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ESCLUSIVA - Vanzini: “Hamilton vorrebbe la Ferrari… la Mercedes ora è come la Juventus. Sul cambio Raikkonen - Leclerc dico…"

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ESCLUSIVA – Vanzini: “Hamilton vorrebbe la Ferrari… la Mercedes ora è come la Juventus. Sul cambio Raikkonen – Leclerc dico…”

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Come lo scorso anno, anche per questa estate Numero Diez ha avuto la disponibilità da parte dell’ufficio stampa Sky di poter intervistare Carlo Vanzini, telecronista ed esperto di F1 da diversi anni. Sei domande che trattano gli argomenti più interessanti della Formula Uno. Di seguito le dichiarazioni del nostro “ospite”:

1) Arrivati a questo punto della stagione e con questa classifica che parla da sè, cosa dobbiamo aspettarci in quest’ultima parte di campionato? Hamilton nella F1 è come la Juve in Serie A?

Direi che la Mercedes è come la Juventus o il Real Madrid delle ultime tre Champions vinte. Hanno vinto tanto e partono quindi dalla forza e dalla tranquillità date dal successo. Come si dice nel calcio, “i campionati si vincono contro le piccole”, così in F1 i mondiali si conquistano facendo punti pesanti, se non addirittura vittorie, quando le cose non vanno come si vorrebbe. Quest’anno il CR7 della F1, ossia LH44, Lewis Hamilton, grazie all’aiuto importante da parte della squadra e di Bottas, ha sempre raccolto il massimo, senza commettere errori. Forse la sua miglior stagione di F1. Chiaro che contro la perfezione serve altrettanta perfezione per vincere e gli errori di Vettel e Ferrari non sono mancati, ma non possiamo per questo dimenticarci delle tante magie. Non dimentichiamo mai il punto di partenza, ossia di una Mercedes in versione Ferrari anni 2000, ovvero imbattibile e che la rossa due anni fa aveva raccolto 0 vittorie. Il campionato no, non è finito, anzi, se Hamilton sta a Ronaldo, Vettel sta a Messi, ma non sono più concessi errori, altrimenti per Mercedes, come per quella Ferrari che fu, sarà 5 su 5!

2) Il cambio Raikkonen – Leclerc fa discutere molto. Quali sono gli aspetti positivi (soprattutto in ottica futura) nell’ingaggiare questo giovane talento? È stato più Kimi a perdere il posto o il ragazzino a conquistarselo?

Sicuramente (se ufficializzato e come dice Trapattoni “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”) è stato più Leclerc a dimostrare di valere quel sedile perché non si è trattato solo di sostituire Raikkonen, ma anche di battere la concorrenza di piloti del calibro di Ricciardo. Leclerc è tanto forte da meritarsi la chance, adesso dovrà dimostrare di valere questa fiducia, perché in F1 è relativamente più facile arrivare, il difficile sta nel limare gli ultimi decimi che differenziano un grande pilota da un grande campione. Ha tutti i numeri per essere un crack, ma solo il tempo ci potrà dare una risposta certa. Quel che è certo è che dimostra già più degli anni che ha (21, a ottobre) e mi sembra caratterialmente più maturo di Vertstappen, anche se l’olandese, che peraltro è più giovane, è cresciuto molto quest’anno. Si tratta di un predestinato, di quelli che ne nascono un paio a decennio. Adesso sta a lui a non bruciarsi. La pressione che si vive in Ferrari è ben diversa da quella degli altri team. Tornando a Verstappen, ad esempio, con Red Bull non è costretto a vincere, con Ferrari è un obbligo.

3) Perché Lewis Hamilton, uno dei piloti più forti degli ultimi anni, non potrà (o sbaglio?) mai guidare lui una Ferrari ben targata col suo 44?

