269 gare ufficiali arbitrate di cui 78 in Serie A; questo è l’invidiabile curriculum di Gianluca Manganiello, uno degli arbitri più affermati presenti nel nostro paese. Presso una scuola liceale in provincia di Torino, Gianluca Manganiello ha deciso di raccontare in esclusiva per Numero Diez la sua storia. Tante sono state le tematiche affrontate in questa piacevole conversazione, di seguito potrete trovare l’intervista.
L’INIZIO DI CARRIERA DI MANGANIELLO
Partiamo dalle radici che l’hanno portata a svolgere questo mestiere; dov’è nata la sua passione nei confronti della figura dell’arbitro?
“Ho giocato a calcio fino a quattordici anni. Con lo sfaldamento della squadra decisi di prendermi un po’ di tempo per me per riflettere sul futuro e, grazie al consiglio di un mio compagno andai a seguire un corso di formazione arbitrale. Gara dopo gara la mia passione aumentò ma non avrei mai pensato potesse diventare la mia professione. Nel mio percorso di crescita ho avuto tante piccole soddisfazioni che mi hanno portato a voler migliorare sempre di più”.
18 maggio 2014: questa è la data del suo esordio da direttore di gara in una partita di Serie A. Un Chievo Verona-Inter che è anche stata l’ultima partita da professionista della straordinaria carriera di Javier Zanetti; ci può raccontare le emozioni che lei ha provato all’ingresso in campo? A chi è stato rivolto il suo primo pensiero?
” Era venuto a vedermi mio padre, il quale mi ha sempre accompagnato ad ogni singola partita; anche quando andavo ad arbitrare fuori regione. La sensazione più bella al mio esordio in Serie A è stata mettere un punto, il mio punto d’arrivo. Nella mia testa ho pensato “Bene, ora posso anche smettere”. Quando sono entrato in campo ho pensato a tutti i miei sacrifici, i viaggi e le rinunce svolte in passato che mi hanno portato ad arrivare a quella serata. Solo attraverso la costanza e l’impegno puoi raggiungere determinati tipi di traguardi, nessun professionista arriva a calcare i più grandi palcoscenici per caso. Per quanto riguarda Zanetti, invece, mi fece i complimenti per il mio esordio ed io con una battuta risposi: “Speriamo di non festeggiare insieme l’ultima!” “.
LA FIGURA DELL’ARBITRO IN ITALIA
La figura dell’arbitro, soprattutto in Italia, viene spesso e volentieri criticata dal “Tifoso medio” a priori. Inoltre, molti quotidiani sportivi, per effettuare il commento su una partita, si soffermano più sulle decisioni arbitrali piuttosto che andare ad analizzare quanto successo in campo. Pensa che questo sia un problema culturale? Se sì, come si può contrastare?
“Non se sia effettivamente un problema culturale, la critica all’arbitro fa parte dello show. Dietro ad ogni partita vive un mondo dentro al quale ci sono giornalisti che analizzano più nel dettaglio le gare ma esistono anche addetti ai lavori che giocano sull’ingenuità del tifoso medio stesso. Ogni persona deve essere in grado di scegliere cosa leggere e cosa no ma penso sia normale trovarsi di fronte a commenti di questo genere nel momento in cui siamo immersi in un sistema dove la polemica arbitrale attira più click rispetto ad un’analisi tecnica “.
INNOVAZIONI PER IL FUTURO
La Conmebol, all’interno del proprio canale ufficiale di Youtube, posta al termine di ogni partita le discussioni che avvengono all’interno della sala Var in modo da far capire al pubblico le motivazioni di una determinata decisione presa riguardo ad uno specifico episodio come può essere ad esempio l’assegnazione di un calcio di rigore. In Italia ed in Europa, secondo il suo punto di vista, si potrà mai arrivare in un futuro ad avere dei simili contenuti? Lei crede che possano essere utili?
” Si sta andando verso quella direzione. I vertici dell’AIA hanno discusso proprio in merito a questo e, nei canali Twitter della UEFA, vengono già spiegate ed analizzate qualche situazione dubbia. Il problema vero delle comunicazioni è il modo in cui vengono veicolate perché, nel momento in cui vado a dare una comunicazione ad una rete e lui le storpia a suo piacimento per interessi personali, alimenterebbe la polemica più che spegnerla. L’Obiettivo per il bene del calcio è fare uscire questi dialoghi per far capire alla gente il modo in cui opera una squadra arbitrale. Nessun tifoso sa effettivamente quanto lavoro ci sia dietro sia una squadra di calcio che ad un arbitro”.
I CONSIGLI DI MANGANIELLO PER GLI ARBITRI DEL FUTURO
In conclusione, che consiglio si sente di dare a tutti i giovani aspiranti arbitri che sognano un giorno di dirigere un incontro dentro i palcoscenici più importanti d’Italia?
“Il mio consiglio è quello di vivere la giornata. Nessuno può pensare di iniziare questa attività con l’obiettivo di arrivare in Serie A. Arbitrare è molto difficile, devi essere in grado di gestire migliaia di pressioni. La costanza, in questo mestiere, è tutto: se riesci a fare bene, gara dopo gara, verrai notato e sarai più forte degli altri. Il rischio di imporsi un percorso mentale è quello di saltare delle tappe e farsi del male da soli“.