Calcio e dintorni
FA – Football Addicted #43! “Best, Charlton, Dixie Dean: quando i campioni del calcio inglese giocarono in Irlanda”

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1 anno fa:

QUESTA È ‘FA – FOOTBALL ADDICTED‘, LA RUBRICA D’APPROFONDIMENTO TARGATA NUMERO DIEZ DEDICATA ESCLUSIVAMENTE AL CALCIO D’OLTREMANICA. OGNI SETTIMANA, AL MERCOLEDÌ, VI RACCONTEREMO UNA STORIA D’ATTUALITÀ O DEL PASSATO, CONDIVIDENDO CON VOI LA NOSTRA PASSIONE PER IL FOOTBALL MADE IN UK! OGGI PARLIAMO DI QUANDO DIVERSI CAMPIONI DEL CALCIO INGLESE, COME BEST, CHARLTON E DIXIE DEAN, FURONO ACCOLTI CON ENTUSIASMO NELL’ODIERNA LEAGUE OF IRELAND.
Pelé, Franz Beckenbauer e Giorgio Chinaglia ai New York Cosmos. Johan Cruijff e George Best ai Los Angeles Aztecs. Eusebio ai Boston Minutemen. Gerd Muller ai Fort Lauredale Strikers.
Nella seconda metà del Novecento, c’è stato un tempo in cui alcuni dei migliori calciatori al Mondo hanno sposato progetti oltreoceano, mettendo in mostra le proprie abilità in diversi clubs degli Stati Uniti (nella NASL: North American Soccer League).
Nello stesso secolo c’è stato però anche un tempo in cui molti campioni del calcio inglese hanno giocato nella vicina Irlanda, invitati con lo scopo di portare nuovo pubblico a un campionato di scarso appeal.
Avventure meno note rispetto a quelle americane, ma che, a loro modo, hanno comunque lasciato una traccia negli annali.
Per questo abbiamo deciso di riproporvene alcune, quelle legate ai nomi più famosi.
Quelle di quei calciatori che ancora oggi, nel bene o nel male, sono ricordati nell’odierna League of Ireland.
1. DIXIE DEAN ALLO SLIGO ROVERS
Leggenda dell’Everton tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento.
Secondo miglior marcatore di sempre nei primi quattro livelli del calcio inglese (dalla Premier League alla League Two, solo Arthur Rowley ha segnato più goals di lui, ndr).
William Ralph Dean, detto Dixie, da Birkenhead è stato senza ombra di dubbio uno dei calciatori più forti che l’Inghilterra abbia mai offerto al mondo del calcio.
I 473 goals collezionati in 502 presenze tra clubs e Nazionale sono lì a dimostrarlo (dati ufficiali rilasciati dal National Football Museum inglese, ndr).
I due campionati conquistati con l’Everton nel 1928 e nel 1932 (entrambi i casi da capocannoniere del torneo) e la FA Cup vinta, sempre con i Toffees nel 1933, ne sono un’ulteriore conferma.
Un campione di caratura internazionale. Un fenomeno nel suo mestiere, capace di segnare la bellezza di 60 reti in 39 partite nella sola stagione 1927/28 a soli 21 anni.
Per questo non stupisce che ad accoglierlo alla stazione di Sligo, in Irlanda, accorsero circa duemila persone.
#OTD | 1939
The legendary Dixie Dean scored for @sligorovers in the #FAICup final against @shelsfc in a 1-1 draw 👌
➡️ https://t.co/i0osCI2GVl#LOI | #GreatestLeagueInTheWorld pic.twitter.com/fAaBYufPnu
— SSE Airtricity League (@SSEAirtricityLg) April 23, 2020
L’ARRIVO SBAGLIATO E IL GOAL IMMEDIATO
Era un giorno di gennaio del 1938 e a Sligo la cittadinanza non vedeva l’ora di accogliere quel grande fuoriclasse proveniente dall’Inghilterra.
Alla presenza del Sindaco e della banda, migliaia di persone si accalcarono sulla banchina della stazione ferroviaria, decise a non perdersi il primo passo di Dixie Dean sul suolo irlandese.
Peccato che il suo arrivo non fosse programmato per quell’esatto momento, come ricordato in passato dalla figlia Barbara.
“Mio padre amava raccontarmi le storie di quando giocò in Irlanda e mi disse che tante persone si presentarono alla stazione per accoglierlo una mattina, salvo poi scoprire che lui non si trovava su quel treno in arrivo. Allora tornarono la sera stessa o il giorno dopo e finalmente riuscirono a intercettare il treno giusto. Quello con mio padre sopra”.
Dixie Dean allo Sligo Rovers, club situato nell’ovest dell’Irlanda, giocò per quattro mesi, collezionando una decina di goals in undici apparizioni e aiutando la squadra a chiudere al secondo posto in campionato.
La prima rete la mise a segno subito il giorno dopo il suo arrivo in città, nella vittoria per 3-2 contro lo Shelbourne al The Showgrounds (l’allora stadio dello Sligo Rovers, ndr).
