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ESCLUSIVA – Lazaar-Novara, la trattativa è ai dettagli
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2 mesi fa:

Achraf Lazaar è vicinissimo a trasferirsi al Novara. Secondo quanto ha potuto apprendere la nostra redazione, infatti, l’ex Newcastle e Palermo, attualmente svincolato, è ormai ai dettagli con il club di Serie C, con il quale si è già allenato in prova per una settimana.
Il terzino marocchino, con passaporto italiano, è rimasto senza una squadra lo scorso agosto, quando il suo contratto con la Portimonense è scaduto, ed ha atteso fino a questa sessione di mercato per trovare un progetto adatto alle sue richieste.
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ESCLUSIVA – Buriani: “Napoli-Milan? Difficile fare un pronostico”
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13 ore fa:
Marzo 27, 2023
Il derby italiano dei quarti di finale di Champions League tra Napoli e Milan fa tornare alla mente tanti ricordi legati al periodo in cui le squadre della nostra penisola trionfavano nell’Europa che conta. Inter, Juventus e i rossoneri stessi hanno portato in alto il nome dell’Italia in giro per l’Europa, conquistando trofei e riconoscimenti iridati. Vedere finalmente tre squadre tra le migliori otto per la coppa dalle grande orecchie fa sicuramente ben sperare, nonostante appunto una tra Milan e Napoli sia destinata a fermarsi qui. Sono stati tanti i giocatori che hanno militato per entrambe le compagini nella storia del calcio e noi di Numero Diez abbiamo provato a contattarli per sapere la loro su questo scontro tutto italiano che coinvolgerà un paese intero.
Il primo intervistato è Ruben Buriani, ex centrocampista che oltre alle due squadre sopracitate ha giocato anche in altre squadre importanti come SPAL, Cesena, Monza e Roma. Una carriera di alto livello, condividendo lo spogliatoio con giocatori di assoluto livello come Gianni Rivera e Diego Armando Maradona. Una persona che si è contraddistinta anche fuori dal campo, rivelatasi tale anche per l’enorme disponibilità e gentilezza che ha dimostrato nei nostri confronti. Con lui abbiamo parlato appunto della sfida tra Milan e Napoli, ma anche dei percorsi intrapresi nelle ultime stagioni, il lavoro fatto da Pioli e Spalletti e alcuni aneddoti e rivelazioni legati alla sua carriera.
NAPOLI-MILAN, UNO SCONTRO CHE RIPERCORRE LA SUA CARRIERA
Per lei che ha militato sia nel Napoli che nel Milan, come vede questo scontro? C’è una favorita?
“Guardando il campionato non c’è sfida, ma in campo internazionale può succedere di tutto. In questo momento il Napoli sta dimostrando una forza che nessun’altra squadra ha, anche in campo europeo. In Champions League ha fatto paura a tutti ma in due partite secche così magari chi è più abituato a farle ha più vantaggio, nonostante il Milan negli ultimi tempi non ne abbia giocate tante. Nello stesso tempo però è difficile fare un pronostico tra due squadre di questo tipo. Sicuramente i partenopei, anche per quello che stanno facendo in campionato, partono leggermente favoriti“.
Secondo lei è meglio trovare una squadre dello stesso campionato in una fase così avanzata della competizione?
“È meglio da un lato perché magari si conoscono molto bene, è peggio perché purtroppo una delle due va fuori adesso. Il sorteggio è stato questo, è chiaro che è bello vederle insieme a questo livello ma una dovrà uscire. Come dicevo anche prima, il Napoli per la continuità e la forza dimostrato parte una spanna avanti per raggiungere le semifinali. Il Milan quest’anno sta trovando alcune difficoltà, ma sicuramente non sarà una sfida facile per i partenopei”.
UN MILAN LONTANO DA QUELLO VISTO LO SCORSO ANNO
Proprio sulle difficoltà del Milan in questa stagione, l’operato di Pioli inizia ad essere messo in dubbio da tifosi e addetti ai lavori. Cosa ne pensa? Come valuta il suo operato?
