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La prima di Gattuso

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La prima di Gattuso

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Per parlare del rapporto fra Gattuso e la Juventus, partire dal 5 marzo 2011 sembra quasi un obbligo, una doverosa necessità vista la rarità dell’evento. Il Milan espugna l’allora tana dei bianconeri, l’Olimpico di Torino, proprio con un gol di Ringhio: una rete che nel 2013, durante un’intervista, lo stesso centrocampista definirà una “ciofeca”. Eppure è stata una marcatura importante quella di Gattuso contro la Juve, uno dei gol più importanti della carriera personale dell’ex giocatore del Milan che di reti, fra Nazionale e club, ne ha sempre realizzate col contagocce. Ma la sfida di stasera nella nuova casa della Juve – una dimora lussuosa e avveniristica che ancora non ha mai ospitato Gattuso – non è molto simpatica alle trasferte rossonere. Negli ultimi 6 incontri il Diavolo non ha mai fatto breccia nel tabellino finale dello Juventus Stadium, e proprio quando anno scorso sembrava potersene andare con un buon punto, un discussissimo rigore di Dybala al 97′ ha regalato i tre punti definitivi ad Allegri. Probabilmente, con Gattuso in campo, un rigore del genere avrebbe visto forse una delle scenate più memorabili della storia della Serie A, il classico eccesso di foga del centrocampista calabrese che quando bisognava parlare ad avversari e arbitri non si tirava mai indietro. E stasera, nel tutto esaurito dello Stadium, tra i titoli per la sfida tra le migliori due squadre del 2018 e il ritorno di Bonucci allo Stadium, ci sarà anche spazio per la prima di Gattuso nella nuova casa della Juve. Un bienvenue che si preannuncia non proprio ospitale.

CAMPIONE

Come molti personaggi storici del Mondiale del 2006, Gattuso desta spesso simpatia e affetto: tanto per il suo tuttocuorismo sul terreno di gioco che per la splendida gioia che ha regalato a milioni di italiani partecipando da protagonista a quella spedizione in Germania. Oltretutto, come Totti e Del Piero, Gattuso è un simbolo del Rinascimento del calcio italiano, uno dei tanti nati negli anni 70 che insieme a molti colleghi juventini, romanisti e interisti hanno definito un’epoca d’oro per il pallone azzurro. Tuttavia, non possono non mancare ilarità e derisione per il suo semi presente da allenatore, che prima di diventare il fautore di una delle migliori squadre d’Italia era quello del “pareggio col Benevento”, “l’allenatore di Creta” (ma dove giocano le squadre cretesi ?): insomma, la figura di Gattuso come allenatore non era proprio il massimo e i tifosi delle squadre rivali, sia interisti che juventini, non mancavano di sottolinearlo.

Per tanto, il Milan che è riuscito a creare in quattro mesi di Milanello è una creatura splendida fatta di atletismo, sostanza e convinzione, una squadra che se dipendesse dai soli risultati dell’allenatore calabrese sarebbe seconda solo dietro alla Juve. Proprio per questo la sfida di stasera rappresenta qualcosa di emblematico per la precoce carriera di Gattuso come allenatore, il terzo grande confronto della sua storia dopo il derby di Coppa Italia e la doppia sfida contro l’Arsenal. Il pubblico juventino non può che serrare i ranghi contro un simbolo della storia rossonera, un giocatore che contro la Juve, in quanto club rivale, non si è mai risparmiato e contro cui non ha mai evitato di tirare frecciate.

ALLEGRI

Il suo collega nell’altra panchina sarà Massimiliano Allegri, allenatore che Gattuso ha avuto per due anni nel Milan e con il quale ha condiviso pure la vittoria dell’ultimo Scudetto rossonero. Allegri ha sempre rispettato e stimato il Gattuso come giocatore, considerando anche che i due, in attività agonistica, si erano anche incrociati a Perugia. Max Allegri era un quasi trentenne centrocampista del Grifo mentre Ringhio, non ancora soprannominato tale, era un giovanotto di sedici anni con tanta voglia imparare; nelle recenti interviste, l’allenatore del Milan ha spiegato che Allegri fu molto importante per la sua formazione iniziale, prendendolo sotto la sua ala e rispettandolo seppur la non poca disparità di età. E quando i percorsi si interruppero salvo poi ritrovarsi a Milano, Gattuso ha raccontato come il sentirsi escluso fosse in realtà una giusta scelta da parte di Allegri, che vedendolo ancora troppo convalescente dall’infortunio preferiva tenerlo fuori.

Il rapporto tra Gattuso e Allegri, seppur in parte turbolento, è stato piacevolmente ricordato dai due allenatori in conferenza stampa.

Allo Stadium i due si affronteranno per la prima volta da quando Gattuso ha conquistato il patentino di allenatore, e chissà che, da allievo, non possa superare il maestro di tanti anni fa.

