Questo è stato sicuramente l’anno del Papu Gomez, colui che con le storie instagram, le fasce da capitano, il suo brio, nel campo e fuori, ha conquistato tutto il mondo calcistico e non solo. Si è mosso nell’ombra, o quasi, lontano dalla sciagurata Italia, anche l’altro Gomez, diciamo che è il primo, quello vero, Mario, non el papu, ma el torero, date le sue origini spagnole, ma conosciuto ribattezzato dai tedeschi der Panzer.
“Post fata resurgo”
Il motto della fenice, “dopo la morte torno ad alzarmi”, probabilmente riassume questi ultimi anni della carriera di Mario Gomez, infatti dalla partenza verso Firenze, che ha portato a quella triste morte calcistica, si è arrivati alla rinascita dalla cenere, proprio come una fenice.
LE DANNATE ANNATE FIORENTINE
L’estate del 2013 è infuocata a Firenze, non ovviamente per il caldo, ma per quello che sta accadendo nel calciomercato, in Toscama approdano Montella ed il Pepito Rossi, ed è in procinto di arrivare anche un incredibile top player come Mario Gomez. Dopo aver sollevato la coppa dalle grandi orecchie, Supermario ha deciso di cambiare aria, il ruolo di controparte di Mandzukic non gli stava bene, pretendeva di più, e in fin dei conti la Fiorentina era una scelta giustissima. Dopotutto inizia anche bene, alla seconda partita di Serie A segna le sue prime 2 reti con i viola, passa una giornata e quella morte arriva, il ginocchio fa crack, c’è la rottura del legamento che gli fa saltare 6 mesi. La storia ha insegnato che riprendersi dopo un infortunio del genere non è semplice, soprattutto se sei grande e grosso come Mario, torna a Febbraio giocando sprazzi di partite, segna anche 2 gol, ma il peggio deve ancora passare, anzi sta ritornando, perché dopo qualche giornata, nella gara in casa del Napoli, arriva la ricaduta, quel legamento non regge e lui cade a terra, si raggomitola su sé stesso, ed anche il San Paolo lo fissa in un drammatico silenzio. El torero è costretto anche a salutare il mondiale, quello che poi vincerà proprio la sua nazionale, perciò la frustrazione aumenta, in una stagione è passato da possibile protagonista della cavalcata mondiale a spettatore televisivo. Nel frattempo il tempo passa ma Gomez non è più lo stesso, è macchinoso, impaurito da una possibile ricaduta, colleziona 10 gol in 32 partite senza dare più l’impressione di quel killer spietato visto con la casacca del Bayern Monaco.
L’accoglienza del Franchi all’arrivo di Gomez
RICOMINCIARE LONTANO
A Firenze arriva Kalinic perciò è giunto il tempo di fare le valigie per il tedesco, ma nel frattempo a cercarlo sono veramente in pochi, anche se l’occasione di una rinascita è offerta dalla Turchia, il tuo Besiktas lo vuole e se lo prende, con un accordo pressoché ridicolo: prestito con diritto di riscatto a mille euro. Partire con questa sorta di umiliazione non è facile, ma Mario ha sempre avuto le spalle grosse, e non solo per combattere i difensori avversari, e così pian piano, sempre con quelle spalle si carica tutta la squadra, nel frattempo con i piedi sigla 28 reti in 41 partite, trascinando il Besiktas alla conquista del campionato dopo 7 stagioni di astinenza.
LA PROVA DEL NEUF
In Turchia fa sfracelli, e nel frattempo in Germania non lo hanno mai dimenticato, d’altronde come potresti, infatti arriva anche la chiamata per gli Europei dove trova la maglia da titolare alla terza partita, nella quale consegna, con un suo gol, il primo posto del girone alla sua nazionale. Agli ottavi è di nuovo titolare e ancora una volta decisivo, anche lui ci mette la firma sulla vittoria per 3-0 contro la Slovacchia. Ai quarti ce lo ritroviamo contro, ovviamente ha una motivazione in più per essere decisivo, ci riesce quasi con un suo tocco, o di Chiellini chi lo sa, costringe Buffon ad una delle sue miglior parate nella storia. In semifinale osserva la sciagurata sconfitta contro i padroni di casa dalla panchina e allora adieu France, ma nel frattempo la prova del neuf è stata superata.
L’AVANZATA DEL PANZER
Nonostante l’anno fantastico, e quell’assurda cifra per il riscatto, il Besiktas ha deciso di non puntare su Mario, perciò il prestito si esaurisce ed è il momento di cercare un’altra squadra perchè a Firenze non si può restare. È il momento di tornare in patria e il Wolfsburg si fa avanti e lo acquista alla cifra irrisoria di 1,05 milioni, mettendo a segno, in maniera piuttosto silenziosa, un gran colpo di mercato. L’inizio non fa presagire il meglio, resta a secco per 7 partite, ma come si dice “l’appetito vien mangiando”, e figuratevi se Gomez di fame non ne abbia, infatti da quando si sblocca inizia pian piano a marcare in maniera più frequente il tabellino della partita. Lui gira, sembra quasi tornato quello di un tempo, il problema è che non gira tutto il resto, la squadra non va, si è notevolmente indebolita con il mercato estivo, i problemi con Draxler non migliorano la situazione, e allora i lupi si trovano spesso a circolare fra le parti basse della classifica. Gomez segna, continua a farlo, ma sembra quasi nullo se le partite non si vincono, torna anche ad una tripletta, che mancava da 4 anni, quando annientò proprio il Wolfsburg in Coppa di Germania. Con le sue 17 reti in 35, el torero è l’unico che si salva nella rosa dell’olandese Jonker, che ora sarà costretta a giocarsi la permanenza in Bundes nel derby della Bassa Sassonia contro l’Eintracht Braunschweig, contando ancora sulle spalle grosse del numero 33.
Agatha Christie diceva:“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, allora dopo l’anno in Turchia, l’Europeo e la stagione appena disputata con il Wolfsburg, si può dire: wilkommen Panzer!