Mai dire mai. Lui vuole la Ferrari e c’è stato anche un contatto, in cui questa sua ambizione di vincere anche/soprattutto con la rossa è stata frenata dalla sua richiesta di 50 milioni di euro a stagione. Troppi per chi ha comunque puntato, come dicevo prima, su “Messi”. Se la sua voglia è così rossa dentro forse poteva anche “sparare” meno. E’ stata secca e sibillina una sua risposta a domanda “Correreste insieme?” “Si, ma lui non mi vuole”. Sta di fatto che è un pilota Mercedes e salvo cataclismi lo resterà fino al 2020, ossia a 35 anni. Adesso è del tutto sereno perché è in una squadra che vive solo per lui e se la gode.

4) Che ne pensa delle decisioni di Alonso e di Ricciardo per la prossima annata?

Dispiaciuto e stupito. Mi spiace che un pilota del calibro di Alonso lasci la F1. È uno di quei piloti che mai vorresti veder smettere, ma è altrettanto vero che, se non c’è un top team pronto a riportarlo in alto,  forse un motivo ci sarà, quindi meglio così. La Indy è spettacolare e divertente e al tempo stesso non è così scontato che in USA, dove si corre con macchine sostanzialmente tutte uguali, Alonso si imponga subito. Ci sono un sacco di marpioni che non vedono l’ora di fargli la festa, ma sarà sicuramente una stagione con in mezzo il sogno della 500 miglia molto stimolante per lui. Poi chissà che non arrivi una chiamata importante dopo un anno di “esilio volontario”, ma dovrebbe tornare solo con la certezza di lottare per il titolo. Resta un pilota, all’occorrenza, chiamabile in corso d’opera… Ricciardo ha fatto bene perché in Red Bull si sentiva ormai solo un sopportato. Si fosse liberato lo scorso anno ci sarebbero state molte più chance di vederlo in rosso. Il tempo vola, soprattutto in F1, e lui sta per sfondare i 30, avendo vinto gare, ma senza aver mai lottato per il titolo. Renault è un team ufficiale, ma non ancora a livello per poter competere con Mercedes e Ferrari. Lui spera quantomeno di giocarsela con Red Bull, almeno per un anno avrebbe di che essere soddisfatto della sua decisione.

5). Le stanno piacendo le nuove regole introdotte per questa stagione? Ne apporterebbe delle altre se potesse?

Mi piacerebbe la follia di vedere dei gran premi con i piloti attuali impegnati tutti a parità di macchina, ma non sarebbe più F1. Le macchine di oggi sono dei mostri, battono record storici pur avendo oltre 100 kg in peso in più rispetto a quelle macchine. Toglierei le limitazioni ai motori, senza le quali vedremmo dei jet, le trovo assurde per uno sport che è sviluppo, sviluppo e ancora sviluppo. Vorrei il punteggio stile Indycar a premiare tutti, anche se per la prima volta nella storia quest’anno sono andati tutti a punti. Sono contrario alla zavorra o all’handicap come in altre categorie o sport, ma farei in modo che a chi deve inseguire vengano concesse giornate e possibilità (regolamentari) supplementari di sviluppo, in base alla classifica. Non è detto che si avvicinino ai big, ma potrebbe essere un modo per…
Di fatto è impressionante pensare che è dal 2013 che in Australia (Raikkonen con la Lotus) non vince un pilota che non sia di Mercedes, Red Bull o Ferrari. Mi mancano McLaren e Williams, ma entreremmo in un discorso senza fondo.

6) È così grande la differenza tra i piloti del passato e quelli del presente? Si potrebbe fare un confronto anche semplicemente solo sul talento?

