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Eintracht Frankfurt: le aquile tedesche che affrontano quelle italiane | Numero Diez

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Eintracht Frankfurt: le aquile tedesche che affrontano quelle italiane

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Dopo la pesante sconfitta nel derby capitolino, la Lazio di Simone Inzaghi stasera alla Commerzbank-Arena di Francoforte sul Meno incontra l’Eintracht per la sfida di punta nel girone H di Europa League. Che non sia uno scontro semplice per i biancocelesti già si sa: rabbia, fisico e molta velocità sono le caratteristiche di base di una squadra come l’Eintracht che, dopo anni di alti e bassi, cerca il rilancio il campo europeo. Ma chi sono le Die Adler? (in italiano le aquile, proprio come la Lazio).

DALLA ZONA ROSSA AL TETTO DI GERMANIA

L’Eintracht Frankfurt, nata come società polisportiva nel 1899, è una delle società più antiche del calcio tedesco: 119 anni di storia, nei quali ha portato a casa un titolo di Germania, una Coppa Uefa e ben 5 Coppe di Germania, ultima delle quali lo scorso anno contro il Bayern Monaco. Proprio la vittoria della DFB-Pokal nella stagione scorsa ad aver regalato alla Diva del Meno l’ingresso in Europa, arrivato dopo una stagione non semplicissima, ma molto soddisfacente dal punto di vista del piazzamento: 8° in Bundes, non male per un club che solo 3 anni prima aveva rischiato la retrocessione, andando addirittura allo spareggio – poi vinto -contro il Norimberga. Da quel momento tutto in discesa per le aquile rossonere: arriva sulla panchina il croato Niko Kovac (ora allenatore proprio del Bayern) e nella stagione 2016/17 chiudono con un dignitosissimo 11° posto, raggiungendo però la finale di Coppa di Germania, persa poi contro il Borussia Dortmund al secondo anno con Thomas Tuchel (ora in forza al Psg). L’anno scorso è andata ancora meglio, ma ora che Niko Kovac non c’è più, a sostituirlo è arrivato Adolf Hutter, per tutti semplicemente Adi: l’ex allenatore dello Young Boys che tanto bene ha fatto giocare la squadra di Berna, portandola addirittura a vincere il campionato svizzero per la prima volta dal 1986 e a centrare la prima storica qualificazione per gironi di Champions League.

LA RIVOLUZIONE TATTICA DI ADOLF HUTTER

Dopo un inizio di stagione non particolarmente esaltante per i ragazzi di Hutter (solo 4 punti nelle prime 5 di campionato, poi il 4-1 nella scorsa contro l’Hannover), il passaggio dalla difesa a 4 ad una linea a 3 sembra aver portato nuove sicurezze, complici probabilmente la traslazione di Jonathan de Guzman (vecchia conoscenza della nostra serie A) verso un ruolo più offensivo ed il ritorno in pompa magna di Ante Rebic (lui invece della nostra A è un rimpianto), sorpresa croata ai Mondiali di Russia e sicuramente uno dei talenti più cristallini della squadra tedesca. La difesa è costituita da giocatori prevalentemente fisici e possenti (Russ e N’Dicka su tutti), motivo per il quale il gioco tende a svilupparsi prevalentemente sull’esterno, per poi andare a cercare le frecce Haller e Rebic (5 gol in due nelle prime 6, addirittura Rebic 2 in sole 3 partite giocate), senza dimenticare il talento di Luka Jovic, da anni promessa europea ma che ancora è in attesa di sbocciare definitivamente.

La Lazio sicuramente gode di una maggior esperienza europea e di maggior talento, ma occhio a non sottovalutare la chiave tattica che potrebbe portare il match dalla parte dell’Eintracht. E questo Inzaghi lo sa bene:

“L’Eintracht è una squadra ottima e ben allenata. Ha degli attaccanti sia fisici – un po’ come Dzeko che abbiamo affrontato nell’ultimo derby – sia rapidi come Jovic e Rebic, che possono mettere in difficolta la nostra squadra. Dovremo stare attenti anche al gioco aereo perché in difesa ci sono alcuni elementi temibili e molto fisici”.

LA TRADIZIONE ED IL RILANCIO: I TEDESCHI D’EUROPA

L’Eintracht di Francoforte non rientra sicuramente nel novero delle squadre più gloriose di Germania; il suopalmarès non si avvicina neanche lontanamente a quello spaziale del Bayern Monaco o a quello delle altre big del calcio tedesco, ma Francoforte è una citta che vive di un sano senso di appartenenza, l’aquila è un simbolo che sempre aleggia nella tradizione e nella quotidianità cittadina, e sia i tifosi che i calciatori che hanno indossato i colori e i simboli dell’Eintracht si sentono fieri ed orgogliosi.

