Pensiero del Diez
Motivazioni diverse
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6 anni fa:
Non bisogna aspettare tanto, fortunatamente l’allerta meteo ha spostato solo di due giorni il match tra Genoa e Atalanta. Due squadre alla ricerca di punti per motivi ovviamente diversi: al Genoa manca la vittoria tra le mura del Marassi ormai dalla scorsa stagione; mentre l’Atalanta deve focalizzarsi sul campionato dopo aver dato il meglio in Europa League, se ha intenzione di tornarci l’anno prossimo. La sfida nella sfida è anche il ritorno di Gasperini dove ha fatto la storia.
SFATARE IL TABÙ
Correva il 21 Maggio 2017 quando il Genoa ha vinto la sua ultima partita in casa in Serie A. Sembra una vera e propria eternità soprattutto per il pubblico caldissimo del Ferraris. Nonostante abbia vinto contro il Crotone in Coppa Italia, il Marassi grida ancora vendetta per dei 3 punti che non arrivano più. Ballardini ha risollevato in poco tempo il Genoa facendogli conquistare ben 7 punti in 3 partite, tra cui il prestigioso pareggio contro la Roma. L’ex Lazio e Palermo è chiamato a chiudere questo conto in sospeso con lo stadio di casa, ovviamente con il benestare dell’Atalanta; una situazione insomma non molto semplice.
CORSA CONTRO E PER L’EUROPA
Le coppe europee danno un poco ma tolgono molto: l’Atalanta si è resa capace di una grande impresa uscendo vittoriosa dal girone di ferro con Everton, Lione e Apollon Limassol. Al contempo però in campionato la Dea ne ha risentito riuscendo a racimolare solo 20 punti in 15 partite. Di questi tempi, nella scorsa stagione, gli orobici si trovavano a 28 punti ed al quinto posto, dunque ben 7 posizioni in più. Dopo il sorteggio proibitivo dei sedicesimi di Europa League, l’Atalanta deve reagire provando a spaventare il Borussia Dortmund con qualche prestazione degna di nota. Una vittoria servirebbe per far rifiatare incredibilmente l’Atalanta anche in vista di un calendario non proprio semplicissimo. Dopo la sfida del Marassi ci sarà la Lazio, poi il Milan e a capodanno il Cagliari. Anno nuovo e vita difficile perché all’epifania ci sarà la befana Roma e poi il Napoli, una scalata in montagna sarebbe più semplice dopotutto.
ASTINENZA DA PAPU DANCE
Non si balla più ormai dal 28 Settembre, quando il Gomez segnò in casa del Lione con una punizione estremamente astuta. Il Papu sta avendo una piccola flessione dal punto di vista realizzato dato che le reti da inizio stagioni sono solo 5, di cui 2 in Europa League. Il nuovo bomber inaspettato, Bryan Cristante gli sta salvando la pellaccia con le sue reti nelle ultime partite. L’ex Catania però non smette mai di creare occasioni da gol con la sua imprevedibilità nei passaggi e nel dribbling. Ormai fa segnare piuttosto che segnare lui, ma se il calo in campionato degli orobici c’è allora è anche a causa di queste leggere mancanze dell’argentino. Soprattutto in ottica mondiale, il Papu dovrà obbligatoriamente provare a ballare ancora un bel po’.
IL RITORNO DI GORAN
Con l’Hellas è tornato a graffiare Goran Pandev, che a 34 anni continua a dire la sua in Serie A. L’ex Inter, Napoli e Lazio con Ballardini ha ritrovato finalmente continuità. Non è un semplice caso se la squadra è ritornata a girare quando il macedone è tornato titolare. Il ruolo di Goran non è prettamente realizzativo, ma piuttosto la sua finalità è quella di creare gioco per i compagni con le sue sponde o i passaggi filtranti. Il fisico però lo limita già dai tempi del Napoli poiché ha una durata piuttosto breve che lo costringe a giocare ad un buon livello solo per 60 minuti. La coppia con Lapadula è ancora tutta da vedere: i due hanno già giocato insieme ma per semplici spezzoni di partita nella quale uno dei due entrava dalla panchina.