“L’anno scorso ha vinto, e anche bene. Quest’anno alcuni giocatori, come Leao e Hernandez, al rientro dal mondiale non erano gli stessi. Han pagato questo scotto, sono due che fanno la differenza. Quando mancano loro si sente, c’è poco da fare. Nonostante questo il lavoro di Pioli in questi due anni è stato buono, ha riportato il Milan in Champions, vincendo il campionato e arrivando anche ai quarti quest’anno. È chiaro che poi il lavoro di un allenatore viene valutato in base ai risultati, ma non sempre questi rispecchiano l’intero lavoro fatto. La mancanza di risultati risalta all’occhio dei tifosi soprattutto, ma ritengo che Pioli abbia fatto un lavoro produttivo e si merita la conferma anche per i prossimi anni. Ovvio che se la cosa dovesse continuare il primo a pagarne sarebbe lui, come succede spesso, vedi Conte. Ogni allenatore ha la propria storia e i risultati ne fanno parte in modo decisivo, c’è poco da fare”.
IL LAVORO DI SPALLETTI PER UN NAPOLI DA RICORDARE
Nonostante l’addio di Insigne e Koulibaly il Napoli si è ripreso immediatamente, con un cammino, almeno per il momento, incredibile. Cosa ne pensa del lavoro di Spalletti e della dirigenza partenopea?
“A inizio stagione è sempre difficile fare delle valutazioni, ma è chiaro che l’anno scorso il percorso sia stato ben diverso, nonostante la presenza di Koulibaly e Insigne. La dirigenza è stata super, chi è andato via è stato sostituito in modo egregio. Visto è considerato cosa stanno facendo Kvaratskhelia e Kim Min-Jae va dato un plauso a chi si è occupato di seguirli e prenderli. Hanno fatto una campagna acquisti incredibile, hanno trovato una solidità e una forza che non avevano gli scorsi anni. Il merito va alla dirigenza e all’allenatore, una lunghezza nella rosa di questo tipo non si vedeva da parecchio tempo”.
Proprio la lunghezza della rosa è uno degli elementi fondamentali nel percorso del Napoli. Ne è la prova la stessa partita di campionato tra Milan e Napoli, decisa proprio da un gol di Simeone, una riserva decisiva in più occasioni quest’anno. È d’accordo?
“Si si assolutamente, hanno una rosa competitiva in tutti sensi. Come manca uno, entra un altro, senza che la squadra ne risenta. Chiaramente che per chi rimane fuori non fa piacere, ma visti i tanti impegni tutti hanno avuto tanto spazio. Chi ha operato per portare a Spalletti una squadra così va solo che elogiato, visti i risultati e il calcio che gioca”.
LA CARRIERA DI RUBEN BURIANI
Lei ha avuto la fortuna di giocare sia per il Napoli che per il Milan, in due stadi importanti come il San Paolo e San Siro. Quali sono state le differenze che ha riscontrato? La tifoseria?
“Milano è una città un po’ più fredda a differenza di Napoli, un clima più frenetico. Diciamo anche che ai miei tempi il calcio veniva visto in modo diverso. Adesso ognun può vedere tutte le partite che vuole, per intero. Prima invece era diverso, c’era solo Novantesimo minuto che in sessanta secondi ti faceva vedere tutto. I tifosi affezionati erano quelli che ti guardavano allo stadio, adesso c’è anche chi da lontano si lega a una squadra. Comunque si tratta di due città diverse, una molto più calda dell’altra. Anche durante gli allenamenti, a Milanello c’era poca gente mentre a Napoli le persone venivano a vederti a centinaia. Il tifo adesso però credo sia cambiato, la televisione ha portato molta più gente ad avvicinarsi al mondo del pallone”.
Se le dico una data, 6 novembre 1977, cosa le torna in mente?
“Beh, diciamo che è una data che rimarrà impressa per sempre nella mia testa. Un ragazzo alla prima stagione in Serie A, in un derby così sentito come quello di Milano e vicino a grandissimi campioni si sentiva abbastanza in apprensione. Poi la partita diciamo che si è messa nel verso giusto e segnare quella doppietta è stato qualcosa di incredibile. La Serie A è un campionato difficile e riuscire a fare carriera lo è ancora di più. Arrivare ai massimi livelli vuol dire fare tanti sacrifici, ma è ancora più arduo riuscire a tenere certi ritmi per tanti anni. Bisogna lavorare quotidianamente per mantenere certi obiettivi che ti permettono poi di fare una carriera lunga e di toglierti certe soddisfazioni personali”.
