Oggi, sabato 2 luglio, ricorre il 22° anniversario di una delle delusioni più grandi della storia della nazionale italiana. Delusione non catastrofica come le eliminazioni dagli ultimi due mondiali: questa è ben diversa. È uno di quei casi in cui senti di aver fatto un’impresa pazzesca, che nessuno si sarebbe mai immaginato, e non vedi l’ora di sbatterlo in faccia a chi ti ha criticato per settimane, ma all’ultimo momento svanisce nel nulla. Questo è successo esattamente a Euro 2000, in quella finale maledetta in cui l’Italia perse contro la Francia.
IL PERCORSO PRIMA DELLA FINALE
L’Italia non è arrivata ad Euro 2000 nelle migliori condizioni possibili. C’era un certo malumore tra i giornalisti che criticavano la mancanza di gioco di Zoff, che non si è visto molto nelle qualificazioni per gli europei. Alla fine il risultato arriva in qualche modo, e l’Italia arriva prima nel girone, appena un punto avanti a Danimarca e Svizzera. Oltre a queste incertezze, ci sono stati anche diversi infortuni importanti, proprio a poche settimane dall’inizio della competizione. Solo per citarne alcuni, Gigi Buffon e Christian Vieri.
In qualche modo però si parte per il Belgio e l’Olanda, i due paesi che ospitarono Euro 2000. Nella lista dei convocati ci sono grandi nomi come Totti, Del Piero, Nesta, Maldini, Cannavaro, Inzaghi. Ce ne sono anche di meno altisonanti, soprattutto per i più giovani, come ad esempio Marco Delvecchio e Stefano Fiore, che comunque sapranno ritagliarsi uno spazio importante.
La sorte è benevola nel sorteggio del girone. Nonostante l’Italia non sia testa di serie, pesca dall’urna Belgio, Turchia e Svezia. Arrivano subito tre vittorie. Contro la Turchia un bel 2-1 grazie alle reti di Antonio Conte e Super Pippo Inzaghi, mentre contro il Belgio 2-0 firmato da Francesco Totti e Stefano Fiore. Anche contro la Svezia arrivano due reti, e pure stavolta sono segnati da diversi marcatori: Alessandro Del Piero e Gigi Di Biagio.
Ai quarti di finale c’è a sorpresa la Romania, capace di eliminare Inghilterra e Germania, vincitrice dell’edizione precedente nel 1996. In quella nazionale c’era un talento puro come Gheorghe Hagi che a 35 anni ha guidato una squadra con giovani molto interessanti. C’erano tre ventenni che negli anni a venire si sono fatti un nome proprio in Italia: Christian Chivu, Bogdan Lobont e Adrian Mutu. L’Italia però segna ancora una volta due reti e vince il match grazie a Totti e Inzaghi.
La semifinale è decisamente più impegnativa. Si gioca contro i padroni di casa, l’Olanda. Sono favoriti per la vittoria finale, hanno un gioco offensivo spettacolare e sono pieni di talento. Clarence Seedorf, Edgar Davids, Patrick Kluivert, Marc Overmars.
La partita la gioca decisamente meglio l’Olanda che schiaccia l’Italia nella propria metà campo. Come se non bastasse viene espulso Gianluca Zambrotta e gli Azzurri giocano in 10 per più di un’ora. Poco dopo Nesta trattiene leggermente Kluivert e l’arbitro concede un generoso rigore. Francesco Toldo però, colui che ha preso il posto di Buffon, para il rigore di Frank De Boer.
Nel secondo tempo viene fischiato un altro rigore all’Olanda, causato da un fallo evidente di Mark Iuliano su Edgar Davids, ai tempi suo compagno di squadra alla Juventus. Stavolta va Kluivert a calciare il rigore ma colpisce in pieno il palo.
Si va ai supplementari ma ancora nessun gol. È tempo quindi dei rigori, e ancora una volta Toldo lo para a De Boer. Poi Totti esegue il colpo che più lo contraddistingue, il famoso cucchiaio. Infine è ancora Toldo a rendersi protagonista, parando il rigore a Paul Bosvelt, bandiera del Feyenoord che mai segnò in nazionale.
La Francia, al contrario, parte col favore dei pronostici, dopo aver vinto il mondiale del 1998. Arranca un po’ nel girone, non riuscendo a passare come prima, a vantaggio dell’Olanda. Sconfigge però la vincitrice di Euro 1992, la Danimarca, e la finalista dell’edizione precedente, la Repubblica Ceca di Nedved.
Si guadagna il secondo posto e ai quarti di finale affronta la Spagna. Aprì le danze Zidane, poi Collina concede un rigore alle furie rosse, realizzato da Gaizka Mendieta. Sempre nel primo tempo segna l’ex Inter Youri Djorkaeff e spedisce la Francia in semifinale.
Sfida altrettanto difficile quella contro il Portogallo, vinta in rimonta grazie alla rete di Thierry Henry e al rigore di Zidane a 3 minuti dalla fine dei supplementari.
LA FINALE
Si arriva al 2 luglio 2000. Entrambe le squadre cercano il loro secondo Europeo. Del Piero parte dalla panchina: davanti ci sono i giallorossi Totti e Delvecchio, supportati dal cosentino Stefano Fiore. A centrocampo Albertini e Di Biagio, mentre la difesa a 5 è composta da Pessotto, Cannavaro, Nesta, Iuliano e Maldini. In porta ovviamente Toldo, eroe contro l’Olanda.
Roger Lemerre invece schiera in porta il solito Barthez e in difesa Lizarazu, Blanc, Desailly e Thuram. A centrocampo ci sono Descahmps e Vieira, mentre i tre dietro la punta sono Henry, Zidane e Djorkaeff. Una squadra praticamente perfetta, completa in ogni ruolo. L’unico problema però è davanti, dove comincia titolare Christophe Dugarry, delusione al Milan e al Barcellona.
Nel primo tempo l’Italia tiene lo 0-0, ma nel secondo tempo è Marco Delvecchio a spaccare la partita e a regalare il momentaneo 1-0 per gli azzurri. Del Piero entra al 58’ al posto di Fiore, ma si mangia due gol a tu per tu con Barthez. Niente 2-0.
Dugarry continua a deludere e Lemerre decide di mettere Sylvain Wiltord, premiato nel 1999 come miglior giocatore della Ligue 1. È proprio lui che spezza i sogni dell’Italia al 93’, quando tutta la panchina azzurra era in piedi, abbracciata, in attesa del fischio finale. La palla passa in mezzo le gambe di Nesta, poi viene sfiorata dalla mano sinistra di Toldo, ma riesce comunque ad entrare in porta.
L’Italia è sotto shock, non ha più la forza di rialzarsi e nei supplementari non riesce a creare. Crea però la Francia, che lancia dalla panchina un altro giovane attaccante David Trezeguet. Al 103’ Trezegol condanna l’Italia segnando il golden gol, che decreta la fine della partita e la conquista dei Blues ad Euro 2000.
Wiltord e Trezeguet quella notte si fecero conoscere da chiunque e in quell’estate andarono all’Arsenal e alla Juventus, pronti per il definitivo salto di qualità (soprattutto il secondo).
Fu una delusione cocente per l’Italia, che ancora oggi brucia tanto. Qualche anno dopo però, gli azzurri riuscirono a vendicarsi, e in quel caso chi sbagliò fu proprio David Trezeguet, ma questa è un’altra storia.