A 32 anni, Dixie Dean colpì al primo colpo, facendo innamorare immediatamente di sé i tifosi dei Bit O’Red (come è soprannominato il club).
IL POKERISSIMO DA RECORD E LA FINALE PERSA
Al goal realizzato all’esordio, l’ex stella dell’Everton ne aggiunse poi altri nove nella sua esperienza in Irlanda.
Cinque di questi li mise a segno tutti nella stessa partita, ovvero nel 7-1 con il quale il suo Sligo batté il Waterford United in campionato (un record ancora oggi imbattuto all’interno del club).
Un altro goal lo realizzò invece nella finale di FAI Cup pareggiata per 1-1 contro lo Shelbourne, che ebbe poi la meglio per 1-0 nella gara di replay.
In quell’occasione Dixie Dean ricevette la medaglia per il secondo posto, la quale gli fu però rubata il giorno stesso.
Un furto che gli venne però restituito anni dopo, quando gli fu recapitato un pacco contenente la medaglia smarrita.
“L’esperienza in Irlanda significò molto per Dixie Dean. Era ancora un calciatore in forma ed ebbe un grande impatto sullo Sligo Rovers. La vita lì poi gli piaceva. Giocò anche nel campionato di golf nell’ovest del Paese per un periodo e arbitrò una partita a Letterkenny il giorno di San Patrizio, attirando migliaia di persone”.
Ricorda l’autore Paul Little nel suo libro In the shadow of Benbulben: Dixie Dean at Sligo Rovers, in cui racconta i quattro mesi vissuti dal campione dei Toffees nei Bit O’Red.
UNA MOSSA DI MARKETING?
Lo Sligo Rovers era stato fondato nel 1928, soltanto undici anni prima del suo arrivo, e l’acquisto di Dean venne pensato per iniziare a portare più pubblico allo stadio e soldi nelle casse del club.
A due anni dalla vittoria del primo campionato (avvenuta nel 1937, ndr), il numero di spettatori aveva iniziato a diminuire nuovamente e un cambio di marcia era necessario.
“Penso che la società versasse in una difficile situazione finanziaria quando mio padre arrivò – ricordò in un’intervista la figlia Barbara – e tornò poi a essere in una buona condizione di salute quando se ne andò. Mi piace pensare che lui abbia ricoperto un ruolo chiave per il club”.
E in effetti lo fece. Tanto che ancora oggi Dixie Dean è considerato una leggenda allo Sligo Rovers, dove chiuse di fatto la sua carriera.
In quello stesso club per il quale iniziò a giocare quasi per caso, come ricordato in passato da Aidan Mannion, direttore dello Sligo Rovers Heritage Group.
“Dixie Dean inizialmente fu contattato da alcuni membri del club per sapere se conoscesse qualche attaccante interessato a giocare per lo Sligo. Lui però si offrì di venire in prima persona (dopo la breve parentesi al Notts County, ndr), finendo così per vivere una delle pagine più felici della sua carriera”.
Lo Sligo Rovers. Quello stesso club in cui è cresciuto Seamus Coleman, oggi storico capitano dell’Everton, dove è arrivato nel 2009 e da dove non si è poi più mosso.
Come a voler chiudere un cerchio iniziato tanto tempo fa con Dixie Dean. L’uomo capace di portare il suo mito anche in Irlanda.
2. GEORGE BEST AL CORK CELTIC
Portiamo avanti le lancette del tempo di 37 anni e spostiamoci nel profondo sud dell’Irlanda, dove nel 1975 arrivò il miglior talento sportivo che la vicina Irlanda del Nord abbia mai dato alla luce.
Stiamo parlando ovviamente di George Best, Pallone d’Oro nel 1968, anno in cui vinse anche la Coppa dei Campioni con il Manchester United.
La leggenda dei Red Devils, con i quali vinse anche due campionati inglesi e due Charity Shield, nel 1975 firmò infatti per il Cork Celtic, club fondato nel 1959 e fallito nel 1979 (nei suoi 20 anni di vita partecipò sempre all’odierna League of Ireland, vincendo il titolo nella stagione 1973/74, ndr).
Quando arrivò a Cork, Georgie aveva solo 29 anni, ma aveva anche già vissuto tutto il meglio che la sua carriera gli avrebbe mai offerto.
Sette anni dopo essersi affermato come il miglior calciatore del pianeta (nonché uno dei migliori nella Storia del calcio), il figlio di Belfast si stava affacciando sulla fase calante della propria vita calcistica, guidato sempre con maggior forza da quel demone alcolico che non riuscirà mai a sconfiggere.
George Best of Cork Celtic pic.twitter.com/L4YtJRDowe
— The League Magazine (@Theleaguemag) July 9, 2019
L’ARRIVO
A portarlo a Cork fu Bobby Tambling, leggenda del Chelsea e allenatore del Cork Celtic in quegli anni.
