ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – Tommaso Turci: “Mourinho ha dato alla Roma una mentalità diversa”
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1 anno fa:
Dopo sette giornate di Serie A e due di coppe europee è arrivata la prima sosta per le nazionali, l’ultima prima del Mondiale in Qatar. Tommaso Turci, giornalista e bordocampista di DAZN, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni, raccontandoci alcune sensazioni personali in questa prima parte di stagione e regalandoci anche qualche consiglio per il mondo del Fantacalcio.
IN SALUTE E IN DIFFICOLTÀ
Una prima fetta di stagione è andata in archivio. Da bordocampista, da uomo che segue da vicino tutte le azioni e tutti i momenti di una partita, quale squadra ti impressionato finora in positivo e quale in negativo?
“In positivo il Napoli, perché nonostante abbia cambiato tanto rispetto alla passata stagione, sembra che i meccanismi siano già ben oliati e che tutti sappiano già quello che devono fare. Anche grazie al lavoro di Spalletti, che ha reso la squadra competitiva sin da subito. I nuovi come come Kvaratskhelia, Raspadori, Simeone, sono entrati benissimo non solo per le prestazioni di campo ma anche come inserimento all’interno del gruppo.
Credo che sia un discorso di scelta di uomini di un certo valore, e questo fa sì che in campionato stia andando molto bene e per certi versi sorprendenti, come la vittoria a San Siro o in Champions League contro il Liverpool. Un mese e mezzo fa, quando è iniziato il campionato, credo che in pochi avrebbero pensato che il Napoli potesse ripetere la stagione dello scorso anno. Oppure che la squadra crescesse in così poco tempo. Quest’anno il Napoli penso che vada davvero a ritmi alti, ha una rosa profonda di un certo livello e che possa arrivare fino in fondo a giocarsela con tutte.
Chi secondo me è in fatica, ma penso che questo lo sappiano un po’ tutti, è la Juventus. Più per un discorso fisico, perché sembra che la squadra vada un po’ più piano rispetto alle altre. Ci sono giocatori che fanno fatica a saltare l’uomo e a creare superiorità numerica. Manca quella fisicità che è stata propria della Juve per tanti anni. Penso quindi che ci sia una condizione fisica rivedibile: l’impressione che si ha a vedere la Juventus da vicino è che abbia difficoltà a vincere le seconde palle, nell’andare a essere pericolosi e costanti nella metà campo avversaria”.
ROMA E ATALANTA
L’ultima che hai visto prettamente da vicino è Roma-Atalanta. Alla fine vince la Dea, prima in classifica, con Gasperini che quest’anno ha più tempo per preparare le partite, vista anche l’assenza in Europa. Dall’altra parte i giallorossi hanno giocato bene, creando anche diverse occasioni da gol (in particolare quella di Abraham). Ti chiedo, come hai visto l’Atalanta e dove secondo lei può arrivare? E poi, quanto ha dato – e quanto può dare – Mourinho in questi mesi alla Roma?
“Mourinho è un allenatore che ha dato una mentalità diversa a questa Roma. Ha fatto passare il messaggio che la sconfitta non si può accettare. Credo che il nervosismo della partita di domenica con la sua espulsione, le sue parole nel post-partita e la scelta della società di non far parlare nessun giocatore, ne sia una ulteriore dimostrazione. Quest’anno, quando si perde, è una cosa rara. Credo che ci sia stato questo salto a livello di mentalità: la vittoria in Conference League dell’anno scorso ha fatto fare un passo in avanti questo gruppo.
Allo stesso tempo credo che i tanti infortuni che la Roma ha avuto in questo inizio di stagione possano essere un po’ un limite nel lungo periodo. Gli infortuni di Wijnaldum, Kumbulla, Dybala domenica, Karsdorp e così via ti privano della profondità di rosa che avevi progettato all’inizio. Così le tre competizioni fai fatica un pochino a tenerle. L’anno scorso mentre la Roma andava avanti in Conference, lasciava qualcosina in campionato. Mou è un grandissimo allenatore, grandissimo gestore e secondo me ha pienamente in mano la situazione. Nonostante la sconfitta di domenica, credo che la Roma farà un grande campionato da protagonista, perché il gruppo c’è e perché i valori nel lungo periodo andranno fuori.