LA FIGURA DI GIANNI RIVERA
Condividere lo spogliatoio con un campione come Gianni Rivera deve essere qualcosa che ti segna dentro. C’era qualcosa che la colpiva di lui?
“Era incantevole vederlo giocare, ma la cosa che mi colpiva di più era l’uomo fuori dal campo. Era un campione incredibile e lo dimostrava ogni giorno, a ogni singola sessione di allenamento. Ti permetteva anche di avere una tranquillità che non riuscivi ad avere con altri giocatori, passavi la palla a lui ed era come metterla in cassaforte. Stare quotidianamente con un campione di questo tipo ti spinge anche a lavorare di più, a cercare di raggiungere i più alto livello possibile, migliorandoti giorno per giorno”.
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ESCLUSIVA – Il Dott. Danilo Casali parla dei falsi “infortuni psicologici”

Pubblicato
2 giorni fa:
Marzo 26, 2023
Abbiamo avuto l’onore di poterci confrontare nuovamente con il Dott. Danilo Casali, esperto di prevenzione infortuni muscolari in ambito sportivo.
Ci ha parlato di quelli che ad oggi sono etichettati impropriamente come “infortuni psicologici” e ci ha portato due esempi lampanti che si sono verificati negli ultimi mesi, ovvero il caso di Nico Gonzalez e quello di Paul Pogba, ma i casi sono molto più frequenti.
Entrambi sono accomunati dal fatto di aver subito un nuovo infortunio muscolare effettivo, dopo che erano state fatte ipotesi di problemi psicologici, mentali, nel loro difficoltoso periodo che li ha tenuti lontani dal campo. Premesso che le implicazioni psicologiche di un individuo che soffre per un problema, sono individuali ed in
rapporto al proprio vissuto, questi riferimenti servono unicamente a far capire come, utilizzando la giustificazione psicologica, ci si allontani dalla ricerca delle cause effettive ancora presenti nel generare infortuni e recidive.
Nello specifico caso di Gonzalez, prima della convocazione per i Mondiali, lo staff e la società avevano ipotizzato un infortunio “mentale” per il loro atleta, insinuando un volontario atteggiamento frenato per non rischiare altri problemi in vista dell’imminente torneo in Qatar.
Il velocista argentino fu convocato ma poi lasciò il ritiro della nazionale prima del Mondiale per un infortunio di secondo grado insorto in allenamento.
Per Pogba, dopo un periodo lungo di assenza per la riabilitazione al ginocchio e quando il suo rientro sembrava imminente, è giunto un nuovo rinvio che ha lasciato perplesso anche l’allenatore. Sulla stampa qualcuno ha ipotizzato un infortunio psicologico anche per il francese, riferendosi a fonti vicine alla squadra.
Purtroppo, il centrocampista bianconero, ha subìto un nuovo infortunio muscolare documentabile con gli esami del caso, ovvero un problema reale tutt’altro che psicologico. Come per N.Gonzalez:
“È ampiamente noto che in medicina, quando un individuo lamenta problemi che non trovano conferma negli esami, venga chiamata troppo frettolosamente in causa la sfera psicologica/psicosomatica. Accade per un mal di schiena, per un mal di testa ricorrente e per molti altri disturbi. Il fatto che gli esami non possano “fotografare” certi disturbi funzionali, ovvero perturbazioni sul funzionamento corretto, porta a queste conclusioni molto spesso
totalmente prive di fondamento”.
L’OPINIONE DEL DOTT. CASALI
“Un atleta professionista come altri individui è soggetto a problematiche disfunzionali silenti, salvo il fatto che quando deve spingere al massimo in allenamento e competizione, può rilevare
percezioni fastidiose durante qualche movimento o dolori accentuati post-attività, anche a fronte di allenamenti non intensi, che lo inducono a stare in allerta: con netta riduzione delle potenzialità.
In qualsiasi auto moderna, la centralina elettronica inibisce la potenza se rileva qualche dato problematico proveniente dai vari sensori.
