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Feldi Eboli, il commento del DT sui play-off: "Napoli favorito, ma occhio alla forma del Pescara"

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ESCLUSIVA – Il DT della Feldi sui play-off: “Napoli favorito, ma occhio alla forma del Pescara”

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Feldi Eboli

La stagione regolare è giunta al termine e per la Feldi Eboli è arrivata l’ora di fare i conti con i play-off. La formazione di Samperi è chiamata a risollevarsi dopo un finale di campionato non esaltante. Alle foxes servirà l’impegno dell’intero gruppo che, spinto dal sostegno dei tifosi tenterà un’impresa solo sfiorata nelle precedenti edizioni.

Imprese che passano anche dal lavoro meticoloso svolto ‘dietro le quinte’ da chi, nel calcio a 5, ha trascorso gran parte della propria vita. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare uno dei protagonisti dell’organigramma dei vice-campioni d’Italia, nonché il miglior direttore tecnico del futsal italiano Marcello Serratore.

Trentesimo anno nella scena calcettistica per il nativo di Lettere, gragnanese doc adottivo a tutti gli effetti, che, nell’arco della propria carriera, ha occupato diversi ruoli: dal calcettista all’allenatore fino al direttore. In particolare, Serratore ha finora trascorso sette anni tra le file ebolitane e sembra motivato a voler continuare il proprio cammino in rossoblù.

L’INTERVISTA

Ci spieghi il suo ruolo e l’importanza che assume all’interno di un vasto organigramma.
“Molte persone mi definiscono un direttore ‘atipico’. Il direttore tecnico deve essere stato allenatore, poiché questo aspetto lo aiuta in molteplici dinamiche. Il DT differisce dal DS per il fatto di parlare la ‘stessa lingua’ dell’allenatore, con cui può anche discutere di questioni tecnico-tattiche. Il direttore sportivo non possiede la competenza tecnica tale da controbattere su questioni di campo. Inoltre, io devo essere in grado di far quadrare anche la questione economica e comportamentale”.

 

Miglior DT del futsal italiano, un riconoscimento non arrivato di certo per caso. Quali sono state le sue emozioni quando ha ricevuto il premio ‘Franco Janich’?
“È stato un piacere enorme, arrivato al culmine di una lunghissima carriera nel mondo del calcio a 5. Essere premiato come miglior direttore del futsal italiano è un motivo d’orgoglio e di vanto. Ci tengo a precisare una cosa: nonostante si tratti di un premio assegnato alla mia persona, per me rappresenta un riconoscimento collettivo. Perché non avrei mai potuto riceverlo senza il sostegno del presidente e dell’intera società, giocatori compresi“.

 

Ben sette le stagioni con la Feldi Eboli. Quanto si sente legato a questa società? Pensa di rimanere ancora a lungo con le foxes?
“Io mi sento molto legato all’ambiente ebolitano, alla Feldi e al presidente. Mentirei se non ti dicessi di aver ricevuto proposte da altre società. Le ho ricevute, le ricevo e le riceverò, non per fare il presuntuoso. Però non ne faccio una questione economica, anche perché mi trovo benissimo ad Eboli e, fin quando la comunione d’intenti tra me e il presidente sarà questa, avrò il piacere di restare. Se dovessimo iniziare ad avere visioni differenti, il rapporto umano che si è venuto a creare resterà tale, per sempre, ma ognuno prenderà la propria strada, con molta serenità e rispetto. Per adesso c’è una forte collaborazione tra noi. La Feldi Eboli è al momento, sia dentro che fuori dal campo, una delle società migliori d’Italia, ma pur sempre disposta a migliorarsi. Quindi al momento non ho intenzione di voler cambiare aria“.

