ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – Cristiano Ruiu: “Gattuso verrà tirato fuori. Non ci sono possibilità per Maldini. Su Fassone e Mirabelli dico che…”

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5 anni fa:
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RedazioneUn anno dopo dall’ultima volta, abbiamo fatto una nuova chiacchierata con Cristiano Ruiu, noto giornalista e opinionista televisivo di fede milanista che ci ha raccontato qual è il suo punto di vista sulla nuova società che sta prendendo forma, la nuova dirigenza e i principali movimenti di mercato.
Nell’ultima intervista si parlava dei possibili scenari per quanto riguardava il cambio di proprietà. Su questo sei sempre stato scettico e negativo, e tutto sommato si sono confermati i tuoi dubbi riguardo la società cinese: cosa prevedi della nuova società di Elliot?
Non era scetticismo, era semplicemente la mia sensazione, sapevo cosa stavano facendo e di conseguenza ho capito come sarebbe andata a finire. In realtà non c’è mai stato un proprietario cinese. In quel periodo in cui la somma da pagare era altissima, in un club con 30 anni di bilanci in passivo, chi si sarebbe fatto avanti per comprarla – visto anche il fatto che con questa operazione non ci sarebbe stato nessun guadagno? Chi avrebbe investito così tanto per una società a perdere?
In uno stato di diritto avrebbe indagato la magistratura, ma siccome spesso La giustizia in Italia è a livelli da far west non indaga e si può mettere avanti chiunque, così come ha fatto Yonghong Li. Lui ha investito tutti i suoi soldi nonostante sapesse che la società non avrebbe portato guadagni.
Riguardo Elliot, lui ha deciso di fare un prestito per far stanziare i famosi 313 milioni di euro. Il punto è che non li ha prestati direttamente alla società cinese – visto che è una società che non dà garanzie – ma alla società anonima Lussemburghese il cui proprietario non si è mai conosciuto.
Si è identificato anche il profilo per quanto riguarda il nuovo presidente, Paolo Scaroni. C’è molto scetticismo nei suoi confronti vista anche la vicinanza con Berlusconi. E’ possibile che questa vicinanza vada ad intaccare o possa riguardare ancora il Milan? E cosa ha portato l’elezione unanime di Scaroni?
C’è da specificare che non c’è stato un vero e proprio cambio di proprietà perché a vedere il CdA del Milan dell’anno scorso gli italiani sono gli stessi; sono semplicemente usciti i soci della società cinese che servivano solo per fare questa operazione finanziaria. Al loro posto sono entrati coloro che avevano reso possibile il finanziamento a Yonghong Li tramite una società londinese (Blue Sky) e gli stessi che avevano contattato e trattato il prestito a Yonghong. Quindi parlare di reale cambio di proprietà mi sembra quantomeno anomalo. Gli uomini sono gli stessi che prima avevano un ruolo; adesso ne hanno invece un altro.
Per quanto riguarda l’unanimità delle elezioni di Scaroni, nelle elezioni del CdA dello scorso anno l’unico che ha votato contro la nomina dell’intero CDA (del quale faceva parte Scaroni) sono stato io, nonostante abbia lo 0,000001 % delle azioni del Milan. Quest’anno non mi sono presentato ma avrei votato si.
Chi è che deve alzare dal mano per dire che ciò che si sta facendo non va bene? È una cosa loro, è normale che venga decisa all’unanimità. Poi hanno raccontato tutte queste cose ai piccoli azionisti, facendo credere di aver fatto bene.
Mi fa sorridere che i piccoli azionisti esultavano l’anno scorso per l’aria nuova e adesso nella ricostruzione si ritrovano tutti gli uomini di Galliani: nomi come Gandini, Leonardo, Galli, Braida.
In questi giorni è arrivato il comunicato del licenziamento di Fassone e Mirabelli. Qual era la tua posizione nei loro confronti e per il loro operato?
Fassone è stato chiamato a svolgere un’operazione di carattere finanziario. Al di là di quello che lui diceva, mascherando la verità, lui è stato per un anno il riferimento del Milan a tutti i livelli. Il suo obiettivo non era di carattere sportivo, era esclusivamente di carattere finanziario e questo ha fatto, così come lo ha svolto all’Inter e al Napoli. Il suo lavoro era quello e lo ha svolto nel migliore dei modi. A quel punto lui doveva chiamare un direttore sportivo da affiancarsi per ricostruire la rosa, ma non intendendosi di calcio e di direttori sportivi ha chiamato Mirabelli – che è stato suo collega all’Inter. Mirabelli non ha mai svolto il ruolo di direttore sportivo, è sempre stato un osservatore di piccole-medie società. Assunto al Milan dicendo di ricostruire la rosa spendendo i 250 milioni messi a disposizione. Questo ha fatto. Ha comprato 11 giocatori che nella stagione precedente avevano fatto benino e li ha messi in campo insieme senza un minio di logica, smembrando la squadra che l’anno precedente aveva costituito un gruppo.
