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ESCLUSIVA - Luis Vino: "Per la Juve è l'anno buono. Vi segnalo un futuro campione nel Milan"

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ESCLUSIVA – Luis Vino: “Per la Juve è l’anno buono. Vi segnalo un futuro campione nel Milan”

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Ha parlato ai nostri microfoni Luis Vino, procuratore giovanile con cui abbiamo fatto una bella chiacchierata sul campionato che verrà e su un giovane molto interessante che segue.

Come vede il prossimo campionato di Serie A? L’arrivo di CR7, gli acquisti di Higuain e di Nainggolan per le milanesi. Tanti campioni, cosa ti aspetti?

Mi aspetto un ottimo campionato, perché tutte le società hanno dei buoni giocatori e hanno presi degli ottimi calciatori. Ronaldo alla Juve, Nainggolan all’Inter, anche il Milan ha fatto un buon mercato.

L’arrivo di CR7 può davvero portare tanto al calcio italiano, anche a livello economico?

CR7 come ben sappiamo è ormai uno dei top player al mondo e il suo arrivo mette sicuramente in risalto anche il calcio italiano. La Juve ha fatto un ottimo acquisto sotto tutti i punti di vista, tecnico ed economico. Ronaldo darà grande visibilità anche a livello mediatico ai bianconeri, è un enorme investimento anche per quanto riguarda il merchandising ad esempio. Col suo arrivo è davvero l’anno buono per puntare alla Champions, che manca da un po’.

Sei un grande esperto di calcio giovanile, in procura hai Aseged Ivan, un brillante talento delle giovanili del Milan. Cosa puoi dirci di lui?

Io mi occupo molto del settore giovanile, perché mi piace molto stare coi giovani e vedere il loro percorso di crescita. Ho molti ragazzi di prospettiva, alcuni giocano nel Milan, altri nella Fiorentina o nell’Atalanta. I rossoneri hanno un buon settore giovanile e Ivan è un giocatore su cui puntiamo molto. E’ un numero 9, una prima punta molto intelligente che può farcela perché è consapevole delle proprie qualità, ma sa anche che deve lavorare duramente. Ci aspettiamo tanto da lui.

 

Calciomercato

ESCLUSIVA – Qual è la reale situazione Sportiello-Milan? Firma ancora lontana

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Si sono fatte sempre più insistenti in queste ultime ore le voci di un accordo fra Marco Sportiello e il Milan. Il portiere dell’Atalanta, cercato dai rossoneri anche nell’ultima sessione di calciomercato, è il profilo preferito da Maldini per il ruolo di vice Maignan. Stando da quanto appreso dalla nostra redazione, però, le due parti sarebbero ancora ben lontane dall’accordo.

Giuseppe Riso, agente di Sportiello, ha dichiarato che le voci su un accordo quasi raggiunto sono infondate. Il procuratore del portiere atalantino, infatti, non si sarebbe ancora incontrato con la dirigenza dei rossoneri per discutere dell’eventuale accordo. Le parti devono ancora, dunque, sedersi al tavolo delle trattative e per la firma ci sarà ancora molto da lavorare.

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Calciomercato

ESCLUSIVA – Milan, silenzio sul rinnovo di Messias

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Junior Messias è stato, suo malgrado, uno dei protagonisti della doppio euroderby conclusosi ieri sera con l’eliminazione del Milan dalla Champions League. L’attaccante brasiliano è arrivato in rossonero nel 2021 dopo essere stato uno dei trascinatori del Crotone durante la stagione 20/21, e adesso il suo contratto è prossimo alla scadenza, fissata per il 2024.

Secondo quanto raccolto dalla nostra redazione non sarebbero ancora iniziati i dialoghi per un eventuale rinnovo di Messias, anche se la volontà del giocatore sarebbe quella di rimanere in rossonero.