 

Che rapporto ha col presidente Di Domenico, con lo staff e con i giocatori?
“Col presidente c’è sempre stato un buon rapporto, anche prima che facessi parte della sua squadra. Quando ho interrotto il mio rapporto col Napoli, lui mi volle conoscere e stipulammo questo primo accordo. Il nostro rapporto è andato oltre l’ambito professionale. Ovviamente sono un suo dipendente, ma si è creato un legame forte: di stima, rispetto e affetto. Con lui faccio tutto di comune accordo, c’è un confronto quotidiano costante. Tutti i giocatori, compreso lo staff tecnico, sono stati scelti e voluti da me, ovviamente con l’avallo del presidente. Con tutti loro ho un ottimo rapporto dal punto di vista professionale e nutro grande rispetto. Grazie al presidente Gaetano Di Domenico, la squadra è arrivata a scalare le vette d’Italia fino a potersi giocare la Champions League, da Cenerentola, ribaltando i pronostici degli scettici e riuscendo addirittura a posizionarsi tra le migliori sedici squadre d’Europa. Risultato mai accaduto prima nella storia da una società del meridione”.

 

Cosa crede sia importante per poter costruire un progetto tecnico di successo?
“Noi quel livello lo abbiamo già raggiunto, purtroppo quest’anno abbiamo avuto una doppia delusione, inutile nasconderci. Sia Coppa della Divisione che in Coppa Italia avevamo le carte in regola per poter vincere, se non due, almeno un trofeo. Nella prima, avremmo dovuto essere più concreti sotto porta, nei minuti finali, per non arrivare ai tiri di rigore; nella seconda, non siamo stati in grado di sfatare il tabù contro la nostra bestia nera: il Real San Giuseppe. Queste delusioni ci hanno segnato”.

 

A cosa pensa sia dovuto il calo di rendimento delle ultime giornate di campionato?
Siamo la squadra che ha disputato più partite in stagione, quasi sessanta. La Champions ci ha devastato, togliendoci energie fisiche e psichiche. Post Champions, infatti, abbiamo subìto quattro sconfitte in altrettante gare. La squadra sembrava spenta, svuotata. Il mister, purtroppo, non ha quasi mai avuto la rosa la completo, tra squalifiche e infortuni. Alla lunga, questa cosa la paghi“.

 

Cosa si aspetta da questi play-off?
“Non siamo nella nostra migliore condizione psico-fisica, è vero. I play-off sono un campionato a parte. Nella scorsa edizione arrivammo sesti e riuscimmo a sfiorare l’impresa scudetto a un minuto dallo scadere. Quest’anno abbiamo concluso il campionato quarti, mantenendo per larga parte della stagione le primissime posizioni di classifica. Ci auguriamo di recuperare tutte le forze, in modo da affrontare questi play-off nel migliore dei modi“.

 

Di cosa ha bisogno la Feldi Eboli per poter completare l’ultimo step per la conquista di un trofeo?
“Bisogna fare uno step alla volta, mantenendo la nostra identità, umiltà e correttezza, tenendo d’occhio il nostro budget, senza sborsare cifre esorbitanti, folli, lontane dal mondo del futsal, per poi scomparire o non vincere per diversi anni. L’ultimo step è probabilmente quello mentale, soprattutto nelle partite che contano, dove abbiamo quasi sempre steccato quest’anno. Col passare del tempo, purtroppo, riuscire a raggiungere le finali e non vincerle può pesare”.

 

È il Napoli l’avversario da battere?
Assolutamente sì. Ha dimostrato, nonostante gli alti e bassi, il proprio valore conquistando il primato in regular season. È la favorita per vincere lo scudetto, anche per il roster che si ritrovano, composto da campioni del mondo. Una squadra che davano tutti per ‘ammazza-campionato’. Essendo primi avranno un bel vantaggio, quello di poter giocare il ritorno in casa più l’eventuale ‘bella’. Tutti indicavano noi e l’Olimpus tra le prime quattro in classifica. L’ideale sarebbe stato posizionarsi tra il secondo e il terzo posto. In questo, è stato molto bravo il Pescara che, meritatamente, si è classificato terzo. Fermo restando che, leggendo il roster dei Delfini, figurano giocatori di livello assoluto come Mammarella, Murilo Ferreira, Andrè Ferreira e Coco Wellington. A mio avviso, è la squadra che arriva meglio ai play-off, come noi lo scorso anno“.

