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El Gran Capitán

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E pensare che Bora Milutinovic voleva convocare un altro Márquez. César, sempre dell’Atlas. Alla fine è stato meglio così. Per tutti. 

Rafa Marquez ha segnato il suo ultimo gol nel novembre del 2016, contro gli Stati Uniti, alle qualificazione per i Mondiali di Russia 2018. Diciassette anni dopo la prima rete con la maglia verde del Messico, contro l’Egitto. In mezzo ci sono diciassette anni di storia, scanditi dall’aritmetica del calcio, con ricorrenze biennali e quadriennali, come la Coppa America, la Gold Cup e i Mondiali. Ci sono gli anni passati con la maglia dell’Atlas, dove ha cominciato la sua carriera insieme al fratello Carlos. C’è l’esperienza al Barcellona, dove ha vinto, per primo nella storia calcistica del suo paese, una Champions League. Poi ci sono i Red Bulls e l’Italia, a Verona.

Rafa Marquez è questo e anche di più.

Noi di Numero Diez vogliamo raccontarvelo attraverso tre momenti. 

ATLAS: INIZIO E FINE

Atlas. Un nome che racchiude una buona parte della storia calcistica di Rafa Marquez. Impossibile non cominciare da qui, inizio e poi fine, di tutto. Nel 1996 debutta con la maglia dell’Atlas quando ha solo diciassette anni e gioca più di settanta partite, prima di passare al Monaco e vincere il campionato francese. Da qui in avanti ci sono altre storie, ma Atlas, come spesso accade, ritorna. Come se fosse già scritta nel suo destino. Quasi un modo per chiedere scusa a quegli stessi tifosi che alcuni anni prima lo avevano visto partire, senza saper accettare il suo addio. Così, dopo i due anni di esperienza in Italia, al Verona, Rafa Marquez torna dove tutto è cominciato. Proprio all’Atlas gioca la sua ultima stagione. Ma neanche questa volta è ancora finita. A stagione conclusa dice addio al calcio. Quello giocato, chiaramente. Continuerà dove è sempre stato, all’Atlas, come dirigente.

SEI NELLA BLACKLIST

Il secondo è un momento particolare nella vita di Rafa Marquez.

È l’agosto del 2017 quando il giocatore messicano viene accusato dal dipartimento del Tesoro statunitense. L’accusa è di utilizzare alcune società a lui riconducibili per riciclare denaro proveniente dal traffico di droga. Lui ha sempre negato tutto ma le conseguenze sono state inevitabili. Tutto perchè i marchi e le banche statunitensi non possono avere alcun tipo di relazione commerciale con lui. Così Rafa Marquez non ha potuto indossare le stesse maglie da allenamento dei suoi compagni di squadra, né bere dalle stesse bottigliette. Non poteva essere nominato “Uomo partita” dalla FIFA, né intervistato davanti ai cartelloni che normalmente fanno da sfondo alle interviste. Non poteva nemmeno prendere un aereo di una compagnia americana, né uno che potesse essere sponsorizzato, anche solo indirettamente.

CINQUE SU CINQUE

Per fortuna, sua e di tutti noi, la storia di Rafa Marquez e quella del suo Messico, non si lasciano macchiare della blacklist in cui compare il suo nome.

Ai Mondiali di Russia appena conclusi, il Messico ha partecipato per la settima volta consecutiva. Per la quinta volta, nell’elenco dei convocati, c’è sempre Rafa Marquez. Una presenza che non è proprio cosa per chiunque. Anzi. Entrando a pochi minuti dalla fine, nella gara vinta contro la Germania, è diventato il terzo giocatore di sempre a disputare cinque edizioni. Prima di lui solo il connazionale Antonio Carbajal e il tedesco Lothar Matthäus. Un trio al quale si aggrega anche Buffon nonostante non sia sceso in campo nel 1998. Inoltre, per Marquez, terzo posto di sempre in materia di presenze in Nazionale a pari merito con Pardo e Torrado.

“Sono stati ventidue anni di carriera in cui sono soddisfatto di aver fatto molti sacrifici, sforzi, errori, successi e di conseguenza ho provocato tristezza, a volte delusioni, ma nella maggior parte dei casi gioie”. Cinque Mondiali con il Messico, due Champions League, quattro Liga, una Coppa del Rey, una Supercoppa spagnola… e la serie è ancora lunga. Abbiamo provato a raccontarvi Rafa Marquez attraverso tre momenti che, in un modo o in un altro, hanno segnato la sua storia.