Un errore gestionale che non fa neanche un dirigente di 3 categoria.
Tuttavia la colpa non è loro ma di chi li ha messi lì: colui/colei che quest’anno è stato il vero proprietrio del milan. Non certo Yonghong Li.
I nuovi innesti: il ritorno di Leonardo per la gestione dell’area tecnica. Anche in questo caso ci sono dubbi e perplessità per questo ritorno. Qual è il tuo punto di vista? Cosa può dare al Milan e se può essere un punto di contatto per portare a Milano qualche calciatore brasiliano, come ha fatto per Kakà, Pato e Thiago Silva? Qual è inoltre la tua posizione riguardo Maldini e se veramente può essere incaricato come sostituto di Mirabelli?
Leonardo è un ottimo profilo per l’area tecnica, perché lui era una gestione che funzionava benissimo ed era uno degli ingranaggi che la faceva girare perfettamente. È comunque un profilo a livello europeo, è stato nell’Inter, nel Paris Saint Germain oltre che al Milan e sa come gestire queste situazioni. La possibilità che Maldini vada a sostituire Mirabelli è esclusa, lo dico a gran dispiacere ma non ci sono possibilità, innanzitutto perché Maldini non vorrebbe essere da comandato da nessuno, figuriamoci da Leonardo.
E soprattutto Maldini essendo molto intelligente ha intuito che tutti i dirigenti “nuovi” appartengono all’area di Galliani, a cui lui non è stato molto affine.
Cosa pensi di Gattuso? Sarà lui il punto di riferimento da cui ripartire, oppure sono da prendere in considerazione le voci su Antonio Conte come prossimo allenatore?
Con l’arrivo di Leonardo sono sicuro che Gattuso venga tirato fuori. Non per i rapporti che ci sono tra i due a livello di persona, ma perché Leonardo ha in testa un altro tipo di allenatore, e la “nuova” proprietà ha il desiderio da anni di affidare il Milan a Conte. Per questo Leonardo cercherà un altro punto di riferimento da cui ripartire. Ci sono grandi possibilità per Conte. Non perchè sia scelta di Leonardo, ma di chi sta sopra.
Scambio Bonucci-Caldara sempre più vicino: cosa ne pensi? E’ uno scambio da fare o da evitare? Se per il Milan potrebbe essere una mossa, viste le qualità che ha dimostrato Caldara e vista la sua età. Inoltre giocherebbe in coppia con Romagnoli, quasi suo coetaneo, coppia che potrebbe essere anche la futura coppia della nazionale
Con un Bonucci ormai tagliato fuori, è sicuramente un’operazione conveniente, anche se probabilmente non sarà il titolare per quest’anno, è comunque un giocatore di talento, bravura e di potenziale. L’acquisto di Caldara sarebbe un tassello aggiuntivo, perché i soldi del contratto di Bonucci verrebbero stanziati per il contratto di Higuain.
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Calcio Internazionale
ESCLUSIVA – Claudia Garcia: “Questo Benfica non ha punti deboli, Sporting molto veloce e fisico”

Pubblicato
21 ore fa:
Marzo 31, 2023
Italia e Portogallo sono due paesi molto distanti territorialmente ma, in campo calcistico, nelle ultime settimane sono più vicini che mai. Inter e Juventus, infatti, sfideranno rispettivamente Benfica e Sporting Lisbona nei quarti di finale di Champions ed Europa League. Claudia Garcia, giornalista portoghese di Rai Sport, è intervenuta in esclusiva ai microfoni di Numero Diez per commentare queste due importanti sfide. Di seguito l’intervista integrale.
SPORTING LISBONA
Come descriverebbe la stagione dello Sporting Lisbona finora?
“È una stagione che ha avuto un po’ di alti e bassi, in campionato sono usciti dalla lotta per lo scudetto molto presto. Non sono riusciti a tenere il passo nemmeno per il secondo e il terzo posto, perché in questo momento sono lontani. Però è una squadra che ha avuto diverse rivoluzioni in quest’ultimo periodo: hanno venduto diversi giocatori, come Matheus Nunes, che era un giocatore molto importante, o anche Pedro Porro al Manchester City. Tanti sono stati ceduti, quindi la squadra è già stata modificata diverse volte.
L’allenatore, Rúben Amorim, è molto bravo ed è sempre riuscito nell’impresa di mantenere la forza del gruppo. È un leader e i calciatori lo seguono. Nonostante i cambiamenti, non ha mai perso il gruppo e la sua idea di gioco. Lo Sporting è una squadra che comunque in Europa League sta andando molto bene, perché già in Champions era andata benino e stava per qualificarsi agli ottavi. Hanno fatto buoni risultati in quello che, secondo me, era il girone più duro ed equilibrato. Poi anche in Europa League i risultati parlano da sé: eliminare l’Arsenal in casa, che è leader in Premier League, penso che dia forza alla squadra in tutto”.
