’ultima giornata. Per il classe ’96 arriva dopo anni di incertezza il giusto premio: il rinnovo del contratto sino al 2025.
LA CONSACRAZIONE ED IL SOGNO
Nella stagione 2021/2022 arriva la definitiva consacrazione, con il Milan che vincerà il campionato con il titolo numero 19. Per Calabria, che diventerà capitano dopo l’addio di Romagnoli a fine stagione, è la definitiva rivincita. Nella scorsa stagione, dopo aver ottenuto l’accesso agli ottavi di Champions League, ricorderà nel post partita di Milan-Dinamo Zagabria i periodi di difficoltà superati:
“Non ho mai smesso di lavorare e di credere in me stesso. Ci sono periodi in cui fai meno bene, non mi sono mai abbattuto. Mi sono messo a lavorare ancora di più e i risultati si vedono. Anche il miglioramento della squadra aiuta il singolo. Ci sono tanti fattori e sono contento oggi“.
Il sogno adesso è quello di raggiungere la convocazione per l’Italia, in vista anche di Euro2024. In carriera ha vestito la maglia azzurra nella categorie Under, conquistando un argento nel 2013 con l’Under 17 ed un bronzo nel 2017 con l’Under 21. Con la Nazionale maggiore ha trovato solo 7 presenze a partire dal 2020. Con Luciano Spalletti riuscirà a trovare spazio nei convocati per Euro 2024?
Calciomercato
Chi è Martin Baturina, il “nuovo Modric” seguito da mezza Europa

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1 giorno fa:
Dicembre 5, 2023
CHI È BATURINA – Il “nuovo Modric“: così lo chiamano in patria. Forse a sproposito, perché Martin Baturina, calciatore croato classe 2003, è un trequartista puro con spiccate caratteristiche offensive. La classe, però, c’è ed è quella del grande giocatore. Proprio come nel caso del campione in forza al Real Madrid, anche in Baturina, quando lo si osserva, le prime cose che si notano sono la qualità tecnica e l’estro palla al piede. Due realtà completamente diverse, da una parte quella del campionato croato e della Dinamo Zagabria, dall’altra quella della Liga spagnola e del club più vincente al mondo, il Real, ma Baturina può essere davvero il nuovo Modric: andiamo alla scoperta di questo giocatore che, da qualche mese, non sta facendo parlare di sé solo in patria, ma anche lontano da casa.
CHI È BATURINA – CARATTERISTICHE TECNICHE E CARRIERA
Martin Baturina è un trequartista (che però può destreggiarsi anche da esterno d’attacco) alto 1.72m e di piede destro. Nasce in Croazia, a Spalato, il 16 febbraio 2003. Il ragazzo muove i primi passi nelle giovanili dell’Hajduk, la squadra più importante della sua città, per poi passare, a 12 anni, al vivaio del RNK Split. All’età di 14 anni arriva la chiamata della Dinamo Zagabria: Baturina lascia le rive dell’Adriatico per spostarsi nell’entroterra e inseguire il sogno di diventare un calciatore professionista. Nella capitale croata conclude la trafila delle giovanili, per poi esordire in prima squadra il 16 maggio 2021, nel match contro l’HNK Gorica, e partire titolare sei giorni dopo, nell’ultima di campionato (vinto, ovviamente, dalla Dinamo) con l’HNK Sibenik.
Dopo il primo impatto con i grandi, Baturina trova sempre più spazio nella stagione 2021/22 (13 presenze in campionato, con 2 gol e 5 assist, e 2 in Europa League, 2 in coppa nazionale, 1 in Supercoppa di Croazia e, infine, 1 nelle qualificazioni di Champions League, per un totale di 19 apparizioni), per poi diventare un titolare fisso nella scorsa stagione, quella 2022/23. In questo inizio di anno, Baturina sta continuando a far bene: per lui già 25 presenze tra tutte le competizioni, condite da 3 reti e 2 passaggi vincenti. Il 17 luglio Baturina ha deciso la finale di Supercoppa croata contro il “suo” Hajduk Spalato segnando il gol vittoria. Il 18 novembre, poi, Baturina ha esordito anche con la nazionale maggiore croata, nella sfida di qualificazione a Euro 2024 contro la Lettonia. La Croazia, tra l’altro, sarà avversaria dell’Italia nella fase a gironi dei prossimi Europei in Germania.