Foto immagine in evidenza: Pagina Facebook Feldi Eboli

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Il Giro d’Italia è di Roglic: l’ultima e decisiva settimana della Corsa Rosa

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Il Giro d’Italia numero 106 si è concluso con la vittoria di uno dei due favoriti assoluti per la vittoria. Primoz Roglic ha infatti conquistato il Trofeo senza fine dopo 3 settimane di battaglie tra i paesaggi e le montagne del Bel Paese. Lo sloveno, arrivato con una squadra decimata dagli infortuni e da alcuni malanni prima della partenza in Italia, ha dovuto fare i conti da solo, gestendo le forze, subendo anche qualche giornata no aiutato dall’unico vero gregario in salita come Sepp Kuss all’interno della Jumbo-Visma.

La terza settimana ci ha regalato finalmente quello spettacolo tanto atteso, sempre con il giusto attendismo o tatticismi dei big della gara, con qualcuno che ha tentato un azzardo che non ha pagato in termini di energie verso la fine. Per i colori italiani è stato un Giro davvero positivo, che ha visto giungere altre grandi notizie nell’ultima settimana di corsa.

IL LAMPO DI ALMEIDA ED IL CALO DI ROGLIC

Nell’avvio della prima settimana si parte subito col botto, con un grande arrivo in salita al Monte Bondone. Questa volta i grandi favoriti non hanno lasciato andare la fuga come successo spesso nelle precedenti settimane, cercando di tenere la corsa chiusa con un gap tale da agguantare la vittoria. E così è stato, grazie soprattutto all’ultimo lavoro finale di Jay Vine per l’UAE, chiudendo sui leader di tappa, con successivo forcing di Almeida seguito solamente da Geraint Thomas, Roglic, Kuss ed il sorprendente Dunbar. Dopo alcuni tentativi nell’aumentare il passo, Joao Almeida ha attaccato dopo aver visto un Roglic apparentemente non brillante. Solo Thomas è stato in grado di seguirlo.

Lo sloveno è rimasto attardato con il solo Dunbar all’inseguimento. Giunti all’arrivo, Almeida ha avuto la meglio sul futuro leader della corsa ( visto il distacco con Armirail), trovando lo scatto decisivo e la prima vittoria nei grandi giri a tre settimane. Con un Roglic in difficoltà, la Corsa Rosa si fa sempre più intrigante con i primi tre della classifica generale sempre più rinchiusi nel giro dei secondi.

Nella penultima volata della Corsa Rosa trova invece la vittoria Alberto Dainese, dopo uno sprint incredibile fra il corridore della DSM, Jonathan Milan e Michael Matthews deciso al photo finish.

GLI ARRIVI TRA LE ALPI

Nella frazione numero 18 è stata invece la fuga ad avere la meglio. Protagonisti tra i leader della tappa sono stati il francese Thibaut Pinot, giunto in grande spolvero dopo anni di sofferenze, ed il campione italiano Filippo Zana, che allo scatto finale ha trovato la decisiva accelerazione per trovare un grande successo di tappa. Nella classifica generale invece si sono registrati nuovi cambiamenti: Roglic e Thomas con un allungo nella salita finale riescono hanno staccato Almeida, aiutato ancora una volta da Vine fondamentale per non far naufragare il proprio capitano. Dopo la vittoria di due giorni prima, il campione portoghese sembra iniziare a pagare lo sforzo di fine Giro.

Cosa che succederà anche nella successiva tappa, la frazione definita Regina per già della difficoltà altimetrica e del dislivello. L’arrivo alle Tre Cime di Lavaredo rappresentano infatti un traguardo prestigioso dopo anche il passaggio sul Passo Campalongo, Valparola, l’iconico Giau ed il passo Tre Croci. Ad avere la meglio su tutti è stata ancora la fuga di giornata, con Santiago Buitrago della Barhain Victorious, scalatore colombiano e compagno di squadra del miglior italiano in classifica generale Damiano Caruso. Come anticipato in precedenza, Almeida non ha tenuto il passo di Roglic e Thomas, che così hanno definitivamente chiuso la questione Giro in una battaglia a due.

