È la Francia la prima squadra ad accedere ai quarti di finale, dove affronterà il super-Uruguay di Cavani & Co.
Un successo straordinario quello raccolto dai Bleus che mandano a casa l’Argentina con un perentorio 4-3, apparecchiato quasi del tutto dal talento di Kylian Mbappé, classe ’98 e già tre gol ai Mondiali, con la doppietta di ieri.
LE SCELTE
Sampaoli rinuncia a Higuain e schiera Messi come falso nueve, con Pavon e Di Maria in appoggio.
La quattordicesima formazione diversa dell’era Sampaoli (su quattordici partite) è l’apoteosi dell’errore: senza punta, con Messi al centro dell’attacco – dove in realtà non giocherà mai, durante il match – e con in panchina Aguero, Higuain e Dybala.
Il simbolo della disorganizzazione tattica dell’albiceleste arriverà più tardi, a partita in corso, quando, subito dopo il gol di Mbappè, Sampaoli inserisce Meza, lasciando ancora in panca il Kun e i due bianconeri. Disastro totale.

Il Ct transalpino conferma invece Giroud, in un 4-2-3-1 idoneo a diverse interpretazioni tattiche: Matuidi, schierato da ala nei tre dietro a Giroud, fa la doppia fase, trasformando così lo schema in un 4-3-3 a tutti gli effetti.
Nella confusione argentina, i tre attaccanti francesi danno spettacolo e mandano un forte segnale alle altre squadre: la Francia c’è.
LA PARTITA
La Francia comincia meglio e Mbappé strappa una, due, tre volte, come un ciclista che vuole andare in fuga.
Dopo undici minuti il 10 blu parte dalla sua metà campo e attraversa il deserto con uno scatto di 60 metri: prima vince una gara di velocità con Mascherano – solo che lui ha la palla, l’altro no – e davanti all’area punta Rojo, ultimo difensore rimasto; lo supera, sembrando una moto in corsia di sorpasso, così Rojo finisce per spingerlo da dietro.
Faghani fischia e Griezmann segna un rigore calciato male: 1-0.
La Francia per i 20 minuti successivi comanda la partita ma l’Argentina, come nel girone, rimane in qualche modo in vita; a cinque minuti dall’intervallo Di Maria segna un gol bellissimo, un sinistro da una trentina di metri nell’angolo, ed esulta facendo segno: “Huevos”,“Abbiamo gli attributi”.

Neanche il tempo di tornare dall’intervallo e Mercado fa il 2-1 deviando un tiro di Messi.
Quando la partita sembra maledetta, però, la Francia svolta.
Inizialmente succede tutto un po’ per caso: Lucas Hernandez crossa da sinistra e Pavard, l’altro terzino, fa il gol della vita: esterno destro all’angolo.

Poi entra in scena la classe di Mbappé; Kylian segna al 18’ raccogliendo un altro cross di Hernandez: l’Argentina lo lascia libero, lui incrocia col sinistro.
Sempre il 19enne del PSG porta la Francia sul 4-2 con una rete di cinque passaggi (Lloris-Kanté-Griezmann-Matuidi-Giroud-Mbappé) chiusa in rapidità, prima che un sudamericano potesse intervenire.
È un gol-manifesto: l’Argentina è in ginocchio, questa rete esalta le qualità dei transalpini ed evidenzia i grandi problemi della squadra di Sampaoli, al quale non è bastato aggrapparsi alle scelte anarchiche dei giocatori e alla qualità dei suoi attaccanti.
Anche se lasciati in panchina.
Il gol della speranza dei sudamericani arriva solo al terzo dei quattro minuti di recupero e lo firma di testa il Kun Aguero, ma non basta a evitare l’eliminazione; l’ultimo brivido è la deviazione di Meza che si spegne fuori, così le preghiere di un popolo che da oggi, forse, non avrà più il suo Diez.

GABBIA
Tra i segreti del successo anche l’attenzione particolare dedicata a Leo Messi, cervello e motore offensivo dell’Albiceleste, ingabbiato e neutralizzato dal centrocampo dei Blues durante tutta la gara.
“Sampaoli voleva lasciargli più libertà possibile di venire alle spalle dei nostri centrocampisti, ma noi ci siamo adattati per limitarlo, Kante infatti gli è sempre stato in marcatura. Avevamo due possibilità: da una parte evitare che Messi ricevesse palla, e facendolo abbiamo ottenuto molto; dall’altra, quando l’aveva tra i piedi, attaccarlo sia da davanti che da dietro. È stato oggetto di particolare vigilanza”
Didier Deschamps
È un triste epilogo quello di Messi, che con tutta probabilità – per problemi anagrafici – non giocherà più un Mondiale con la sue Argentina; il buon percorso in Sudafrica nel 2010, la finale in Brasile di quattro anni fa e adesso un’uscita che ricorda molto il libro della Pannitteri, Cronaca di un Delitto annunciato.

STORIE OPPOSTE DI DIEZ
Il migliore in campo, largamente, è stato un numero 10 che non è Messi: Mbappé ha segnato due gol ma vanta abbondanti diritti anche sul primo, un rigore di Griezmann nato da una sua corsa di 60 metri.
A essere stretti: un furto di palcoscenico.
Aspetti Messi, arriva Kylian. A voler guardare oltre: un passaggio di consegne simbolico.
Nel giorno in cui Leo e Cristiano devono guadagnarsi lo scontro diretto nei quarti, il secondo giocatore più giovane del Mondiale passa e cancella i programmi.

Così decisivo da rischiare di nascondere una constatazione non secondaria: questa Francia, finalmente all’altezza delle aspettative, è una squadra da titolo.
C’est très bien, France.