STILE

Il pragmatismo di Gattuso in campo è spesso colliso con il campo della foga, dell’ira, dell’intemperanza e della veemenza. Eppure, Gattuso si è sempre definito “duro si, violento mai”, e oggettivamente, nonostante le litigate e le espulsioni, ciò gli va riconosciuto.

https://www.youtube.com/watch?v=-LVV34wfuM4

Gattuso sarebbe stato molto apprezzato dall’idealismo calcistico di Antonio Conte, che di uno come lui avrebbe giovato senza mezzi termini, pure alla Juve. Ma Ringhio ha in se il seme del Milan, perchè pure se da allenatore non gioca certo il miglior calcio d’Europa, ha comunque dato un’identità ordinata e cinica alla squadra, senza arretrare troppo l’intero undici e anzi, aggredendo e attaccando l’avversario con intelligenza. Una squadra attiva e dinamica come piaceva a Berlusconi, un Milan “cattivo” e duro come lui. Alla Juve Gattuso potrebbe piacere proprio per quella sua – paradossalmente – elegante intransigenza con cui gestisce il gruppo, palesandosi come primo quando c’è da ammettere gli errori ( ha recentemente fatto mea culpa su Conti) ma non risparmiando nessuno quando c’è da scuotere i suoi (vedi l’esclusione di Kalinic o i rimproveri continui ai giovani). Insomma, Gattuso ha alcuni punti di tangenza con la Juve nonostante il passato (e ovviamente pure il presente) a tinte rossonere, e la sfida dello Juventus Stadium sarà il rito d’iniziazione per il Gattuso allenatore contro la nuova Juventus di Allegri, avversari per la prima volta in panchina.

 

 

 

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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Clamoroso al Manuzzi! Il Lecco elimina il Cesena ai rigori grazie a un super Melgrati ed è in finale

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Cesena-Lecco

La sfida di questa sera, la semifinale di ritorno dei playoff di Serie C CesenaLecco, ha emesso il suo verdetto: sono i blucelesti che, ai rigori, approdano in finale, dove dovranno contendersi la promozione in Serie B contro il Foggia (che ha anch’esso superato il Pescara dopo i calci di rigore).

Una partita emozionante che, dopo un primo tempo equilibrato ma in cui è il Cesena ad avere le occasioni più grandi per segnare, vede passare in vantaggio, al 56′, il Lecco con Buso. Il parziale, grazie ad un super Melgrati che tiene in vita i blucelesti con le sue parate, non cambia nei novanta minuti: visto il risultato della gara di andata, terminata 1-2 per i bianconeri, si va ai tempi supplementari. Niente da fare neanche nei trenta minuti addizionali: si decide tutto ai calci di rigore. Dal dischetto è decisivo l’errore di Mustacchio, ipnotizzato dal migliore in campo Melgrati, e il successivo penalty trasformato da Lepore che fa partire la festa per la squadra lombarda.

LA CRONACA DELLA PARTITA

Il primo squillo è del Cesena, che va vicino al vantaggio con una conclusione di Silvestri, respinta in corner da Melgrati. Dopo lo spavento iniziale, il Lecco comincia a creare buone trame offensive, non riuscendo però ad andare al tiro. È poi Cristian Shpendi ad avere la palla dell’1-0, ma è ancora una volta super Melgrati. Dopo pochi minuti, si accende anche l’altro gemello Shpendi, quello con il numero 11 che fa di nome Stiven, che in progressione palla al piede arriva a tu per tu con l’estremo difensore bluceleste ma allarga troppo la conclusione, con la sfera che termina a fil di palo spegnendosi sul fondo. Il primo tempo termina sullo 0-0: è il Lecco a fare la partita, senza però essere concreto davanti. Il Cesena, invece, si difende in modo ordinato e cerca di rendersi pericoloso quando recupera palla sfruttando la velocità dei “gemelli del golShpendi.

La ripresa inizia con un’occasione colossale per il Cesena. In un’azione offensiva bianconera, dopo un rimpallo la palla arriva sui piedi di Cristian Shpendi: la punta spara però clamorosamente alto da due passi, mentre i tifosi di casa stavano già liberando l’urlo di gioia per la rete dell’1-0. Gol mangiato, gol subito: su una ripartenza, Girelli mette uno splendido filtrante per Buso, che finta il tiro, supera Prestia e incrocia battendo Tozzo, per poi andare ad esultare sotto il settore dedicato agli ospiti. È un gol importantissimo, che rimette in parità la doppia sfida al 56′. Il Cesena risponde con Stiven Shpendi, ma Melgrati si supera ancora sull’attaccante classe 2003 con due autentici miracoli.

I canonici novanta minuti terminano sul risultato di 0-1, si va quindi ai tempi supplementari: le squadre, molto stanche, non riescono a schiodare il risultato dal 2-2 complessivo neanche nei trenta minuti addizionali. Si decide tutto ai calci di rigore: sotto la curva del Cesena parte a battere il Lecco, segnano Celjak, Mercadante, Zuccon, Stiven Shpendi, Bunino, Chiarello, Scapuzzi, poi sbaglia Mustacchio, ipnotizzato da Melgrati. Il Lecco ha il match-point con Lepore: il 32 non sbaglia e regala il passaggio del turno alla squadra lombarda.

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