ESCLUSIVA SABATINI – Sandro Sabatini, volto storico del giornalismo sportivo italiano, è intervenuto ai microfoni di Numero Diez. Conduttore televisivo e opinionista, oltre che ex addetto stampa, con lui abbiamo avuto l’occasione (e l’onore) di conversare sugli ultimi avvenimenti nel mondo del calcio, dal Mondiale in Qatar al ritorno della Serie A, passando per l’epocale trasferimento di Cristiano Ronaldo. Di seguito l’intervista completa.
Com’è stato commentare tutto il Mondiale in diretta su Twitch? La considera un’esperienza diversa rispetto alle trasmissioni televisive a cui è abituato?
“È stata una bella esperienza, sicuramente diversa. Twitch è una piattaforma e un mezzo di comunicazione che non conoscevo. Non voglio dire che sarà il mezzo di divulgazione del futuro, perché di esclusivo nel futuro non ci sarà nulla, tantomeno un unico media, ma è sicuramente completa e ha un’offerta che per la comunicazione, per il commento e per gli appassionati è sempre più ampia. Oggi il mondo dell’informazione è estremamente vario: spazia dalla televisione, ai giornali, alla radio, ai social, al web. Ora c’è anche Twitch e nel futuro chissà cos’altro”.
Durante il Mondiale è stato uno dei pochi a cercare di stemperare le critiche su Cristiano Ronaldo. Cosa ne pensa della sua nuova avventura in Arabia?
“Le critiche mi sono sembrate esagerate, eccessive e poco rispettose, tanto per l’uomo quanto per il calciatore. Il suo trasferimento in Arabia Saudita è una scelta. Chiunque la critichi deve avere l’onestà e la forza di giurare che, al suo posto, non avrebbe accettato. È vero che la fine della carriera di Ronaldo sarebbe stata più consona se avvenuta in un club europeo, ma è tanto vero che l’ingaggio e il ruolo di ambasciatore attribuitogli siano aspetti da prendere in considerazione. Alzi la mano chi è pronto a giurare che non avrebbe accettato“.
Finalmente è tornata la nostra Serie A. Come ha visto le squadre al rientro?
“L’Inter è potenzialmente la squadra più potente del campionato, sia per la qualità dei titolari sia per la rosa in generale. In questo senso, è molto significativo il fatto che, contro il Napoli, tra i migliori ci siano stati Darmian, Acerbi e Dzeko, che in teoria (ma anche in pratica) non farebbero parte dei primi undici. Il Milan, invece, vive sui momenti di forma e sulle accelerazioni della maggior parte dei titolari, però non ci sono alternative di pari livello. Al momento, il prosieguo della stagione rossonera è un’incognita. Per quanto riguarda la Juve, credo che stia crescendo molto nei risultati e nel gioco, ma, soprattutto, nei giocatori, che è l’aspetto più importante. In questo senso, credo che la vera Juventus la vedremo quando potrà schierare la formazione che tutti avevano in mente all’inizio, ossia con Pogba, Di Maria, Chiesa e Vlahovic, al momento le quattro assenze più significative di questo 2023. Il Napoli, infine, ha tutte le possibilità per confermare nel 2023 ciò che ha mostrato nel 2022. Molto passerà dalle azioni e dai piedi delle principali sorprese del 2022: Lobotka, Kvaratskhelia e Osimhen“.
Quindi come vede, al momento, la lotta Scudetto? E quella per la salvezza?
“Credo che un crocevia fondamentale sarà l’incontro tra Napoli e Juve del prossimo turno (13 gennaio, ndr). Nel frattempo, ci sarà anche la possibilità per Roma e Lazio di aprire, o nel caso chiudere, la corsa Champions. Tutto dipenderà dalle partite che si giocheranno ora a gennaio. Per quanto riguarda la salvezza, anche se al momento ci sono tre squadre abbastanza distaccate, l’esperienza della Salernitana ci insegna che le rimonte sono possibili. Per questo credo che Cremonese, Verona e soprattutto Sampdoria abbiano ancora la possibilità di salvarsi“.
Ora una curiosità: rispetto a quando lei ha iniziato a lavorare in questo mondo, come è cambiato il mondo del calcio?
“Da quando ho iniziato io (negli anni ’80, ndr) è cambiato un po’ tutto, non solo il mondo dello sport ma anche il mondo in generale. Fondamentalmente si gioca ancora in undici, ma ora per esempio esistono il VAR e il quarto uomo che prima non esistevano. All’epoca si giocava con le maglie dal numero 1 al numero 11, ora sono personalizzate per un discorso di riconoscibilità e di marketing. Adesso il gioco parte molto dai piedi del portiere, una volta invece al portiere era consentita la presa su retropassaggio. Le regole principali sono rimaste, i particolari sono cambiati e si sono evoluti“.
Da un giornalista con la sua esperienza, cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono intraprendere questa strada?
“Quando io ho iniziato, quelli che oggi sono i social e i siti web erano le televisioni e le radio locali. Lì si lavorava gratis, presentandosi e cercando di collaborare e imparare il più possibile. Ora consiglio di non puntare subito al massimo, perché nessuno, nemmeno Piccinini o Caressa, ha iniziato immediatamente dall’alto. Tutti hanno iniziato dal basso, facendo esperienza e imparando dagli esempi più apprezzati. Per un telegiornale magari si guarda a Mentana, per una telecronaca a Piccinini, per un commento tecnico a Vialli. Consiglio di seguire la propria passione, senza confonderla però con il tifo, che a mio avviso va sempre lasciato da parte. Adesso ci sono molti giornalisti che come carriera nascono già identificandosi in un tifo, ma così facendo secondo me si precludono la possibilità di parlare di altre squadre o di trovare altri posti di lavoro“.