Quali sono le aspettative dei tifosi dello Sporting Lisbona per il match contro la Juventus?
“I tifosi pensano che si possa vincere. In Portogallo i supporters hanno sempre un atteggiamento vincente in Europa: così come i tifosi del Benfica pensano che possano battere l’Inter, quelli dello Sporting pensano di poter vincere contro la Juventus. Ovviamente la Juve è una squadra che difende molto bene, quindi sarà una gara più difficile rispetto a quella contro l’Arsenal. Secondo me, alla fine, i bianconeri sono favoriti e penso che passeranno il turno. Però penso che sarà una partita dura per la Juve, perché lo Sporting è un club che gioca un calcio moderno”.
Chi sono i giocatori chiave della formazione lusitana che la Juventus dovrebbe tenere maggiormente d’occhio?
“Pote, Pedro Gonçalves, è un attaccante portoghese che mi piace molto: ha mobilità e si muove molto bene tra le linee. Sono tutti bravi i calciatori dello Sporting, anche se non hanno dei veri e propri top player. Anche il portiere, Adán, è molto forte: ha esperienza e ha anche giocato nel Real Madrid. Poi c’è anche il giovane Ugarte, di cui si parla già di una possibile vendita. Edwards, questo giovane inglese che mi piace tantissimo.
E poi hanno diversi giovani della cantera, che vengono promossi in prima squadra e sono un po’ come Rafael Leão: hanno capacità di dribbling e molto coraggio, possono creare occasioni. Non è una squadra che ha un undici titolare fortissimo, ma stanno tutti bene fisicamente e interpretano bene le idee dell’allenatore. Anche il calciatore che ha tirato il rigore finale all’Emirates Stadium, Nuno Santos, che giocava al Rio Ave, è un giocatore modesto ma ultimamente sta benissimo, tira e riesce a giocare bene. Secondo me sta avendo un rendimento altissimo”.
Come gioca lo Sporting Lisbona? Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza a livello tattico?
“Lo Sporting è una squadra che gioca in modo molto veloce e fisico. Fisicamente riesce sempre a stare in partita per i 90 minuti e questo è molto importante nel calcio moderno. Non tutti i club portoghesi erano così: sono compatti, difendono e attaccano insieme. Un punto di debolezza potrebbe essere la difesa, perché comunque hanno subito sempre dei gol. Ricordo che c’è stato un momento contro il Marsiglia in cui la retroguardia era stata fortemente criticata. Anche contro l’Arsenal hanno concesso due gol in casa. Non si può dire che sia una difesa così serrata come quella del Porto, che è più solida. Loro, però, riescono sempre a creare occasioni, in qualsiasi stadio. A differenza di tante altre squadre, sono anche molto bravi a concretizzare”.
Quali, secondo lei, potrebbero essere le strategie di Allegri per battere lo Sporting Lisbona?
“Questo sicuramente Allegri lo saprà meglio di me. La Juve interpreta sempre bene le doppie sfide. Ora non c’è più la regola delle reti in trasferta, bisognerà difendere bene e concedere meno gol possibili, non come ha fatto l’Arsenal: i Gunners hanno concesso tre reti allo Sporting. In una situazione così, contro una squadra coraggiosa e che non ha niente da perdere, che ha un sacco di giovani che corrono, può essere pericoloso. La Juve deve cercare sempre di tenere il controllo della gara come sta facendo in questo periodo in campionato e dare poche chances agli avversari”.
BENFICA
Quali sono i punti di forza del Benfica e quali sono i giocatori che potrebbero influenzare il risultato della partita contro l’Inter?
“Il Benfica è più forte dello Sporting. È una squadra veramente molto forte, una vera macchina da gol. Giocare contro di loro e passare questo turno sarà molto difficile per l’Inter. Credo che tutti abbiano già visto contro la Juve di cosa è capace ed è riuscito a lasciare al secondo posto nel girone il Paris Saint-Germain. È una squadra che sta bene fisicamente, che corre e fa transizioni veloci. Ha un gioco molto tedesco, come il suo allenatore. Tutti i giocatori sono compatti, fanno scambi rapidi. Sono molto concreti quando crossano e sanno sempre dove mettere la palla, a differenza di altre squadre. Giocano quasi sempre con lo stesso undici titolare. Roger Schmidt cambia veramente poco, è la sua filosofia”.
Quali sono, invece, i suoi punti deboli? Quali difficoltà potrebbe incontrare contro l’Inter?
“Io, onestamente, punti deboli in questo Benfica non ne vedo. Non subiscono tanti gol, sono leader in campionato e stanno facendo una stagione veramente impressionante. Potrei dire, e mi sembra un po’ ovvio, che hanno meno esperienza rispetto ai giocatori dell’Inter, che sono dei campioni. Però se andiamo a vedere i singoli, la differenza non è neanche tanta: il portiere Odysseas Vlachodīmos sta facendo molto bene in Champions, Otamendi è campione del mondo e in UCL ha una cinquantina di presenze.