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ESCLUSIVA – Volpecina: “Il Napoli può rivincere lo scudetto”

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Napoli

È con grande piacere che Numero Diez ha avuto l’onore di intervistare in esclusiva Giuseppe Volpecina, ex calciatore del Napoli e vincitore del primo scudetto azzurro, nella stagione 1986/87. In questa occasione il campione napoletano ha commentato ai nostri microfoni la conquista dello scudetto da parte del Napoli in questa stagione, ma non solo. Durante l’intervista, abbiamo avuto modo di rivivere insieme a Volpecina alcune delle più grandi glorie del calcio partenopeo, ma anche di esplorare le aspettative per il futuro della squadra azzurra.

L’INTERVISTA

All’inizio della stagione si aspettava che questo Napoli potesse vincere lo scudetto?

“Veramente avevo dei dubbi, specialmente a causa gli addii di Koulibaly e Insigne: erano due titolari, due giocatori molto importanti. Poi sono andati via anche Mertens, anche se nell’ultimo anno stava giocando di meno, Fabian Ruiz e il portiere (Ospina, ndr). I nuovi arrivati erano un punto interrogativo, perché non si conoscevano bene. Devo essere sincero, avevo dei dubbi. Non pensavo che addirittura potessimo vincere lo scudetto in modo così netto e con così tanto vantaggio, dimostrando di essere praticamente i più forti in assoluto senza nessun dubbio”.

Come ex terzino sinistro del Napoli, qual è il suo giudizio sulle prestazioni dei terzini Olivera e Di Lorenzo in questa stagione? Crede che abbiano svolto un ruolo importante nella vittoria dello scudetto?

“Anche Mario Rui ha fatto un ottimo campionato. Diciamo che i tre terzini hanno davvero fatto molto bene. Sono stati determinanti come gli altri, perché tutti quanti hanno fatto un gran lavoro, grande sacrificio, ottima qualità. La forza di questo Napoli è stato il gioco di squadra, l’affiatamento, grande condizione fisica, organizzazione di gioco. É  stato tutto un insieme. Poi Kvaratskhelia metteva la ciliegina sulla torta e Osimhen concretizzava il gioco della squadra: loro sono stati un di più. É  tutta l’organizzazione di gioco che è stata perfetta e impeccabile, a parte un piccolo periodo in cui c’è stata una carenza fisica.

I ragazzi hanno condotto tutto il campionato a mille all’ora, solo nel periodo in cui abbiamo avuto le tre partite contro il Milan non siamo riusciti ad essere brillanti come al solito. Però, nonostante tutto, la qualificazione ce l’hanno un po’ strappata in modo regolare, perché siamo incappati in due giornate negative degli arbitri, sia all’andata che al ritorno. La bilancia poteva pendere dalla nostra parte, invece ci sono stati due errori gravi degli arbitri. Poi siamo stati sfortunati perché abbiamo giocato con due giocatori squalificati e, dopo pochi minuti, anche due infortunati. In più Osimhen rientrava dall’infortunio dopo tanto tempo e all’andata abbiamo giocato addirittura senza attaccante. Quindi sono state tante piccole cose a farci perdere la qualificazione ed è stato un peccato perché era un’ottima occasione, almeno per arrivare in finale”. 

Cosa, secondo lei, è mancato alle altre squadre per stare al passo del Napoli?

“Si sono subito perse per strada. Si sono alternate: mentre il Milan faceva delle buone cose, si fermava l’Inter; riprendeva l’Inter e si fermava il Milan. La Juve ha sempre avuto problemi. Poi le dirette avversarie hanno perso molte partite. Poi con il doppio impegno campionato-Champions qualche punto lo perdi. Invece il Napoli è stato veramente bravissimo a tenere sempre la concentrazione alta e un grande ritmo. Sia in campionato che in coppa, ha sempre avuto un ritmo alto e una bella freschezza atletica. Le altre, quando hanno giocato e c’era il doppio impegno, hanno pagato molto e hanno fatto turnover.

