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L'evoluzione di Jürgen

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L’evoluzione di Jürgen

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Sabato sera il Liverpool è tornato a vincere la Champions League dopo un digiuno durato 14 anni, interrompendo il dominio delle spagnole delle ultime cinque edizioni. L’artefice di questa impresa è il tecnico dei Reds, Jürgen Klopp, che con questa vittoria entra di diritto nella storia del calcio: dopo sei finali perse tra Borussia Dortmund e Liverpool (l’ultima vittoria risale alla Supercoppa di Germania nel 2014), Klopp si porta a casa il trofeo più ambito da un allenatore di club: quella coppa dalle grandi orecchie che si sogna fin dai primi calci al pallone. Il meritato riconoscimento per un allenatore che negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale, perfezionando la propria idea di gioco e migliorandosi sempre di più.

DAL CAMPO ALLA PANCHINA

La carriera di Jürgen Klopp come giocatore non è stata delle migliori (lui stesso si è definito un giocatore “con una testa da Bundesliga e i piedi da quarta categoria”): nato come attaccante, viene poi retrocesso a difensore, rimanendo per tutta la carriera al Mainz 05, con cui collezionerà 325 presenze e 52 reti. Proprio dal Mainz parte la carriera da allenatore di Klopp, che, appesi gli scarpini al chiodo, nel 2001 si siede sulla panchina della squadra tedesca. Il Mainz è sempre stato una squadra modesta, da metà classifica della seconda serie del campionato tedesco, ma con il predestinato Klopp la musica cambia: dopo tre stagioni ai vertici della Zweite Liga, nella stagione 2003/2004 la squadra centra lo storico obiettivo della promozione in Bundesliga, dopo quasi cento anni di storia del club. È il primo miracolo di Klopp, che iniziava ad abbozzare i primi sprazzi di quel gegenpressing che sarà il tratto distintivo della sua carriera. La prima stagione in Bundesliga del Mainz sorprende tutti: una squadra corta, che esercita un pressing sfrenato e che mantiene distanze perfette in fase difensiva, per poi contrattaccare velocemente. Ecco allora che l’obiettivo della salvezza si trasforma in due undicesimi posti consecutivi e una qualificazione al secondo turno di Coppa Uefa nella stagione 2005/2006 come vincitrice del Premio Fair Play (la squadra uscirà ai playoff contro il Siviglia). A questo punto il gioco di Klopp inizia a destare qualche curiosità, tant’è che nel 2008 il Borussia Dortmund decide di ingaggiarlo come allenatore.

IL MODELLO BORUSSIA

È proprio nella squadra giallo-nera che Jürgen Klopp perfeziona il proprio stile di gioco e fa del gegenpressing la propria ragion d’essere: il tutto si basa sul tentativo immediato di riconquista palla nel momento in cui il possesso viene meno; una volta persa la palla, dunque, i giocatori si scagliano con impeto sul portatore, impedendogli una rapida giocata e un’uscita del pallone comoda. Per fare ciò serve un’elevata velocità, una perfetta condizione fisica, oltre che ad una corretta disposizione in campo sia dal punto di vista tattico che mentale. Klopp sceglie il 4-2-3-1 per il proprio Borussia Dortmund, così da coprire tutte le zone del campo e ripartire in fase di attacco. In questo modo, in fase di non possesso vengono adottate due linee da quattro, con gli esterni che indietreggiano e il trequartista che esercita il primo pressing sul portatore di palla insieme alla punta, cercando di spostare il gioco sulle fasce, così da chiudere i giocatori avversari in una zona di campo meno pericolosa e più consona per la riconquista del pallone.

