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Federico Viviani: cuore, gambe e geometrie

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Federico Viviani: cuore, gambe e geometrie

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Federico Viviani resta sulla lista di Pantaleo Corvino per il ruolo di centrocampista. Il giocatore è ormai fuori dal progetto Spal, e Semplici non lo considera più utile alla causa: per questo motivo si cerca una soluzione che possa far comodo a tutti. La Spal vorrebbe venderlo a titolo definitivo ma viste le difficoltà nel trovare un’offerta già a gennaio sarebbe disponibile anche a farlo partire in prestito.

La Fiorentina, che al momento sarebbe più propensa a questa seconda opzione rimane allerta, ma Corvino prende tempo perché, come detto oggi, le priorità sono altre (specie per quanto riguarda le uscite) e l’ottimo rapporto con l’agente del giocatore permette al DG viola di aspettare ancora. Se Viviani dovesse veramente passare alla Fiorentina, farebbe il definitivo grande passo per la sua carriera; andiamo a vedere, allora, la sua storia e le sue caratteristiche tecniche.

DAGLI INIZI

A soli 13 anni Federico viene ingaggiato dalla Roma con la quale percorre tutta la trafila delle giovanili, dal 2005 al 2011. L’incontro fondamentale avviene negli Allievi giallorossi, dove l’allenatore è Andrea Stramaccioni, il quale vede le enormi doti di playmaker di Federico e lo sposta dal precedente ruolo di punta a quello di mediano.

Davanti alla difesa Viviani compie il salto di qualità necessario per mettersi in mostra agli occhi dell’allenatore della Primavera Alberto De Rossi, e poi del mister della Prima Squadra, Luis Enrique.

L’allenatore spagnolo riconosce immediatamente le qualità del ragazzo e a soli 19 anni lo fa esordire prima agli sfortunati playoff d’Europa League contro lo Slovan Bratislava, e successivamente in campionato contro la Juventus, in un match terminato 1 a 1. Un predestinato. In quella partita Viviani gioca da titolare davanti alla difesa al posto di Daniele De Rossi, arretrato come centrale di difesa: non eccelle particolarmente, ma fa il suo. Luis Enrique per lui ha sempre speso parole al miele, dipingendolo come il futuro in casa Roma, l’uomo su cui lavorare per costruire un avvenire solido.

I giallorossi puntarono sul centrocampista prolungandogli il contratto fino a giugno 2017, ma successivamente lo cedettero a titolo temporaneo al Padova.

LA CONSACRAZIONE IN B

Con la maglia dei biancoscudati in Serie B disputa una buona stagione, collezionando alla fine del torneo ben 22 presenze impreziosite da una doppietta contro l’Empoli. L’anno successivo passa in prestito al Pescara dove però non trova molta spazio: per lui solo 6 presenze (nelle quali, comunque, ha messo a segno 2 reti) ed è per questo motivo che Viviani cambia aria e passa al Latina sempre in prestito, dove ha l’occasione di affermarsi definitivamente.

I primi sei mesi sono da favola, scende in campo ben 21 volte e segnando 3 volte, ma è nella stagione successiva che Viviani si consacra come un talento imperdibile: disputa un campionato strepitoso, tanto da essere eletto a fine stagione come il miglior centrocampista della Serie B. I numeri della sua seconda esperienza laziale mettono ancora più in evidenza il salto di qualità di Viviani: 33 presenze e addirittura 8 gol.

Ormai Viviani si è affermato in Serie B e serve un ulteriore passo in avanti, magari la A. Infatti è Riccardo Bigon, DS dell’Hellas Verona a portarlo in Veneto. I gialloblù, per averlo, versano ben 4 milioni nelle casse della Roma: la stagione veronese, la prima da titolare in Serie A, è davvero sfortunata perchè culmina con la retrocessione in B degli scaligeri.
Eppure – ancora una volta – il campionato di Viviani è stato di notevole fattura, e in più circostanze si è concesso il lusso di caricarsi la squadra sulle spalle grazie alle sue punizioni e ai suoi assist.

La sua sfida più importante è stata forse con la Juventus, terminata 2 a 1 in favore dell’Hellas. Con un suo gol con il collo del piede la squadra veronese ha conquistato un successo incredibile e storico, seppur inutile per le speranze di salvezza per il club. Di conseguenza le sue 21 presenze impreziosite da 3 gol e 5 assist passano in secondo piano; il Verona sarebbe disposto anche a puntare di nuovo su di lui per il ritorno in A, ma chiaramente le richieste dalla massima serie non mancano: è infatti il Bologna a chiudere la trattativa con l’Hellas Verona nelle ultime ore di mercato, e così Viviani può riabbracciare Bigon, che lo porta sotto le due torri in prestito con diritto di riscatto in favore dei felsinei.