Dall’altra parte l’Atalanta ha cambiato tanto ma è stata brava a trasformarsi. Ora il suo gioco è diverso: è meno aggressiva, va a prendere meno gli avversari nella metà campo avversaria, sta più compatta, chiusa, attenta a difendere per poi ripartire con le sue frecce. Ci son tanti ragazzi giovani; domenica per la prima volta in Serie A un 2003 fa un assist per un altro 2003 (Højlund per Scalvini). Questo credo che sia un po’ il marchio di fabbrica della Dea: cioè cercare, con i giocatori esperti che già aveva, di far inserire questi giovani che stanno piano piano diventando protagonisti.
Il fatto di non avere la coppa in settimana può aiutare a migliorare la concorrenza interna. Perché comunque i giocatori la Dea ce li ha, si alza quindi il livello degli allenamenti. Poi ovviamente concentrarsi solo su un obiettivo, cosa che era quasi sconosciuta negli ultimi anni all’interno dello spogliatoio, può portare a grandi soddisfazioni”.
IL MOMENTO DI INZAGHI
Per quanto riguarda l’Inter, è finito nel mirino della critica Simone Inzaghi. Si dice che rispetto allo scorso anno abbia un atteggiamento diverso in panchina. Esempio: l’anno scorso finiva le partite quasi sempre senza la voce, quest’anno quasi mai. Per caso, hai avuto questa sensazione anche tu?
“Io credo che in questo momento l’Inter sia un po’ in difficoltà perché c’è tanto nervosismo. Ha fatto fatica in alcune partite ad ottenere il risultato, quindi subentra questa necessità di portarsi a casa i tre punti che continuano a non arrivare. La sensazione è che ognuno la voglia risolvere per conto suo, che si giochi un po’ meno di squadra come la passata stagione o come succedeva con Conte. Le cose si accumulano e viene fuori quel nervosismo che non ti permette di giocare come vorresti.
A volte, il fatto di non ottenere i risultati, anche attraverso delle scelte come la sostituzione di Bastoni nel primo tempo di Udine, metta un po’ tutti in discussione. Questi cambi hanno creato ulteriore nervosismo che non piace tanto ai tifosi, perché poi tutto l’ambiente le sente queste sensazioni negative.
Non penso però che Inzaghi abbia un atteggiamento diverso, che abbia mollato la presa o che lavori peggio. Io credo che Inzaghi stia cercando di migliorare la situazione e di rimettere in piedi tutto. Non è facile, c’è da dare ulteriori motivazioni, da tenere sul pezzo il gruppo. Però solo con la serenità e con la voglia di lavorare può uscire da questo momento. Ha tutte le qualità e i giocatori per farlo”.
TRA PASSATO E… FANTACALCIO
Ho letto che hai iniziato la sua carriera nelle giovanili del Sassuolo. Essendo un grande appassionato di Fantacalcio, ti saresti preso nella tua squadra del Fanta? E poi, c’è un giocatore – fin qui – che ti piace, e che consiglieresti di prendere, in uno scambio o un’eventuale asta di riparazione?
“Io non sono mai arrivato a giocare nei professionisti, solo nella Primavera. Ho “assaggiato” l’allenamento del Sassuolo quando all’epoca giocava in Serie C con Massimiliano Allegri, senza però mai esordire. Devo dire che sono stati begli anni, perché arrivi a confrontarti e a giocare contro giocatori che arrivano tra i professionisti. Nello specifico, quelli che erano nell’annata del ’90: giocare contro i vari Paloschi, Borini, Balotelli e così via. È stata una bella soddisfazione giocarci contro.
All’epoca giocavo da mezz’ala, ero un centrocampista da bonus perché andavo a chiuder l’azione. Ogni tanto facevo qualche gol. Mi sarei preso negli anni dei dilettanti, quando ero un attaccante e per la categoria potevo essere un “primo slot”. Scherzi a parte, oltre ai gol, oltre ai bonus, un giocatore che ti posso consigliare o che si è fatto un affare a prendere è Politano. Perché, ad oggi è un passo avanti nelle scelte. Ha fatto due gol pesanti, due su rigore, quindi può calciare i rigori nel prossimo periodo. E questo sappiamo quanto sia importante.
