Portogallo-Spagna è già decisiva. Il derby iberico sancirà, molto probabilmente, quale squadra passerà il turno da prima classificata e chi invece dovrà accontentarsi della seconda posizione nel girone B. Certamente sia l’Iran, ma soprattutto il Marocco proveranno a mettere in difficoltà le due europee bagnate dal Mar Atlantico, ma la sfida del Fisht Stadium di Sochi darà grandi indicazioni sull’andamento del girone.
FAVORITI, MA…
Analizzando i 23 convocati delle due squadre emerge chiaramente una certa distanza tra le due rose, non soltanto in termini di qualità tecnica e talento, ma soprattutto dal punto di vista della profondità. La Spagna, soprattutto a centrocampo, può contare su un numero impressionante di giocatori: Busquets, Koke, Iniesta, Saul, David Silva, Thiago Alcantara. Sono in sei e solamente tre di questi scenderanno in campo nel 4-3-3 spagnolo, per non contare poi i vari Asensio, Isco e Lucas Vazquez che rientrano tra gli attaccanti ma che in realtà possiedono caratteristiche piuttosto duttili e che potranno essere molto utili per Hierro. Ecco appunto, proprio il nuovo CT spagnolo sedutosi sulla panchina degli iberici alla vigilia del Mondiale può rappresentare il grande punto interrogativo nel corso della competizione. Non tanto per la scarsa preparazione dell’ex Real Madrid che, da grande campione quale è stato, saprà gestire pressioni e tensioni in un gruppo che non è mai stato facile per le innumerevoli rivalità calcistiche e non, ma soprattutto per un’identità di gioco e di pensiero che è difficile instaurare in poche settimane (giorni) di lavoro. Lopetegui, nonostante la “colpa” di aver tradito la Roja per approdare anticipatamente al Real Madrid, aveva creato un sistema di gioco collaudato che, dopo le pessime avventure in Brasile nel 2014 e in Francia nel 2016, aveva riportato la Spagna al centro del calcio mondiale qualificandosi senza discussioni e sbarcando in Russia tra le favorite. Il cambio di panchina forse non cambierà nulla, ma inconsciamente qualche strascico potrebbe averlo lasciato. Solamente il campo ci racconterà la verità.

Dall’altra parte invece il Portogallo porta avanti il proprio progetto tecnico già da qualche anno. Difatti questa generazione calcistica guidata da Fernando Santos dal 2014 è riuscita a conquistare il campionato europeo dimostrando di possedere una forte identità di squadra. Molti giocatori della gloriosa avventura francese fanno tutt’ora parte della spedizione mondiale, a conferma della progettualità messa a punto dal tecnico portoghese e dalla stessa federazione. Ovviamente la pianificazione calcistica di Santos si fonda attorno alla figura di Cristiano Ronaldo che già ad EURO2016 aveva trascinato i propri compagni per poi abbandonarli sfortunatamente durante la finale dello Stade de France. Anche in questa occasione l’attaccante del Real Madrid (chissà per quanto) dovrà accompagnare per mano l’intero gruppo nonostante la vittoria europea abbia accresciuto la consapevolezza dei suoi compagni. In generale però l’elemento che potrebbe pendere dalla parte del Portogallo potrebbe essere proprio questo: conoscersi bene, e da tanto, con un allenatore che da 4 anni a questa parte ha pensato e riproposto un determinato modo di giocare. Hierro, per motivi tempistici, non ha potuto fare altrimenti e conosceremo dal risultato la reale incisività di questo fattore.

LA LETTURA TATTICA
Sicuramente la svolta tattica della partita passerà dal centrocampo: i due centrocampisti centrali portoghesi (ipoteticamente Carvalho e Moutinho) dovranno “ballare” e coprire ampi spazi di campo per contrastare il palleggio del centrocampo spagnolo, il quale non si avvale soltanto dei tre mediani, che domani dovrebbero essere Thiago Alcantara, Koke e Iniesta, ma che allo stesso tempo sfrutta i movimenti tra le linee degli esterni che più che altro agiscono come trequartisti. In questo senso sarà determinante capire chi deciderà di schierare Hierro: David Silva conosce alla perfezione i movimenti tra le linee e potrebbe ottimizzare la fluidità di gioco e della manovra, d’altra parte invece Asensio garantirebbe una maggiore incisività offensiva (essendo più attaccante) e quindi una pericolosità superiore. L’unico sicuro del posto in quella posizione del campo è Isco, l’uomo che sa posizionarsi al posto giusto al momento giusto: sempre. Sarà essenziale quindi il posizionamento dei due centrocampisti esterni di Santos che in fase di non possesso dovranno stringersi per aiutare i due mediani.

Dove può fare male il Portogallo alla Spagna? Sarebbe facile rispondere dicendo: “Dove si muove Cristiano Ronaldo”, anche se effettivamente sarà così, ma non soltanto per l’indubbio valore del capitano portoghese. Lo schieramento a due punte (con probabile utilizzo del milanista André Silva) permetterebbe al Portogallo di “uccidere” alla nascita le possibilità di impostazione dei due registi difensivi della Roja: Piqué e Sergio Ramos. Oscurare quelle linee di gioco aiuterebbe tutta la squadra di Santos ad alzare il proprio baricentro di molti metri, diventando quindi più aggressivi e offensivi allo stesso tempo. Oltre che per un motivo prettamente difensivo, anche offensivamente le due punte potrebbero mettere in difficoltà i due centrali della Spagna (soprattutto Piqué) che nelle situazioni di uno contro uno, soprattutto in area di rigore, potrebbero incontrare qualche difficoltà.
Sarà anche interessante adocchiare qualche giovane calciatore che si affaccia ad un evento così importante per la prima volta. Asensio, dopo anni di successi nel Real Madrid, ha raggiunto l’età giusta per dimostrare il suo vero valore disputando un Mondiale da leader in Russia. Allo stesso modo André Silva avrà l’occasione di mettere in mostra il proprio valore, che con la maglia rossonera è stato apprezzato solamente a sprazzi e soprattutto in Europa League.
Portogallo-Spagna quindi non rappresenta soltanto il derby iberico ed una rivalità sentita, ma è il primo grande passaggio del Mondiale russo. La prima gara che può già (in parte) decidere l’andamento dei gironi e del futuro delle due squadre. La Russia è pronta per questa sfida.