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Francesco Totti, il Diez della Roma fra mito e magia

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Francesco Totti, il Diez della Roma fra mito e magia

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C’ERA UNA VOLTA…

Esistono storie che diventano leggende, luci che splendono eternamente sul mondo, gesti che trasformano lo sport in arte pura, in bellezza senza tempo. La storia è quella di uno dei più grandi monumenti dell’universo calcistico mondiale, una figura che attraverso i suoi piedi ha costruito una fiaba dal profumo di mito, divenendo temuto, rispettato ed amato da tutti gli appassionati del football. Francesco Totti non è stato semplicemente una massima espressione tecnica e stilistica, ma un vero e proprio condottiero dei suoi colori, un potente simbolo d’attaccamento tipico di un calcio ormai antico e lontano dai giorni nostri.

Totti agli esordi con la Roma, immagine estratta dal profilo twitter “Classic Football Shirts”

 

L’ASCESA DEL RE

Le cronache della sua iconica carriera iniziano dalla Fortitudo, una piccola realtà romana in cui il predestinato sovrano della “Lupa” inizia a dare i suoi i suoi primi calci al pallone. Il viaggio prosegue alla Smit Trastevere, per poi scorrere velocemente verso la Lodigiani, in un cammino fatto di tappe graduali, perfette per una crescita lineare ed equilibrata.

La sua grande aura di talento aveva già mobilitato grandi uomini di calcio, fra cui Ariedo Braida, che nel 1988 tentò invano di portarlo al Milan, cogliendo perfettamente l’estensione delle sue capacità. I due grandi poli della Capitale si scontrarono duramente per assicurarsi le prestazioni di quel finissimo prodigio, ma fu un colpo di reni di Gildo Giannini, responsabile del settore giovanile della Roma, a decidere le sorti di Totti, convincendo i genitori a portarlo in giallorosso.

Un giovane Francesco Totti esulta dopo una rete, immagine estratta da Eurosport.com

Dopo la parentesi nelle giovanili, durata dall’89 al 93, arriva l’esordio in prima squadra sotto la gestione di Vujadin Boškov, ma è Carlo Mazzone ad inserirlo frequentemente fra i titolari, dosando le sue presenze con grande attenzione alla sua crescita. Egli infatti ha sempre ritenuto Totti un talento purissimo, e la sua oculata capacità di coltivarlo ha notevolmente accresciuto la consapevolezza del capitano romanista, trasformandolo ben presto in un leader.

In seguito al grigiore vissuto con Carlos Bianchi sulla panchina giallorossa, arriva un’altra tappa fondamentale della sua carriera, rappresentata dall’era di Zdenek Zeman. L’allenatore boemo infatti, attraverso il suo metodo fatto di sacrificio, corsa e rigidità tattica, ha maturato esponenzialmente le qualità fisiche e mentali del fantasista, espandendo ulteriormente la sua universalità calcistica. In quell’arco temporale avviene anche la sua consacrazione definitiva, simboleggiata dal numero 10 che i compagni hanno voluto ad ogni costo assegnargli dopo le costanti dimostrazioni di supremazia tecnica mostrate in campo.

Francesco Totti di spalle, immagine estratta da Sporball.com

Fu poi Fabio Capello ad innalzare definitivamente la sua figura, creando un progetto incentrato su di lui e dando alla squadra uno spessore caratteriale incredibile, un elemento che portò la Roma a vincere importanti titoli, dallo Scudetto del 2000/2001 alla Supercoppa Italiana, vinta nel medesimo anno con un netto 3-0 rifilato alla Fiorentina di Mancini.

Dalle giovanili fino alla prima squadra Francesco conquista club e tifosi, ascendendo a grandi falcate verso l’olimpo del calcio europeo. Quella con la Roma è una storia d’amore che dura per tutta la sua carriera, fra successi e perle leggendarie che hanno fatto sognare intere generazioni. In ogni angolo della Capitale è possibile ammirare ragazzini ed adulti indossare fieramente la maglia dell’eterno campione che è stato, un segno che certifica l’amore di un popolo intero.

 

LE GRANDI CONQUISTE

Giudicare la carriera di Francesco Totti basandosi solamente sui trofei è a dir poco superficiale. Ciò che infatti merita un’attenta visione sono i suoi incredibili numeri, ancora oggi difficilmente eguagliabili. Stiamo parlando di un calciatore che ha realizzato 250 reti in Serie A, risultando essere il secondo miglior marcatore di sempre dopo Silvio Piola, e giocando per lo più da trequartista, una posizione più lontana dalla porta rispetto alla punta.