La sfortuna poi ci ha messo del suo poiché all’unica partita da titolare per entrambi è arrivato l’infortunio dopo mezz’ora per Lapadula. Ora finalmente potremo osservare questa coppia atipica, l’Atalanta è avvisata.

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Generico
Rugani sta diventando ciò che tutti ci aspettavamo
Pubblicato
4 settimane fa:
Novembre 12, 2023
Daniele Rugani si sta rendendo autore di una buonissima stagione confermando, di fatto, parte delle aspettative maturate nei suoi confronti ai tempi della primavera Juve e del suo impatto a Empoli.
DA QUINTA A SCELTA A COMPRIMARIO
Rugani sta avendo un impatto eccezionale sulla Juventus e tutto ciò ha un particolare valore proprio in virtù del percorso che lo ha portato a rivestire questa importanza, quest’anno. Già, perché Allegri parole al miele per Rugani le ha sempre avute ma non sempre – anzi – a certe sviolinate sono susseguiti i fatti. Rugani, a livello di scelte, ha iniziato la stagione da quinta e ultima opzione per il pacchetto arretrato: parlano le presenze della prima parte dell’annata con Danilo e Alex Sandro disponibili. Panchina fissa, ultima spiaggia.
È stato bravo il ragazzo a non demoralizzarsi, ad accettare le scelte seppur – evidentemente – conscio del proprio valore, dando il 101% nelle occasioni avute. Già, perché con Rugani in campo la Juventus ha subito una rete in sei gare e l’unica marcatura segnata dagli avversari è stata un colpo di testa sferrato in una zona di competenza non sua. Gioca in una zolla di campo che non è la sua, a sinistra, e lo fa con la sicurezza di chi ha raggiunto la propria maturità calcistica. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che il vizietto del gol non lo ha perso mai, è chiaro che su Daniele Rugani, dopo anni di dimenticatoio e critiche ingenerose, sia giusto spendere più di una parola positiva.
IL PERCORSO DI RUGANI NON È NUOVO
Tornando indietro negli anni, ricordiamo tutti quanto si parlò bene di Rugani 7-8 anni fa. All’unanimità, in Italia, eravamo un po’ tutti convinti che Rugani-Romagnoli, rispettivi giocatori di Juventus e Milan al tempo, sarebbero stati la cerniera ermetica della Nazionale Italiana per anni e anni. Spoiler: non è mai stato così. I due hanno giocato insieme solo in tre occasioni: due volte contro l’Olanda e una contro la Germania, totalizzando due pareggi e una vittoria.
Eppure, a distanza di anni, la musica potrebbe essere cambiata e non sarebbe né la prima né l’ultima volta nel calcio. Il percorso di Rugani ricorda tremendamente quello di altri calciatori diventati importanti in colpevole ritardo – anagraficamente parlando – per le loro squadre. Si pensi a Matteo Darmian, per esempio: 4 anni nel dimenticatoio al Manchester United, un anno di purgatorio al Parma e poi l’approdo all’Inter come riserva con l’etichetta di “usato sicuro“. Un ‘usato sicuro’ che l’anno scorso ha disputato 48 partite in quattro ruoli diversi giocando da titolare inamovibile una intera Champions League fino alla finale. Rimanendo più nel ruolo, si pensi a Nacho Fernández: una vita a guardare il campo alle spalle di titani come Ramos e Pepe prima e Militao e Alaba poi. Oggi, a 33 anni, è capitano del Real Madrid e qualche mese fa il suo club ha rifiutato qualsiasi offerta per lui, trattenendolo nonostante il ruolo apparentemente marginale e una carta d’identità non certo fiorente. L’anno scorso ha disputato 44 gare, oggi è gia a 12.
UNA PRIMA VERA OCCASIONE
E allora ci si chiede se anche Rugani non meriti un percorso del genere. Rugani, nato all’ombra di una BBC andata finalmente in pensione – nella sua totalità – alla fine della scorsa stagione, era sempre stato visto come l’erede dei tre colossi dietro e il peso del suo ‘fallimento’ era rapportato solo alle grosse aspettative che nutrivamo su di lui. Il ragazzo potrebbe non avere la stigmate del predestinato o quelle precise doti di difensore leggendario ma è un calciatore di enorme valore che in questa Juventus ci può stare alla grande.