Esempio di gegenpressing: una volta perso il possesso, i giocatori del Borussia pressano il portatore di palla senza lasciargli il tempo di riflettere

Con quattro tocchi il Borussia Dortmund ribalta il fronte d’azione e coglie di sorpresa gli avversari, grazie a veloci passaggi in verticale

La velocità, dunque, è un’altra caratteristica essenziale del gioco di Klopp: al Borussia Dortmund le armi in più erano Marco Reus e Kevin Großkreutz sulle fasce, oltre a Mario Götze sulla trequarti e Robert Lewandowksi davanti. Questa velocità nell’organizzazione della fase offensiva ha portato il Borussia Dortmund di Klopp ad essere la squadra che ha segnato più reti nella stagione 2011/12 e la seconda nelle stagioni 2010/11, 2012/13 e 2013/14, superando per tre stagioni consecutive (2011-2014) la soglia degli 80 gol in campionato. Tutto questo ha portato la squadra di Klopp a vincere per due volte la Bundesliga (2010/11 e 2011/12), una volta la Coppa di Germania (2011/12) e due volte la Supercoppa (2013 e 2014), oltre alla finale di Champions del 2013 persa all’ultimo minuto contro il Bayern Monaco.

Fonte: profilo Instagram ufficiale del Borussia Dortmund

LA CONSACRAZIONE A LIVERPOOL

Dopo essersi affermato in Germania, nel 2015 Klopp riceve la chiamata dal campionato che ogni allenatore, dentro di sé, sogna: la Premier League. Così il tecnico tedesco si trasferisce in Inghilterra, a Liverpool, nello spettacolare teatro di Anfield. Chiamato per riportare i Reds dove meritano, nella speranza di vincere un titolo che manca da 3 anni (l’ultimo la EFL Cup del 2011/12), Klopp nel suo primo anno porta la squadra in finale di Europa League, persa poi per 3-1 contro il Siviglia, mentre in campionato non riesce a qualificarsi per le coppe europee visto l’ottavo posto. Tuttavia dall’anno successivo parte la vera avventura di Klopp con il Liverpool, che lo porterà a vincere l’agognata Champions League. Il tecnico, infatti, cala la propria idea di calcio nella realtà della Premier League, campionato anti-tattica per antonomasia: partito con il solito 4-2-3-1, Klopp passa in breve tempo al 4-3-3, che gli garantisce maggiore densità a centrocampo e maggiore spazio in avanti, dove i tre attaccanti possono scatenarsi in velocità.

Le prime due linee del Liverpool in fase di non possesso: i tre centrocampisti restano stretti tra loro per creare densità e spostare il gioco sulle fasce, così che la squadra possa scivolare e chiudere gli spazi

Dopo due anni di rodaggio, i primi frutti arrivano nella stagione 2017/18, grazie all’acquisto di Mohamed Salah e all’esplosione di Sadio Mané e Roberto Firmino, che insieme formano il trio delle meraviglie del Liverpool. Propria la velocità dei tre attaccanti e i loro inserimenti fanno la fortuna del Liverpool, che arriverà in finale di Champions trascinato dai gol dei propri attaccanti (44 Salah, 27 Firmino e 20 Mané in tutte le competizioni), realizzando anche il record di gol non Champions (41 in totale).

Conclusione di un’azione offensiva del Liverpool: in questo caso, Alexander-Arnold cerca il passaggio filtrante per Salah, che scatta prima per anticipare i difensori

Ma è durante questa stagione che Klopp ha raggiunto la definitiva consacrazione arrivando secondo in campionato con 97 punti e vincendo la Champions League ai danni del Tottenham: il gioco di Klopp si è evoluto dando maggiore importanza ai terzini (Alexander-Arnold e Robertson sono diventati giocatori chiave del Liverpool, collezionando 16 assist il primo e 13 il secondo), capaci di fungere da sbocchi offensivi aggiunti e dimostrando ottime capacità tecniche, servendo cross perfetti per gli attaccanti (da due cross dei terzini arriveranno due gol nella partita di ritorno con il Barcellona).