Noi, invece, abbiamo una rosa un po’ più ampia: ad esempio, quando mancavano Kvaratskhelia e Osimhen, Simeone e Raspadori hanno dato il loro contributo, hanno fatto gol e ci hanno dato punti importanti. Noi siamo stati più completi in tutti i sensi, sia come prestazione fisica che come rosa. Quando rischiavamo di perdere punti a causa dei tanti impegni, non li abbiamo persi perché avevamo più qualità. Le altre, invece, hanno subito qualche battuta d’arresto e noi ne abbiamo approfittato”.

Qual è stata la differenza principale tra il Napoli di questa stagione e quello degli anni precedenti?

“É difficile dire delle differenze perché sono passati tanti anni, soprattutto dal primo scudetto. Avevamo tanti giocatori forti e, soprattutto, avevamo Diego (Maradona, ndr) che non fa testo. Nell’87’ ci abbiamo messo la stessa grinta, la stessa voglia e la stessa fame perché volevamo vincere e non era mai successo prima. In quella formazione eravamo più di dieci campani, quindi c’era un qualcosa in più. Eravamo assatanati, assetati e affamati: volevamo vincere a tutti i costi. E abbiamo vinto. I ragazzi del Napoli attuale hanno avuto le stesse cose. Io ritengo che gli avversari dei miei tempi, senza togliere nessun merito al Napoli perché è nettamente la squadra più forte di tutti, fossero più forti degli avversari di adesso.

Sono passati tanti anni, il calcio è cambiato molto ed è difficile fare questi paragoni. Io sono più che convinto che il Milan attuale non valga il Milan di Baresi, Tassotti, Maldini, Van Basten, Gullit e Rijkaard. Io tutti questi giocatori forti ora non li vedo. La stessa cosa vale per l’Inter, per la Juve e per la Roma, che aveva ottimi giocatori. Lo stesso per quanto riguarda la Sampdoria di Vialli e Mancini, che hanno vinto anche lo scudetto.

Nel 1987 c’erano 5/6 squadre alla pari del Napoli. Infatti in sette di Maradona al Napoli abbiamo vinto solo due volte, poi i vincitori dello scudetto si sono alternati: abbiamo trionfato noi, poi il Milan, poi l’Inter, poi di nuovo il Napoli, la Sampdoria, la Juve… Non c’è stata una continuità di vittorie come negli scorsi anni, in cui la Juve ha vinto 9 campionati consecutivi: prima era impensabile. Spesso si vinceva il campionato all’ultima partita, con pochi punti di vantaggio.

Le attuali avversarie del Napoli non le vedo fortissime come ai miei tempi. C’è un po’ di crisi economica, c’è anche una crisi di qualità: oggi, per esempio, non vedo un Roberto Baggio, un Mancini, un Totti, un Maldini, un Baresi. Non ci sono questi giocatori, non ci illudiamo. Infatti, soffriamo anche con la Nazionale. Faccio un esempio per quanto riguarda i terzini sinistri. Io non sono mai arrivato a vestire la maglia dell’Italia, con Cabrini, Maldini, Francini, De Agostini, Nela.

C’erano terzini fortissimi, ma Cabrini li chiudeva tutti. Oggi in Nazionale siamo costretti a chiamare un ragazzo bravo, ma brasiliano. Oppure Spinazzola che è forte ma è destro. Stessa cosa per gli attaccanti, abbiamo avuto molti problemi a fare gol e non ci siamo qualificati per due volte ai Mondiali. Questo dimostra che in Italia tantissimi calciatori di qualità come Baggio, Baresi o Bruno Conti non ci sono. Queste credo sia la grande differenza. Bisognerebbe coltivare di più il talento”.

A livello mentale, Luciano Spalletti cos’ha dato ai suoi ragazzi?