Il corpo è dotato degli stessi meccanismi ed un atleta di alto livello, che quotidianamente si allena ascoltandosi, è indubbiamente molto più affidabile nel percepire questi alert. Tutti gli allenamenti neuromuscolari effettuati, oltre alle altre finalità, perfezionano indirettamente questa capacità. E’ quindi paradossale che qualcuno, sicuramente informato dallo staff sanitario/atletico, faccia queste ipotesi quando non riesce a comprendere tutte le cause che incidono nel generare infortuni muscolari frequenti.
Dopo infortuni e ricadute sarebbe normale per chiunque avere quel minimo di timore/paura nel
ritornare in campo, ma le notizie sopra confermano sistematicamente come il problema infortuni
muscolari sia riconducibile non solo ai ritmi intensi imposti dal calendario, ma anche a questa zona d’ombra presente nelle procedure di valutazione medica, alla quale sfuggono le cause biomeccaniche alla base degli infortuni indiretti (senza nessun trauma/contrasto).
Come spiegare altrimenti le recidive che insorgono al ritorno in campo, o durante la stessa fase di
riabilitazione, accadute in questi mesi a più atleti (ad esempio Maignan e Lukaku)? Essendo già stati fermi per il loro recupero, non possono certo essere vittime delle partite ravvicinate”.
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ESCLUSIVA – Valerio Casagrande: “Per il Parma nel presente investimenti e capitale, nel futuro un modello autosostenibile”

Pubblicato
2 giorni fa:
Marzo 26, 2023
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare Valerio Casagrande, Chief Financial Officer per il Parma Calcio 1913 e Coordinatore della Commissione Sostenibilità e Licenze Nazionali della Lega Serie B, con il quale abbiamo trattato diverse tematiche: dagli obiettivi del club, passando per la sostenibilità nel calcio di oggi e, chiudendo, con una visione futura della Lega Serie B.
Quali sono gli obiettivi societari del Parma Calcio nel breve e lungo periodo?
“Mi piacerebbe innanzitutto evidenziare l’esistenza di obiettivi nel lungo termine e di piani strategici e operativi per poterli realizzare. La programmazione a lungo termine, infatti, non è scontata nel nostro settore. Ritengo che l’adozione di un simile approccio sia un punto di forza della proprietà di Parma Calcio e del nostro gruppo. Nello specifico, i nostri obiettivi sono declinati su quattro pilastri fondamentali: lo stadio, il centro sportivo, lo sviluppo commerciale del brand anche dal punto di vista internazionale e, ultimo ma non meno importante, lo sviluppo dei giovani”.
Ce le può approfondire?
“Per quanto riguarda lo stadio, abbiamo l’obiettivo di avviare un’attività di ammodernamento dello Stadio Tardini. Renderlo più godibile e sostenibile dal punto di vista finanziario, ambientale e sociale, garantendo un’esperienza più funzionale per la nostra tifoseria.
Nel centro sportivo, invece, oltre ai campi di allenamenti ci sono anche gli uffici della società. La nostra intenzione è quella di ampliare la struttura, con la costruzione di nuovi campi da calcio, e di migliorare sia le aree destinate al personale amministrativo e gestionale, che quelle dedicate al personale sportivo.
Per quanto riguarda lo sviluppo commerciale, il Parma Calcio vuole puntare tra l’altro sulla visibilità internazionale acquisita nel corso della sua storia. Puntiamo all’ottimizzazione delle linee di ricavo esistenti nonché alla creazione di nuove, sempre rimanendo coerenti con la vocazione della società.
Infine, l’acquisizione, la selezione e lo sviluppo dei giovani è un principio applicabile a tutte le aree del club, in particolare a quella sportiva. I progetti di ammodernamento dello stadio e del centro sportivo sono finalizzati anche a fornire agli atleti le migliori facility possibili, permettendo di allenarsi e svilupparsi nel miglior modo possibile. Sono elementi che riteniamo renderanno il nostro club sempre più attraente per i migliori talenti.
In aggiunta a questi aspetti, vorrei evidenziare il nostro approccio metodologico, basato sull’acquisizione e sull’ analisi dei dati. Ovviamente bisogna bilanciare i due aspetti: la creazione e l’elaborazione dei dati, senza dimenticare le risorse umane, dove gli aspetti psicologici sono molto rilevanti”.
Tra i termini più utilizzati nel calcio di oggi c’è quello di ‘sostenibilità’. Quali sono, secondo lei, i fattori chiave di questo tema, collegati al sistema calcistico?