LA SCALATA PER LA VITTORIA E L’ULTIMA DI CAVENDISH

Giunti all’ultima attesissima crono scalata, sono stati tanti i cambiamenti nella classifica generale. Dunbar è stato il primo a perdere terreno, mostrando quindi la sue debolezza nell’esperienza ad una corsa a tre settimane ( prima volta da capitano ), mentre hanno guadagnato posizione Caruso, giunto quarto, ed uno straordinario Pinot che oltra alla quinta posizionerà porterà a casa la maglia blu come miglior scalatore. Ma è davanti a cambiare tutto. Almeida, che chiude la sua corsa confermando la terza posizione, diventa spettatore dell’incredibile scalata alla vittoria di Primoz Roglic.

Lo sloveno, dopo aver avuto un cambio di bici dopo un problema meccanico, si trasforma nell’ultimo tratto della salita del Lussari, invaso dai tifosi sloveni. Geraint Thomas, che deve difendere la maglia rosa, cede alla prova di forza del tre volte vincitore della Vuelta, coronando il sogno del Giro d’Italia.

Nell’ultima tappa a Roma, è andata in scena l’ultimo sprint per velocisti, che è stato vinto da un leggendario velocista dal calibro di Mark Cavendish, alla sua ultima tappa di sempre per via del ritiro annunciato per la fine di questa stagione.

Oltre alla maglia rosa e blu già annunciate in precedenza, la maglia ciclamino ( classifica a punti ) è stata conquistata da Jonathan Milan, mentre la maglia bianca di miglior giovane è andata a Joao Almeida ( classifica riservata agli under 25 ).

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FLASH – Leclerc penalizzato di tre posizioni nelle qualifiche di Monaco: partirà sesto

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Come ampiamente prevedibile Charles Leclerc è stato penalizzato dai giudici della FIA per aver ostacolato Lando Norris durante le qualifiche del Gran Premio di Montecarlo, e partirà così dalla sesta posizione anzichè dalla terza. Altra beffa per il monegasco nel suo GP di casa, visto che in tutta la sua carriera ha concluso solo una volta la gara, peraltro al quarto posto dopo aver dominato in lungo e in largo l’edizione 2022.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Lebron

Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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Tra polemiche e pioggia, il riassunto della seconda settimana del Giro d’Italia

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Giro d'Italia

Giunti alla fine della seconda settimana del Giro d’Italia, la Corsa Rosa può ben più che dirsi aperta. Dopo i colpi di scena della prima settimana causati per lo più da cadute e ritiri, nella seconda non sono mancate polemiche, ulteriori abbandoni alla gara e ritorni alla vittoria.

Se la scorsa si è chiusa con la maglia rosa di Geraint Thomas, questa volta grazie alla fughe di molti corridori, il francese della FDJ Bruno Armirail ha indossato inaspettatamente la maglia di leader. I favoriti alla corsa hanno preferito lasciare in gran parte la corsa ai fuggitivi, se non per una tappa in volata.

TRA RITIRI E FUGHE

Chiusa la tappa nove con l’abbandono del Campione del Mondo Remco Evenepoel, la seconda parte di gara si apre con la solita pioggia che ha accompagnato i corridori in gran parte della prima ( e che causerà parecchie difficoltà ai ciclisti in corsa). Tra questi, il russo della BORA Aleksander Vlasov, uomo da classifica generale quindi potenziale pericolo, ha sofferto sin da subito il maltempo. Il classe 1997 ha poi abbandonato dopo aver tentato di rimanere in corsa, ma i dolori allo stomaco hanno avuto la meglio.

Tra i favoriti ed i big chi ha avuto invece la peggio è Tao Geoghegan Hart, caduto in discesa in una caduta che ha coinvolti diversi uomini INEOS, compreso Geraint Thomas, uscito senza danni.

Nella tappa 10 a trionfare è stato Magnus Cort Nielsen, che come il suo connazionale Pedersen ha chiuso il tris con le tappe nei grandi giri. Nella tappa numero 11, unica chiusa senza l’arrivo della fuga, Pascal Ackermann è tornato alla vittoria, battendo la maglia ciclamino Jonathan Milan che ha quasi compiuto una rimonta straordinario dopo essere uscito male dall’ultima curva.