João Mário ha molta esperienza ed è stato anche campione d’Europa con il Portogallo. Gonçalo Ramos ha già disputato una serie di partite internazionali importanti. Hanno ceduto Enzo Fernández, che è stata sicuramente una grande perdita. Florentino è un centrocampista molto bravo, è uno dei miei giocatori preferiti del Benfica. Ora c’è anche Aursnes, un giocatore norvegese che è molto preparato. Ripeto, tra i i punti deboli di questo Benfica metterei l’esperienza, ma la differenza con l’Inter non è tanta”.
Qual è il livello di fiducia della squadra e della dirigenza del Benfica rispetto alla partita contro l’Inter? Come crede che si stiano preparando per questo match?
“Il livello di fiducia è enorme, sono tutti molto fiduciosi di poter arrivare in semifinale. Credono che lì sfideranno il Napoli e, in quel caso, incontreranno qualche difficoltà. Però sulla carta potrebbe non essere così. L’Inter queste gare le affronta molto bene, sa difendere e ha dei giocatori capaci di fare la differenza. Questo match lo stanno preparando come sempre. Roger Schmidt ha dato anche una settimana di ferie ai giocatori durante la pausa delle Nazionali. I calciatori che non sono stati convocati dalle rispettive Nazionali hanno avuto una piccola vacanza.
Schmidt ha fatto una pre-season molto intensa, la squadra ha capito benissimo cosa voleva e come interpretare il suo gioco. Da quel che mi dicono i giocatori, ora è solo una questione di continuità. Tutti i nuovi schemi sono stati preparati all’inizio della stagione e ora si stanno preparando in tutta tranquillità. Come ho già detto, i ragazzi hanno anche dei giorni di riposo in più. Per questo sicuramente non faranno lavoro extra. Faranno tattiche e guarderanno video ma, da quel che mi è stato detto, il grosso del lavoro dei giocatori è stato fatto nel corso della pre-season, che è stata molto dura e intensa”.
Quali sono le aspettative del Benfica per questa stagione e come giudica il percorso fino ad ora?
“Sicuramente è una stagione al di sopra delle aspettative. L’obiettivo è sempre provare a vincere lo scudetto, ma quello è stato quasi vinto. Non è da tutti giocare così bene, vincere un girone di Champions con Juventus e PSG, essere tra le otto migliori squadre d’Europa e forse anche andare avanti. Il Benfica può davvero proseguire il suo percorso europeo, ma l’Inter ha beccato la squadra più facile, almeno sulla carta. La formazione portoghese non è certamente come Real Madrid e Bayern Monaco, che sono abituatissime a giocare a questi livelli. Il Benfica, però, anche ha avuto fortuna: con tutto il rispetto, l’Inter non è come le squadre che ho citato prima. Entrambe, quindi, possono dire la stessa cosa. Per me sarà una gara aperta, 50 e 50, dove può passare chiunque.
Per il Benfica già essere a questi livelli è una vittoria. Ho visto tutte le loro ultime stagioni e questa è quella che mi ha impressionato di più. Poi giocano ben tre giocatori prodotti dal vivaio: Florentino, il difensore centrale Antonio Silva e Gonçalo Ramos. Florentino, che era stato prestato al Getafe, è un grandissimo talento e ora si parla di lui come uno dei centrocampisti principali. Anche João Mário, che in Italia è stato criticato da tutti, è stato campione d’Europa con il Portogallo e ora è capocannoniere della Liga.
Non è stata fatta una grande campagna acquisti, semplicemente hanno recuperato calciatori a cui mancava un po’ di fiducia. Hanno una difesa forte, formata da Antonio Silva e Otamendi. In attacco ha ceduto Darwin Núñez, che per molti è una grande perdita, ma alla fine Gonçalo Ramos si sta dimostrando addirittura superiore a lui. Ha venduto Enzo Fernandez, il campione del mondo che tutti conoscono, e ha ripreso Chiquinho che giocava in prestito e ora sembra Zidane.
Forse è proprio questo che manca in Italia: coraggio di prendere un allenatore come Roger Schmidt, che è stato in leghe minori, invece di prendere i vari tecnici come Conte. Alla fine sono questi i mister che migliorano le squadre e i giocatori. In Italia c’è sicuramente più pressione perché il livello è più alto, ma posso garantire che giocare all’Estádio da Luz, con i tifosi che esigono la vittoria dello scudetto e delle buone prestazioni in Champions, non è facile. Schmidt è un allenatore molto tranquillo e calmo. Sta facendo benissimo”.