Perciò oggi, agli sgoccioli del 2023, facciamo nuovamente il tifo per Daniele Rugani, quel difensore che una vera chance non l’ha davvero mai avuta. E perché con un pizzico di nostalgia e di speranza, anche in Nazionale, sarebbe interessante vederlo in coppia con Alessio Romagnoli, un altro calciatore spesso troppo bistrattato e che alla Lazio ha trovato finalmente la sua dimensione e la continuità che cercava. Perché nella vita non si è mai davvero in ritardo: ognuno ha, semplicemente, i propri tempi.
La nostra prima pagina
Fiorentina-Bologna 2-1, le pagelle del match: Bonaventura illumina, Nico Gonzalez decisivo!

Pubblicato
4 settimane fa:
Novembre 12, 2023
PAGELLE FIORENTINA-BOLOGNA – Partita di cartello oggi all’Artemio Franchi di Firenze: Fiorentina-Bologna è una sfida dal profumo europeo. I rossoblu si presentavano al match da sesti in classifica e imbattuti da 10 partite, mentre la squadra di Italiano è reduce dalla vittoria europea contro il Cukaricki. Grazie a un rigore di Gonzalez e a un super gol di Bonaventura, la squadra viola vince la partita 2-1 dopo tre sconfitte di fila: non basta il rigore d Zirkzee al Bologna. Tante polemiche arbitrali in questa partita, che si accende dal punto di vista nervoso quasi subito e Maresca fatica a tenerla in mano. Rimangono forti dubbi sul contatto Arthur-Saelemaekers.
Numero Diez vi fornisce le pagelle del match valido per la dodicesima giornata di Serie A.
LE PAGELLE DELLA FIORENTINA
Terracciano 6.5: c’è la sua firma su questa vittoria. Decisivo nel primo tempo su Saelemaekers e nel secondo su Ferguson: rischia nel contatto con Orsolini, anche se tutto fermo per fuorigioco.
Parisi 4.5: brutta partita del terzino italiano. Commette il fallo (ingenuo) da cui nasce la punizione del rigore del pareggio del Bolognese, da lui stesso procurato. Giocando a destra, inoltre, commette qualche errore tecnico di troppo: Italiano lo toglie all’intervallo. (Dal 45’ Ranieri 6: buon secondo tempo, anche se a fine match prende un giallo evitabile che gli costa la squalifica).
Milenkovic 6: il migliore del reparto difensivo della Fiorentina, sempre preciso e ordinato. Compie quasi nessuna sbavatura, riesce a contenere Zirkzee – solo in un’occasione del secondo tempo gli sfugge sulla fascia sinistra.
Martinez Quarta 5: prova insufficiente dell’argentino. Rischia nel primo tempo perdendo un pallone sanguinoso su Zirkzee, tanti errori tecnici. Migliora quando viene spostato sull’esterno, ma non era in una giornata positiva.
Biraghi 6: buona prestazione nel complesso del capitano della Viola, costretto ad uscire all’88’ per un fastidio muscolare. Fatica a contenere Orsolini, ma cresce all’interno della partita – sempre pericoloso nella battuta dei calci piazzati. (Dall’88’ Comuzzo SV).
Duncan 6: partita di sostanza, infatti riesce a schermare parecchie offensive rossoblu. Non sempre preciso tecnicamente, ma ripaga la fiducia di Italiano con una prova sufficiente.
Arthur 5.5: rischia nel contatto con Saelemaekers, anche se Maresca non ha fischiato rigore per il Bologna. Per il resto gestisce bene la palla coordinando il gioco della Fiorentina, anche se non è una delle sue migliori partite – può fare sicuramente meglio. (Dal 78’ Lopez SV)
Gonzalez 7: torna al gol dopo più di un mese e, oltre alla rete, compie un’ottima partita. È la luce tecnica della Fiorentina, quasi tutte le pericolosità offensive passano dalle sue giocate. Trasforma chirurgicamente il rigore decisivo per la vittoria.