Egli è inoltre il calciatore ad aver realizzato più reti con la maglia della stessa squadra, oltre ad essere il più premiato fra i calciatori italiani, secondo le statistiche dell’AIC. Tra i riconoscimenti individuali più prestigiosi ricordiamo la Scarpa d’Oro conquistata nel 2007 e il Golden Foot nel 2010, oltre alle numerose presenze registrate nella classifica del Pallone d’Oro e nei vari Team of the Year.

 

Leggendario è divenuto l’unico Scudetto conquistato nella sua carriera, con Fabio Capello alla guida di quella potente e famelica Roma. La presenza dell’estro di Cassano e della vena realizzativa di Montella, Delvecchio e Batistuta hanno dato al capitano giallorosso la possibilità di esprimersi nelle migliori condizioni tattiche, con calciatori affini al suo playstyle ed allineati alla sua mentalità.

La gloria arriva anche in maglia azzurra, con la conquista del Mondiale avvenuta nel 2006, una competizione che lo ricorda principalmente per il suo famoso rigore realizzato contro l’Australia, uno step fondamentale per la galoppata azzurra verso la coppa più ambita di tutte.

FRA ARTE E MAGIA

Francesco Totti è quanto di più vicino possa esistere alla chiaroveggenza, una dote che anticamente veniva associata a maghi, stregoni e sciamani. Il suo modo di vedere il gioco, cosi lontano da ogni normale logica, lo ha portato infatti ad essere fra i più grandi visionari della precedente era calcistica, una dote oggi sempre più rarefatta.

I suoi movimenti ad accompagnare la palla, uniti al suo tocco di classe sopraffina ed alla sua fiera anarchia tattica, lo rendono ancora oggi uno dei più magnifici esempi d’arte calcistica, un punto di riferimento assoluto per migliaia di calciatori, fra cui gente come Mohamed Salah, pluricampione egiziano del Liverpool.

In effetti la sua interpretazione del ruolo era abbastanza anomala per un comune trequarti, visto che lui tendeva spesso ad avanzare ulteriormente la sua posizione per avere un costante peso in fase realizzativa. Il suo gioco si estendeva anche nella prima costruzione, ed infatti molto spesso lo si poteva ammirare in cabina di regia ad imbastire la manovra da una posizione più arretrata.

Ogni sua giocata aveva lo scopo di creare nuove soluzioni di gioco, per permettere alle trame giallorosse di essere più fluide ed efficaci.

Sebbene la rifinitura fosse il suo fiore all’occhiello, Totti eccelleva anche nella realizzazione, in quanto in possesso di grandi capacità balistiche e freddezza sotto porta. Spesso amava partire da una posizione decentrata per poi provare la conclusione, e la sua grande qualità tecnica gli permetteva di saltare l’uomo con grande frequenza.

Uno degli aspetti più belli della leggenda romanista era il suo saper ricercare la bellezza in ogni suo tocco ed in ogni sua giocata, ed è per questo motivo che la maggior parte delle sue reti sono di pregevolissima fattura. Un narcisismo sportivo di grande impatto, degno di essere raccontato e tramandato dagli amanti di questo sport.

Il pregevole cucchiaio di Totti, realizzato contro l’Inter. Foto estratta da SkySport

Celebre è divenuto il suo più famoso gesto tecnico, il cucchiaio, un colpo che grazie alla sua maestria è divenuto una vera e propria icona tecnica del calcio odierno. I meravigliosi gol realizzati con questo particolare metodo di tiro hanno spinto giocatori su giocatori ad emularlo anche nelle situazioni più delicate, dimostrazione autentica del suo “carisma calcistico”.

 

IN CONCLUSIONE…

Francesco Totti è stato uno dei più grandi esempi di genio calcistico mai apparsi su un campo da calcio, un campione che attraverso la sua classe ha portato meraviglia in ogni dove, divenendo un punto di riferimento per tutti.

Il “Santiago Bernabeu” ancora applaude, e gli appassionati di questo sport ancora piangono il suo addio, perché lui, Francesco Totti, non è più sui campi a lasciarci a bocca aperta dopo un dribbling o un’imbucata, come solo lui era in grado di fare… con quella prepotente, meravigliosa padronanza tecnica che lo ha contraddistinto per tutta la sua grande carriera.