Ho un debole per Samardžić, che già l’anno scorso aveva fatto vedere grande qualità e un grande sinistro da fuori. È un centrocampista che potenzialmente può fare 6/7 gol se le gioca tutte”.
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Calciomercato
ESCLUSIVA – Braida: “Vi racconto il Milan che ha scritto la storia”
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5 ore fa:
Marzo 19, 2024BRAIDA MILAN – Ariedo Braida, uomo mercato del Milan di Berlusconi, ha raccontato in esclusiva la sua vita e tantissimi retroscena di quegli anni all’interno del format Behind The Mask. Ha parlato anche di alcune trattative che hanno caratterizzato le sue stagioni in rossonero, come quelle di Rijkaard e Shevchenko, oltre ai rapporti con Berlusconi e Galliani.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL RAPPORTO CON GALLIANI
“Abbiamo un rapporto fraterno, più profondo dell’amicizia. Con lui ho condiviso esperienze meravigliose: prima a Monza e poi al Milan per quasi 28 anni”.
“L’unica volta che siamo andati insieme a guardare un calciatore era per Shevchenko. Siamo andati a Kiev insieme, ma quella sera Shevchenko non era in forma o ben predisposto e aveva giocato una partita sottotono. Adriano non era convinto di questo giocatore perché chiaramente non aveva avuto una buona impressione. Io però l’avevo visto in precedenza e mi era sembrato un giocatore con delle qualità, importante, potente, con una capacità di arrivare al gol in una maniera straordinaria. Capiva il gioco, aveva l’intuizione e nel calcio è fondamentale: 2+2 non fa 4, ma l’intuizione è fondamentale, quindi lui arrivava al posto giusto al momento giusto. A me era piaciuto per questo: poi comunque l’ho convinto, è arrivato al Milan e ha fatto 176 gol, diventando il secondo capocannoniere della storia del Milan dopo Nordhal”.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL RAPPORTO CON BERLUSCONI
“Berlusconi era una persona straordinaria, un visionario. Alla prima convention che abbiamo fatto appena arrivato al Milan, lui ha detto una cosa importantissima: ‘Dobbiamo essere la squadra più forte del mondo. Più forti dell’invidia, delle ingiustizie e della sfortuna’. Questa è una cosa che non ho mai dimenticato e non dimenticherò mai. Da lì si capiva che tipo di intuizione aveva questo uomo: una capacità straordinaria e bisognava pensare in grande. La sua storia parla chiaro di imprenditore e di grande presidente del Milan”.
“Io ho sposato la causa. Quando abbiamo iniziato l’avventura sembrava una cosa impossibile, poi il sogno è diventato realtà”.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL SUO RUOLO NEL MILAN
“Il mio ruolo era quello di stare vicino alla squadra, di vedere e cercare i giocatori. Avevo un rapporto bellissimo con una persona che negli anni ’90 aveva un impianto satellitare dove registrava le cassette di tutto il mondo. Io riuscivo a vedere in anticipo alcuni giocatori, cosa non facile a quei tempi e quindi vedevo e valutavo eventuali possibilità. Se mi piacevano, li andavo a vedere o mandavo qualcuno a osservare e poi andavo io. Così arrivavamo prima degli altri perché avevamo queste informazioni in anticipo. Oggi si arriva facilmente a tutto, basta aprire un computer e troviamo tutto ciò che vogliamo, mentre all’epoca non era così facile”.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL CONTRATTO DI RIJKAARD NEI PANTALONI
“Eravamo a Lisbona con gli uffici che erano sotto le tribune dello stadio dello Sporting. La trattativa era già conclusa e la stavano riprendendo alla televisione. Un gruppo di tifosi, che non volevano che Rijkaard venisse ceduto, sono arrivati e hanno scardinato una porta degli uffici. Sono entrati, i dirigenti dello Sporting sono scappati e noi eravamo sbalorditi nel vedere tutto questo. Il contratto era rimasto sul tavolo, io l’ho preso e me lo sono infilato nei pantaloni pensando: ‘Qui sicuramente non lo prenderà nessuno’. E così è stato (ride, ndr). Le cose poi sono andate come tutti conosciamo: è arrivato qua da noi, è stato un grandissimo giocatore che ha contribuito a scrivere la storia del Milan di quegli anni”.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL MANCATO ARRIVO DI TOTTI
“Totti era un ragazzo quando avevamo l’intenzione di portarlo al Milan. Abbiamo tentato di prenderlo, però lui ha preferito rimanere con massimo rispetto da parte nostra per la sua scelta. Lui romano e romanista, con la sua squadra nel cuore, ha preferito rimanere a Roma. Ogni tanto, quando successivamente l’ho incontrato, alla fine della sua carriera, gli ho detto: ‘Se però fossi venuto da noi, avresti potuto vincere il Pallone d’Oro’. E lui rispondeva: ‘Forse sì’. Comunque non è un rammarico, è la vita che porta alcune cose e altre no”.