CHI È BATURINA – VOCI DI MERCATO
Martin Baturina è ormai pronto per il salto nei massimi campionati Europei. Il suo valore di mercato, secondo il portale Transfermarkt, si aggira attorno ai 15 milioni di euro. Il croato sembrava a un passo dall’Arsenal (un club che, di giovani, se ne intende) già nella scorsa estate, poi la trattativa naufragò. È possibile che i Gunners tentino di nuovo l’approccio già a gennaio o magari in estate, ma sono molte le squadre che hanno messo gli occhi sul talento della Dinamo Zagabria. In Italia, ad esempio, sembra che l’Atalanta segua con molta attenzione il calciatore. Anche le stesse Napoli, Milan e Roma hanno chiesto informazioni. Chi la spunterà? In ogni caso, seguiremo attentamente l’evoluzione di Baturina: sarà davvero il “nuovo Modric”?
I Nostri Approfondimenti
È la settimana di Juventus-Napoli: dove nasce la rivalità tra bianconeri e azzurri?
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2 giorni fa:
Dicembre 5, 2023
L’ultima giornata di campionato ha visto ancora confermarsi le prime due classificate della Serie A: la Juventus è riuscita ad uscirne vincitrice dalla trasferta di Monza con il gol di Gatti nei minuti di recupero dopo il momentaneo 1-1 di Valentin Carboni. L’Inter ha invece conquistato con sicurezza i 3 punti con un 3-0 al Maradona contro il Napoli di Mazzarri.
Proprio nel prossimo turno di Serie A ecco che si potrà vedere un altro big match: questa volta sarà la Juventus ad ospitare il Napoli. Il tecnico degli ospiti torna a sfidare i bianconeri sulla panchina azzurra dopo la stagione 2012/2013. Contro Massimiliano Allegri l’ultimo scontro risale invece ad aprile 2022, quando Cagliari e Juventus si sfidarono per la giornata numero 32.
Ma andiamo a scoprire, nonostante una importante storia calcistica differente, quali sono le motivazioni che hanno portato a rendere speciale, soprattutto lato Napoli, questa sfida.
IL PASSATO
Le ragioni di una rivalità accesa nella storia recente del campionato italiano partono soprattutto dagli anni ’80, anni in cui la Serie A stava iniziando a primeggiare sui restanti campionati europei (dagli anni ’90 il vero dominio anche grazie alle conquiste delle Coppe europee). Tutto coincide con l’arrivo di Diego Maradona al Napoli, che con il Diez argentino inizia a diventare una squadra competitiva, e l’arrivo di Le Roi Michel Platini alla Juventus qualche anno prima. Ci troviamo dunque in un contesto dove i due giocatori più forti al mondo giocano nello stesso campionato, in contrapposizione fra due squadre di una importante geografica, culturale e sociale. Questi fattori hanno portato ad accendere in qualcosa di più che in una semplice sfida fra due club.
Dopo la Coppa dei Campioni macchiata dal ricordo del disastro dello stadio Heysel del 1985, la Juventus si attrezza per riportare il titolo di Campione d’Italia dopo che nella stessa stagione il Verona conquista il suo primo e unico scudetto della storia. La Vecchia Signora porta a casa l’obiettivo, ma è dalla stagione 1986/1987 che il duello Napoli-Juventus inizia per la conquista al titolo. Nel mentre, già nella stagione precedente Maradona aveva già saputo lasciare il segno con la sua punizione divina per la vittoria con il risultato di 1-0 al San Paolo.
Nel 1986/1987 il primo segnale arriva dal Napoli, ed è importante: dopo 28 anni gli azzurri trionfano al Comunale di Torino e portano a casa una vittoria fondamentale (1-3), che gli lancia in testa alla classifica dopo che, con 8 giornate disputate, condividevano la prima posizione con i bianconeri. Ma è nel marzo del 1987 che arriva il colpo decisivo: in un San Paolo mai così teso la Juventus passa prima in vantaggio con Serena, ma i padroni di casa riescono a rimontare con Renica e Bagni. A fine anno sarà scudetto. Questa è la prima volta che Napoli è Juventus vengono poste a serio confronto, ed è qui che nascerà un vero e proprio conflitto che si trascinerà fino ai giorni attuali.
IL PRESENTE
I motivi per cui ancora oggi troviamo una rivalità (soprattutto da parte del Napoli) probabilmente è per via della prime e accese sfide per gli storici scudetti azzurri sotto il segno di Maradona nel 1987 e 1990. Ma è anche per le recenti battaglie nei campionati passati e di alcuni passaggi di mercato che hanno portato i tifosi partenopei a sentire ancora di più la sfida con Madama. Prima il ritorno in Serie A, entrambe nel 2007. Per entrambe le uscite da un inferno chiamato Calciopoli da una parte e Serie C dall’altra. Infatti il Napoli, passato nella mani di Aurelio De Laurentiis, riuscirà consecutivamente a vincere prima in Serie C il proprio girone con Edy Reja sulla panchina e a risalire nel massimo campionato italiano grazie alla seconda posizione in Serie B nel 2006/2007, dietro alla Juventus di Deschamps.