 

                  Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Totti

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Europa League

FLASH – Il LASK gela il Liverpool: 1-0 per gli austriaci

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Liverpool

Clamoroso quanto sta accadendo in LASK-Liverpool, match valido per la prima giornata di Europa League. La squadra austriaca è infatti passata in vantaggio al 14′ grazie al gol di Flecker che, con un potentissimo destro, è riuscito a battere Kelleher. Gara subito in salita per i Reds di Jurgen Klopp.

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La Germania ha chiuso l’accordo con Nagelsmann: manca un dettaglio!

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Germania

La Germania è pronta a ripartire con un nuovo ciclo in panchina. L’esperienza fallimentare, vissuta con Flick, necessitava di una svolta. Questa cambiamento, già materializzatosi con l’esonero dell’ex tecnico del Bayern Monaco, verrà completato a breve con l’insediamento di Julian Nagelsmann. Stando a quanto propone Fabrizio Romano sul proprio profilo Twitter, l’accordo con il successore di Flick sulla panchina della nazionale teutonica è già stato raggiunto. Il giovane allenatore tedesco ha già detto sì alla proposta della Federcalcio tedesca, che ha trovato un accordo anche con il suo entourage. Ciò che manca, adesso, è la definizione dello staff tecnico, che accompagnerà Nagelsmann in questa nuova avventura.

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Calcio Internazionale

Garcia vince di misura, troppo turnover per Inzaghi? Il resoconto di Real Sociedad-Inter e Braga-Napoli

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Seconda notte di Champions nella prima giornata di questa stagione. In campo altre due italiane: dopo i pareggi di Milan e Lazio contro Newcastle e Atletico Madrid, tocca a Inter e Napoli, impegnate entrambe in trasferta rispettivamente contro Real Sociedad e Braga. Importante partire subito con un risultato favorevole, per indirizzare il proprio girone sui binari giusti.

IL RESOCONTO DI REAL SOCIEDAD-INTER

Il match dei nerazzurri non parte proprio nel migliore dei modi. Dopo pochissimi istanti il Sociedad è già pericolosissimo con un clamoroso palo di Barrentxea, a Sommer battuto. E al 4′ gli sforzi della formazione di Alguacil vengono premiati con il gol di Mendez, su un’ingenuità colossale di Bastoni. L’Inter imposta dal basso con Sommer per il centrale italiano, che viene pressato e perde palla da ultimo uomo, rendendo facile facile il colpo del giocatore avversario. Nonostante il gol subito, ai nerazzurri manca la strigliata per recuperare il risultato. La Real Sociedad è padrona del campo nel primo tempo e va vicina al gol in più frangenti, con la difesa di Inzaghi in evidente difficoltà.

Nei secondi 45′ la solfa della partita non cambia: la squadra di Alguacil domina in lungo e in largo, con l’Inter incapace di farsi vedere in zona offensiva (Arnautovic uscirà dopo poco più di 50′, Lautaro è impalpabile). Quando la Sociedad arriva in area da calcio piazzato sono quasi sempre guai: su due corner registriamo un paratone di Sommer su Oyarzabal e una traversa di Merino di testa. Inter che ha anche rischiato di rimanere in dieci uomini, con l’espulsione di Barella poi tolta dopo consulto al VAR. Il centrocampista italiano, nel tentativo di divincolarsi da una trattenuta di Mendez, avrebbe colpito violentemente il giocatore avversario. Nulla di ciò è accaduto e giustamente Taylor ha tolto il cartellino rosso.

L’Inter è anche sfortunata, perchè il trend della partita, col passare dei minuti, inizia a cambiare: l’Inter alza il proprio baricentro ed è più pericolosa e al 79′ Thuram trova il gol del pareggio dopo un’azione rapida tutta rasoterra, ma c’è un fuorigioco millimetrico di Carlos Augusto, poi autore dell’assist per il francese. All’87’, però, ecco il colpo del campione: Lautaro fa 1-1 all’unica occasione del suo match. Tiro cross sporco di Frattesi che finisce sul secondo palo, dove il capitano nerazzurro è lucido a fiondarsi in scivolata e a metterla sotto la traversa. Sesto gol stagionale, e questo è pesantissimo: il risultato finale è 1-1 a San Sebastian.