Nonostante non fosse più il genio magnifico ammirato in passato dalle platee di tutto il Mondo, Best era ancora uno dei volti più conosciuti. Una stella. Esattamente ciò che la squadra irlandese cercava in quel momento.
“Il nostro presidente voleva un giocatore capace di esaltare le folle e chi era meglio di George Best in questo?”.
Ricorda Tambling.
Grazie a un amico comune, l’ex dei Blues riuscì allora a stringere un accordo con l’ex dei Red Devils, con Best che, si dice, si unì al Cork Celtic per un prezzo di 600 sterline a partita (una gran bella somma per l’epoca).
SOLD OUT
L’esperienza irlandese per Best ebbe inizio il 28 dicembre 1975, quando debuttò contro il Drogheda United al vecchio Flower Lodge, impianto scelto appositamente per l’occasione (poiché più grande dello stadio casalingo del Cork Celtic, il Turner Cross, e quindi in grado di accogliere i tanti spettatori attesi).
12.000 gli spettatori che presero d’assalto l’impianto sportivo, garantendo, a quanto si dice, in un colpo solo un introito di 5.000/6.000 sterline per il Cork Celtic ai cancelli d’ingresso.
Numeri da capogiro in una League of Ireland che all’epoca faticava enormemente ad attirare pubblico.
Basti pensare che l’autore Peter Byrne una volta scrisse sul The Irish Times che una partita tra Shamrock Rovers e Home Farm al Milltown aveva raccolto solamente 55 sterline con la vendita dei biglietti.
PARENTESI DELUDENTE
Il match d’esordio di Best non andò però bene. La stella nordirlandese deluse tutti con un gioco lento e per nulla spettacolare e il Cork Celtic perse l’incontro per 2-0.
“È difficile giocare per la prima volta con una nuova squadra – affermò Best dopo la gara –. Non è stata una bella partita, ma mi ha fatto venire voglia di tornare ancora qui”.
Il contratto stipulato con il club prevedeva la presenza di Best alle sole partite casalinghe e fu per questo che la gara successiva giocata dall’ex United fu quella contro i campioni in carica del Bohemians. Questa volta al Turner Cross.
Anche in questa occasione il pubblico riempì spalti e tasche del Cork Celtic, ricevendo in cambio una prestazione migliore dall’attaccante nordirlandese rispetto a quella offerta nella prima uscita.
Best sembrò più concentrato, quasi deciso a dimostrare di poter essere ancora una stella da ammirare, e aiutò la sua squadra a vincere per 1-0, pur non riuscendo però a segnare.
Rete che non arrivò neppure nel terzo match giocato da Georgie in terra d’Irlanda, quello contro lo Shelbourne.
Il club di Dublino aveva accettato di dividere gli incassi della partita con il Cork Celtic e fu per questo che, in via del tutto eccezionale, Best si presentò a questa gara in trasferta (nonostante, come detto prima, il suo contratto non lo prevedesse).
Lo stadio accolse 5.000 persone e lo Shelbourne vinse per 2-1.
Best fu protagonista di un’altra deludente prestazione, chiudendo così senza lode la sua parentesi nell’isola di smeraldo.
BYE BYE CORK
Quella contro lo Shelbourne fu infatti l’ultima partita giocata da George Best con la maglia del Cork Celtic.
Dopo solo tre presenze e con zero goals segnati, l’esperienza del nordirlandese giunse al termine.
Il Cork Celtic si stava preparando per affrontare il Waterford United, club che aveva appena ingaggiato niente meno che Sir Bobby Charlton (di cui vi parleremo tra poco), e la voglia di vedere una sfida in campo tra i due gradi ex compagni e campioni del Manchester United era tanta.
Un desiderio che svanì però in un istante.
Charlton avvisò infatti di non poter prendere parte all’incontro a causa di alcuni impegni già programmati e Best chiamò il club dicendo di non essere presente poiché influenzato.
Fu così che il talento di Belfast non tornò più a Cork, preferendo chiudere la propria esperienza in Irlanda per iniziarne una nuova negli Stati Uniti, dove andò a indossare la maglia dei Los Angeles Aztecs.
Dopo l’addio di Best, il Cork Celtic non riuscì più a raccogliere un pubblico così numeroso come quello visto nei tre match con l’ex United in campo.
In due sole partite casalinghe, Best aveva infatti fatto guadagnare al club più soldi di quelli raccolti in tutte le altre gare stagionali.
Tre anni dopo il club fallì.
3. GEOFF HURST AL CORK CELTIC
Prima di dissolversi, il Cork Celtic ebbe il tempo di accogliere anche un Campione del Mondo.
Chiusa la deludente esperienza, in termini sportivi, con George Best, il club irlandese accolse infatti Sir Geoff Hurst.
L’unico calciatore capace di realizzare una tripletta in una finale del Mondiale, in occasione della Coppa del Mondo vinta dalla sua Inghilterra per 4-2 contro la Germania Ovest a Wembley nel 1966.