Non è stato facile scegliere e racchiudere poi tutto in quei tre momenti. Infondo lo avevamo precisato all’inizio: Rafa Marquez è questo e anche di più.

El Gran Capitán.

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Dove vedere Sampdoria-Catanzaro in tv e streaming

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Sampdoria

DOVE VEDERE SAMPDORIA-CATANZARO IN TV E STREAMING – Al Marassi domani pomeriggio per Andrea Pirlo e la sua Sampdoria sarà una partita molto importante quella con il Catanzaro. I blucerchiati sono penultimi in classifica e rischiano di sprofondare in un buco senza fondo. La squadra di Vivarini vuole tornare alla vittoria dopo tre giornate difficili.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

La Sampdoria – dopo la vittoria in apertura di campionato contro la Ternana – non è più riuscita a trovare la vittoria. Per la squadra di Andrea Pirlo sono sei i risultati consecutivi senza i tre punti e momentaneamente la classifica vede i blucerchiati al penultimo posto. Contro il Catanzaro è un banco di prova importante per la Sampdoria per cercare di invertire questo trend negativo. I tifosi pretendono una vittoria, visto il blasone e la storia della società.

Il Catanzaro ha iniziato molto bene questo campionato di Serie B, trovando tre vittorie e un pareggio nelle prime quattro giornate. Nelle ultime tre uscite però la squadra di Vivarini non è riuscita più a vincere e vuole tornare a farlo in un campo difficile come quello di Marassi. Vincere per rilanciarsi e per mandare in crisi totale la squadra avversaria.

DOVE VEDERE SAMPDORIA-CATANZARO IN TV E STREAMING

Il match di domani pomeriggio, ore 16.15, tra Sampdoria e Catanzaro sarà visibile su DAZN. Basterà scaricare l’app su una smart tv di ulti a generazione, oppure su altri dispositivi come Google Chromecast, Amazon Fire Stick Tv o TIMVISION BOX. In alternativa, la partita sarà mandata in onda anche su Sky, in particolare su Sky Sport Calcio (canale 202 del satellite) o Sky Sport (canale 25 del satellite). E’ possibile vedere la partita anche su dispositivi mobili come PC, smartphone e tablet, scaricando le app.

PROBABILI FORMAZIONI

SAMPDORIA (4-3-3): Stankovic; Stojanovic, Ghilardi, Murru, Giordano; Verre, Ricci, Depaoli; Pedrola, Esposito, Borini. Allenatore: Pirlo.

CATANZARO (4-4-2): Fulignati, Katseris, Scognamillo, Brighenti, Krajnc; Vandeputte, Verna, Ghion, Sounas; Donnarumma, Biasci. Allenatore: Vivarini.

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Sousa sul momento della Salernitana: “Meritiamo di più per quanto fatto finora, sono sereno e consapevole”

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Paulo Sousa

Al termine di Salernitana-Inter, partita vinta dai nerazzurri per 0-4, Paulo Sousa ha analizzato il match e quello che è il momento attuale della sua squadra. Le parole del tecnico granata in conferenza stampa:

MENTALITÀ – “Stiamo lavorando tantissimo sul mantenersi emozionalmente in partita. Soprattutto in qualsiasi momento che può portare difficoltà. Ho sentito diversi giocatori abbassare l’intensità dopo il gol che ci è stato annullato. Abbiamo cercato di tirare la corda al massimo a giocatori che poi hanno ceduto anche fisicamente. Lavoriamo sul mantenerci sempre in partita”.

LA PARTITA – “La squadra ha percepito quello che doveva fare ed è cresciuta durante la partita fino al primo tiro dell’Inter nel secondo tempo, in cui hanno fatto gol. Bisogna lavorare sulla crescita della squadra anche con i cambi.Oggi siamo riusciti ad essere organizzati. Abbiamo mantenuto più o meno le stesse idee. Abbiamo modificato la struttura rispetto alle ultime partite. I nostri avversari comportano dinamiche diverse”.

OPZIONI – “Normalmente sulla trequarti giocano candreva o kastanos quindi numericamente ci siamo. Abbiamo preso la decisione di portare avanti i nostri quinti per creare spazi sull’esterno. La squadra deve continuare a crederci. Una delle cose migliori che abbiamo è la pressione alta. Abbiamo un numero di giocatori che ci credono e che sanno cosa fare, questo ci permette di creare opportunità. Martegani è sicuramente più incontrista ma ha dato qualità al nostro gioco”.