In parte è dovuto sicuramente al forte amore che lega i tedeschi del distretto di Darmstadt (uno dei tre della Land di Assia, stato federato tedesco) alle coppe europee. Nel 1960 fu infatti proprio la squadra di Francoforte a portare per la prima volta in alto il nome della Germania nelle competizioni internazionali, arrivando in finale di Champions League a Glasgow, perdendola poi malamente contro lo stellare Real Madrid di Puskàs e Di Stefano per 7-3.

L’Europa calcistica è dunque nel sangue della tifoseria dell’Eintracht, e forse è anche per questo che i tifosi rossoneri sono conosciuti per le loro “invasioni”: dei veri e propri assalti ai biglietti per le trasferte europee; solo nel 2013 oltre 2000 tifosi a Cipro per la sfida contro l’Apoel Nicosia, 3000 a Tel Aviv per il Maccabi, addirittura in 15000 a Bordeaux, città in cui fu allestita dalla tifoseria organizzata una delle coreografie più grandi e curiose mai viste per una partita di calcio giocata in trasferta: tutta la tifoseria con un cappellino arancione, così da creare un muro.

Che l’Eintracht possa prima o poi arrivare sul tetto d’Europa è un sogno che aleggia da sempre nei tifosi dell’aquila rossa. Per ora, però, si limiteranno a godersi il ritorno in Europa League, e per non smentirsi stasera renderanno la CommerzBank Arena il solito inferno.

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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Clamoroso al Manuzzi! Il Lecco elimina il Cesena ai rigori grazie a un super Melgrati ed è in finale

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Cesena-Lecco

La sfida di questa sera, la semifinale di ritorno dei playoff di Serie C CesenaLecco, ha emesso il suo verdetto: sono i blucelesti che, ai rigori, approdano in finale, dove dovranno contendersi la promozione in Serie B contro il Foggia (che ha anch’esso superato il Pescara dopo i calci di rigore).

Una partita emozionante che, dopo un primo tempo equilibrato ma in cui è il Cesena ad avere le occasioni più grandi per segnare, vede passare in vantaggio, al 56′, il Lecco con Buso. Il parziale, grazie ad un super Melgrati che tiene in vita i blucelesti con le sue parate, non cambia nei novanta minuti: visto il risultato della gara di andata, terminata 1-2 per i bianconeri, si va ai tempi supplementari. Niente da fare neanche nei trenta minuti addizionali: si decide tutto ai calci di rigore. Dal dischetto è decisivo l’errore di Mustacchio, ipnotizzato dal migliore in campo Melgrati, e il successivo penalty trasformato da Lepore che fa partire la festa per la squadra lombarda.

LA CRONACA DELLA PARTITA

Il primo squillo è del Cesena, che va vicino al vantaggio con una conclusione di Silvestri, respinta in corner da Melgrati. Dopo lo spavento iniziale, il Lecco comincia a creare buone trame offensive, non riuscendo però ad andare al tiro. È poi Cristian Shpendi ad avere la palla dell’1-0, ma è ancora una volta super Melgrati. Dopo pochi minuti, si accende anche l’altro gemello Shpendi, quello con il numero 11 che fa di nome Stiven, che in progressione palla al piede arriva a tu per tu con l’estremo difensore bluceleste ma allarga troppo la conclusione, con la sfera che termina a fil di palo spegnendosi sul fondo. Il primo tempo termina sullo 0-0: è il Lecco a fare la partita, senza però essere concreto davanti. Il Cesena, invece, si difende in modo ordinato e cerca di rendersi pericoloso quando recupera palla sfruttando la velocità dei “gemelli del golShpendi.

La ripresa inizia con un’occasione colossale per il Cesena. In un’azione offensiva bianconera, dopo un rimpallo la palla arriva sui piedi di Cristian Shpendi: la punta spara però clamorosamente alto da due passi, mentre i tifosi di casa stavano già liberando l’urlo di gioia per la rete dell’1-0. Gol mangiato, gol subito: su una ripartenza, Girelli mette uno splendido filtrante per Buso, che finta il tiro, supera Prestia e incrocia battendo Tozzo, per poi andare ad esultare sotto il settore dedicato agli ospiti. È un gol importantissimo, che rimette in parità la doppia sfida al 56′. Il Cesena risponde con Stiven Shpendi, ma Melgrati si supera ancora sull’attaccante classe 2003 con due autentici miracoli.

I canonici novanta minuti terminano sul risultato di 0-1, si va quindi ai tempi supplementari: le squadre, molto stanche, non riescono a schiodare il risultato dal 2-2 complessivo neanche nei trenta minuti addizionali. Si decide tutto ai calci di rigore: sotto la curva del Cesena parte a battere il Lecco, segnano Celjak, Mercadante, Zuccon, Stiven Shpendi, Bunino, Chiarello, Scapuzzi, poi sbaglia Mustacchio, ipnotizzato da Melgrati. Il Lecco ha il match-point con Lepore: il 32 non sbaglia e regala il passaggio del turno alla squadra lombarda.

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