“Mi tolgo momentaneamente il cappello di CFO di Parma Calcio. Ti parlo, dunque, non da un punto di vista soggettivo, ma di sistema, cosa che mi viene abbastanza naturale avendo ricoperto in passato il ruolo di Head of Finance and Control Department della Lega Serie B ed essendo tuttora il Coordinatore della Commissione Sostenibilità e Licenze Nazionali della Lega Serie B.
Il settore vive, come ben testimoniato ad esempio dal Report Calcio della FIGC, una situazione di acuta tensione finanziaria, con un ammontare di debiti molto significativi. Dal punto mio di vista, è poco plausibile pensare e/o sperare che si affermino in forma diffusa – sottolineo in forma diffusa, perché a livello individuale, invece, si sono consolidate eccezioni di successo – dei modelli di gestione che nel breve periodo determinino un sostanziale turnover rispetto alla situazione attuale.
Sul lato delle entrate, è verosimile, infatti, che i ricavi da diritti audiovisivi, la principale fonte economica del calcio italiano, saranno stagnanti almeno per un altro triennio. L’attivazione della crescita di altre fonti di reddito, nuove oppure già esistenti (es. ticketing, naming rights, hospitality), è dipendente, in maniera prevalente, dal rinnovamento degli stadi, per il cui compimento è richiesto generalmente un periodo non inferiore ai 5 anni, anche a causa della complessità dell’iter burocratico richiesto.
Sul lato delle uscite, il settore, anche durante il periodo del Covid, ha fornito pochi segnali di controtendenza rispetto alla costante crescita dei costi, in particolare di quelli connessi al trading player. Ciò premesso, qual è l’elemento che può garantire la sostenibilità finanziaria del calcio italiano? Il capitale.
L’attrazione del capitale, in particolare da parte di investitori esteri, per il calcio italiano è, pertanto, una via obbligata, ma non irrealistica e non priva di opportunità collaterali. I brand dei club italiani continuano ad essere internazionalmente riconosciuti, il livello tecnico dei nostri campionati rimane, a livello globale, elevato – nonostante sia decisamente declinato rispetto a 20 anni fa -, i costi di acquisizione di un club sono relativamente attraenti rispetto ad altri campionati e il mercato è sostanzialmente allineato nel riconoscere ai nostri club una redditività latente che potrebbe essere portata a emersione, nel medio – lungo termine, da gestioni allineate con il moderno sport business.
Tutti gli elementi menzionati rendono i club italiani target attrattivi per gli investitori in particolare esteri, i quali sono quelli che dimostrano in questo periodo storico le maggiori disponibilità economiche. A tal fine, ossia per rimanere attrattivo verso questi soggetti o esserlo ancora maggiormente, per il calcio italiano diventa imperativo preservare credibilità e stabilità delle regole.
La sostenibilità nel lungo periodo passa dal miglioramento dei conti economici, mediante la crescita dei ricavi e/o la diminuzione dei costi mentre, nel breve periodo, dipende passa dal capitale degli investitori”.
Come ha già citato in precedenza, lei ha ricoperto la carica di Head of Finance and Control Department della Lega Serie B. Come vede il futuro della B sotto questo punto di vista?
“La Lega di Serie B ha conosciuto un percorso di crescita dei ricavi commerciali nonché in termini di visibilità. Io sono convinto che questo percorso positivo avrà la possibilità di consolidarsi nei prossimi anni. Dal mio punto di vista, un elemento da consolidare per la Serie B è il posizionamento come fucina di talenti, auspicabilmente italiani, che possano essere importanti anche per le nostre nazionali.
Negli ultimi anni il peso dei giocatori stranieri è aumentato. Ci sono degli elementi, dal punto di vista normativo ed economico-finanziario che hanno determinato condizioni favorevoli all’acquisizione di giocatori stranieri rispetto a quelli italiani. Mi riferisco, tra gli altri, al cd. ‘Regime Impatriati’ o Decreto Crescita. Pur essendo condivisibile nel principio, secondo me presenta aspetti decisamente migliorabili, in particolare al fine di eliminarne alcuni elementi distorsivi. L’altro elemento riguarda la cosiddetta ‘Stanza di compensazione della Lega’.
