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Federico Valverde, il "Pajarito" del Real Madrid

Calcio Internazionale

Federico Valverde, il “Pajarito” del Real Madrid

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Partiamo da una data: 22 luglio 1998. È il giorno in cui è nato Federico Valverde, a Montevideo, Uruguay. Sono passati una decina di giorni dall’evento calcistico più atteso al mondo, il Mondiale ’98 che ha visto trionfare la Francia per la prima volta nella storia. La Nazionale transalpina ha battuto in finale il Brasile del “Fenomeno” Ronaldo per 3-0: una vittoria schiacciante, mai in discussione, che ha portato la firma indelebile di Zinédine Zidane, autore di una magnifica doppietta. È il trionfo della cultura dell’integrazione, di una generazione di talenti capace di risollevare il movimento calcistico francese dopo le mancate partecipazioni ai Mondiali italiani del ’90 e americani del ’94. Simbolo di quella Francia multiculturale è proprio Zinédine Zidane: genio e sregolatezza, giocatore dalle indiscutibili doti tecniche e fisiche. Figlio di di algerini, Zidane attende la finale per poter arrivare dove “le Roi” Platini non era riuscito.

(Fonte: profilo Twitter @fedeevalverde)

Ecco, può sembrare una coincidenza, ma Federico Valverde, il protagonista del nostro focus, nasce proprio nel ’98: l’anno in cui Zidane viene eletto miglior giocatore del Mondiale e vince il Pallone d’Oro. Zinédine Zidane è oggi l’allenatore di Federico Valverde, che non avrà potuto ammirare le gesta del suo allenatore, ma che è nato sotto la stella dei campioni. Perchè sì, l’attuale centrocampista del Real Madrid ha tutto le stigmate del campione. Federico Valverde, più in generale, è il prototipo del centrocampista moderno.

EL PAJARITO

Valverde con il calcio ci è cresciuto, d’altronde è difficile trovare da fare qualcosa di diverso se non giocare sulle spiagge più amate della Ciudad Veja: Pocitos e Buceo. Ai tempi del liceo i docenti che seguivano i progressi calcistici di Valverde lo iniziarono a chiamare Pajarito, ovvero l’uccellino. Un soprannome particolare ma che è rimasto per sempre: se vi è capitato di guardare una partita del Real Madrid non vi sarà sicuramente sfuggita la corsa leggera e pulita di Valverde, che sul prato più che correre sembra volare, come un pajarito. La progressione palla al piede, la capacità di leggere con anticipo le fasi di gioco, l’abilità in impostazione e i suoi ficcanti inserimenti in area avversaria hanno rappresentato le basi di partenza sulle quali Zidane ha deciso di lavorare per costruire uno dei centrocampisti più completi della sua generazione.

(Fonte: profilo Twitter @fedeevalverde)

Nel 2015, per Valverde, si aprono le porte del paradiso: gli emissari del Real Madrid, sempre attenti ai talenti sudamericani, lo notano al Sub-15. All’epoca Valverde è ancora minorenne, gioca con il Peñarol, una delle (tante) squadre della città di Montevideo. Neanche maggiorenne Valverde parte da titolare nel sentitissimo derby con i rivali storici del Nacional, un Clasico memorabile che l’uruguaiano gioca alla perfezione. Tant’è che dopo 75 minuti venne sostituito e il pubblico lo applaude a scena aperta, estasiato dalle giocate di un ragazzino che di lì a poco avrebbe fatto il salto in Europa e l’atteso esordio con la Celeste di Tabarez: è anche per questo, per la sua incredibile maturità, che a soli 21 anni è già insostituibile all’interno dello scacchiere dell’Uruguay.

Il Pajarito, oggi, è un giocatore completo: il centrocampista del presente e del futuro del Real Madrid. Dopo il prestito al Deportivo La Coruña di due stagioni fa, quest’anno l’uruguaiano è rimasto a Madrid sotto esplicita richiesta del suo allenatore. Zidane, maestro nel saper far rendere al meglio i suoi elementi, ha chiuso agli arrivi di Eriksen e Van de Beek in estate perché consapevole delle innate qualità del calciatore uruguaiano. Che, infatti, dopo un primo e veloce periodo di ambientamento, si è preso con forza, carisma e personalità il posto da titolare all’interno dello stellare centrocampo delle merengues. Se durante il suo primo ciclo l’allenatore francese era riuscito a far esplodere Casemiro, è probabile che il simbolo e l’emblema di questa seconda gestione targata Zidane possa essere proprio il Pajarito Valverde.