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – A tu per tu con Nicklas Lindahl, CMO di LeoVegas: “Possiamo vincere la Champions”

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1 giorno fa:
Marzo 31, 2023
ESCLUSIVA LEOVEGAS INTER – Da più di un mese – esattamente dal 4 febbraio – LeoVegas e l’Inter hanno concluso una grande collaborazione. LeoVegas.News è diventato Official Training Kit Front Partner dei nerazzurri.
Come citato in una nota ufficiale del club: “sarà da oggi presente sul front del training kit della prima squadra maschile e femminile e sul kit pre-match indossato dai giocatori nel riscaldamento di tutte le competizioni fino alla stagione 2024/2025″. Ai microfoni di Numero Diez, la voce di Niklas Lindahl, CMO di LeoVegas. Di seguito il testo dell’intervista.
L’INTERVISTA
Perché avete deciso di investire nel mondo del calcio e, nello specifico, proprio in Italia?
“Noi come gruppo pensiamo che il calcio sia uno degli sport più importanti al Mondo. Riteniamo infatti che sia un movimento molto interessante, in continua evoluzione, come il nostro business online. Per quanto riguarda la scelta di investire in Italia, ti posso dire che si tratta di un mercato molto stimolante, in quanto si trovano alcune delle migliori squadre di calcio al mondo. Crediamo fermamente come gruppo che sia un mercato rilevante per noi. Il nostro obiettivo è quello di offrire ai nostri utenti la miglior offerta di intrattenimento possibile”.
Oltre alle vostre attuali collaborazioni con Inter, Manchester City ed Atalanta, avete intenzione di allargare ulteriormente i vostri orizzonti?
ESCLUSIVA LEOVEGAS – “Attualmente, ci riteniamo molto soddisfatti di quello che abbiamo. In futuro, però, non chiudiamo la porta a nessuna possibilità. Il nostro obiettivo rimane di espandere il più possibile il nostro raggio d’azione, anche se attualmente collaboriamo già con tre club di livello assoluto“.
Quanta soddisfazione provate nell’avere una partnership con un club glorioso come l’Inter?
“Per noi è un sogno collaborare con un club della portata dell’Inter. L’annuncio della nostra partnership durante il riscaldamento di Inter-Milan con uno spettacolo mozzafiato è stato un qualcosa che definisco ‘Once in a lifetime’. Ripensando a quello che stiamo costruendo mi vengono i brividi, siamo dei privilegiati. Ci tengo – in particolare – a ringraziare i nostri tifosi, che ci hanno accolto nel migliore dei modi. Vogliamo promettere a tutto il popolo nerazzurro che faremo il possibile per crescere insieme, dando stabilità ed onorando il nostro impegno”.
Credi al sogno Champions League?
“Ogni cosa che fai nella vita, devi puntare a svolgerla al massimo. Ho conosciuto i giocatori dell’Inter, e posso assicurarvi che hanno una mentalità da vincenti. Credo fermamente al fatto che la squadra possa arrivare in fondo a questa competizione“.
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – Roberto Civitarese spiega l’importanza del mental coach nel mondo del calcio

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1 giorno fa:
Marzo 31, 2023
La figura del mental coach sta assumendo un’importanza sempre maggiore nel mondo del calcio. La redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di approfondire la questione con Roberto Civitarese, esperto Mental Coach dei Calciatori Professionisti. Con oltre 15 anni di esperienza nel settore, ha sviluppato la specializzazione sull’allenamento mentale dei calciatori.
Nell’intervista ha analizzato la progressiva rilevanza di tale settore nel mondo del calcio, spiegando le tecniche da lui utilizzate per migliorare l’aspetto psicologico e mentale dei vari calciatori. Inoltre, ha raccontato anche di altri suoi progetti. Dal libro ‘Gioco di testa‘, scritto nel 2011 e ripubblicato 10 anni dopo, con la collaborazione di Lorenzo De Silvestri, difensore del Bologna, al progetto della Nexeld Academy.
L’INTERVISTA
Negli ultimi anni il legame tra psicologia e calcio sembra essere stato sdoganato rispetto al passato. Al giorno d’oggi quanto è importante la figura del mental coach nel mondo del calcio?
“Ritengo che sia fondamentale. Molti calciatori, soprattutto di prima fascia, ritengono che dall’aspetto mentale dipenda l’80% della loro performance. I calciatori non possono allenare questo aspetto in maniera autonoma. Hanno necessità di un professionista qualificato, con delle competenze. Tuttavia, ritengo che il mondo del calcio si sia accorto solamente in parte di questa realtà. Non c’è stata ancora una piena presa di coscienza. Questo aspetto va trattato in maniera professionale, non da autodidatta.
Molti allenatori dicono quanto sia importante entrare nella testa dei calciatori, ma mai nessuno comprende dove reperire gli strumenti per fare questo. Credo che questa sia la situazione attuale”.
Quali sono le principali tecniche o strumenti utilizzati da un mental coach per curare l’aspetto psicologico di un calciatore?