Bonaventura 7.5: 100esimo gol a cui prende parte in Serie A tra reti e assist, convocato nuovamente in Nazionale. Migliore in campo del match l’ex Milan che trova un gol di una difficoltà tecnica elevata e delizia il pubblico con giocate di livello: fondamentale negli schemi di Italiano, crescita esponenziale. (Dal 91’ Mina SV).
Kouamè 5.5: titolare a sorpresa al posto di Brekalo, non riesce a incidere. Tenta più volte la conclusione, ma con poca precisione e lucidità: luci e ombre.
Nzola 6: serve l’assist per il gol di Bonaventura, compie un buon primo tempo. A volte un po’ assente dal gioco, sbaglia qualche appoggio, ma la sua rimane una prova sufficiente – sostituito all’intervallo. (Dal 45’ Ikone 6.5: ingresso determinante; si guadagna il rigore del vantaggio, sprinta sulla fascia e conferma di essere un elemento chiave di questa squadra).
Italiano 6.5: dopo tre sconfitte consecutive, torna a vincere la sua Fiorentina in una partita molto complicata. La scelta dei cambi all’intervallo è perfetta e la sua squadra rischia complessivamente poco contro un Bologna in ottima forma.
LE PAGELLE DEL BOLOGNA
Skorupski 6: non può far nulla sul gol di Bonaventura, spiazzato da Gonzalez sul rigore. Per il resto non compie particolari errori.
Posch 6: prova sufficiente del capitano rossoblu, che subisce poco dal suo lato e mette tanta sostanza. Il suo rientro è essenziale per Motta anche per la sua duttilità nel reparto difensivo. (Dal 76’ Lucumi SV)
Beukema 5.5: meno preciso del suo compagno di reparto in alcune letture. Non compie una prova totalmente negativa, ma ha dimostrato in questa stagione di poter fare prove decisamente migliori.
Calafiori 6: continua a crescere il centrale classe 2002, riscoperto da Motta in un ruolo in propriamente suo. Lascia probabilmente troppo spazio per calciare a Bonaventura, ma è l’unica sbavatura in un match preciso.
Kristiansen 5: procura scioccamente il rigore del vantaggio viola con una trattenuta evidente su Ikonè, che gli crea molte difficoltà. Anche le primo tempo fatica contro Gonzalez, non una buona prova del terzino ex Leicester. (Dal 76’ Lykogiannis 5: non commette particolari errori fino all’ultima punizione del match che spreca malamente calciandola fuori).
Freuler 6: buona partita dello svizzero. Ordinato in fase difensiva, si propone meno del solito in attacco lasciando più spazio ad Aebischer per gli inserimenti. (Dal 69’ Moro 6: buon ingresso del croato finito un po’ sotto nelle gerarchie di Motta, ma chiamato spesso in causa nelle partite fisiche).
Aebischer 5.5: prova non scintillante dell’ex Young Boys che viene schierato più indietro rispetto alle sue zolle preferite. Offensivamente cerca di proporsi, ma non è preciso e prende un’ammonizione evitabile che condiziona il prosieguo del match.
Orsolini 6.5: prova più che sufficiente per l’italiano. Gli viene annullato un gol a fine primo tempo per fuorigioco, ci va vicino in un altro paio di occasioni: una spina nel fianco costante della difesa avversaria. Permangono i dubbi sulla sua non convocazione con l’Italia. (Dal 69’ Ndoye 5: fumoso nelle giocate, non riesce a incidere e finisce per risultare inconcludente).
Ferguson 6.5: partita di livello dello scozzese, che va vicino due volte al gol – nel primo tempo di testa e a fine match con un tiro angolato ben parato da Terracciano. Il ruolo cucitogli addosso da Motta gli si addice perfettamente, riesce a trovare gli spazi giusti per inserirsi.
Saelemaekers 6: gara a fasi alterne del belga che, però, è sufficiente. Fornisce alcuni spunti interessanti, va anche vicino al gol nel primo tempo – in alcuni momenti, invece, è fumoso e poco lucido nelle giocate. Eccessivamente nervoso nel match.
Zirkzee 6.5: altra partita di qualità dell’olandese. Rigore trasformato con precisione e pulizia tecnica nelle giocate di raccordo per il gioco offensivo dei rossoblu; il suo miglioramento è costante – anche se alcune volte si isola troppo all’interno del match, ma sono fasi di crescita. (Dall’84’ Van Hooijdonk SV).