Hamilton sta riscrivendo la storia. È a “solo” 23 vittorie dal già incredibile numero di vittorie di Schumacher. Considerando che correrà sicuramente altre due stagioni, viene da pensare che se non lo batterà, ci andrà molto vicino. In più e qui apriti cielo, Hamilton si è confrontato con compagni di squadra ben più forti rispetto a quelli avuti da Schumacher: Alonso, Button e Rosberg. Guarda caso i due più morbidi che ha avuto sono entrambi finlandesi: Kovalainen e Bottas. Secondo me è un James Hunt moderno mentre Vettel è Lauda 2.0…
Impossibile però paragonare le epoche, è davvero cambiato tanto in F1 e già si fa fatica a decidere ad esempio nel tennis se è più forte Federer o lo è stato McEnroe, figuriamoci in questo sport in cui la macchina fa la differenza e, tranquilli, non si vincono i mondiali se non si dispone della macchina migliore. Non lo hanno fatto neanche Schumacher e Senna. Ultimamente chi ci è andato vicino è stato Alonso contro la Red Bull di Vettel o forse adesso Hamilton contro una Ferrari superiore di macchina…

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ESCLUSIVA – Caturano si racconta: “Ronaldo il mio idolo, Fazio il difensore più forte mai affrontato”

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Corri, lotta e vinci: sono i tre imperativi imposti da Salvatore Caturano, bomber del Potenza Calcio, società militante nel Girone C della terza serie professionistica italiana. Il calciatore dei Leoni è riuscito a guadagnarsi la fiducia e l’affetto dell’intero ambiente, diventando così, in poco tempo, capitano della squadra del tecnico pozzogottese Giuseppe Raffaele.

CHI È SALVATORE CATURANO

Nasce a Napoli, il 3 luglio del 1990. La sua carriera tra i professionisti parte da Empoli quando, nel 2007, alla tenera età di sedici anni, fa il suo esordio in Serie A, in prima squadra, nella vittoria di Siena contro i bianconeri. Da quel momento in poi, sono numerose le avventure di Caturano tra Serie B e C: da Taranto, passando per Melfi e Lecce, fino all’esperienza di Cesena. Quest’ultima, lo vede protagonista delle sfide play-off dei cesenati, con due gol siglati e un assist fornito tra primo turno e ottavi. La sfida casalinga di ritorno contro il Monopoli risulterà, però, letale per gli uomini di Viali che subiranno un sonoro 0-3.

Oggi, al servizio del Potenza, con la fascia stretta la braccio, sta trascinando i potentini verso una salvezza tranquilla e, magari, in direzioni più prestigiose di classifica.

L’INTERVISTA INTEGRALE

La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare l’attaccante dei rossoblù, nonché uno delle punte più prolifiche del campionato italiano di Serie C.

Bomber ‘casalingo’ con ben dodici reti messe a segno al “Viviani”: una sentenza vera e propria per gli ospiti. Quanto incide la spinta dei tifosi sulle tue prestazioni?

“Direi tantissimo, perché, grazie ai tifosi, quando entri in campo al ‘Viviani’, è sempre una bella emozione. In particolare, quest’anno ho notato tanti giovani presenti sugli spalti e questo mi tocca molto. Sono felice di aver dato, finora, il mio contributo e spero di continuare così per questa gente. Loro rappresentano un elemento importantissimo“.

Ben quindici reti siglate finora, una in meno dei colleghi di reparto Biasci e Patierno. La quota venti non è così distante, così facendo batteresti il tuo record personale di marcature con la maglia del Melfi nella stagione 14/15 (diciotto gol). Credi di poterci riuscire?

“Assolutamente, sto lavorando per quello. Innanzitutto, per dare una mano alla squadra. È chiaro che sfatare questo tabù dei diciotto gol rappresenterebbe un’ulteriore soddisfazione personale, perché si tratterebbe di superare tanti gol. Ci sto provando e spero di riuscirci”.

Raccontaci di come hai vissuto il momento del gol ‘spaziale’ segnato alla Gelbison.

“In quel momento, quando mi è arrivato il pallone, ho fatto uno stop di petto a seguire e ho subito pensato al tiro. È stata chiaramente una bella esecuzione, ma anche fortunosa: calciare da quella distanza e segnare quell’eurogol, sinceramente, non me l’aspettavo. Quando ho visto la palla entrare, sono esploso dalla felicità. Un gol importante che ha portato i tre punti e credo che sia stato il coronamento di una magnifica giornata”.

Che ricordo hai dell’esordio in Serie A con la maglia dell’Empoli?