Dal mio punto di vista è necessario un intervento, in particolare sul tema delle fideiussioni, per rendere meno disequilibrata la situazione rispetto al mercato internazionale, nel quale questo sistema non esiste. A parità di condizioni, se tu compri un giocatore dall’estero ti costa meno che comprarlo in Italia, disincentivando la produzione di giocatori in Italia con tutte le relative conseguenze. Infine, ho un’ultima proposta…”.
Prego.
“Da quando è stato introdotto il divieto di sponsorizzazioni per le società di betting. Le società sportive sono state penalizzate, in quanto è stato loro precluso l’accesso a introiti considerevoli, visto il budget di cui il settore betting dispone. La mia proposta è di reintrodurre la possibilità di stabilire rapporti commerciali con le società operanti in tale ambito e di destinare i relativi introiti, in tutto o in parte, al settore giovanile.
Certificando, con un’attività di rendicontazione a posteriori, che queste somme siano state effettivamente utilizzate per il settore giovanile. Così si destinerebbe un’entrata, che è oggetto di controversia, a un fine meritevole, in un certo senso “riabilitandola”. Ovviamente tale intervento si radica nell’ambito della normativa statale e, dunque, il calcio non è autonomo in tale iniziativa ma deve attivare l’azione del legislatore statale”.
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ESCLUSIVA – Caturano si racconta: “Ronaldo il mio idolo, Fazio il difensore più forte mai affrontato”
Pubblicato
5 giorni fa:
Marzo 22, 2023Di
Elio Granito
Corri, lotta e vinci: sono i tre imperativi imposti da Salvatore Caturano, bomber del Potenza Calcio, società militante nel Girone C della terza serie professionistica italiana. Il calciatore dei Leoni è riuscito a guadagnarsi la fiducia e l’affetto dell’intero ambiente, diventando così, in poco tempo, capitano della squadra del tecnico pozzogottese Giuseppe Raffaele.
CHI È SALVATORE CATURANO
Nasce a Napoli, il 3 luglio del 1990. La sua carriera tra i professionisti parte da Empoli quando, nel 2007, alla tenera età di sedici anni, fa il suo esordio in Serie A, in prima squadra, nella vittoria di Siena contro i bianconeri. Da quel momento in poi, sono numerose le avventure di Caturano tra Serie B e C: da Taranto, passando per Melfi e Lecce, fino all’esperienza di Cesena. Quest’ultima, lo vede protagonista delle sfide play-off dei cesenati, con due gol siglati e un assist fornito tra primo turno e ottavi. La sfida casalinga di ritorno contro il Monopoli risulterà, però, letale per gli uomini di Viali che subiranno un sonoro 0-3.
Oggi, al servizio del Potenza, con la fascia stretta la braccio, sta trascinando i potentini verso una salvezza tranquilla e, magari, in direzioni più prestigiose di classifica.
L’INTERVISTA INTEGRALE
La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare l’attaccante dei rossoblù, nonché uno delle punte più prolifiche del campionato italiano di Serie C.
Bomber ‘casalingo’ con ben dodici reti messe a segno al “Viviani”: una sentenza vera e propria per gli ospiti. Quanto incide la spinta dei tifosi sulle tue prestazioni?
“Direi tantissimo, perché, grazie ai tifosi, quando entri in campo al ‘Viviani’, è sempre una bella emozione. In particolare, quest’anno ho notato tanti giovani presenti sugli spalti e questo mi tocca molto. Sono felice di aver dato, finora, il mio contributo e spero di continuare così per questa gente. Loro rappresentano un elemento importantissimo“.
Ben quindici reti siglate finora, una in meno dei colleghi di reparto Biasci e Patierno. La quota venti non è così distante, così facendo batteresti il tuo record personale di marcature con la maglia del Melfi nella stagione 14/15 (diciotto gol). Credi di poterci riuscire?
“Assolutamente, sto lavorando per quello. Innanzitutto, per dare una mano alla squadra. È chiaro che sfatare questo tabù dei diciotto gol rappresenterebbe un’ulteriore soddisfazione personale, perché si tratterebbe di superare tanti gol. Ci sto provando e spero di riuscirci”.
Raccontaci di come hai vissuto il momento del gol ‘spaziale’ segnato alla Gelbison.