Thiago Motta 5.5: il Bologna era partito bene nel primo tempo, con buone trame offensive e una pressione più alta del solito nel momento in cui la Fiorentina girava il pallone in difesa. Nel secondo tempo il rigore all’inizio condiziona i successivi 20’ in cui la squadra crea poco o nulla, salvo poi riprendersi nel finale. La scelta di Kristiansen non premia e il cambio Ndoye-Orsolini risulta abbastanza strano, visto l’ottimo momento dell’italiano.
Generico
Alla Juventus serve un centrocampista: chi farebbe più comodo tra Samardzic e Thuram?
Pubblicato
2 mesi fa:
Ottobre 18, 2023
La Juventus, alle prese con le vicende Paul Pogba e Nicolò Fagioli, è orientata ad acquistare un nuovo centrocampista durante il mercato di gennaio. In tal senso, i nomi di Lazar Samardzic e Khephren Thuram sembrano i più appetibili sul taccuino del Football Director, Cristiano Giuntoli.
UNA NECESSITÀ NUMERICA
La Juventus non si può nascondere: il centrocampista è una priorità assoluta della dirigenza in virtù non tanto di rinforzare la rosa in vista del mercato di gennaio, quanto piuttosto di rimpolpare numericamente l’organico. Già, perché la fresca notizia della squalifica di 7 mesi di Nicolò Fagioli è la seconda tegola cascata sulla testa del club dopo l’accertata positività al doping di Paul Pogba. Due nomi non esattamente casuali, tra l’altro: il primo, valore Transfermarkt di 35 milioni di euro, era stato nominato miglior giovane della scorsa edizione di Serie A, il secondo, nei piani della dirigenza, sarebbe stato il faro del reparto, nonchè stella assoluta della squadra con il numero 10 sulle spalle.
E con i soli Locatelli (attualmente non brillante), Rabiot (finora lontano dai livelli della scora stagione), Miretti (ancora in attesa di sbocciatura), McKennie (forse il più positivo ad oggi) e Nicolussi Caviglia (deve ancora debuttare, quest’anno) appare difficile pensare di perseguire in totale serenità gli obiettivi preposti.
Per questo motivo, Giuntoli è molto attivo sul mercato, tanto che i nomi di centrocampisti accostati alla Juventus per la prossima sessione di mercato si sprecano: c’è il sempreverde De Paul – che in realtà, all’Atletico, performa sempre ottimamente – il nuovo nome, Emil Hojbjerg – che probabilmente può arrivare solo a condizioni vantaggiose, vista l’età – e poi i due nomi più intriganti e, per certi versi, percorribili: Khephren Thuram e Lazar Samardzic.
Ciò che hanno in comune questi profili è la posizione ed il ruolo in campo: mezzeali. Per il resto delle caratteristiche, difatti, sono piuttosto diversi tra loro. Eppure ciascuno, con i propri limiti e con le proprie caratteristiche, potrebbe fornire un grosso apporto alla Juventus in una zona del campo che, da tempo, rappresenta il punto debole della squadra.
KHÉPHREN THURAM, UNA MEZZALA CHE RICORDA POGBA
Khéphren, fratello di Marcus che stiamo imparando a conoscere in questi mesi, è un classe 2001 e veste la maglia del Nizza dal 2019, club col quale ha maturato la bellezza di 119 presenze.
Thuram è un profilo interessantissimo sul quale non si sono posati solo gli occhi della Serie A ma anche della Premier League con il Liverpool in prima fila. Questo, perché il giovane calciatore francese possiede spiccati doti fisiche e atletiche unite ad una tecnica di base di buonissimo livello che lo rendono un centrocampista totale. Strappa, domina col fisico, recupera palloni, porta palla, e calcia: Khéphren Thuram in campo è un box-to-box discretamente elegante con margini ampissimi. E ricorda, in alcuni aspetti, il giovanissimo Pogba che si affacciò all’avventura juventina nel 2012.
É appetibile sul mercato in quanto il suo contratto vedrà scadenza nel 2025 e, perciò, la finestra invernale del 2024 rappresenta l’ultima opportunità per il Nizza di strappare un accordo economico discretamente vantaggioso.