CLASSIFICA – “La squadra sta crescendo, stanno per rientrare giocatori fondamentali. Credo che in tutte le partite l’efficacia abbia fatto la differenza. Sicuramente quando arriverà i risultati saranno diversi. Credo che per tutto quello che abbiamo fatto meritavamo più punti, ma dobbiamo guardare avanti”.

PANCHINA – “Se mi sento in discussione? Tutti gli allenatori in questo gioco si sentono in discussione. I risultati possono darti più conforto, ma si è sempre in discussione. Sono sempre super sereno e consapevole di quello che faccio.

 

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Miretti si racconta: “Che emozione giocare per la Juventus, mi ispiro a Marchisio”

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In un intervista rilasciata sui canali ufficiali della Lega Serie A, il giovane centrocampista della Juventus Fabio Miretti si è espresso su alcuni temi.

Dopo circa un anno e mezzo di Prima Squadra i tifosi della Vecchia Signora si aspettano quel salto di qualità che permetterebbe al ragazzo di essere un titolare inamovibile. Massimiliano Allegri ha dimostrato di puntare tanto su di lui, schierandolo soprattutto a supporto degli attaccanti.

Nell’intervista il classe 2003 si è detto molto emozionato di vestire la maglia bianconera e ha parlato delle sue caratteristiche tecniche e preferenze in campo.

Ecco le sue parole.

LE PAROLE DI MIRETTI

GIOCARE NELLA JUVENTUS – E’ un’emozione perché uno quando entra qua dentro non si aspetta di arrivare in fondo. In tutto il percorso che fai incontrarai sempre qualcuno che ti dirà che solo uno su tanti ce la fa. Quando sei tu quell’uno su tanti che ce la fa ti guardi indietro. E’ motivo d’orgoglio“.

SU MARCHISIO – Il modello per tutti noi ragazzini che crescevamo era lui. Era stato uno di quelli che aveva fatto tutto il percorso alla Juve. Tutto il mondo Juve te lo prendeva come punto di riferimento. Per me, che facevo il centrocampista, è stato ancora di più un modello da seguire“.

SULLE CARATTERISTICHE – Ho buona tecnica e una buona visione di gioco. Mi piace molto quando in campo teniamo la palla e costruiamo azioni da gol. E’ il momento in cui mi diverto di più”.

PREFERISCI L’ASSIST O IL GOL? – Fare assist è sempre bello. Per me forse è più bello che fare gol. L’emozione che provi nel fare assist con un bel gol li mette allo stesso livello. Su un tabellino rimane il gol, ma chi guarda la partita si accorge dell’assist. Di conseguenza, anche tu ti senti gratificato come con il gol”.

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Inzaghi dopo Salernitana-Inter: “Lautaro in crescita continua. Infortuni? Spero di recuperare qualcuno”

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Inter

È un Simone Inzaghi decisamente soddisfatto quello al termine di Salernitana-Inter, match vinto 0-4 dai nerazzurri. Il tecnico in conferenza stampa ha poi toccato diversi temi, a partire da uno scatenato Lautaro, autore di tutti e quattro i gol della serata, alla situazione infortunati. Le sue parole:

LAUTARO – “È stato bravissimo, deve continuare così insieme ai suoi compagni. È in crescita continua. Deve continuare così, poi capiterà che partirà fuori come stasera ma deve entrare con questo spirito”.

SITUAZIONE INFORTUNI – “Non penso di recuperare qualcuno per il Benfica ma c’è speranza. Abbiamo fuori giocatori che potrebbero farci comodo. Giocando con il calendario ravvicinato non è semplice. Quando non le sblocchi queste partite possono diventare insidiose. A fine primo tempo abbiamo parlato e abbiamo sistemato qualcosina”.

ENERGIE – “È la prima tornata di partite così ravvicinate. A guardare i dati fisici, la partita in cui abbiamo corso di più è stata col Sassuolo. Ogni partita richiede il suo dispendio energetico. Ho bisogno di tutti i giocatori. Stasera bene quelli che hanno giocato, Asllani ha giocato molto bene”.

SALERNITANA – “Non è semplice giocare all’arechi. I tanti tifosi che avevamo al seguito con il loro sostegno ci hanno aiutato a sbloccarla”.

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