Heatmap dei due terzini del Liverpool della partita vinta per 5-0 contro l’Huddersfield lo scorso 26 Aprile.
Fonte: WhoScored.com

Altro aspetto migliorato del Liverpool è la fase difensiva grazie soprattutto alla definitiva affermazione di Virgil Van Dijk (Miglior giocatore dell’anno in Premier) e l’acquisto di un portiere di valore come Alisson: quest’anno il Liverpool è stata la miglior difesa della Premier League (22 gol subiti, l’anno scorso erano stati 38), con il brasiliano che ha mantenuto la porta inviolata per 21 partite. Questi miglioramenti, uniti ai già collaudati reparti di centrocampo e attacco, hanno creato una squadra pressoché perfetta, che si è arresa ad un punto dalla Premier ed ha vinto la Champions League, compiendo l’impresa di ribaltare il risultato di 3-0 contro il Barcellona, vincendo 4-0 ad Anfield. Una magia tattica e psicologica di Klopp, con molta probabilità la miglior partita che abbia mai preparato e giocato.

La perfetta organizzazione difensiva del Liverpool durante un’azione d’attacco del Barcellona, con i centrocampisti che arretrano in tempo per dare una mano alla difesa.

Ma la grandezza di Klopp sta anche nel capire le partite: la finale di sabato è stata una partita atipica per il Liverpool, che non ha espresso il solito gioco spumeggiante e veloce, ma che si è adattato alla situazione, abbassandosi e coprendosi dopo il vantaggio al secondo minuto firmato Mohamed Salah e limitandosi a controllare la gara. Il Tottenham, invece, non è stato in grado di sfondare il muro eretto dai Reds e all’87’ Origi ha segnato il definitivo 2-0 (terzo tiro nello specchio in Champions e terzo gol) che ha regalato la coppa al Liverpool.

Heatmap degli attaccanti del Liverpool: la scarsa presenza in zona offensiva (almeno rispetto al solito) dimostra che la squadra ha giocato più bassa.
Fonte: WhoScored.com

Klopp ha interpretato la partita e l’ha vinta mettendo da parte, per una notte, quello stile di gioco che ha modellato nel tempo, facendolo suo e adattandolo, di volta in volta, alle squadre che ha allenato.

Fonte: profilo Instagram ufficiale del Liverpool F.C.

Fonte immagine in copertina: profilo Instagram ufficiale della UEFA Champions League

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ULTIM’ORA – Sommer si è allenato totalmente in gruppo: recuperato al 100% per Empoli

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Yann Sommer, portiere dell'Inter, durante una partita

Buone notizie per l’Inter dall’ultimo allenamento. La squadra di Inzaghi viaggia spedita verso la sfida con l’Empoli, in programma lunedì di pasquetta alle 20:45. Nell’allenamento mattutino di oggi il portiere Sommer, alle prese con un infortunio alla caviglia patito con la nazionale svizzera, ha preso parte a tutta la sessione in gruppo con il resto della squadra, e va considerato recuperato al 100% per la sfida di San Siro.

La palla ora passa a Simone Inzaghi che dovrà scegliere se schierare Sommer subito da titolare o lasciare il compito di difendere i pali nerazzurri a Emil Audero, già titolare in trasferta col Lecce e autore di una prestazione sicura.

 

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Juventus-Yildiz prove d’amore: rinnovo e maglia numero 10

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In foto: Kenan Yildiz della Juventus e Marco Brescianini del Frosinone

In una stagione che ha visto spegnere di colpo l’entusiasmo dei tifosi e probabilmente della squadra, tra le note positive della Juventus c’è sicuramente Kenan Yildiz. Il 18enne turco è diventato già uno dei beniamini dei tifosi bianconeri. Nonostante finora abbia messo a segno un solo gol in campionato, al debutto da titolare contro il Frosinone, a cui si aggiungono due reti in Coppa Italia, Yildiz è entrato già nel cuore dei tifosi. Il turco, infatti, si è spesso distinto in campo perché tra i pochissimi a cercare la giocata e saltare l’uomo.

In casa Juventus si sta lavorando per tenersi stretto il ragazzo. Come riportato da Tuttosport questa mattina, il club bianconero ripartirà proprio da Yildiz. Ad oggi sono pochissime le certezze per il rilancio delle ambizioni del club, ma tra queste c’è sicuramente il classe 2005. La Vecchia Signora ha deciso di blindare Yildiz e presto entrerà nel vivo la trattativa per il rinnovo di contratto, attualmente in scadenza nel 2027. Inoltre, a dimostrazione della fiducia che la società pone nel ragazzo, Yildiz potrebbe presto cambiare numero di maglia e indossare la numero 10 che fu del suo idolo Alessandro Del Piero.