La leggenda del calcio inglese e del West Ham United, con cui vinse una Fa Cup e un Charity Shield nel 1964 e una Coppa delle Coppe l’anno successivo (in finale contro il Monaco 1860), nel 1976 Hurst firmò con il Cork Celtic, prima di volare anch’egli negli Stati Uniti, dove chiuse poi la sua carriera nei Seattle Sounders.
Anche l’esperienza irlandese di Hurst fu breve. Circa un mese. Quello di febbraio.
“Il Cork era ormai abituato a mettere sotto contratto giocatori leggendari che potessero vendere biglietti – ricorda lo storico del club Plunkett Carter –. Dopo Hurst arrivò Uwe Seeler, per esempio, mentre prima di lui Trevor Brooking, Terry McDermott, John Hollins, Jimmy Delaney e Raich Carter”.
Cork Celtic in 1965. Big names to play with them included George Best, Uwe Seeler, Bobby Tambling and Geoff Hurst pic.twitter.com/W7DVnGzBzg
— Beyond The Last Man (@BeyondTLM) January 27, 2016
SERVE PUBBLICO
Sulla scia dell’operazione Best, il Cork Celtic acquistò infatti Hurst con l’intento di riportare i tifosi allo stadio e aumentare gli introiti per il club.
Un progetto che naufragò però in poco tempo, nonostante le prestazioni dell’attaccante inglese furono di tutto rispetto.
“Da quel che ricordo, giocò solo due o tre partite, ma segnò un paio di goals – disse di lui Michael Tobin, uno dei compagni di squadra dell’epoca –. Hurst era un gentleman e tutti avevamo un grande rispetto per lui”.
In effetti Hurst realizzò tre reti in altrettanti incontri, andando a segno anche nel derby pareggiato per 1-1 contro il Cork Hibs.
OTTIME PRESTAZIONI, SCARSI RISULTATI
Nonostante il suo prezioso contributo, il Cork Celtic non riuscì a scalare posizioni in classifica, chiudendo la stagione 1975/76 all’ottavo posto (in un campionato a quattordici squadre, ndr).
Hurst disse addio al club, volò a giocare per il resto dell’anno negli Stati Uniti e poi si ritirò.
Nominato MBE (Member of the Order of the British Empire) nel 1979 (stesso anno in cui il Cork Celtic fallì), Sir Geoff Hurst oggi resta uno dei pochissimi calciatori inglesi ad aver vinto un Mondiale, nonché un grande attivista nella lotta alla demenza senile e all’Alzheimer, malattie che hanno colpito negli anni suoi ex compagni di squadra e amici come Nobby Stiles, Martin Peters, Ray Wilson e Bobby Charlton.
4. BOBBY CHARLTON AL WATERFORD UNITED
Da un Campione del Mondo a un altro.
Da Cork a Waterford. Circa 125 chilometri di viaggio in direzione est.
È qui, nella città più antica d’Irlanda, che Sir Bobby Charlton si ritrovò a giocare sempre nel 1976.
Leggenda del Manchester United, nonché ultimo dei Busby Babes ancora in vita (squadra che fu decimata nel disastro aereo di Monaco di Baviera, ndr), con i Red Devils vinse due campionati inglesi, una Fa Cup, quattro Community Shield e una Coppa dei Campioni, prima di provare esperienze fuori dall’Inghilterra.
Lasciato il Preston North End e il suo ruolo di giocatore-allenatore dopo una sola stagione, il Pallone d’Oro 1966 (anno in cui vinse la Coppa del Mondo con l’Inghilterra) firmò con il Waterford United, club fondato nel 1930, ma diventato professionistico soltanto nel 2018.
Bobby Charlton in action for Waterford United pic.twitter.com/9P62KAYDTu
— The League Magazine (@Theleaguemag) July 22, 2017
PRIMA ESPERIENZA OLTRE CONFINE
L’esordio di Charlton con la maglia del Waterford arrivò il 18 gennaio del 1976 contro il St. Patrick’s Athletic (ricordatevi questo nome).
Il formidabile attaccante inglese sfoderò immediatamente un’eccellente prestazione, riuscendo a mettere il piede in tutti e tre i goals che portarono la squadra di casa a vincere per 3-2 al Kilcohan Park.
Fu la prima di tre partite giocate da Charlton con il club irlandese (come centrocampista, visti i 39 anni d’età), il quale gli aveva promesso di pagarlo a presenza, in base ai soldi raccolti ai tornelli d’ingresso dello stadio il giorno della partita.
Un accordo che si ruppe però nel giro di poche settimane.
QUESTIONE DI SOLDI
Se nella gara d’esordio dell’ex United il Waterford era riuscito a incassare circa 1.900 sterline (più del doppio rispetto a un incasso medio), ben presto il club non fu più in grado di far fronte alle spese.
Per onorare l’accordo siglato con Charlton, il Waterford iniziò a chiedere ai club che li ospitavano nelle gare in trasferta di elargire loro una parte dei guadagni ottenuti nelle partite in cui la stella inglese era in campo.
Una richiesta immediatamente respinta.