“Era una caldissima giornata di maggio. Mi trovavo in panchina, seduto accanto a Vittorio Tosto che durante la partita mi diceva: ‘Oggi farai l’esordio’. Io lo guardavo incredulo e pensavo che non potesse mai accadere. Poi, a fine primo tempo, mister Cagni mi chiamò: ‘Caturano, vai a scaldarti’. In quel momento, non riuscivo a rendermi conto di dove fossi; ho iniziato il riscaldamento sperando di entrare, ma già durante quegli istanti sentivo un’emozione fortissima attraversarmi. Poi, quando il mister mi ha richiamato per le ultime indicazioni, ho iniziato a sentire le gambe tremare; quando sono entrato non sentivo più niente. Ho provato una sensazione davvero indescrivibile: è stato magnifico“.

Qual è stato e qual è tuttora il giocatore a cui ti ispiri maggiormente?

“Il mio idolo da sempre è Ronaldo il ‘Fenomeno’. Del calcio moderno, direi Benzema: il centravanti d’eccellenza. Riesce a fare tutto: possiede tecnica e tempi d’inserimento. A volte lo si guarda con gli occhi a cuoricino”.

Qual è il difensore più forte che tu abbia mai affrontato?

“Ho avuto il piacere e l’onore di affrontare la Roma, in Coppa Italia, all’Olimpico con la maglia dell’Entella. Quindi ti dico Fazio. Al tempo, era un armadio a tre ante (ride, ndr). Non riuscivo nemmeno a stargli vicino, con una manata mi spostava. Provavo ad attaccarlo alle spalle, ma niente, non riuscivo a saltarlo“.

Poco più di un mese fa hai firmato il rinnovo di contratto col Potenza fino al 2025. Stai trascinando, da capitano, la squadra a suon di gol, assist e buone prestazioni. Quali sono le tue aspirazioni future con la maglia rossoblù?

“Sicuramente il fatto che questa società mi abbia dato una fiducia così grande, che sto cercando di ripagare nel migliore dei modi, mi fa sentire onorato. Far parte di questa società, gruppo, famiglia, per me, rappresenta una grande soddisfazione. Spero di poterne far parte il più a lungo possibile. Qui non manca nulla per vivere l’esperienza calcistica nel migliore dei modi: ho a che fare con persone oneste, rispettose e ne sono realmente felice“.

Con una classifica cortissima, una vittoria, o una sconfitta, può stravolgere le sorti del campionato. Con la dovuta cautela, credi che la squadra possa riuscire a salire sul treno play-off?

“Assolutamente. Cercheremo, già sabato contro la Juve Stabia, di archiviare l’obiettivo prefissato a inizio anno, ossia la salvezza. È chiaro che, dopo aver raggiunto uno scopo, si cerca di alzare ulteriormente l’asticella, provando, magari, a salire sul treno dei play-off. Credo che ci siano tutte le carte in regola per farlo, quindi ci proveremo fino alla fine“.

Sei certamente uno degli attaccanti migliori della Serie C. Col passare degli anni hai vissuto esperienze differenti che ti hanno aiutato a crescere come giocatore e come uomo. Il Caturano di oggi, guardandosi dietro, cambierebbe qualcosa del proprio passato?

Cambierei l’atteggiamento avuto nei primi anni, dopo l’esordio in Serie A, dove mi sono un po’ esaltato, sentendomi dunque già realizzato. Ora, a trentadue anni, col senno di poi, avrei cambiato la mentalità, poiché probabilmente avevo le possibilità per rimanere in quella categoria, nel calcio vero. Con l’atteggiamento avuto, invece, ho bruciato l’opportunità di continuare quel percorso. Ad oggi, però, per ciò che ho fatto nell’attuale categoria mi posso ritenere soddisfatto”.