ESCLUSIVA BRAIDA – LA CHIUSURA CON IL MILAN
“Come tutte le cose, c’è un inizio e una fine. Io pensavo di essere immortale e di rimanere sempre al Milan. Avrò sempre questa squadra nel cuore, è come fossi sempre partecipe. Quando vivi una realtà come l’ho vissuta io per quasi 28 anni, non si può chiedere altro. Fa parte della mia vita, è stata una grandissima parte della mia vita il Milan. Ora continuo a seguirlo, sono un grandissimo tifoso del Milan e sarà sempre nel mio cuore”.
“Ora spero che giochi bene, sia sempre competitivo sia in campionato che in Champions. In questo momento è un pochino al di sotto, ma mi auguro che piano piano recuperi questo gap e che ritorni a essere il Milan che ha scritto la storia degli ultimi 35 anni”.
Calciomercato
ESCLUSIVA – Braida: “Pogba-Barça? Ecco cosa non è andato, su Fagioli…”
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6 ore fa:
Marzo 19, 2024BRAIDA MILAN – Ariedo Braida, uomo mercato del Milan di Berlusconi, ha raccontato in esclusiva la sua vita e tantissimi retroscena di quegli anni all’interno del format Behind The Mask. Il dirigente si è soffermato sulle altre esperienze lontano da Milano, dove ha condotto numerosissime trattative come quella che poteva portare Pogba dalla Juventus al Barcellona nel 2016.
ESCLUSIVA BRAIDA – I VALORI DI UNA CARRIERA
“Ho letto qualche giorno fa un articolo nel quale Spalletti riprendeva i giocatori e portava avanti i valori della Nazionale. Mi sono trovato in pieno in tutto ciò che chiedeva ai suoi ragazzi: basta PlayStation, andiamo alla ricerca dei nostri valori, quelli dell’impegno, della serietà, dell’umiltà, dove noi tutti ci dobbiamo riconoscere. Importante nella vita è avere ben chiaro sapere dove si vuole arrivare. Questo penso sia fondamentale per tutti, soprattutto nello sport dove non è abolito il sacrificio. Per ottenere un certo tipo di traguardo, per vincere, hai bisogno di sacrificarti. Se tutti si sacrificano, vuol dire che c’è stato impegno massimo e può anche arrivare il risultato. Tutti giochiamo per vincere e i valori sono la base fondamentale per poter ottenere vittorie”.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL BARCELLONA
“Lì c’è un ambiente magico, soprattutto con Messi. Calcisticamente parlando è un calciatore incredibile, straordinario. Ogni tanto le partite erano complicate, si arrivava al 90′ e con lui avevi sempre una speranza grazie alle sue magie e alle sue punizioni incredibili. È un giocatore straordinario, con una capacità di fare gol, che si è portato anche negli Stati Uniti. Li farà sempre, finché giocherà a calcio, fino a 50 anni. Batterà tutti i record perché è un giocatore unico”.