Il primo a opporsi fu il Bohemians e gli altri lo seguirono.
In occasione della gara persa per 2-0 al Dalymount Park l’8 febbraio, Charlton aveva avvertito il club di essere disponibile soltanto a poche ore dall’inizio del match e ciò non permise quindi di attirare abbastanza tifosi allo stadio. L’incasso della gara fu solo di 793 sterline e il Bohemians si rifiutò di dividerlo con il Waterford.
Lo United si ritrovò così impossibilitato a pagare Charlton per le sue presenze e le strade di calciatore e club si divisero definitivamente.
ADDIO IRLANDA
Iniziato con entusiasmo questo nuovo capitolo della propria vita, in pochissimo tempo Bobby Charlton si ritrovò a giocare la sua ultima partita con la maglia del Waterford United.
L’occasione fu un match di coppa contro il Finn Harp al Ballybofey, perso per 3-0.
Dopo tre partite di campionato e una di coppa, e un goal segnato, la leggenda inglese salutò l’Irlanda per chiudere la carriera giocando per tre diversi club australiani: il Newcastle KB United, i Perth Azzurri e il Blacktown City.
Poi il ritorno in patria, dove si unì per poco tempo alla dirigenza del Wigan Athletic, prima di entrare nel consiglio d’amministrazione del Manchester United (di cui fa parte ancora oggi).
5. GORDON BANKS AL ST. PATRICK’S ATHLETIC
Chiudiamo il nostro viaggio parlandovi di un altro Campione del Mondo 1966: Gordon Banks.
Considerato ancora oggi il miglior portiere inglese di tutti i tempi, in carriera vinse la Coppa di Lega con il Leicester City (nel 1964) e con lo Stoke City (nel 1972), clubs di cui è una leggenda.
È ricordato soprattutto per la strepitosa parata su Pelé al Mondiale del 1970, quando impedì a O’Rei di esultare per un goal che pareva ormai già fatto (parata che in molti considerano la più bella della Storia del calcio).
Non tutti però si ricordano della sua parentesi irlandese, durata una sola partita.
Il 22 ottobre 1972 Banks ebbe un incidente in auto. Perso il controllo della vettura di ritorno da una seduta di fisioterapia ai tempi dello Stoke City, finì in un fosso, danneggiando irreparabilmente il suo occhio destro.
Un grave infortunio che lo costrinse in pratica a chiudere anzi tempo la sua carriera ai massimi livelli, con il portiere inglese che nel 1977 decise però di tornare in campo.
@FA England World Cup winner Gordon Banks in action for @stpatsfc in Richmond Park.#BeASaint pic.twitter.com/Ok4DdhAnnY
— St. Pat's Academy (@StPatsAcademy) November 12, 2014
RINASCITA CALCISTICA
A dargli l’opportunità di tornare a indossare i guantoni fu il Fort Lauderdale Strikers, club degli Stati Uniti, il quale gli concesse poi di giocare una partita in Irlanda, con il St. Patrick’s Athletic.
Una storia decisamente curiosa.
Il St. Patrick’s Athletic, club di Dublino fondato nel 1929, si stava preparando per affrontare il derby contro lo Shamrock Rovers ed era alla disperata ricerca di un portiere.
L’estremo difensore titolare, Mick O’Brien, si era infatti infortunato e fu così che Barry Bridges, allenatore dell’epoca, volò in Inghilterra alla ricerca di qualcuno che accettasse di giocare quella partita.
Non avendo trovato nessuno, si diresse all’aeroporto di Heathrow per prendere il volo di ritorno ed è qui che successe l’impensabile.
UN INCONTRO IMPREVISTO
Bridges incontrò per caso il suo vecchio compagno di Nazionale Gordon Banks e iniziò a spiegargli i motivi del suo viaggio, finché il Campione del Mondo 1966 non si offrì di giocare lui stesso in prima persona.
“Hai un solo occhio”.
“Con un solo occhio vedo la stessa palla che vedevo con due. Verrò e giocherò questa partita per te se la paga è buona”.
Queste le battute che Bridges raccontò di essersi scambiato con Banks, con il quale siglò dunque un accordo.
Fu così che il 2 ottobre 1977, in occasione del derby tra St. Patrick’s Athletic e Shamrock Rovers, la squadra di casa si ritrovò a schierare niente meno che Gordon Banks tra i pali.
UNA PARTITA INDIMENTICABILE
Come ricordato in un articolo del tempo a firma di Kieran Rooney, 12.500 persone assieparono gli spalti, permettendo ai Pats di incassare circa 2.000 sterline ai cancelli d’ingresso del Richmond Park.
500 di queste furono poi date a Banks, come pagamento per la sua presenza in campo.
Il match finì 1-0 per la squadra di casa, la quale vinse la seconda partita stagionale grazie a un autogoal di Leo Kearns e mise fine all’imbattibilità dello Shamrock Rovers.
Un risultato che permise a Banks di chiudere la sua unica partita irlandese con un clean sheet.
Merito anche di una sua grande parata.