Fonte immagine in evidenza: sito ufficiale Potenza Calcio

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Champions League

ESCLUSIVA – Ciccio Graziani: “Avrei convocato Zaccagni in Nazionale. In Champions vedo meglio il Napoli”

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Ciccio Graziani

FrancescoCiccioGraziani è un uomo di calcio senza tempo in Italia. L’abbiamo visto in campo da calciatore, in panchina da allenatore e negli studi televisivi come ospite ed opinionista. Il suo palmares vanta diversi trofei come il Mondiale del 1982, lo scudetto con il Torino del 1975 e due Coppe Italia con la Roma, nel 1984 e 1986. Ha parlato in esclusiva ai microfoni di Numero Diez toccando diversi temi, dalla Nazionale, alla Serie A e le coppe europee.

Giovedì tornerà in campo l’Italia, Mancini ha sorpreso cambiando tanto con le convocazioni. Secondo lei da quali giocatori dovrebbe ripartire la Nazionale?

“Può ripartire dallo zoccolo duro della rosa, ho visto che ha chiamato anche tanti ragazzi nuovi. Rientriamo in una competizione europea e sarebbe importantissimo iniziare da subito con una bella vittoria”.

Questione Retegui. Sono stati giorni pieni di classiche polemiche all’italiana, secondo lei è giusto puntare anche su giocatori del genere con doppio passaporto o avrebbe preferito un calciatore al 100% italiano?

“L’abbiamo già fatto con altri calciatori, grazie a nonni, cugini e parenti. Se fossi stato in Mancini avrei dato uno sguardo anche a Zaccagni, ma non so se la mancata chiamata sia stata una presa di posizione sulle sue convocazioni in passato, dove aveva fatto un po’ storcere il naso. Vedremo su Retegui, siamo tutti curiosi di osservarlo in campo: ne parlano tutti molto bene”.

Venerdì scorso ci sono stati i sorteggi di Champions League. Per le italiane potrebbe essere una stagione storica, chi vede meglio tra Inter, Milan e Napoli?

“Sicuramente il Napoli, è la squadra che ci da maggiori speranze e potenzialità. Gioca il miglior calcio e sta dimostrando di essere la più forte, tra le italiane può essere la mina vagante per la vittoria finale“.

Oltre alla Champions ci sono anche Juventus e Roma in Europa League e Fiorentina in Conference, cosa si aspetta da queste tre squadre?

“La Juventus è quella che in Europa League potrebbe fare meglio, anche se la Roma potrebbe avere un cammino un po’ più semplice. La Fiorentina può essere una papabile finalista”.

La lotta scudetto in Serie A sembra ormai chiusa da tempo, mentre la zona Champions è parecchio calda. Secondo lei quali italiane giocheranno la Champions League il prossimo anno?

“Ogni domenica possono cambiare tranquillamente tutte le posizioni di classifica. Oggi chi ha preso più vantaggio è la Lazio, il Milan e la Roma sono le più attardate. Occhio alla Juventus che se continua a fare punti potrebbe rientrare nella corsa, ma attenzione anche all’Atalanta che si è riportata molto vicina. Sarà una lotta fino all’ultima giornata, la situazione cambia un po’ come cambia il tempo. Vedremo come reagiranno Milan, Roma ed Inter alle loro battute d’arresto, però in questo momento la Lazio è quella che si è avvantaggiata più di tutti”.

Ha giocato tanti anni al Torino, come giudica la stagione dei granata fino ad oggi? La qualificazione in Europa è ancora possibile o è destinata a rimanere un sogno?

“Il fatto che stia lottando per un posto in Europa è già positivo. Bisogna vedere poi con la Juventus, che ormai si è riportata in posizione ottimale rispetto a Bologna, Torino e Fiorentina. La vedo dura, però ci sta provando”.

Immagina di copertina: ANSA

 

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ESCLUSIVA – Clemenza si racconta: “Alla Juve ho vissuto anni bellissimi, in Italia bisogna aspettare i giovani”

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Clemenza

ESCLUSIVA CLEMENZA – La nostra redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Luca Clemenza, ex primavera della Juventus e attuale calciatore della Virtus Entella. Nell’intervista che vi proponiamo abbiamo parlato di diversi temi tra cui il suo passato ai bianconeri e l’esordio tra i professionisti. Ecco di seguito l’intervista completa.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A LUCA CLEMENZA

Iniziamo dai primi passi. Tu hai militato diversi anni nelle giovanili della Juventus. Qual è il ricordo più bello di quella parentesi? Come era quell’ambiente?