“Vengono utilizzate tecniche legate allo sviluppo personale, come la programmazione neuro-linguistica. Alcune tecniche hanno una base neuroscientifica. Ci sono moltissime tecniche, come la respirazione e lo yoga. Poi ognuno si specializza sulle tecniche che predilige, che ritiene più idonee.
Ci sono varie tecniche, sviluppate anche in altri ambiti, che permettono all’individuo di poter fare un percorso in prospettiva. Permettono di guardarsi dentro e fare un’analisi delle proprie potenzialità. Con questi strumenti è possibile tirar fuori anche quelle risorse a volte inespresse”.
Tra le difficoltà più comuni di un calciatore, sicuramente c’è la gestione della pressione, soprattutto nei più giovani. Come si lavora su questo aspetto?
“Credo che non esistano formule particolari per ottenere determinati risultati. Lo chiamo percorso di trasformazione. Non è quello che facciamo che fa la differenza, ma è quello che decidiamo di essere. Tutto è incentrato molto sulla identità della persona. È un processo di trasformazione, quindi io devo cambiare il mio modo di approcciarmi alle cose. Bisogna guardare le situazioni da punti di vista differenti rispetto a quelli a cui il mondo del calcio è abituato.
Faccio un esempio. Quando analizziamo il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra, vengono create aspettative grandissime che comportano la pressione. Quando un calciatore ha un’aspettativa molto alta, se non è preparato subentra la paura di perdere, la paura di sbagliare e di fallire. Con un determinato pensiero negativo, aumentano le possibilità di sbagliare. Per questo motivo, il primo step è disinnescare quella carica emotiva ed emozionale. Quando parlo del debutto in prima squadra, ricordo sempre che è semplicemente una partita, quindi poco in confronto ad un’intera carriera. Bisogna analizzare le situazioni da una prospettiva differente. In questo caso aiuto il calciatore a focalizzarsi sulla carriera, non sulla partita. Quella singola partita è semplicemente un tassello dell’intera carriera. Per alleggerire la pressione, bisogna contestualizzare quella partita all’interno di un mondo più grande”.
Quando un calciatore subisce un grave infortunio, oltre al classico lavoro per il recupero fisico, esiste un percorso riabilitativo anche per l’aspetto psicologico?
“In questo caso spesso utilizzo la proiezione di un futuro che ancora non esiste, la cosiddetta visualizzazione. L’infortunio è un ostacolo. Il tema su cui focalizzarsi è il rientro. In questi casi chiedo ‘che tipo di calciatore vuoi portare in campo al tuo rientro’. Aiuto il calciatore a crearsi quell’immagine. Attraverso il lavoro di riabilitazione, deve costruire quel calciatore che lui vuole portare in campo alla ripresa. Bisogna concentrarsi sul futuro, ed ognuno è il singolo artefice del proprio. Molti calciatori sono rimasti focalizzati su ciò che hanno perso, piuttosto che sul futuro”.
Lei ha scritto il libro ‘Gioco di testa’ in collaborazione con Lorenzo De Silvestri. Ci racconti il progetto.
“Incontrai Lorenzo De Silvestri nel febbraio 2012. Il libro era uscito nell’aprile 2011. Il libro è formato da nove capitoli, in cui vengono analizzate quelle tecniche che io utilizzo quotidianamente nel mio lavoro. Un capitolo era legato all’esperienza sul campo. All’epoca avevo lavorato per tre anni, ed avevo raggiunto risultati importanti con vari calciatori, ad esempio con Fabio Borini, che a 19 anni aveva già giocato in Champions League.
Consegnai a Lorenzo quel libro. Per lui fu una sorta di breviario, l’ha sempre portato con sé. Ha sempre ritenuto quello uno strumento molto utile per un calciatore. Ha avuto una carriera molto importante. Dopo 10 anni di collaborazione, avevo il desiderio di rinnovare il libro. Lui mi disse che i giovani oggi ne hanno bisogno. Allora ho riproposto le tecniche, che lui ha utilizzato per 10 anni, e abbiamo aggiunto un capitolo in più nel quale lui ha raccontato questi 10 anni di lavoro con le mie tecniche. Ha spiegato quanto gli sia servita la figura del mental coach nella sua esperienza, aggiungendo le sue considerazioni. Questo capitolo si chiama ‘Dieci anni dopo’. Abbiamo deciso di riproporre questo libro per i ragazzi più giovani, con questa chiosa finale”.
Lei è uno dei fondatori di Nexeld Academy, la prima accademia di allenamento mentale per calciatori. Quali sono gli obiettivi del progetto?
“È un progetto che sta nascendo. A breve sarà operativo. È un progetto innovativo che nasce dal presupposto che il lavoro del mental coach sia un lavoro one to one con il calcatore. Per svolgere questo lavoro in maniera adeguata, ogni mental coach può lavorare al massimo con una decina di calciatori all’anno. È impensabile lavorare con troppi calciatori. Si tratta di un servizio di nicchia, che non può essere erogato a tutti.