“In quel momento, quando mi è arrivato il pallone, ho fatto uno stop di petto a seguire e ho subito pensato al tiro. È stata chiaramente una bella esecuzione, ma anche fortunosa: calciare da quella distanza e segnare quell’eurogol, sinceramente, non me l’aspettavo. Quando ho visto la palla entrare, sono esploso dalla felicità. Un gol importante che ha portato i tre punti e credo che sia stato il coronamento di una magnifica giornata”.
Che ricordo hai dell’esordio in Serie A con la maglia dell’Empoli?
“Era una caldissima giornata di maggio. Mi trovavo in panchina, seduto accanto a Vittorio Tosto che durante la partita mi diceva: ‘Oggi farai l’esordio’. Io lo guardavo incredulo e pensavo che non potesse mai accadere. Poi, a fine primo tempo, mister Cagni mi chiamò: ‘Caturano, vai a scaldarti’. In quel momento, non riuscivo a rendermi conto di dove fossi; ho iniziato il riscaldamento sperando di entrare, ma già durante quegli istanti sentivo un’emozione fortissima attraversarmi. Poi, quando il mister mi ha richiamato per le ultime indicazioni, ho iniziato a sentire le gambe tremare; quando sono entrato non sentivo più niente. Ho provato una sensazione davvero indescrivibile: è stato magnifico“.
Qual è stato e qual è tuttora il giocatore a cui ti ispiri maggiormente?
“Il mio idolo da sempre è Ronaldo il ‘Fenomeno’. Del calcio moderno, direi Benzema: il centravanti d’eccellenza. Riesce a fare tutto: possiede tecnica e tempi d’inserimento. A volte lo si guarda con gli occhi a cuoricino”.
Qual è il difensore più forte che tu abbia mai affrontato?
“Ho avuto il piacere e l’onore di affrontare la Roma, in Coppa Italia, all’Olimpico con la maglia dell’Entella. Quindi ti dico Fazio. Al tempo, era un armadio a tre ante (ride, ndr). Non riuscivo nemmeno a stargli vicino, con una manata mi spostava. Provavo ad attaccarlo alle spalle, ma niente, non riuscivo a saltarlo“.
Poco più di un mese fa hai firmato il rinnovo di contratto col Potenza fino al 2025. Stai trascinando, da capitano, la squadra a suon di gol, assist e buone prestazioni. Quali sono le tue aspirazioni future con la maglia rossoblù?
“Sicuramente il fatto che questa società mi abbia dato una fiducia così grande, che sto cercando di ripagare nel migliore dei modi, mi fa sentire onorato. Far parte di questa società, gruppo, famiglia, per me, rappresenta una grande soddisfazione. Spero di poterne far parte il più a lungo possibile. Qui non manca nulla per vivere l’esperienza calcistica nel migliore dei modi: ho a che fare con persone oneste, rispettose e ne sono realmente felice“.
Con una classifica cortissima, una vittoria, o una sconfitta, può stravolgere le sorti del campionato. Con la dovuta cautela, credi che la squadra possa riuscire a salire sul treno play-off?
“Assolutamente. Cercheremo, già sabato contro la Juve Stabia, di archiviare l’obiettivo prefissato a inizio anno, ossia la salvezza. È chiaro che, dopo aver raggiunto uno scopo, si cerca di alzare ulteriormente l’asticella, provando, magari, a salire sul treno dei play-off. Credo che ci siano tutte le carte in regola per farlo, quindi ci proveremo fino alla fine“.
Sei certamente uno degli attaccanti migliori della Serie C. Col passare degli anni hai vissuto esperienze differenti che ti hanno aiutato a crescere come giocatore e come uomo. Il Caturano di oggi, guardandosi dietro, cambierebbe qualcosa del proprio passato?
“Cambierei l’atteggiamento avuto nei primi anni, dopo l’esordio in Serie A, dove mi sono un po’ esaltato, sentendomi dunque già realizzato. Ora, a trentadue anni, col senno di poi, avrei cambiato la mentalità, poiché probabilmente avevo le possibilità per rimanere in quella categoria, nel calcio vero. Con l’atteggiamento avuto, invece, ho bruciato l’opportunità di continuare quel percorso. Ad oggi, però, per ciò che ho fatto nell’attuale categoria mi posso ritenere soddisfatto”.
Fonte immagine in evidenza: sito ufficiale Potenza Calcio
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