ESCLUSIVA BRAIDA – IL MANCATO ARRIVO DI POGBA
“Ci sono momenti in cui fai una trattativa e pensi di poter arrivare a un giocatore, ma per acquisirne alcuni ci vogliono tante risorse, che non sempre le società hanno. Quindi molte volte ti fermi di fronte al fatto che mancano certe risorse e non riesci a portare a termine ciò che speravi e volevi”.
ESCLUSIVA BRAIDA – LA CREMONESE
“È un piccolo ambiente di provincia, sano, bellissimo, dove si respira un’aria padana, della terra contadina. Io sono nato in Friuli, quindi sono un padano, quindi era come se fossi a casa mia. Trovarsi in mezzo alla campagna, con un duomo bellissimo, un paese bellissimo e una proprietà molto forte. Il patron Arvedi ha dato tanto e sta dando tanto alla Cremonese e lo continuerà a dare. Quindi la Cremonese per me è stata una sfida. Quando l’ho incontrato, il cavaliere Arvedi mi ha chiesto se me la sentivo di ripartire dalla Serie B, con la squadra ultima in classifica. Io gli ho risposto: ‘Voglio una sfida con me stesso, il calcio mi piace. Il Milan è il Milan, ma la Serie B è sempre calcio. Io lo vivo con una passione incredibile e lo vivo ancora, lo vivrò finché vivrò in una maniera intensa. Sono nato giocando e ho vissuto da sempre questo mondo meraviglioso”.
ESCLUSIVA BRAIDA – FAGIOLI ALLA CREMONESE
“L’ho visto come un ragazzo, calciatore e talento. Aveva delle qualità superiori alla norma. Era un ragazzo che mi piaceva calcisticamente parlando. Ora è incappato in questa disavventura e io gli auguro di ritornare a essere un ragazzo semplice, che vive la sua realtà, questo mondo meraviglioso. Lui può dare tanto al calcio e il calcio può dare tanto a lui. Mi auguro che possa tornare presto a giocare”.
ESCLUSIVA BRAIDA – UN’ALTRA SFIDA
“Dipende da chi vuole darmi una possibilità. Sono disponibile perché mi piace, per la passione che mi anima sono convinto di avere ancora molto da dare. L’esperienza non si compra e io ho un’esperienza lunghissima in questo mondo e penso di poterla dare a chi ne avesse bisogno o chi credesse nel sottoscritto”.
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – Boscaglia: “A Trapani ho solo ricordi meravigliosi. Vi racconto Dany Mota…”
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4 giorni fa:
Marzo 15, 2024Partito ad allenare dalla Promozione siciliana, Roberto Boscaglia è arrivato fino in Serie B, passando per tutte le categorie in mezzo e raggiungendo grandissimi traguardi. Il tecnico siciliano ha parlato della sua carriera in esclusiva ai nostri microfoni.
L’INTERVISTA COMPLETA A ROBERTO BOSCAGLIA
Nella stagione 2018/2019, lei ha allenato Dany Mota Carvalho alla Virtus Entella. Cosa si ricorda di lui? Ci racconta qualche aneddoto?
“Ci siamo sentiti qualche giorno fa dopo il gran gol a Genova, in un campo che porta bene a lui. Lì ha segnato uno dei rigori della serie finale nel match di Coppa Italia con il Genoa di Juric che abbiamo vinto. Veniva dal settore giovanile e io lo trovai come terzo/quarto attaccante. Era un ragazzo di appena 19 anni che però si è messo subito in luce, l’ho messo titolare alla prima partita ed è rimasto così. Era un giocatore in forte crescita, con forza nelle gambe e con un grande fiuto del gol. Si faceva voler bene dal gruppo”.
Rispetto a quando lo allenava lei, in cosa è migliorato Dany Mota? Dove può ancora crescere?
“Dany è migliorato tanto, già in quell’annata con noi. Spesso quando veniva tra le linee aveva un buon primo controllo e poi scopriva la palla, questa era una cosa su cui, anche in quell’anno, abbiamo lavorato. Era un giocatore che prima abbassava un po’ più la testa e giocava meno con i compagni e in quella stagione iniziò a lavorare molto con e per la squadra. È un giocatore che si spende per la squadra e per il proprio reparto. Su questa cosa ha avuto grandissimi miglioramenti”.