SACRIFICIO, DISCIPLINA E QUALITÀ

Le tre parole qui sopra spiegano alla perfezione ciò che oggi rappresenta Federico Valverde per il Real Madrid. La settimana scorsa abbiamo assistito a qualcosa di incredibile: il Real Madrid ha battuto, in finale di Supercoppa Spagnola, l’Atlético Madrid ai calci di rigore e Valverde è stato premiato come migliore in campo. E fin qui nulla di strano. L’incredibile è che il numero 15 dei Blancos è stato espulso a cinque minuti dalla fine del secondo tempo supplementare per un fallo da ultimo uomo. Un cartellino rosso che ha salvato il Real: un paradosso.

Il fallo che è costato il rosso a Valverde: ma che ha regalato la vittoria al Real.
(Fonte: profilo Twitter @espnuk)

Morata scappa via in contropiede, va velocissimo verso la porta, quando da dietro interviene in scivolata Federico Valverde. L’espulsione è inevitabile ma i tifosi del Madrid sembrano esultare come se fosse stato segnato un gol. Se i Blancos sono andati ai calci di rigore e hanno vinto il primo trofeo dell’anno gran parte del merito va proprio a quella scivolata, quel fallo. L’intervento di Valverde su Morata è l’effigie di quanto sia più importante il collettivo del singolo: quel fallo ha un valore quasi simbolico, come a voler dire che per la squadra, per il gruppo, Valverde è pronto a sacrificarsi in qualunque modo possibile. Uscendo dal campo il Cholo Simeone lo ha accarezzato con un buffetto, con il viso e l’espressione di chi sa che in campo avrebbe fatto la stessa cosa. In quella scivolata sta tutta la lucidità mentale del calciatore uruguaiano: il calcio è uno sport di squadra e la squadra, per vincere, ha bisogno di sacrificio, disciplina e qualità.

Il buffetto di Simeone a Valverde, all’uscita dal campo dopo l’espulsione. L’espressione del Cholo è inequivocabile.
(Fonte: profilo Twitter @espnuk)

Contro l’Atlético Madrid, Valverde ha giocato come mezzala destra al fianco del fido scudiero Casemiro. Ma in realtà il giovane talento classe ’98 può giocare un po’ ovunque: Valverde è un centrocampista box to box (definizione affibbiatagli dal suo stesso allenatore) che riesce a incidere su entrambi i lati del campo, conditio sine qua non per ambire a diventare un calciatore totale. La cosa che stupisce, tuttavia, è la sorprendete naturalezza con la quale Valverde gioca, diventando partita dopo partita una figura centrale del progetto tecnico madrileno. E non è un caso che più di una volta in panchina sia stato costretto a sedersi uno tra Casemiro, colonna portante del Real dell’ultimo lustro e leader della Nazionale brasiliana, Toni Kroos, dominatore del centrocampo europeo per anni e protagonista assoluto della vittoria tedesca ai Mondiali del 2014, e Luka Modric, vincitore del Pallone d’Oro la scorsa stagione.

Ma a questo punto è interessante capire il motivo per cui Zidane ha iniziato a preferire Valverde a uno dei tre mostri sacri del centrocampo del Madrid. Ricondurre la scelta ad un semplice (e necessario) ricambio generazionale appare riduttivo. In realtà Valverde si è preso il posto da titolare sfruttando al meglio le opportunità concesse, abbinando alla visione di gioco, evidente sin dai tempi del Peñarol, anche la fisicità che gli permette di essere decisivo in fase di transizione offensiva, in contrasto e nelle letture senza palla. La partita che lo ha consacrato agli occhi di tutti è stato il Clásico contro il Barcellona del 18 dicembre, finito 0-0. Una partita che ha visto Valverde fare il bello e il cattivo tempo con i suoi strappi palla al piede, con la sua falcata elegante e una conduzione palla di grande qualità.