Con il passare del tempo, questo lavoro è diventato di fondamentale importanza. Io ed un mio collaboratore abbiamo pensato di creare una modalità che potesse essere fruibile a tutti. Abbiamo creato un Academy che ha delle modalità di erogazione simili a quella di un’università online. Ci sono varie attività on-demand, con alcuni video miei sulle tematiche più frequenti, dagli allenamenti alla partita perfetta. Ci sono quegli argomenti che, in 15 anni di esperienza, i calciatori mi hanno maggiormente evidenziato. Questi video sono accompagnati da un percorso di coaching, guidati da un coach preparato da me, cha avrà la funzione di tutor. Alla fine, arriva la modalità one to one. A quel punto sarà rivolto a calciatori di prima fascia. Questa è l’idea.
Lasceremo un attestato di competenza sull’allenamento mentale. Ci sarà un evento, una volta all’anno, dove riuniremo i ragazzi dell’Academy, dove premieremo quelli che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. Ciò vorrà dire che quel percorso ha prodotto il risultato.
Una volta Sarri disse che l’80% dei mental coach sono fasulli, per denunciare una carenza di professionalità. Oggi chiunque può dichiararsi mental coach, anche senza competenza o esperienza. Questa professione libera penalizza la qualità. Ci sono calciatori che preferiscono rivolgersi a queste persone meno qualificate anche per ragioni economiche. Purtroppo esiste questa dinamica.
Il progetto nasce dalla volontà di dare la possibilità a tutti di allenare l’aspetto mentale in modo serio, professionale, con costi accessibili anche ai calciatori del settore giovanile. Con questo progetto, voglio far capire al mondo del calcio che questa è una professione seria. Io sono disponibile ad arrivare a chiunque, con modalità differenti. L’obiettivo è che l’Academy sia pronta in maniera perfetta per l’inizio della nuova stagione.
Quando incontro un calciatore, la prima cosa che gli dico è di leggere il mio libro per comprendere determinati concetti. Alla base di tutto c’è la volontà”.
In uno dei suoi ultimi video pubblicati sul suo profilo Instagram, lei ha riportato la situazione riguardante la mancanza di talenti italiani denunciata dal CT Mancini. Ha poi chiesto qual è il modo più adeguato per coltivare il talento dei ragazzi. Le pongo la stessa domanda.
“Determinate valutazioni dimostrano quanta poca conoscenza ci sia della materia umana. Con tutto il rispetto per gli addetti ai lavori, che prendono in considerazione solamente i piedi di un calciatore. Ma il calciatore non è formato solamente dai piedi. Nel reel ho chiesto ‘ma siamo sicuri che il problema sia che la gente non gioca più per strada?’. A Novara c’è un centro sportivo che è tra i migliori in Europa. Si impara di più giocando in un centro sportivo oppure in strada? Bisogna comprendere che la formazione di un calciatore non è solamente tecnica.
Il tema vero è l’incapacità di formare il talento, non la mancanza di talento. Se così non fosse, il mio lavoro non esisterebbe. Da me arrivano calciatori che non riescono a fare determinate cose, vuol dire che qualcuno non gliele ha insegnate. Inoltre, non credo che la soluzione sia pescare tra gli oriundi. Il problema è che non si vuole guardare in faccia la realtà e non ci si vuole assumere le responsabilità. La responsabilità è di chi governa il calcio. Il lavoro è misurato dai risultati. Se oggi si dichiara che in Italia non ci sono talenti, vuol dire che chi governa il calcio deve ammettere che ha fallito.
È sbagliato cercare di far credere cose che non esistono. Io credo che il talento esiste, occorre essere capaci di coltivarlo. Dichiarare in maniera generica che in Italia non esite il talento è folle. Piuttosto, bisognerebbe fare un discorso sui settori giovanili. Nella maggior parte delle squadre di Primavera 1, ci sono prevalentemente stranieri. Ad ogni modo, ritengo che non ci siano strutture che prendano in considerazione in maniera adeguata lo sviluppo dell’individuo. Il principale problema nostro è formativo. Bisognerebbe partire dalla formazione dei formatori”.
Champions League
ESCLUSIVA – Graffiedi: “Ecco come preparerei Milan-Napoli”

Pubblicato
2 giorni fa:
Marzo 30, 2023
ESCLUSIVA GRAFFIEDI – La nostra redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Mattia Graffiedi, ex attaccante di diverse squadra di Serie A (tra cui Napoli e Milan) e attuale tecnico del Forlì. Nell’intervista che vi proponiamo abbiamo sviscerato diversi temi tra cui proprio la sfida di Champions League tra i rossoneri e gli azzurri, ripercorrendo le tappe della sua carriera da calciatore e quella presente da allenatore. Ecco di seguito l’intervista completa.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA A MATTIA GRAFFIEDI
Partiamo dal tuo passato come calciatore. Nell’estate del 1999 sei passato dal Cesena al Milan per 15 miliardi di lire, anche se per una serie di infortuni non sei riuscito ad esprimere il tuo talento con i rossoneri. Quale ricordo hai di quella parentesi? Con chi hai legato di più in quella stagione?