Nella rosa del suo Brescia prima e successivamente anche in quella della Virtus Entella era presente Luca Mazzitelli, ora capitano del Frosinone. Cosa ci dice di lui?
“Luca l’ho avuto a Brescia, quando aveva ancora 19 anni. Lui era un giovane, scuola Roma, ma in quell’anno ha fatto un grandissimo campionato. All’Entella invece l’ho voluto io. Veniva da un infortunio e stava giocando poco al Genoa in Serie A. Lo prendemmo e lui fece un bellissimo girone di ritorno con noi. È meraviglioso, un ragazzo stupendo a cui voglio bene e con cui ho un grandissimo rapporto. Si fa voler bene all’interno dello spogliatoio e dà tutto sé stesso, gioca sempre al 101%”.
E su Milan Djuric, attuale centravanti del Monza, che ha avuto al Trapani in Serie B?
“Djuric è un giocatore che ho voluto fortemente al Trapani al primo anno di B. L’ho avuto solo nel girone d’andata, perché poi andò al Cittadella. Era giovane e promettente e lo chiamavamo il gigante buono, era un ragazzo fantastico. È un giocatore molto forte, il classico attaccante con caratteristiche difficili da trovare tutte insieme, perché ha grande copertura della palla, bravo di testa, fisicamente devastante e ha il fiuto del gol”.
A Palermo ha invece avuto Lorenzo Lucca, ora all’Udinese…
“Lorenzo è un ragazzo magnifico, con il quale ho avuto un rapporto quasi da padre a figlio. L’ho avuto in Serie C inizialmente come terzo/quarto attaccante, un po’ come Mota, e invece lui a suon di prestazioni, gol e ottimi allenamenti si è preso la titolarità. Ha fatto grandi cose quell’anno a Palermo. È un ragazzo che non tira mai la gamba indietro e che ci crede su tutti i palloni. È meravigliosamente forte di testa e ha fiuto del gol, ma ha ancora alcuni fondamentali da migliorare. Viene anche a giocare tra le linee e lavora per la squadra, quindi non è solo in area”.
LA SUA CARRIERA
Nella sua carriera da allenatore, Roberto Boscaglia ha portato il Trapani dalla Serie D alla Serie B in 4 anni. Ci può raccontare di questa storica impresa?
“Sono ricordi meravigliosi, abbiamo fatto 6 anni splendidi. Siamo partiti dalla Serie D con un gruppo che ho portato io e che conoscevo, ma anche con una società straordinaria. C’erano il compianto Presidente Morace, che è stato come un secondo padre, e dirigenti con cui avevo un ottimo rapporto. Voglio sottolineare il contributo di tutti quanti, dalla società ai giocatori ai tifosi”.
“Abbiamo poi coinvolto la città. Siamo arrivati a Trapani con molto scetticismo, erano anni che la squadra non andava tra i professionisti. La tifoseria è stata meravigliosa e ci ha amato subito. Quindi è stato un tutt’uno, è stata un’intera città che ci ha spinto fino al sogno, che era la Serie B, categoria in cui il Trapani non c’era mai stato. Un’intera provincia si è stretta attorno alla squadra. Il vero capolavoro dei 6 anni è stata la stagione 2012/2013: siamo ripartiti dopo aver mancato la promozione in Serie B di poco l’anno precedente e farlo, vincendo il campionato, era difficilissimo. Ma ne siamo stati capaci”.
Lei ha raggiunto la Promozione con la propria squadra ben 5 volte. Dall’Eccellenza con l’Alcamo e il Nissa, dalla Serie D con il Trapani e dalla Serie C con ancora il Trapani e la Virtus Entella. Quale è l’ingrediente necessario per raggiungere questo tipo di traguardi?
“Ci sono molte componenti che si devono incastrare. L’identificarsi in una terra, capendo cosa significa la maglia per la gente della città, è determinante. Il giocatore deve capire in che realtà sta giocando. E l’allenatore deve essere bravo a calarsi subito nella mentalità, a vivere la gente e farsi conoscere come persona”.