Il ricordo più stretto che mi tengo è il gol che ho fatto al Benfica in una tournée americana con la prima squadra. Io ho fatto 7 anni nelle giovanili della Juventus. Tutto l’ambiente bianconero è davvero unico e quello che ho vissuto è stato tutto perfetto e penso che non ci sia posto migliore per un giovane che ci sta affacciando nel mondo del calcio“.

Passiamo dal tuo debutto tra i professionisti. Tu hai esordito con l’Ascoli in Serie B nella stagione 2017-18: come sono state le tue emozioni quell’anno?

“All’Ascoli è stata la mia prima esperienza al difuori del contesto Juve, e non nego che all’inizio questa cosa mi spaventava un po’. Ho vissuto quell’anno in modo eccezionale anche perché ho giocato tante partite e siamo riusciti a ottenere una salvezza inaspettata, soprattutto perché nessuno credeva in noi. Quella stagione mi ha fatto crescere sotto diversi aspetti, anche perché mi sono ritrovato subito protagonista sebbene avevo poche aspettative essendo stata la mia prima stagione in Serie B”.

Ad un certo punto hai deciso di andare al Sion. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ad andare in Svizzera? Come viene interpretato lì il concetto di calcio?

“Sicuramente ha inciso la presenza sulla panchina di Fabio Grosso. Avevo diversi dubbi su un trasferimento così prematuro all’estero, ma quando mi ha chiamato per andare a giocare al Sion mi ha convinto subito anche perché mi ha parlato molto bene di quel campionato. In Svizzera il calcio è molto diverso rispetto alla Serie B o alla Serie C italiana perché le partite sono molto meno tattiche e si cerca di interpretare un calcio più offensivo. Anche quell’anno per me è stato di grande aiuto perché sono cresciuto molto sotto l’aspetto fisico, anche se ho avuto diversi problemi fisici”.

Fabio Grosso ti ha allenato sia alla Juventus Primavera che proprio al Sion, è stato un allenatore che ha inciso sulla tua ancora breve carriera?

“Grosso è stato molto importante nella mia crescita. Soprattutto nei primi anni di Primavera è riuscito a rendermi subito protagonista e ha creduto tanto in me. Sicuramente è stato il tecnico che mi ha plasmato come calciatore, anche se tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa come Serse Cosmi“.

Tu hai esordito anche con la Nazionale minore fino all’under 20. Che pensiero hai sui giovani in Italia?

“Secondo me c’è bisogno di fare diversi gli step. L’impressione che mi da il calcio italiano è che noi chiamiamo “giovani” calciatori che hanno 24 anni mentre se pensiamo in Inghilterra, tanti classe 2000 sono già titolari inamovibili nelle loro squadre. Bisogna abbattere questo stereotipo di caricare il giovane di responsabilità e di giudicarlo subito, anche perché alla lunga le qualità vengono sempre fuori”.

Passiamo al presente e parliamo della tua Virtus Entella che sta facendo un campionato fantastico. Come valuti fino a questo momento la vostra stagione ? Quali sono gli obiettivi della squadra?

“La nostra stagione fino a questo momento è davvero ottima. Avendo già fatto la Serie C, penso di non aver mai fatto parte di un organico così forte anche perché siamo un gruppo veramente unito, aldilà di chi gioca titolare o chi parte dalla panchina. Il nostro obiettivo quest’anno è ovviamente quello di arrivare in Serie B senza passare dai play-off anche se all’inizio non è stata facile. Tutte le partite sono difficili, ma stiamo dimostrando il nostro valore ogni settimana come la partita contro la Reggiana”.

Per concludere, quali sono i tuoi prossimi obiettivi personali?