“A livello mentale Spalletti ha portato tranquillità, serenità e convinzione dei propri mezzi. Ha rivalutato tanti ragazzi che negli anni scorsi hanno avuto difficoltà. Un esempio può essere Lobotka: quest’anno era sicuro, tranquillo, dirigeva il gioco con grande personalità. Quando è arrivato mi sembrava spaesato, non convinto, un po’ perso e non stava nemmeno tanto bene fisicamente. Quando c’è un allenatore che ti dà tranquillità, sicurezza e ti dà responsabilità, il giocatore rende di più. Non si sente sotto esame, si sente tranquillo, sente che può anche sbagliare e, quindi, il ragazzo sbaglia poco. Invece, quando il calciatore sa che non può commettere errori, sbaglia di più perché c’è più tensione, più nervosismo.

Spalletti è riuscito a trasmettere massima tranquillità a tutti ed è stato bravo a tenere concentrati e sul pezzo i suoi giocatori. É  successo anche a me, perché ho avuto la fortuna di giocare oltre 30 partite in Coppa UEFA: facevo grandi partite in Europa, ma la domenica ci mettevo tanto impegno e volontà ma non riuscivo a ripetere la prestazione. Non è facile. Spalletti, invece, è stato bravo a tenere sempre carichi e concentrati i suoi giocatori ogni tre giorni. Credo che questo sia stato determinante”.

Crede che ci saranno dei cambiamenti all’interno della squadra e della dirigenza?

“Ora è difficile stabilirlo con certezza. All’interno del gruppo squadra, il presidente ha detto che vuole puntare anche alla Champions e quindi rinforzerà la formazione. Però io temo che cominceranno problemi, perché arriveranno richieste importanti dai giocatori. Osimhen, per esempio, è accostato già a tante squadre fortissime in Europa. Quando cominceranno ad arrivare queste richieste e offerte contrattuali notevoli, inizieranno i veri problemi. Non sempre si riesce a trattenere questi giocatori. Poi se arriva qualche offerta irrinunciabile, il Napoli non può farci molto. In caso di grandi somme di denaro, però, si può costruire una squadra altrettanto importante.

Adesso è prematuro fare questo discorso, bisogna vedere se la società riuscirà a resistere alle tentazioni e alle richieste. Io credo che tutti i giocatori avranno desideri importanti, e non solo Osimhen e Kvaratskhelia. Sono tutti calciatori di alta qualità e possono giocare in grandi squadre europee. La società avrà un gran bel da fare. Per quanto riguarda i dirigenti, le voci dicono che il direttore sportivo (Cristiano Giuntoli, ndr) partirà. Per il momento, però, sono tutte chiacchiere. Bisognerà capirlo un po’ più in là, anche perché si sta ancora giocando il campionato”.

Come pensa che il Napoli debba affrontare la prossima stagione, dopo la vittoria dello scudetto?

“Il segreto sta nell’affrontare le partite sempre con la stessa intensità, cattiveria agonistica e con la fame. Questo non è facile, perché quando una squadra ha fame e si sazia, poi diventa difficile. Se, però, la squadra e l’allenatore riescono ad avere la stessa voglia e determinazione, io credo che possiamo aprire un ciclo perché la formazione è forte.

Le altre non credo possano colmare tutto questo gap che c’è con il Napoli in vista della prossima stagione. Tutte quante le altre compagini di Serie A hanno difficoltà economiche. Non possono fare grandi investimenti, a meno che non siano così bravi e fortunati ad acquistare 3/4 giovani che rendono alla grande, come abbiamo fatto noi. Se così dovesse essere, potranno creare problemi, ma attualmente noi abbiamo un grande vantaggio. Se nella prossima stagione abbiamo la stessa voglia, la stessa fame e la stessa determinazione di quest’anno, possiamo ripetere l’impresa. Non credo con lo stesso vantaggio e così nettamente, ma possiamo tranquillamente rivincere lo scudetto”.