IL RESOCONTO DI BRAGA-NAPOLI

Avvio non entusiasmante nemmeno per il Napoli, che dopo 13′ perde per un problema muscolare Rrahmani, ancora non in forma dopo i precedenti problemi di inizio stagione. Nonostante ciò, gli uomini di Garcia sono nettamente padroni del campo nel primo tempo e conducono la partita su ogni fronte, senza però trovare il gol. Osimhen è indemoniato: prima prende una traversa, poi si procura un rigore (annullato però dal VAR per, in realtà, fallo del nigeriano). Quando tutto sembra pronto per il duplice fischio arbitrale, ecco il gol di Di Lorenzo. Assist proprio di Osimhen per il sinistro al volo del capitano azzurro. Tocco della traversa e 0-1 Napoli dopo 45′.

Nella ripresa cambia leggermente il canovaccio della sfida, con i ritmi che si abbassano drasticamente. Il Napoli non ha nessun interesse a fare la partita in zona gol e, esclusi alcuni lampi di Osimhen e Kvaratskhelia, amministra il gioco lasciando poco spazio alle azioni del Braga. Sembrava tutto apparecchiato per una vittoria senza patemi del Napoli, ma ecco all’84 il gol del pari del Braga. Brutto errore di Ostigard in uscita con la palla e facile facile il cross di Zalazar per Bruma, che di testa fa 1-1. Ma il Napoli è una squadra che non molla mai, e all’89’ ecco il clamoroso autogol di Niakatè: fondamentale Zielinski che, dalla zona sinistra dell’area, crossa a mezza altezza in mezzo, dove il difensore francese prova a spazzare in maniera decisamente goffa, finendo per mettere la palla nella sua porta. Con un autogol incredibile il Napoli vince una partita che si è resa più ostica del previsto, iniziando il girone al meglio.

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Champions League

Milan-Newcastle 0-0, le pagelle del match: Leao sprecone, Tonali sempre intelligentissimo

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Prima partita in Champions League per il Milan di Stefano Pioli che affrontava il Newcastle dell’ex Tonali nella gara di apertura del girone F. I rossoneri, però, non vanno oltre il pareggio in casa: tantissime occasioni non concretizzate, soprattutto nel primo tempo. Grossa occasione sprecata da Rafa Leao, che tenta un tacco anziché concludere a rete un’ottima giocata individuale. Adesso il Milan dovrà fare punti contro PSG e Dortmund per passare questo girone; Pioli, però, ha viston segnali di ripresa incoraggianti dopo la sconfitta nel derby che fanno ben sperare per i prossimi impegni.

Numero Diez era presente in tribuna stampa e vi fornisce le pagelle del match.

LE PAGELLE DEL MILAN

Maignan 6: mai realmente impegnato dall’attacco del Newcastle, leggermente più impreciso del solito con i piedi. Costretto al cambio per un infortunio: brutta perdita per i rossoneri. (Dal 80′ Sportiello 6.5: compie una parata decisiva a partita praticamente finita che vale il voto in pagella)

Calabria 6: gioca solo 45′, ma di buon livello. Fatica a contenere sempre Gordon per via della sua agilità palla al piede, ma è attento in fase di impostazione: buona gara. (Dal 45′ Florenzi 6.5: ingresso ottimo per l’ex Roma che mette dinamismo e serve un cross perfetto a Leao, che va vicino alla rete)

Thiaw 6: buona partita del tedesco che non soffre le offensive della squadra inglese, decisamente meglio rispetto al derby.

Tomori 7: prova di livello assoluto del centrale inglese che contiene bene Isak, senza lasciargli spazio. Servirà sempre questo Tomori al Milan per garantire stabilità difensiva.

Theo Hernandez 6: non riesce ad essere concreto nonostante le molte sortite offensive. In fase difensiva non soffre praticamente nulla.

Krunic 6.5: conferma il buonissimo inizio di stagione e compie un’altra prova importante in regia, dimostrando sempre più centralità negli schemi della squadra rossonera.