“Nel breve ovviamente desidero tornare alla mia migliore forma e lasciarmi alle spalle questo brutto infortunio per aiutare i miei compagni a salire in Serie B. Come prossimo obiettivo, vorrei giocare in Serie A“.

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Champions League

ESCLUSIVA – La verità sul caos del do Dragão per Porto-Inter: il racconto di Biapri

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Dopo ormai 24 ore Porto-Inter è ancora nell’occhio del ciclone. A far discutere però non è la partita sul campo, ma il pessimo trattamento riservato ai tifosi nerazzurri da parte del Porto e dalla polizia portoghese. Ne abbiamo parlato con Biapri, influencer e tifoso interista presente ieri sera all’Estadio do Dragão, che ci ha fornito la sua testimonianza diretta sull’accaduto.

BIGLIETTI VENDUTI E SITUAZIONE IL GIORNO DELLA PARTITA

BIGLIETTI VENDUTI – “Il settore ospiti era pieno, con tremila biglietti venduti. La richiesta, però, era alta e molti tifosi interisti erano riusciti ad acquistare biglietti in altri settori, tramite VPN o amici che vivono all’estero. Quasi tutti vicini al settore ospiti, soltanto alcuni erano lontani o dalla parte dei tifosi del Porto”. 

LA SITUAZIONE DURANTE LA GIORNATA – “In mattinata è uscito un comunicato del Porto che vietava ai tifosi interisti di entrare allo stadio, se non nel settore ospiti. Io ho parlato con l’Inter e ho saputo che il coordinamento stava parlando con le autorità locali per trovare una soluzione. Questa sembrava essere stata trovata, l’accesso sarebbe stato consentito ma in modo neutrale: senza bandiere, sciarpe o magliette nerazzurre”. 

COSA É SUCCESSO FUORI DAL DO DRAGÃO?

IL CAOS PRIMA DELLA PARTITA – “Tutte queste promesse non sono state mantenute: quando tutti gli interisti, con biglietto in settori neutrali, si sono presentati ai loro varchi non sono stati fatti entrare. Le indicazioni della polizia hanno portato tutti questi tifosi verso il settore ospiti, dove c’era già una grande calca creata dalle tremila persone con biglietto regolare. C’era una grossa scalinata, ma arrivati in cima chi aveva un biglietto per un altro settore veniva mandato indietro. A questo punto, tra chi doveva tornare indietro e chi voleva andare avanti, si è bloccato tutto. La polizia spingeva da entrambi i lati, con la gente nel mezzo. Ad un certo punto hanno creato un varco laterale per permettere la discesa a chi era costretto ad indietreggiare, c’era una confusione incredibile. Chi non poteva entrare nel settore ospiti è stato portato in una sorta di recinto”.

Io, personalmente, una volta avuto il biglietto dal mio Inter Club mi sono buttato in questa scalinata. Un mio amico, con il certificato di invalidità, non è stato aiutato dalla polizia e si stava sentendo male. Alla fine, verso il decimo del primo tempo, siamo arrivati sopra e ci hanno fatto passare perché avevamo il biglietto nel settore ospiti. Questo era già completamente pieno, ho dovuto lottare per trovare un varco ed intravedere la partita. Ci sono anche dei casi particolati: ho incontrato due italiani con un biglietto vicino agli ultras del Porto, ma sono riusciti a cammuffarsi e non avere problemi. Un gran numero di tifosi è rimasto fuori, anche del mio Inter Club, io sono stato fortunato”.

TENSIONE CON LA POLIZIA – “La polizia era molto rude e dava informazioni sbagliate, perché erano loro stessi a mandare la gente verso il settore ospiti. Premevano molto, non ci sono stati scontri ma c’era tanta tensione. Il popolo interista, nonostante tutto, si è comportato benissimo”. 

BIGLIETTI NON VALIDI –Molti hanno avuto il sospetto che il Porto abbia annullato e rivenduto il proprio biglietto, perché una volta arrivato al tornello era considerato come non valido“.

Immagine di copertina: Gianlucadimarzio.com

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