Manolo Gabbiadini si è concesso alle pagine della Gazzetta dello Sport, parlando soprattutto della sua positività al virus e di come sta affrontando questa delicata situazione. Un punto di vista interno alla vicenda, che può aiutar non poco nella sensibilizzazione a tale problematica. L’ex Napoli e Southampton ha spiegato le concitate vicende fra martedì 10 e giovedì 12:
Ho sentito un po’ di febbre la sera di martedì 10, ma non ho pensato al virus. Quella notte ho dormito male, mi sono svegliato spesso e al mattino mi girava la testa ma non ero caldo. Ho misurato la febbre solo per scrupolo e avevo 37,5. Ho chiamato il dottor Baldari della Samp, ma anche in questo caso non ho pensato al virus. Martina, mia moglie, mi ha però suggerito di chiedere il tampone: a casa abbiamo due bimbi piccoli. Il dottore è venuto a farlo e ci siamo dati appuntamento al giorno dopo. Giovedì stavo benissimo, era passata la febbre. Alle 15 mi ha chiamato il dottore per dirmi che ero positivo.
Manolo ha sottolineato come ci possano essere in circolazione tanti asintomatici, che però rischiano di spargere in maniera virale il virus:
Se il dottore mi avesse detto di aspettare ancora un giorno prima di decidere se fare il tampone, non gliel’avrei più chiesto visto che mi sentivo molto bene. E magari, pensando di non essere positivo, sarei andato a comprare la frutta sotto casa rischiando di trasmettere il virus a un anziano in modo assolutamente inconsapevole: un pensiero bruttissimo, che mi tormenta. Ho capito che ci sono tanti positivi che nemmeno lo sanno e allora la battaglia si vince solo in un modo: rispettando le direttive e restando a casa.
Un pensiero inoltre ai propri familiari di Bergamo, città che giorno dopo giorno continua sempre più a leccarsi le ferite:
Sono preoccupato per loro e per tutti i bergamaschi. Lì davvero non esce nessuno: aprono le finestre e sentono solo ambulanze. I miei genitori stanno bene, sono chiusi in casa, non si muovono. Parlo con loro tutti i giorni, cerchiamo di non perdere mai la serenità. Li ho visti quasi un mese fa l’ultima volta.
Inevitabile infine una considerazione sulla ripresa del campionato, ancora di difficile ipotesi nel breve termine:
Per adesso no perché ci vorrà ancora un po’ di tempo e la battaglia più importante da vincere è quella contro il coronavirus. I campioni sono i medici, gli scienziati, gli infermieri: tutti quelli che stanno lottando per noi. Il calcio, poi, ripartirà e sarà bellissimo.
(Fonte immagine copertina: profilo IG @manologabbiadini)