(Fonte: profilo Twitter @fedeevalverde)

Contro i blaugrana, all’epoca ancora allenati da Ernesto Valverde, l’uruguaiano ha toccato solo 46 palloni – quando in campo c’è Kroos è lui il catalizzatore di gioco – ma arrivando a sfiorare quota 96% di precisione passaggi. Il contorno: 2 tiri verso la porta, 1 key pass, 2 intercetti, 1 contrasto vinto e un salvataggio provvidenziale in occasione di una ripartenza dei padroni di casa.

Aspetti da migliorare ce ne sono, chiaro. Potrebbe essere molto più determinante in zona gol (fin qui 2 le reti realizzate, entrambi con tiri dal limite) e con qualche lavoro individuale potrebbe migliorare anche l’abilità e la lucidità in zona di rifinitura, nell’ultimo passaggio. Il futuro è assicurato: la programmazione di Florentino Perez ha portato al Real alcuni dei migliori talenti del calcio sudamericano, come Vinicius, Rodrygo e Reinier Jesus. Federico Valverde, invece, è già il presente. Il Pajarito è pronto a prendere il volo.

(Fonte immagine in evidenza: profilo Twitter @fedevalverde)

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Bundesliga

Infortunio al ginocchio per Bensebaini in Nazionale: il Dortmund lo perde fino a fine stagione

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Ramy Bensebaini, giocatore del Borussia Dortmund e Randal Kolo Muani, giocatore del PSG, Champions League

Il Borussia Dortmund sarà impegnato in un finale di stagione di fuoco. In Bundesliga si trova attualmente al quarto posto della classifica, ma con la qualificazione in Champions League ancora in bilico. Per quanto riguarda invece la Champions, i gialloneri sfideranno l’Atletico Madrid per guadagnarsi un posto in semifinale, traguardo che manca dalla stagione 2012/13 (in quel caso fu finale contro il Bayern Monaco). Il Borussia Dortmund ha però perso un giocatore fondamentale per lo scacchiere di Terzic: Ramy Bensebaini resterà infatti fuori fino al termine della stagione, saltando tutti gli impegni nazionali e internazionali.

IL RENDIMENTO DI BENSEBAINI IN QUESTA STAGIONE

Il terzino sinistro algerino Bensebaini ha giocato 17 partite in Bundesliga in questa stagione, di cui 11 dal primo minuto. Una stagione non esattamente da ricordare quella dell’ex laterale del Borussia Mönchengladbach, visto che adesso dovrà rimanere ai box a lungo. Come riportato da TMW, Bensebaini ha riportato un infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio e ha finito in anticipo la stagione, anche se è riuscito a evitare l’operazione. L’infortunio è arrivato nella sfida amichevole giocata tra la sua Algeria e la Bolivia. Ennesimo infortunio dunque causato dalla sosta per le Nazionali, che ha creato problemi in tutto il mondo, non solo in Italia.

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Calcio Internazionale

Chi è Mateo Joseph, il talentino del Leeds decisivo con la Spagna U21

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Madueke, gioocatore del Chelsea, e Mateo Joseph, giocatore del Leeds United, Premier League

CHI È MATEO JOSEPH – Non è una rarità ormai assistere a casi come quello di Jamal Musiala, che dopo aver effettuato la trafila delle nazionali giovanili dell’Inghilterra (ossia il luogo dov’è cresciuto), ha deciso di intraprendere la propria carriera internazionale vestendo la maglia della Germania, sua terra natale. Seppur in misura minore, è ciò che è successo anche a Mateo Joseph Fernández-Regatillo, ventenne attaccante del Leeds United.

TRA SPAGNA E INGHILTERRA

Nato a Santander nell’ottobre del 2003, Mateo Joseph è dunque di nazionalità spagnola, ma il cognome del padre ne tradisce le origini inglesi, che sarebbero inevitabilmente tornate a bussare alle sue porte qualche anno più tardi. Dopo essersi formato nelle giovanili del Racing Santander prima, e dell’Espanyol poi, ecco il richiamo della foresta: a portarlo oltremanica è stato infatti il Leeds United nel gennaio 2022.

