In un processo di crescita calcistica che sta coinvolgendo gradualmente diverse nazioni, la Süperlig turca è tra i tornei che sta lavorando maggiormente nel ridurre il gap con i cinque maggiori campionati europei (Italia, Francia, Spagna, Germania e Inghilterra). Quella che un tempo era vista come un ottima spiaggia di ritiro per “ex giocatori” o un lussuoso cimitero per elefanti del pallone, sta diventando una lega di vecchie leggende alla ricerca di un torneo remunerativo e dotato di una buona dose di competitività. Negli ultimi anni, in particolare, alla triade dominante composta da Galatasaray, Besiktas e Fenerbahce si è aggiunto il ricco e rivoluzionario Istanbul Basaksehir. Accusata di essere la squadra voluta dal presidente Erdogan, gli arancio-blu capitolini sono frutto di una rifondazione avvenuta nel 2014 per volere dell’Ak Parti, il partito del capo di stato turco. Dopo aver cambiato il suo nome da Istanbul Buyuksehir Belediyespor nell’attuale Istanbul Basaksehir, questa squadra, ristagnante da anni nelle pericolose sabbie della medio-bassa classifica, si è trasformata in una società organizzata, ultra-competitiva e ricca sopratutto grazie ai costanti flussi di denaro provenienti dai fondi statali.

L’ottima condizione economica del club, l’assenza di una struttura societaria ad azionariato popolare (come gli altri club turchi) e una tifoseria civile hanno contribuito ad attrarre nomi di spicco e vecchie glorie del calcio mondiale come Adebayor, Robinho, Arda Türan e Gokhan Inlër. La rosa di alto livello e una buona qualità di gioco hanno permesso alla squadra di Erdogan, in questa stagione, di battagliare per la vittoria del campionato con il celebre Galatasaray di Fatih Terim.
Proprio il famoso allenatore turco, ex tecnico tra l’altro di Milan e Fiorentina, è stato al centro di una particolare e divertente coincidenza: l’Istanbul Basaksehir, infatti, nel processo di rifondazione economica e societaria del club ha previsto e costruito il proprio stadio intitolandolo proprio al famoso imperatore calcistico turco. Il presidente Erdogan in persona infatti, grande amico dell’allenatore turco, ha deciso di ricompensare i meriti calcistici ottenuti dal c.t della nazionale anatolica durante la sua carriera, dedicandogli lo stadio della “sua” squadra e chiamandolo per l’appunto “Fatih Terim Arena”. Nell’ipotesi, poi non verificata, che il Basaksheir avesse vinto lo scontro diretto con il Galatasaray per il titolo avrebbe potuto festeggiare il titolo in faccia e alla faccia dell’allenatore a cui è dedicato il suo stadio. Sia in un caso che nell’altro, quindi, Fatih Terim avrebbe “festeggiato”.

TUTTO COME PREVISTO
A due giornate alla fine del campionato le due squadre arrivavano al derby spareggio appaiate in testa alla classifica. Entrambe in un ottimo stato di forma, le due formazioni nel girone di andata, alla “Fatih Terim Arena”, erano state protagoniste di un pareggio combattuto che, in virtù dello stesso cammino nel girone di ritorno, aveva inevitabilmente portato lo scontro di ieri ad essere decisivo per l’assegnazione del titolo. Nel match, andato in scena alla Türk Telekom Arena, ad andare in vantaggio è stata proprio la squadra del presidente Erdogan con la conclusione dell’ex Udinese Bajic. Dopo le vibranti proteste della panchina del Gala che richiedeva a gran voce l’utilizzo del Var, il match ha visto episodi degni di un romanzo come una decina di risse, due gol annullati e 16 minuti di recupero. Nel secondo tempo, tra eterne interruzioni di gioco e un clima infuocato, la squadra di Terim è stata capace di ribaltare la sfida con la splendida rovesciata di Feghouli al 47′ e il colpo di testa di Onyekuru al 19′. Nonostante gli ingressi di Adebayor e Robinho, il Basaksehir non riesce a trovare il pareggio e dopo 9 minuti di recupero il Galatasaray fa festa, conquistando il suo ventitreesimo titolo.
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Il destino, si sa, è ignoto ma in questo preciso caso era chiaro a tutti: comunque sarebbe andata questa partita, infatti, Fatih Terim sarebbe stato protagonista dei festeggiamenti. Nel suo stadio o con la sua squadra.