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Altri Sport

ESCLUSIVA – Il DT della Feldi sui play-off: “Napoli favorito, ma occhio alla forma del Pescara”

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Feldi Eboli

La stagione regolare è giunta al termine e per la Feldi Eboli è arrivata l’ora di fare i conti con i play-off. La formazione di Samperi è chiamata a risollevarsi dopo un finale di campionato non esaltante. Alle foxes servirà l’impegno dell’intero gruppo che, spinto dal sostegno dei tifosi tenterà un’impresa solo sfiorata nelle precedenti edizioni.

Imprese che passano anche dal lavoro meticoloso svolto ‘dietro le quinte’ da chi, nel calcio a 5, ha trascorso gran parte della propria vita. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare uno dei protagonisti dell’organigramma dei vice-campioni d’Italia, nonché il miglior direttore tecnico del futsal italiano Marcello Serratore.

Trentesimo anno nella scena calcettistica per il nativo di Lettere, gragnanese doc adottivo a tutti gli effetti, che, nell’arco della propria carriera, ha occupato diversi ruoli: dal calcettista all’allenatore fino al direttore. In particolare, Serratore ha finora trascorso sette anni tra le file ebolitane e sembra motivato a voler continuare il proprio cammino in rossoblù.

L’INTERVISTA

Ci spieghi il suo ruolo e l’importanza che assume all’interno di un vasto organigramma.
“Molte persone mi definiscono un direttore ‘atipico’. Il direttore tecnico deve essere stato allenatore, poiché questo aspetto lo aiuta in molteplici dinamiche. Il DT differisce dal DS per il fatto di parlare la ‘stessa lingua’ dell’allenatore, con cui può anche discutere di questioni tecnico-tattiche. Il direttore sportivo non possiede la competenza tecnica tale da controbattere su questioni di campo. Inoltre, io devo essere in grado di far quadrare anche la questione economica e comportamentale”.

 

Miglior DT del futsal italiano, un riconoscimento non arrivato di certo per caso. Quali sono state le sue emozioni quando ha ricevuto il premio ‘Franco Janich’?
“È stato un piacere enorme, arrivato al culmine di una lunghissima carriera nel mondo del calcio a 5. Essere premiato come miglior direttore del futsal italiano è un motivo d’orgoglio e di vanto. Ci tengo a precisare una cosa: nonostante si tratti di un premio assegnato alla mia persona, per me rappresenta un riconoscimento collettivo. Perché non avrei mai potuto riceverlo senza il sostegno del presidente e dell’intera società, giocatori compresi“.

 

Ben sette le stagioni con la Feldi Eboli. Quanto si sente legato a questa società? Pensa di rimanere ancora a lungo con le foxes?
“Io mi sento molto legato all’ambiente ebolitano, alla Feldi e al presidente. Mentirei se non ti dicessi di aver ricevuto proposte da altre società. Le ho ricevute, le ricevo e le riceverò, non per fare il presuntuoso. Però non ne faccio una questione economica, anche perché mi trovo benissimo ad Eboli e, fin quando la comunione d’intenti tra me e il presidente sarà questa, avrò il piacere di restare. Se dovessimo iniziare ad avere visioni differenti, il rapporto umano che si è venuto a creare resterà tale, per sempre, ma ognuno prenderà la propria strada, con molta serenità e rispetto. Per adesso c’è una forte collaborazione tra noi. La Feldi Eboli è al momento, sia dentro che fuori dal campo, una delle società migliori d’Italia, ma pur sempre disposta a migliorarsi. Quindi al momento non ho intenzione di voler cambiare aria“.