L’esperienza in al Bologna non è particolarmente entusiasmante, tantochè dopo una sola stagione Viviani viene ceduto alla Spal, nella quale trova più spazio. A Ferrara Federico prende in mano il centrocampo, giocando un buon calcio e facendo ottime prestazioni per tutto il primo anno; a settembre, però, un infortunio al polpaccio lo tiene ai box per due mesi, ma dopo non rientrerà più: la Spal lo scarica, tenendolo sempre in panchina, e ora Viviani dovrà cercarsi miglior sorte in un’altra squadra. Un destino strano per un ragazzo che la Spal ha voluto riscattare in tutti i modi soltanto lo scorso giugno.

E TECNICAMENTE PARLANDO?

Viviani è una sorta di architetto, grazie al suo essere molto preciso nella circolazione di palla; si rende spesso come punto di riferimento dell’intera manovra viste le sue enormi doti di playmaker. Quando i compagni sono in difficoltà possono sempre scaricare su di lui, dato che è abile nei disimpegni palla al piede. Sa alternare in maniera equilibrata la verticalizzazione e il cambio di gioco, anche se predilige il passaggio corto; gioca spesso a due tocchi, ma il suo saper giocare contemporaneamente di fino e con cattiveria – agonistica, ovviamente – gli permette di essere un centrocampista completo.

Uno dei punti di forza del ragazzo è il tackle con il quale vince la maggior parte dei contrasti: è un giocatore deciso negli interventi, spesso al limite della correttezza e infatti il pericolo del cartellino è sempre dietro l’angolo (anche se è un aspetto normale per chi gioca davanti alla difesa).

Tackle, corsa, geometrie ma non solo. Viviani è dotato di un piede destro niente male, con il quale calcia a meraviglia gli angoli, sforna assist ma soprattutto pennella punizioni magiche.

Ed è proprio questa la caratteristica unica di Viviani: da qualsiasi posizione – non solo dalla sua mattonella – sa piazzare la palla in rete, sia calciando sul primo palo che sul secondo, il che lo rende imprevedibile.
Rincorsa di pochi passi partendo lateralmente rispetto alla sfera, calcio di interno-collo che dipinge epici calci di punizione: un po’ alla Diamanti, seppur con più spin e meno potenza.

Si fa apprezzare anche per il tiro dalla distanza, specialmente di collo del piede, con il quale scatena micidiali bombe verso il portiere. L’unico difetto di questo giocatore è forse la discontinuità nel rendimento che a volte lo limita: non a caso, dopo l’infortunio, la Spal non ha praticamente più creduto in lui.

Ora chissà se Federico troverà una collocazione a Firenze o da qualche altra parte: solo il tempo ce lo saprà dire.

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Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

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Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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Politano e Darmian carichi nel prepartita: le parole

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All'Inter riesce una particolare impresa

Intervistati ai microfoni di DAZN nel prepartita di Napoli-Inter, Matteo Politano e Matteo Darmian hanno parlato delle loro sensazioni sul big match di giornata, molto importante per rispondere sul campo alle vittorie di Juventus e Milan.

POLITANO – “Conosciamo bene l’Inter e Dimarco, sappiamo che giocatore è ma siamo forti anche noi. Dovremo stare attenti. L’Inter ha una difesa fortissima, dovremo fare in modo di creare quante più occasioni possibili”.

DARMIAN – “Per arginare Kvara servirà lavoro di squadra, il Napoli ha tanti giocatori forti e dovremo stare attenti. La vittoria della Juve non ci mette pressione, dobbiamo scendere in campo come abbiamo sempre fatto”.

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Lecce-Bologna, le formazioni ufficiali: Zirkzee parte dalla panchina

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Lecce-Bologna

Il lunch match della 14ª giornata di Serie A mette di fronte due delle migliori formazioni del Belpaese. Guidate da due allenatori all’avanguardia e con molti spunti su cui lavorare, anche per il medio futuro. Lecce-Bologna sarà questa, ma anche molto altro. Il Lecce non vince dal 22 settembre, ma le ultime gare non sono state completamente da gettare. Indubbiamente, però, i salentini vogliono ritrovare i tre punti e vogliono farlo con la spinta del bollente pubblico di casa.

Ci proveranno contro una avversario sicuramente non facilissimo: il Bologna è, probabilmente, la rivoluzione di questa stagione ed il momentaneo sesto posto in classifica lo testimonia. Thiago Motta non potrà contare su De Silvestri in difesa, vittima di un infortunio. Mancherà anche Orsolini, ancora alle prese con l’infortunio che lo ha colpito circa una settimana fa.

D’Aversa e Thiago Motta hanno scelto i loro uomini per questo Lecce-Bologna, in scena del Via del Mare con calcio d’inizio previsto per le ore 12:30.

LE FORMAZIONI UFFICIALI

LECCE (4-3-3): Falcone; Gendrey, Pongracic, Baschirotto, Dorgu; Gonzalez, Ramadani, Oudin; Strefezza, Krstovic, Banda. All. D’Aversa.

BOLOGNA (4-2-3-1): Skorupski; Posch, Lukumi, Calafiori, Kristiansen; Aebischer, Fabbian; Ndoye, Ferguson, Saelemaekers; Van Hooijdonk. All. Thiago Motta.

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