Entrambe le squadre tornano ad essere a competitive (bianconeri subito in Champions League nel 2007/2008) ma è la Juventus che torna di nuovo vincitrice e lo farà per 9 anni consecutivi dal 2011/2012. In questi anni, è anche il Napoli la seconda forza del campionato. Nel 2012/2013 con Mazzarri, poi ancora con Sarri nel 2015/2016 dove per un lungo periodo visto l’inizio difficoltoso per la Juventus riesce a primeggiare in campionato.
Poi, ecco arriva l’acquisto che accenderà ancor di più la tensione fra le squadre: Gonzalo Higuain, dopo tre stagioni al Napoli ed un record di 36 gol, passa alla Juventus dopo il pagamento della clausola rescissoria di 94 milioni. Saranno anni in cui il Pipita verrà bersagliato dai suoi ex tifosi, con l’argentino che spesso riuscirà a lasciare il segno contro il Napoli. Nel 2017/2018 arriva poi il campionato dove la formazione di Sarri riesce ad essere più competitiva, vincendo anche allo Stadium per 1-0 nei minuti finali con Koulibaly. A nulla però serviranno gli sforzi dopo la sconfitta per 3-0 con la Fiorentina.
I Nostri Approfondimenti
Perchè la Fiorentina non è pronta per giocare con le due punte

Pubblicato
3 giorni fa:
Dicembre 4, 2023
FIORENTINA, HA DAVVERO SENSO PRETENDERE LE DUE PUNTE? – Sebbene sia arrivato, su rigore, il primo gol in Serie A di Beltran in casa Fiorentina continuano a tenere banco le discussioni sulla questione prima punta.
La mancanza di gol da parte delle punte (e in realtà anche dell’intero reparto offensivo) della Viola ci presenta una condizione assolutamente paradossale: da una parte abbiamo una squadra che crea una mole di gioco spaventosa, dall’altra un reparto attaccanti che se non fosse per Nico Gonzalez avrebbe dei numeri impietosi.
Si sblocca Beltran 🔥
L'attaccante argentino segna il suo primo gol in #SerieATIM ⚽#DAZN #FiorentinaSalernitana pic.twitter.com/07lddflmzq— DAZN Italia (@DAZN_IT) December 3, 2023
QUALCHE NUMERO
Tra coppa e campionato, Beltran e Nzola hanno racimolato in totale soli 5 gol (di cui due segnati su rigore). Il solo Nico Gonzalez nelle due competizioni è a quota 9, quasi il doppio.
Realtà assolutamente ai limiti dell’inverosimile, e che pone un grosso punto interrogativo sul reparto attaccanti di questa stagione, completamente rivoluzionato rispetto all’anno scorso e urgentemente bisognoso di una quadra.
LE COLPE DI ITALIANO
Parte delle responsabilità del poco rendimento della coppia di attaccanti è senza dubbio imputabile a Vincenzo Italiano. Nella sua politica di gestione della rosa, è noto il continuo switch di interpreti nella quasi totalità dei ruoli, con eccezion fatta per un paio di intoccabili (vedi il già citato Gonzalez o il capitano Biraghi).
Approccio che presenta senza dubbio dei benefici, quali per esempio la responsabilizzazione di tutti i componenti della rosa, ma d’altra parte può portare a delle problematiche dal punto di vista della “sicurezza” e della fiducia in sé di alcuni interpreti.
Soprattutto nel delicato ruolo della prima punta la continuità è fondamentale, ed è importante che (ovviamente nei limiti) questa non senta troppo la pressione della concorrenza e la necessità di far gol per esser confermata negli undici titolari.
La continua alternanza porta ad una sfiducia nei propri mezzi del giocatore, e specificatamente per il numero 9 la continua discussione della propria titolarità può realizzarsi poi in prestazioni caotiche e inquiete, più predisposte al gol a tutti i costi che a un gioco lucido finalizzato alla collettività.
C’è da aggiungere inoltre che Beltran e Nzola sono due attaccanti con caratteristiche molto diverse e impostare la stessa tipologia di gioco su entrambi senza differenziarla a seconda di chi è titolare potrebbe in definitiva non valorizzare nessuno dei due.
L’IDEA DEL CAMBIO MODULO
Per risolvere l’annosa questione più volte si è letta da parte dei media e una frangia della tifoseria la proposta di cambiare modulo e impostare un attacco che preveda l’utilizzo di entrambe le due punte. L’idea potrebbe anche avere un suo senso, d’altronde Nzola e Beltran sono assolutamente compatibili e hanno le caratteristiche perfette per giocare insieme. Ma ciò potrebbe portare a delle problematiche importanti, che cercheremo adesso di sviscerare.