Come raccontato da Derek Jones sull’Irish Times, Eamon Dunphy provò a sorprendere Banks con un tiro di mancino al volo, direzionandolo sotto l’incrocio dei pali, ma la leggenda di Leicester e Stoke City reagì prontamente, mettendo la palla in calcio d’angolo.
Niente male per un portiere di 40 anni e con un solo occhio a disposizione.
RICORDO POSITIVO
“Ho superato quella che è sicuramente stata la sfida più difficile della mia vita. Sono tornato a giocare a ottimi livelli. La mia disabilità non mi ha battuto”.
Ricorderà Banks dopo il suo secondo ritiro dal calcio, quando nel 1978 appese definitivamente i guantoni al chiodo.
“Uno dei giorni più famosi della storia del St. Patrick’s Athletic non ha nulla a che vedere con la vittoria di un titolo. Il portiere titolare era infortunato e il club si ritrovò con Gordon Banks in campo. Una grande folla accorse per vederlo e urlare il suo nome. Non fu impegnato fino a pochi minuti dalla fine, ma poi sfoderò una grandissima parata e mandò in estasi la folla”.
Scrisse nel 2018 Con Houlihan, nel pezzo The Triumphs and Tribulations of St. Patrick’s Athletic
Il ricordo di una giornata che ancora oggi è considerata una delle più importanti pagine di storia vissuta dai Pats.
THE END
Da Dixie Dean allo Sligo Rovers a George best e Geoff Hurst al Cork Celtic.
Passando per Bobby Charlton al Waterford United e Gordon Banks al St. Patrick’s Athletic.
Il calcio irlandese nel Novecento ha accolto alcune delle stelle più importanti del calcio inglese e mondiale, deciso a rilanciare una lega alla disperata ricerca di attenzioni.
Jimmy Johnstone, uno dei Lisbon Lions che nella finale di Coppa dei Campioni 1967 guidò il Celtic (di cui è considerato il miglior giocatore di tutti i tempi, ndr) alla vittoria contro l’Inter, giocò per una stagione allo Shelbourne.
Uwe Seeler, uno degli attaccanti più prolifici della Storia del calcio tedesco, nonché argento Mondiale nel 1966 con la Germania Ovest e vincitore di una Bundesliga e Coppa di Germania con l’Amburgo, nel 1978 fu chiamato al Cork City.
Solo gli ennesimi esempi di come l’odierna League of Ireland un tempo cercò di emozionare il proprio pubblico.
And now – once more – let’s grab a pie and a beer, mates. Enjoy!
Alla prossima puntata di ‘FA – Football Addicted’!
Recupera le puntate precedenti di ‘FA – Football Addicted’ QUI
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Fonte immagine in evidenza: foto scattate dall’autore dell’articolo, Marco Garghentino

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Calcio e dintorni
Web App FC 24, quando esce e tutte le novità

Pubblicato
3 giorni fa:
Settembre 18, 2023
WEB APP FC 24, QUANDO ESCE E TUTTE LE NOVITÀ- Manca sempre meno all’uscita di FC 24, nuovo capitolo di EA per quanto riguarda la linea videogiochi calcistici che da anni appassiona milioni di utenti. I prossimi saranno giorni importanti soprattutto per quanto riguarda i giocatori della modalità Ultimate Team.
Dopo aver rilasciato alcune delle valutazioni ufficiali, con Haaland, Mbappè e De Bruyne (91 di valutazione) al comando della top 10, saranno ufficializzate altre date importanti. Su tutte, quella dell’uscita della Web App, che consentirà agli utenti di cominciare a costruire il proprio Ultimate Team in attesa dell’uscita ufficiale del gioco completo. A tal proposito, andiamo a scoprire quando esce la Web App di FC 24 e tutte le novità.
QUANDO ESCE EA FC 24
Come detto in apertura, l’uscita di EA FC 24 è solamente questione di giorni. Il gioco sarà disponibile per PS5, PS4, Xbox Series X, Xbox series S, Xbox One, PC e Nintendo Switch. La data di uscita ufficiale è prevista in tutto il mondo per il 29 settembre. In questo giorno, tutti gli utenti che avranno acquistato la standard edition potranno accedere al gioco completo.
In alternativa, sarà possibile accedere al gioco completo anche alcuni giorni prima. Due le opzioni possibili. La prima per gli utenti abbonati al servizio EA Play che, a partire dal 22 settembre, potranno godere di 10 ore (sfruttabili non obbligatoriamente in blocco) di accesso anticipato al gioco completo.
La seconda invece è legata alla prenotazione della Ultimate edition, che riserva agli utenti l’accesso anticipato per un massimo di 7 giorni, oltre a diversi vantaggi nella modalità Ultimate Team e non solo. Tra i più significativi troviamo i 4600 FC Points e, per coloro che l’avranno prenotata entro il 22 agosto, uno dei nuovi Heroes Champions League tra cui spiccano anche Carlos Tevez, Wesley Sneijder e Gianluca Vialli.