“Quando si è presentata questa occasione di andare a giocare nel Milan, essendo anche tifoso, ho realizzato un sogno. Purtroppo non sono riuscito a indossare la maglia rossonera in partite ufficiali, ma resta comunque il ricordo di una bellissima esperienza. All’inizio avevo tanto imbarazzo ad allenarmi con gente del calibro di Maldini, Costacurta e Rossi, ma devo dire che sono riusciti a mettermi subito a proprio agio anche perché i veri professionisti sanno come comportarsi con i giovani appena arrivati. Mi sono trovato molto bene con Leonardo e Boban, ma soprattutto con Gattuso con cui condividevo diverso tempo anche fuori dal campo”.
Dopo questa stagione, hai cercato il rilancio prima nel 2001 al Cesena, e poi al Napoli in Serie B. Come mai avevi deciso di andare a giocare per gli azzurri? Cosa ti ricordi di quell’annata?
“Al Napoli ho vissuto un’altra esperienza davvero gratificante, soprattutto perché venivo da una stagione in cui non avevo giocato. In quell’anno sono riuscito a trovare la giusta continuità e abbiamo anche sfiorato la promozione. Napoli è davvero una piazza incredibile, soprattutto fuori dal campo. L’affetto dei tifosi non è mai mancato ed è qualcosa unico anche perché lì il calcio viene vissuto in modo quasi mistico”.
I sorteggi di coppa ci hanno regalato un derby ai quarti tra Napoli e Milan. Per te che hai giocato con entrambe le squadre, come vedi questo confronto? Hai un pronostico?
“Ovviamente tiferò per i rossoneri, ma ci sono rose più quotate per la vittoria della Champions, tra cui appunto il Napoli di Spalletti. In questa stagione stanno davvero esprimendo un gioco bellissimo sia in campionato che in coppa, ma in una doppia sfida europea nulla è scontato poi è chiaro che al momento do più chance di passare il turno al Napoli, anche se gli stimoli dei rossoneri saranno diversi dalla sfida di campionato“.
Proviamo un gioco ora, considerato che sei un allenatore come prepareresti questa partita nei panni di Spalletti e Pioli?
“Essendo due squadre che si conoscono molto bene, in realtà non esiste tanta preparazione. Sia Milan che Napoli sanno dell’importanza di questo scontro e sono convinto che entrambi gli allenatori sapranno motivare i calciatori, soprattutto Pioli che conosco molto bene. Io sono convinto che saranno due match in cui verranno fuori i singoli, anche perché con il nuovo regolamento in cui il gol in trasferta non vale più doppio le partite rimangono più aperte”.
La squadra rossonera quest’anno sta dimostrando di essere molto discontinua e di fare fatica soprattutto con le piccole in A. Secondo te cosa dovrebbe fare Pioli di più per migliorare sotto questo aspetto?
“Per me ci sono state troppe aspettative su questa rosa anche se nella scorsa stagione è arrivata la vittoria del campionato. Pioli ha fatto un enorme lavoro costruendo una squadra che ancora oggi, nonostante i risultati negativi, è protagonista sia in Italia che in Europa. Non è un problema di condizione fisica, semplicemente può accadere che in una stagione una squadra possa avere un periodo altalenante. Penso anche che a breve Pioli possa tornare a giocare a quattro in difesa e tornare al vecchio modulo “.
Torniamo alla tua carriera giocata. Da calciatore quali sono state le stagioni in cui sei riuscito ad incidere di più?
“Le mie annate migliori sono state sicuramente quelle dopo Napoli, con Gigi Simoni ad Ancona siamo riusciti a vincere il campionato in maniera davvero inaspettata. L’anno dopo sono passato alla Fiorentina dove ho vissuto un grande anno anche sotto il punto di vista della finalizzazione e con i viola ho ottenuto la seconda promozione nella massima serie”.
Ora alleni il Forlì in Serie D. Quali sono i tuoi “credo” calcistici? A chi ti ispiri come allenatore?
” L’anno scorso a gennaio sono stato promosso come allenatore della prima squadra del Forlì e a fine stagione sono stato riconfermato anche per questo campionato dopo la salvezza. Io ho avuto la fortuna di conoscere diversi tecnici bravi come Simoni, Mondonico e appunto Pioli. A me piace l’idea di portare un calcio divertente, alle mie squadre chiedo di avere grande entusiasmo e la volontà di sacrificarsi“.
Per concludere l’intervista, quali sono i tuoi prossimi obiettivi personali?
“Nel breve ovviamente desidero salire in Serie C con il Forlì. Come prossimo obiettivo, vorrei allenare tra i professionisti“.
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