Innamorato calcisticamente del ragazzo è anche Fabio Cannavaro che lo ha recentemente sponsorizzato in un’intervista
“In che squadra di Serie A vedrei bene Thuram? Ovunque. Fossi un club italiano lo prenderei subito, farebbe comodo a tutti”.
LAZAR SAMARDZIC, L’INTER NON ERA DESTINO?
L’altro nome, invece, lo conosciamo tutti. E non solo per l’arcinota trattativa arenatasi alle ultime battute che lo aveva quasi portato a vestire il nerazzurro.
Il talento di Lazar Samardzic (vedasi il gol realizzato contro il Napoli qualche settimana fa) è sotto gli occhi di tutti, tant’è che l’Inter stessa aveva fatto di tutto per tentare di assicurarselo. Centrocampista elegante, mancino e dal piede caldo, Samardzic è un centrocampista classe 2002 col vizio del goal e margini di miglioramento colossali. Il suo nome, mediaticamente, ha smesso di suscitare clamore forse per la sfortunata vicenda relativa al mancato trasferimento a Milano ma il suo ardore in campo è rimasto lo stesso, così come la voglia di misurarsi con certi palcoscenici. Samardzic è infatti titolare inamovibile della formazione di Sottil con ottimi risultati (già due gol quest’anno, ndr).
In rapporto al suo quasi coetaneo Thuram, è sicuramente più elegante palla al piede, più offensivo sul rettangolo di gioco, più votato al goal ma anche meno coinvolto nella fase difensiva e nei recuperi – tanto da essere stato schierato persino trequartista o attaccante nella scorsa stagione.
In termini economici, un suo ipotetico acquisto è da considerarsi forse più alla portata rispetto a quello del francese per costi di cartellino e ingaggio – nonostante un contratto ancora lontano dalla scadenza, datata 2026.
SAMARDZIC O THURAM?
Ragionando su costi, possibilità, ambientamento e identità di gioco, probabilmente il serbo Samardzic rappresenta il match perfetto per questa Juventus.
In primis, per un fattore ambientale: arrivare a metà campionato è sempre complesso e conoscere già la lingua, il paese e il campionato sono vantaggi che rendono l’adattamento sicuramente più rapido ed efficace. Non è da sottovalutare, inoltre, l’interessante intesa che si creerebbe con i compagni di Nazionale, Kostic e Vlahovic. In generale, anche in campo, individuare un calciatore propenso alla giocata, all’ultimo passaggio è ciò che serve davvero alla Juventus di Allegri, spesso tacciata di povertà tecnica in quella zona del campo. Samardzic aggiungerebbe quel brio alla manovra che attualmente nessun centrocampista in rosa può dare. E dulcis in fundo, il fattore economico: di Samardzic si conosce già orientativamente il prezzo (l’Inter aveva l’accordo a 16+2 di bonus) mentre per Thuram c’è da scavalcare una forte concorrenza e c’è da giocare sul prezzo.
In conclusione, è bene puntualizzare come i due potrebbero coesistere, rivelandosi entrambi pedine preziose per la Juventus. E chissà che il club bianconero non decida di farsi un regalo, assicurandosi uno dei due per gennaio e puntando all’altro in estate.
Calcio Internazionale
Non solo Messi e Busquets, l’Inter Miami punta anche Hazard

Pubblicato
5 mesi fa:
Luglio 6, 2023
Eden Hazard, dopo la cocente delusione del Real Madrid, vuole incominciare un nuova avventura e riportare in alto il suo nome. Secondo il Sun, Hazard potrebbe incominciare una nuova esperienza in MLS. L’Inter Miami sembrerebbe fare sul serio per l’ex Real, che se dovesse accettare potrebbe incominciare la nuova avventura al fianco di Leo Messi e Sergio Busquets.
Considerato da molti il belga più forte di sempre, si è perso a Madrid in quella che poteva diventare l’occasione per raggiungere i più grandi. L’ex Chelsea è stato candidato per ben sei volte alla conquista del pallone d’oro, ciononostante non è mai riuscito ad esprimersi al meglio o a conquistare la titolarità negli anni dei Galacticos.
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