FC 24, LE NOVITÀ
Diverse le novità per quanto riguarda FC 24. La più significativa è ovviamente il nome. Dopo una lunga catena di EA Sports FIFA, la casa produttrice canadese si è vista costretta a trovare un nuovo titolo. La motivazione risiede nella scadenza del contratto il principale organo calcistico mondiale, che ha portato poi all’abbandono della licenza FIFA.
Un’altra importante novità riguarda la modalità Ultimate Team, da anni colonna portante del videogioco. Da quest’anno infatti, oltre al calcio maschile sarà introdotta nella suddetta modalità anche quello femminile. Gli utenti potranno dunque comporre i propri Ultimate Team utilizzando nello stesso campo da gioco anche le migliori calciatrici al Mondo.
Altra innovazione presente in Ultimate Team è quella delle Evoluzioni, una nuova meccanica che consentirà il miglioramento delle caratteristiche di alcuni giocatori col passare delle stagioni. Interessante anche l’aggiunta dei PlayStyle, funzionalità sviluppata in collaborazione con Opta che consentirà di caratterizzare maggiormente il comportamento di un giocatore in campo.
Per quanto invece riguarda la Serie A, ancora campionato partner di EA Sports, continueranno ad esserci squadre senza licenza ufficiale. Queste saranno, anche per quest’anno, Atalata, Lazio, Napoli e Roma. Tra gli stadi sarà invece aggiunta l’Udinese Arena, che andrà ad accompagnare San Siro e lo Juventus Stadium tra gli stadi del campionato italiano con licenza ufficiale.
WEB APP FC 24, QUANDO ESCE
La Web App di FC 24 è una piattaforma che, esclusivamente da computer o browser web, consente agli utenti di gestire il proprio Ultimate Team senza accedere direttamente da console. Quando esce la Web App di FC 24? C’è la data di rilascio ufficiale.
In tutto il mondo, l’accesso alla Web App sarà consentito il 20 settembre, data che coincide con il rilascio anche del primo Team Of The Week (Squadra Della Settimana). Da quel momento in poi, gli utenti potranno cominciare ad accedere, partecipare alle campagne con relative ricompense e ad aprire i primi pacchetti.
WEB APP FC 24 E COMPANION APP
Oltre alla Web App, nei prossimi giorni sarà rilasciata anche la Companion App di FC 24. Se alla prima, come detto, sarà possibile accedere solo da computer o browser web, per la seconda sarà possibile accedere anche da dispositivo mobile. Per farlo, bisognerà scaricare l’applicazione, presente nei vari store digitali, sul proprio smartphone.
Come per la Web App, anche in questo caso è già stata comunicata alcuna data ufficiale in merito all’uscita. Infatti, la Companion App sarà rilasciata esattamente un giorno dopo la Web App e, dunque il 21 settembre. Sarà dunque possibile scaricare la Companion App di FC 24 su App Store per i dispositivi Apple, e su Google Play per i dispositivi Androind.
Calcio e dintorni
Il Como si impegna attivamente nella lotta alla leucemia: l’iniziativa

Pubblicato
6 giorni fa:
Settembre 15, 2023Di
Simone Rippa
Il Como si è mosso in maniera attiva per sensibilizzare il proprio pubblico riguardo la lotta alla leucemia, malattia che colpisce le cellule del sangue e rivelatasi spesso mortale. Il club lombardo ha lanciato un appello, promosso da alcune fotografie accompagnate da sfondi insoliti, per raccogliere fondi da donare a un’Onlus. Si tratta di Quelli che…con Luca, fondata da Andrea Ciccioni in seguito alla scomparsa del figlio malato.
Gli scatti promossi dal club lacustre hanno promosso direttamente la Onlus. Infatti, le divise da trasferta sono manchevoli del main sponsor del club, sostituito dalla scritta dedicata all’associazione benefica. Si tratta di un’iniziativa di grande importanza per promuovere un argomento delicatissimo, il quale sta da tempo molto a cuore al Como, come dimostrato da scelte simili intraprese già in passato.
Business
Atalanta, annunciata la partnership con Enel: obiettivo sostenibilità

Pubblicato
6 giorni fa:
Settembre 15, 2023Di
Simone Rippa
ATALANTA ENEL – Il tema della salvaguardia e della protezione dell’ambiente è da anni una delle priorità su cui fondare il quotidiano. Nel corso degli anni anche il mondo del calcio si è attivato nel campo della promozione di attività sostenibili. Basti pensare al progetto promosso dal club austriaco del Wolfsberger nel 2019. In particolare l’idea, intitolata For Forest, fu di piantare circa 300 alberi sul manto erboso dello stadio per sensibilizzare il pubblico, anche gli amanti del mondo del calcio.