Nell’arrivo successo di Rivoli è invece arrivato il primo grande trionfo (non sarà l’ultimo) per Nico Denz, tedesco della Bora. Anche questa volta, gruppo maglia rosa e favoriti non interessati alla vittoria di tappa.

LA POLEMICA DELLA SETTIMANA

Ecco che si arriva poi alla grande polemica. Giunti all’attesa tappa alpina tra il passo San Bernardo al confine svizzero e con l’arrivo a Crans-Montana, i corridori decidono di protestare e dopo una votazione tra le squadre, la tappa viene tagliata pressoché a metà, con solamente 74 km disputati. Tra la rabbia degli appassionati e di alcuni ciclisti, anche al “Processo alla tappa”, storico programma post tappa del Giro sulle mittenti Rai, si è provato a chiarire la situazione con il presidente associazione corridori. Anche Gianni Moscon dell’Astana ha voluto dire la sua prima dell’inizio della tappa di montagna, intervenendo anche in maniera forte sulla questione:

“Si era già cominciato ieri sera a parlare del maltempo, di possibili cambiamenti, di una tappa diversa da quello che era previsto. È vero che c’è il maltempo, è vero che siamo stanchi ma non credo ci fossero le condizioni per accorciare la tappa. Per me si poteva correre, poi se qualcuno voleva fermarsi poteva farlo. Non ce l’ha ordinato il dottore di fare i ciclisti professionisti”.

Gianni Moscon ai microfoni di Rai Sport

Nella breve tappa dunque, a giocarsi sino all’arrivo la vittoria sono stati Thibaut Pinot, Jefferson Cepeda e Einer Rubio, con proprio l’ultimo nominato a beffare i due compagni di fuga, protagonisti di qualche screzio nella gestione dell’ultima salita. Tra i big ancora calma piatta con il solo Damiano Caruso a tentare l’attacco verso l’ultimo km senza successo.

GLI ALTRI SUCCESSI DI TAPPA

Nella tappa di sabato, ancora Nico Denz ha trovato il successo, con un enorme vantaggio rispetto al gruppo maglia rosa (arrivato con 20 minuti circa). Per questo, il francese Armirail con un distacco di 19 minuti circa ha guadagnato in maniera inaspettata la maglia di leader. Come rivelato poi anche in corsa, la Ineos ha deciso volutamente di lasciare la maglia rosa.

L’ultima tappa della settimana ha visto invece un’altra battaglia a tre: Ben Healy, già vincitore in questa edizione, Brandon McNulty e Marco Frigo hanno dovuto battagliare sino all’ultimo centimetro. Nello scatto finale della tappa definita come un piccolo Giro di Lombardia, l’uomo della UAE McNulty ha avuto lo spunto migliore. Restando in squadra degli Emirati, Joao Almeida è stato l’unico dei favoriti o per la lotta al podio a tentare un attacco che non ha avuto conseguenze per i cosiddetti uomini da generale. Solamente la maglia rosa di Armirail, cronoman e non adatto a questo tipo di arrivo ha perso del terreno. L’unico corridore della top 10 a mostrare segni di cedimento è stato Kamna, che nell’ultimo rettilineo per lo più piano ha limitato i danni.

LA CLASSFICA GENERALE PRIMA DELLA TERZA SETTIMANA

1 ARMIRAIL Bruno Groupama – FDJ 

2 THOMAS Thomas INEOS Grenadiers 1:08

3 ROGLIČ Primoz Jumbo-Visma 1:10

4 ALMEIDA Joao UAE Team Emirates 1:30

5 LEKNESSUND Andreas Team DSM 1:50

6 CARUSO Damiano Bahrain – Victorious 2:36

7 KAMNA Lennard BORA – hansgrohe 3:02

8 DUNBAR Eddie Team Jayco AlUla 3:40

9 ARENSMAN Thymen INEOS Grenadiers 3:55

10 DE PLUS INEOS Grenadiers 4:18

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