 

Che rapporto ha col presidente Di Domenico, con lo staff e con i giocatori?
“Col presidente c’è sempre stato un buon rapporto, anche prima che facessi parte della sua squadra. Quando ho interrotto il mio rapporto col Napoli, lui mi volle conoscere e stipulammo questo primo accordo. Il nostro rapporto è andato oltre l’ambito professionale. Ovviamente sono un suo dipendente, ma si è creato un legame forte: di stima, rispetto e affetto. Con lui faccio tutto di comune accordo, c’è un confronto quotidiano costante. Tutti i giocatori, compreso lo staff tecnico, sono stati scelti e voluti da me, ovviamente con l’avallo del presidente. Con tutti loro ho un ottimo rapporto dal punto di vista professionale e nutro grande rispetto. Grazie al presidente Gaetano Di Domenico, la squadra è arrivata a scalare le vette d’Italia fino a potersi giocare la Champions League, da Cenerentola, ribaltando i pronostici degli scettici e riuscendo addirittura a posizionarsi tra le migliori sedici squadre d’Europa. Risultato mai accaduto prima nella storia da una società del meridione”.

 

Cosa crede sia importante per poter costruire un progetto tecnico di successo?
“Noi quel livello lo abbiamo già raggiunto, purtroppo quest’anno abbiamo avuto una doppia delusione, inutile nasconderci. Sia Coppa della Divisione che in Coppa Italia avevamo le carte in regola per poter vincere, se non due, almeno un trofeo. Nella prima, avremmo dovuto essere più concreti sotto porta, nei minuti finali, per non arrivare ai tiri di rigore; nella seconda, non siamo stati in grado di sfatare il tabù contro la nostra bestia nera: il Real San Giuseppe. Queste delusioni ci hanno segnato”.

 

A cosa pensa sia dovuto il calo di rendimento delle ultime giornate di campionato?
Siamo la squadra che ha disputato più partite in stagione, quasi sessanta. La Champions ci ha devastato, togliendoci energie fisiche e psichiche. Post Champions, infatti, abbiamo subìto quattro sconfitte in altrettante gare. La squadra sembrava spenta, svuotata. Il mister, purtroppo, non ha quasi mai avuto la rosa la completo, tra squalifiche e infortuni. Alla lunga, questa cosa la paghi“.

 

Cosa si aspetta da questi play-off?
“Non siamo nella nostra migliore condizione psico-fisica, è vero. I play-off sono un campionato a parte. Nella scorsa edizione arrivammo sesti e riuscimmo a sfiorare l’impresa scudetto a un minuto dallo scadere. Quest’anno abbiamo concluso il campionato quarti, mantenendo per larga parte della stagione le primissime posizioni di classifica. Ci auguriamo di recuperare tutte le forze, in modo da affrontare questi play-off nel migliore dei modi“.

 

Di cosa ha bisogno la Feldi Eboli per poter completare l’ultimo step per la conquista di un trofeo?
“Bisogna fare uno step alla volta, mantenendo la nostra identità, umiltà e correttezza, tenendo d’occhio il nostro budget, senza sborsare cifre esorbitanti, folli, lontane dal mondo del futsal, per poi scomparire o non vincere per diversi anni. L’ultimo step è probabilmente quello mentale, soprattutto nelle partite che contano, dove abbiamo quasi sempre steccato quest’anno. Col passare del tempo, purtroppo, riuscire a raggiungere le finali e non vincerle può pesare”.

 

È il Napoli l’avversario da battere?
Assolutamente sì. Ha dimostrato, nonostante gli alti e bassi, il proprio valore conquistando il primato in regular season. È la favorita per vincere lo scudetto, anche per il roster che si ritrovano, composto da campioni del mondo. Una squadra che davano tutti per ‘ammazza-campionato’. Essendo primi avranno un bel vantaggio, quello di poter giocare il ritorno in casa più l’eventuale ‘bella’. Tutti indicavano noi e l’Olimpus tra le prime quattro in classifica. L’ideale sarebbe stato posizionarsi tra il secondo e il terzo posto. In questo, è stato molto bravo il Pescara che, meritatamente, si è classificato terzo. Fermo restando che, leggendo il roster dei Delfini, figurano giocatori di livello assoluto come Mammarella, Murilo Ferreira, Andrè Ferreira e Coco Wellington. A mio avviso, è la squadra che arriva meglio ai play-off, come noi lo scorso anno“.

Foto immagine in evidenza: Pagina Facebook Feldi Eboli

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