“Poi ci vogliono competenza, lavoro e sacrificio ed è difficile capire quale è la più importante. Una squadra ha bisogno anche della propria società. Avere la possibilità di essere in una città che ti accoglie e che ti ama è un’altra componente importante. Non c’è un vero ingrediente decisivo, ma diverse cose si devono incastrare per indirizzarti sulla strada del successo”.
Lei è partito dalla Promozione ed è arrivato fino alla Serie B. Quali differenze ha notato tra le categorie?
“Le emozioni e le motivazioni sono uguali, ci sono differenze di qualità. Tra dilettanti e professionisti ci sono tipi di calcio differenti, ma anche tra Serie C e Serie B ci sono cose diverse. In C c’è un calcio meno tecnico e qualitativo e con meno agonismo. In B si corre tanto come in C, ma bisogna farlo con qualità. Devi avere abilità tecniche importanti in cadetteria. Poi c’è una differenza ambientale tra categorie. Le categorie sono comunque così diverse che le squadre che retrocedono fanno fatica a ripartire. Non è facile abituarsi al nuovo livello, anche inferiore”.
Lei ha parlato del legame con la città di Trapani. Quanto è importante la spinta dei propri tifosi?
“L’appoggio dei tifosi è determinante. A Palermo c’è una piazza spettacolare. Trapani è stato meraviglioso, ma anche Brescia e Foggia hanno curve bellissime. A Chiavari invece siamo stati bravi a trascinare una città. I tifosi sono stati con noi fino alla fine e insieme abbiamo raggiunto la promozione. Quando vai in una squadra devi vivere la città e i tifosi, il loro apporto dà qualcosa in più ai giocatori. Il tifoso diventa il dodicesimo uomo in campo”.
Boscaglia ha poi concluso parlando del futuro:
“Ho moltissima voglia di tornare ad allenare. Chi mi chiama in questo momento fa un affare perché ho tanta voglia di rimettermi in gioco. In questo periodo ho visto diverse partite, mi sono aggiornato e ho girato un po'”.
Calciomercato
ESCLUSIVA – Dal mancato trasferimento a gennaio al futuro incerto (in Serie A?): la situazione su Saldanha
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5 giorni fa:
Marzo 14, 2024Tra i nomi finiti sul taccuino dei dirigenti del Torino per la scorsa sessione invernale di calciomercato va segnalato quello di Matheus Saldanha. Sul giovane attaccante in forza al Partizan Belgrado si è scatenata una vera e propria “ressa”, con Siviglia e Fenerbahce interessate al suo profilo. In particolare i turchi avevano formulato un’offerta da sei milioni di euro al club serbo che però l’avrebbe gentilmente fatta rispedire al mittente. Il Partizan Belgrado avrebbe fissato il prezzo del suo cartellino intorno tra gli 11 e i 12 milioni di euro e non era stato disposto a cedere il suo gioiellino per un prezzo inferiore. Ma non c’è solo questa forbice importante tra domanda e offerta che avrebbe fatto saltare il suo trasferimento.
Allo stesso tempo i serbi non avrebbero avallato la sua cessione per un altro semplice motivo. Infatti il Partizan Belgrado è in piena lotta per il campionato e privarsi di uno dei suoi pilastri, per il quale la scorsa estate ha fatto un investimento cospicuo per le casse del club da 1.5 milioni, sarebbe stato controproducente. La situazione è però in continuo evolversi. Già per la prossima estate sono previsti rilevanti aggiornamenti con alcuni importanti club europei, tra cui quelli citati, che potrebbero tornare alla carica per Saldanha. Tuttavia, ciò avverrà a patto che il brasiliano non si operi a seguito dell’infortunio rimediato al flessore. La variabile relativa a questo stop giocherebbe quindi un ruolo fondamentale per la sua futura cessione. Nel caso non dovesse operarsi, infatti, il giocatore potrebbe salutare il Partizan Belgrado e cominciare un’altra importante tappa della sua carriera.
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