La Juventus, dunque, si augura di poter contare su Yildiz ancora a lungo. E ad augurarselo sono sicuramente anche i tifosi bianconeri, che sperano che il turco possa dare un contributo nella corsa alla qualificazione in Champions League. Già da domani, quando la Juventus sarà impegnata in trasferta all’Olimpico contro la Lazio.

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Inter, contro l’Empoli per il record di gare consecutive in gol

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Inter

L’Inter di Simone Inzaghi sta dominando il campionato e la vittoria dello scudetto è ormai questione di tempo. Mentre alcuni bookmakers hanno iniziato già a pagare la giocata a coloro che avevano scommesso sulla vittoria del titolo, i nerazzurri non vogliono deconcentrarsi e raggiungere l’obiettivo al più presto. La sfida di lunedì alle 20.45 a San Siro contro l’Empoli, oltre ad avvicinare ulteriormente al titolo, potrebbe permettere ai nerazzurri di eguagliare uno storico record: il numero di gare consecutive a segno in Serie A.

Finora, infatti, l’Inter ha segnato in tutte le 29 gare di campionato disputate finora e, se dovesse trovare il gol anche contro i toscani, eguaglierebbe il record della Juventus di Antonio Conte, stabilito nella stagione 2013-14. In quella occasione i bianconeri trovarono il gol nei primi 30 incontri di campionato ma rimasero a secco in occasione della 31esima giornata. A fermare la striscia record della Vecchia Signora fu il Napoli, vittorioso 2-0 in casa.

Con il tricolore ormai a un passo, l’Inter può trovare motivazione nel raggiungere e superare record come quello delle gare consecutive a segno ai danni della Juventus 2013-14. Alla stessa Juventus, l’ultima del triennio di Antonio Conte, i nerazzurri potrebbero inoltre soffiare anche il record di punti totalizzati in un singolo campionato di Serie A. In quella stagione i bianconeri raggiunsero quota 102 punti e in questo momento se i nerazzurri dovessero vincere tutte le sfide in programma fino a fine campionato raggiungerebbero quota 103. Un obiettivo molto difficile, ma non impossibile per gli uomini di Inzaghi.

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Abraham può tornare: col Lecce possibilità di rientro in campo

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Abraham

Non gioca da quasi un anno dopo un brutto infortunio al ginocchio. Adesso Abraham potrebbe scendere in campo contro il Lecce. Un calvario infinito, che dura ormai da 10 mesi. Tammy Abraham adesso sembra poter vedere la luce, dopo il brutto infortunio al ginocchio che ne ha pregiudicato la stagione e, sfortunatamente al momento, anche la carriera.

L’attaccante della Roma ha già visto parzialmente un po’ di luce dopo il ritorno tra i convocati in Roma-Sassuolo del 17 marzo, ma ovviamente in quel caso non scese in campo perché ancora non pronto. Adesso però l’occasione sembra esserci, con l’inglese che potrebbe tornare a calcare un campo di gioco, anche se per pochi minuti. 

ABRAHAM, POSSIBILE INSERIMENTO NEL FINALE?

Come specificato dal Corriere dello Sport, però, tutto dipenderà dal contesto e la possibilità di inserirlo. De Rossi, e l’attaccante stesso, sanno di non poter forzare troppo, né che sarebbe sin da subito decisivo. Dunque per il bene di tutti, dovesse servire l’inserimento di qualcuno maggiormente decisivo, il ritorno in campo potrebbe essere rinviato.

Nonostante tutto, però, la forma dell’inglese sembra essere tornata, oltre che l’integrità fisica. L’obiettivo di De Rossi e il suo staff è quello di aumentare i giri del motore, per avere un uomo in più nel finale di stagione.

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