Nei successivi due anni, Joseph avrebbe proseguito il proprio stage nell’Under 21 dei Peacocks, mettendosi in mostra come attaccante un po’ atipico; i suoi 180 centimetri forse non sono tantissimi per essere un centravanti, tant’è che predilige soprattutto calpestare le zolle del mezzo spazio di sinistra per poi venire a giocare in posizioni più centrali. La convocazione dell’Inghilterra U20 non tarda ad arrivare, e il giovane puntero riesce anche a ritagliarsi un piccolo spazio durante lo scorso Mondiale della sopracitata categoria. Il ct Ian Foster lo impiega però come esterno sinistro nel proprio tridente, e l’avventura dei Tre Leoni si interrompe precocemente agli ottavi di finale contro l’Italia di Casadei.

IL DEBUTTO CON LE FURIE ROSSE

I tempi intanto sono ormai maturi per il debutto in prima squadra, seppur sul palcoscenico minore della Championship; Joseph però, in un Leeds che stradomina il campionato insieme al Leicester, non riesce ad accumulare abbastanza minuti, restando dunque a secco di gol. Per sbloccarsi sceglie dunque un’occasione speciale: gli ottavi di finale di FA Cup in casa del Chelsea, in cui mette a segno una doppietta che non basta per avere la meglio sui Blues, salvati da un gol allo scadere di Gallagher.

Sono a tutti gli effetti le sue due prime reti da professionista, ed è forse grazie alla notte di Stamford Bridge che la Spagna U21 lo ha convocato nell’ultima pausa per le nazionali; Joseph ha dunque deciso di accettare la chiamata delle Furie Rosse, che annovera ragazzi del calibro di Fermin Lopez Pablo Barrios, debuttando da subentrato nell’amichevole persa contro la Slovacchia. Poco male, perchè nel match successivo contro il Belgio, valido per le qualificazioni al prossimo Europeo U21, ha firmato il gol vittoria all’88’, dopo essere sceso in campo appena 5 minuti prima. Come inizio poteva andare decisamente peggio…

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Alla Ricerca del Diez

Chi è Estevao Willian, il gioiellino brasiliano soprannominato “Messinho”

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Estevao Willian

CHI È ESTEVAO WILLIAN – Il Brasile, si sa, di talenti cristallini ne sforna in continuazione. L’esempio lampante è Neymar Jr., ma negli ultimi anni ce ne sono stati tanti. Basti pensare al Real Madrid, con la coppia tutta brasiliana formata da Vinicius Jr. e Rodrygo. Non bisogna poi dimenticare Endrick, classe 2006, pronto a vestire la camiseta blanca e già in gol con la maglia del Brasile. L’ultimo talento che sta attirando l’attenzione degli scout è quello di Estevao Willian, esterno offensivo del 2007, che sta brillando con il Palmeiras.

CHI È ESTEVAO WILLIAN – GLI INIZI E LA CARRIERA FINO A QUESTO MOMENTO

Se il tuo soprannome è “Messinho” vuol probabilmente dire che il potenziale è altissimo ed effettivamente il giovane talento brasiliano può diventare un grandissimo giocatore. Nasce come ala destra e si è già messo in mostra con la maglia della Nazionale Under 17 ai Mondiali, con la quale ha segnato tre gol e fornito tre assist. La sua avventura però si è interrotta contro l’Argentina di Echeverri, altro talentuosissimo giocatore sudamericano. Estevao Willian ha inoltre già firmato un contratto di sponsorizzazione con Nike, nonostante la giovanissima età. Aveva appena dieci anni quando ha accettato l’offerta, ma è destinato a diventare uno dei volti del marchio.

CHI È ESTEVAO WILLIAN – L’INTERESSE DELLE BIG EUROPEE

Come accaduto negli ultimi anni, le big europee non restano di certo a guardare. Il nome di Estevao Willian è già sui taccuini dei principali club in Europa e il PSG ci aveva provato concretamente in passato. La trattativa però non è andata in porto a causa della partenza di Endrick, vecchio pallino dei parigini, che volevano assicurarsi entrambi i talenti. “Messinho” ha un sogno: giocare nel Barcellona, club che tifa fin da bambino. C’è da dire però che Estevao Willian non potrà lasciare il Brasile fino al 2025 (quando compirà 18 anni), ma probabilmente sceglierà la sua squadra prima di quella data. Per lasciarlo partire si parla già di cifre vicine ai 50 milioni, ed è per questo che Chelsea, Barcellona, Manchester City e non solo osservano da vicino uno degli ultimi talenti sfornati dal calcio brasiliano.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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