Oggigiorno, anche l’Atalanta, impegnata domenica prossima nel match contro la Fiorentina, si è attivata in maniera diretta per promuovere i progetti di protezione e salvaguardi ambientale. Per fare ciò, il club orobico ha annunciato la partnership con il gruppo elettrico Enel. Si tratta di un’operazione con una mirata strategia: Atalanta ed Enel lavoreranno insieme per promuovere e diffondere le informazioni necessarie a raggiungere la sostenibilità al pubblico calcistico, notevolmente numeroso, cercando di persuadere il maggior numero di persone possibile.
Calcio e dintorni
ESCLUSIVA – Dott.Casali: “Pogba? Vittima di una leggerezza”

Pubblicato
1 settimana fa:
Settembre 13, 2023
POGBA DOPING – Il caso di Paul Pogba ha stravolto il pianeta Juventus ma non solo: anche l’intero panorama calcistico. Abbiamo sentito, per l’occasione, il Dott. Danilo Casali, esperto di prevenzione infortuni muscolari in ambito sportivo. Analizziamo quindi il lato medico del caso doping di Pogba: “Una vicenda di questo tipo è estremamente delicata, sia per la situazione problematica dei ripetuti infortuni muscolari subiti, sia per la notizia uscita sulla stampa circa la sospensione per utilizzo di sostanze proibite. In questi casi l’augurio è che possa trattarsi di un errore sul risultato, immagino però che gli addetti ai lavori prima di emettere il risultato delle analisi, abbiano fatto tutte le verifiche del caso“.
IPOTESI INTEGRATORI – “Per quelle che sono le mie competenze, non conoscendo il singolo caso ma avendo seguito dalla stampa la serie incredibile di infortuni muscolari e problemi annessi, è ragionevole ipotizzare che per sconforto e in una fase problematica della propria carriera, Pogba abbia cercato un aiuto esterno in buona fede. Se la positività è insorta per un integratore, si tratta indubbiamente di una leggerezza nel comportamento indotto dalla tipologia del prodotto (integratore = non farmaco nella percezione comune)“.
IL CONTESTO
“A mio parere va comunque compresa la situazione generale e soprattutto l’individuo. Pogba non ha cercato di barare per il risultato ma è caduto in errore nel tentativo di ripristinare uno stato fisico sfuggente, per troppe mancate risposte nei suoi plurimi percorsi di recupero. Importante che questa sintesi non venga distorta nel significato, perché parliamo comunque di una persona che, al di là della propria professione e della notorietà, per troppo tempo è stato relegato ad uno stato di “malato” in conseguenza del fatto che le cure proposte non hanno portato risultati soddisfacenti e stabili. Moltissime persone dopo questo vissuto non piacevole, potrebbero fare un tentativo maldestro per cercare di vedere la luce in fondo al tunnel“.
“Se nell’entourage dell’atleta qualcuno ha erroneamente pensato di rinforzare le performance muscolari anche attraverso un integratore, ha probabilmente sottostimato anche le valutazioni che lo staff della Juve ha certamente eseguito in questo ultimo anno per risolvere i problemi, come di routine a questi livelli di competenza. Sono dinamiche frequenti in più settori della vita professionale, ma su questo aspetto è bene fare alcune puntualizzazioni per evitare di cadere in opinioni generiche“.
SOVRACCARICO RELATIVO
“In un atleta professionista monitorato ai massimi livelli sul piano degli allenamenti e della nutrizione, al persistere delle contratture, degli stiramenti e degli strappi occorre decodificare perché le strutture muscolari percepiscano attività potenzialmente normali, come un sovraccarico. Se non comprendiamo questo concetto, continueremo a supporre che i muscoli siano deboli e vanno costantemente rinforzati con esercizi, integratori ed altro“.
“La giustizia sportiva farà le sue valutazioni ed è difficile pensare che non vi saranno condanne per il giocatore. Egli rimane comunque la vittima di una leggerezza ma soprattutto di una miopia nelle procedure di valutazioni ed analisi a monte del problema infortuni muscolari frequenti. Come molti altri atleti“.
INFORTUNI FREQUENTI IN CASA JUVE
“Ampliando le osservazioni anche nel tempo, non è possibile trascurare che in casa Juventus qualcosa di simile è accaduto Douglas Costa e Ramsey, sebbene con episodi ancora meno ravvicinati rispetto allo stesso Pogba. I tifosi ed i dirigenti sanno che epilogo hanno avuto queste vicende: impatto notevole nei conti della società ed atleti trasferiti in prestito, almeno per risparmiare sul loro ingaggio“.
“Ad una prima osservazione sembra che la sfortuna si sia accanita più volte contro la Juve ed i suoi atleti potenzialmente in grado di elevarne competitività e spettacolo. Ma ora sapete che non è così“.
“Con un parere superficiale potrebbe essere facile ipotizzare la mala gestione di questi casi: ma non si arriva in uno staff di prima fascia senza competenza ed esperienza. Non si tratta infatti di errori o negligenze ma, ribadisco, di una specifica mancanza sistemica che lascia qualche “maglia aperta” nella comunque meticolosa e fondamentale programmazione che gli Staff attuano per i loro atleti. Ma integrando altre conoscenze una soluzione è possibile“.
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