Loftus-Cheek 6.5: uno dei migliori tra i rossoneri, soprattutto nel primo tempo per via degli inserimenti sempre precisi che mettono in difficoltà la difesa inglese. Costretto al cambio per infortunio. (Dal 70′ Musah 6: entra con il piglio giusto, offrendo buoni spunti in fase offensiva anche se non riesce ad essere determinante)

Pobega 6: tanta sostanza per il centrocampista italiano, anche se non è sempre pulito negli appoggi. Nel primo tempo compie un ottimo tiro da fuori e va vicino alla rete con un rasoterra, salvato sulla linea. (Dal 61′ Reijnders 6: buon ingresso dell’olandese che va vicino al gol con una bellissima azione personale, anche se non è incisivo al momento della conclusione)

Chukwueze 5.5: dà sempre la sensazione di potersi accendere dal nulla, ma manca ancora di concretezza. Va vicino al gol nel primo tempo, prova tanti dribbling – manca la precisione negli ultimi metri. (Dal 61′ Pulisic 5: con la sua qualità deve giocare con più precisione tecnica e personalità. non entra mai in partita)

Giroud 5.5: gara non sufficiente per il francese. Sbaglia un gol nel primo tempo, in un’altra occasione viene fermato Pope: nel secondo tempo pecca di lucidità e commette qualche errore di troppo prendendo anche un’ammonizione evitabile.

Leao 5.5: quell’errore nel primo tempo pesa enormemente nella valutazione finale, soprattutto in un momento così delicato. Sempre una spina nel fianco della difesa, cerca spesso la giocata decisiva, ma deve incidere di più.

Pioli 6: l’aveva preparata bene il tecnico rossonero, con Pobega a centrocampo per contrastare la fisicità del Newcastle e Chukwueze a mantenere alta la squadra. Al Milan è mancata la lucidità giusta in zona offensiva per vincere la partita, ma questo match conferma che la brutta prestazione al derby è stata (per ora) solo una parentesi da dimenticare.

LE PAGELLE DEL NEWCASTLE

Pope 6.5: compie parecchie parate nel corso del primo tempo che tengono a galla i Magpies. C’è la sua firma su questo pareggio.

Trippier 6: fonte di gioco laterale dei Magpies che passano spesso dai suoi piedi molto educati, non soffre particolarmente l’asse Theo-Leao.

Schar 5.5: qualche sbavatura di troppo per lo svizzero, che compie una gara ordinata comunque – ammonizione ingenua.

Botman 6: buona gara dell’olandese ex obiettivo di mercato proprio dei rossoneri. Contiene bene Giroud e non soffre nelle palle aeree.

Burn 5.5: non spinge praticamente mai, rimane basso per contenere le spinte offensive di Chukwueze. Tanti errori tecnici in uscita dalla difesa.

Guimaraes 6.5: il migliore tra le fila degli inglesi, vera fonte di gioco offensiva. Lo cercano sempre i compagni e il brasiliano perde pochi palloni: giocatore di caratura importante, fortemente stimato da Howe.

Longstaff 5.5: regge fisicamente il duello con Pobega, ma sbaglia alcune scelte in impostazione che potevano trasformarsi in gol avversari. Il meno incisivo del centrocampo bianconero.

Tonali 6: giorno dalle forti emozioni per il centrocampista azzurro. Compie una partita sufficiente, anche se nel secondo tempo sbaglia qualche pallone di troppo – mette in mostra comunque tanta fisicità e intelligenza tattica. (Dal 70′ Anderson 6: va vicino alla rete con una conclusione forte a partita quasi finita, ma Sportiello compie una parata importante)

Murphy 5: tra i peggiori nelle fila del Newcastle, spesso assente dalla manovra e impreciso tecnicamente. Non riesce ad incidere nel match. (Dal 63′ Almiron 6: dà verve alla manovra offensiva del Newcastle, ma non incide quanto dovrebbe)

Isak 5.5: gara di sacrificio per lo svedese che cala nel corso del match, non riuscendo a reggere il duello con Tomori. Esce dal match quando viene spostato sulla fascia. (Dal 90′ Barnes SV)

Gordon 6: spina nel fianco nel primo tempo per Calabria che lo soffre. Si spegne nel secondo tempo, sbagliando appoggi semplici e scelte elementari, anche se rimane una prova sufficiente. (Dal 63′ Wilson 5.5: ingresso incolore dell’inglese che perde parecchi contrasti sulle palle aeree e non aiuta la squadra in uscita)

Howe 5.5: ci si aspettava di più dalla squadra inglese che delude un po’ le aspettative, non riuscendo quasi mai a rendersi pericoloso in attacco. Serviranno partite molto più decisive per pensare di passare questo girone di ferro.

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