Partiamo da un punto fondamentale. I moduli che plausibilmente Italiano dovrebbe utilizzare per coinvolgere i suoi due pivot sarebbero due: il 4-3-1-2 o il 4-4-2 (moduli con difesa a 3 non sarebbero sostenibili per caratteristiche tattiche e scarso numero di difensori a disposizione).
Nel primo caso sorgerebbero due incognite: la posizione di Nico Gonzalez e il fatto che questo modulo non preveda il ruolo dell’esterno. Per quanto l’argentino classe ’98 potrebbe sicuramente adeguarsi al ruolo di trequartista dietro le due punte (nonostante ami giocare in zone più defilate del campo), la totale assenza di slot per i numerosi esterni che la Fiorentina ha a disposizione è un problema non di poco conto. Giocatori come Sottil, Kouame, Ikone o Brekalo si ritroverebbero in totale smarrimento e non vi sarebbe un ruolo adatto in cui possano rendere con efficacia.
In più, la viola non ha in rosa giocatori che possano effettivamente sostituire Beltran e Nzola, e nel caso in cui uno dei due debba rifiatare l’unica soluzione plausibile sarebbe quella di adattare in quel ruolo un ala d’attacco, dinamica che però snaturerebbe del tutto l’equilibrio tattico della squadra.
HIGHLIGHTS: #FiorentinaSalernitana 3-0 📺
🎙 Rivivi la sfida con la nostra radiocronaca ufficiale 🗣
Ascolta ogni partita sulla nostra APP 📱 #ForzaViola #Fiorentina #ACFFiorentina pic.twitter.com/c6AAd18v0P— ACF Fiorentina (@acffiorentina) December 4, 2023
Nel caso invece di un 4-4-2 si aprirebbe un grattacapo di enorme valore: a chi rinunciare tra Bonaventura e Arthur? Dati i due soli slot disponibili a centrocampo, è chiaro che per mere questioni di fisicità Italiano sarebbe costretto a rinunciare con grande amarezza a uno dei due, per favorire la presenza di un interditore (che potrebbe essere Duncan o Mandragora).
La domanda sorge spontanea: val davvero la pena rinunciare a uno dei due giocatori più qualitativi della rosa solo per favorire la presenza delle due punte?
Si apre poi un tema, se vogliamo anche filosofico, che è legato al duro lavoro svolto dal tecnico in questi tre anni per imporre un gioco così di alta qualità a questa squadra.
Non è detto che Italiano sia disposto a snaturare l’anima della sua formazione solo per favorire la presenza delle due punte. Questo vorrebbe dire infatti rivoluzionare il suo dogmatico 4-3-3 e scendere a compromessi tattici a cui l’allenatore ex Spezia non è costretto a giungere, col rischio tra l’altro di dover affrontare una rivoluzione tattica nel bel mezzo della stagione.
LE COLPE DELLA DIRIGENZA
Impossibile non citare le responsabilità da parte della dirigenza, che almeno dal punto di vista offensivo nella sessione di mercato estiva poteva sicuramente far di più.
Se infatti è doveroso dedicare un gran plauso per l’arrivo a Firenze di giocatori di qualità come Arthur o Parisi, lo stesso non si può dire sulle scelte riguardo il centro dell’attacco fiorentino, che non vede interpreti di valore dall’era Vlahovic.
Dopo il serbo, si son susseguiti giocatori mediocri o comunque poco funzionali al gioco di Italiano, due tra tutti Cabral (oggi riserva del Benfica) e Jovic (in gran difficoltà al Milan), oltre che la dimenticabile parentesi Piątek.
L’ultima sessione di mercato estiva poteva esser sfruttata per puntare su una punta di alto rango, ma la società ha deciso invece di virare su Beltran, classe 2001 con gran potenziale ma più adatto a compiti di rifinitura che di finalizzazione, e Nzola, con caratteristiche più affini alle richieste del tecnico ma storicamente molto discontinuo dal punto di vista prestazionale.
Per l’acquisto di entrambi la Fiorentina ha speso quasi 40 milioni di euro, cifra che poteva probabilmente esser investita per portare a Firenze una sola punta, ma che potesse dare garanzie sia sotto il profilo realizzativo che di funzionalità.
Ad oggi invece la squadra di Italiano si ritrova ancora offensivamente irrisolta, e per la seconda stagione consecutiva senza un attaccante di riferimento che possa dare certezze all’ambiente.
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