Oltreoceano c’è un nuovo nome in auge sui profili Wyscout degli osservatori (i taccuini sono ormai obsoleti): Gianluca Busio, fantasista italoamericano.
Le origini di un uomo, spesso, ci dicono molto più di quanto possa fare lui stesso con le parole. È una questione di identità: l’ambiente in cui è cresciuto, la cultura e la mentalità permeate dai genitori, determinano l’attitudine e i comportamenti di una persona. Queste caratteristiche si uniscono e si influenzano a vicenda, soprattutto nel caso di una persona con doppio passaporto. È il caso di Gianluca Busio, il cui nome e cognome non sembra essere esattamente proveniente dalla sponda Ovest dell’Atlantico. Il papà di Gianluca è nato a Brescia e lì vi ha vissuto fino ai 18 anni, quando si è trasferito in America. Lì ha sposato una dottoressa americana; Gianluca è il terzo e ultimo dei loro figli. Così il ragazzo italoamericano, nato a Greensboro, in North Carolina, è stato bravo ad adattare le diverse culture dei suoi genitori allo sport: da un lato la passione paterna per il soccer, in particolare per la Serie A, che Gianluca guarda fin da piccolo; dall’altro lato un approccio allo sport tanto spensierato quanto ambizioso. Il calcio come un passatempo, senza particolari pressioni, ma con precisi obiettivi, ardui ma raggiungibili, che Busio si è prefissato.
BREAK OUT OF YOUR COMFORT ZONE
Gianluca si ritrova con un pallone tra i piedi fin dalla tenera età, stimolato dal padre, e comincia a giocare con i suoi coetanei, ma anche con ragazzi più grandi. Il livello con cui si misura nel suo Stato non è abbastanza: l’allora 14enne Busio si rende conto di avere un dominio tecnico pressoché incontrastabile e, cercato dagli osservatori dello Sporting Kansas City, non esita ad accettare l’offerta e trasferirsi da loro, dove a 15 anni appena compiuti diventa il secondo giocatore più giovane ad aver firmato un contratto professionistico in MLS. Ah, un dettaglio: Greensboro e Kansas City si trovano a 1600 chilometri di distanza.
La mamma di Luca (come lo chiamano in USA), Dionne, cerca di farlo desistere da questa scelta, ma lui non l’ascolta e si getta a capofitto in questa nuova avventura, per lui piena di novità e insidie.

BRESCIA E L’ARTE
La città di Brescia, nel corso degli anni, si è sempre dimostrata estremamente aperta a forme artistiche di ogni tipo; diverse sono le mostre organizzate dal 2000 ad oggi, da Gauguin a Van Gogh, passando per Monet e Warhol; diversi sono i teatri presenti in città, i quali ospitano spettacoli di vario genere, sia musicali che attoriali. Brescia è anche la città che ha dato i natali all’artista più raffinato del calcio italiano moderno: il Maestro, Andrea Pirlo, che è la principale fonte di ispirazione per Busio.
In campo, il classe 2002 è un giocatore un po’ diverso. Simile è la struttura fisica rispetto all’ex Milan e Juve, ma Gianluca si muove in zolle di campo un po’ più avanzate. Nel 4-3-3 del Kansas City sta trovando sempre più spazio nel ruolo di interno destro, libero di incunearsi nelle difese avversarie. Luca è un giocatore molto mobile. Destro naturale capace di disimpegnarsi anche col sinistro, ha una spiccata capacità di saltare l’uomo che gli si para davanti, agevolata anche dal baricentro basso. Queste qualità gli hanno permesso di giocare anche da esterno offensivo, sia a destra che a sinistra. Capace di andare al tiro sia dentro che fuori dall’area di rigore, spicca tra gli altri per il vezzo che più caratterizza ogni Diez che si rispetti: una sopraffina visione di gioco, accompagnata – ça va sans dire – da un destro precisissimo, con cui Gianluca riesce a disegnare filtranti al millimetro per i compagni che si muovono nell’area avversaria.
Di Busio sorprende una certa essenzialità insita nel suo gioco nonostante la giovanissima età. Riceve spalle alle porta con il corpo ben orientato rispetto all’avversario, riesce a girarsi con eleganza, senza perdere tempi di gioco, e fa sempre la scelta più intelligente col pallone tra i piedi. Il confine tra “giocare col braccino”, come si dice in gergo, ed esagerare nell’estro delle giocate, è molto sottile: Gianluca lo gestisce alla perfezione, con chiara consapevolezza dei punti del campo dove rischiare e quelli dove giocare con prudenza. Se la prima rete segnata in MLS (un gol a porta vuota) non ci dice molto su di lui, il primo assist, un tocco morbido di destro, di prima e spalle alla porta, può spiegare alla perfezione le doti di questo Wonderkid che tanto fa sperare in ottica futura.
Purtroppo, però, non farà sognare i colori azzurri, visto che già gioca nelle nazionali giovanili americane, dove, tra gli altri, ha messo a segno questo gol bellissimo.
http://https://youtu.be/xsuteMc_sU8
A WONDERFUL MONTH
Il mese appena concluso è stato il più importante nella carriera del giovanissimo italoamericano. A partire dal match contro il Montreal Impact del 30 marzo, Busio ha segnato per tre partite consecutive in Major League Soccer (il più giovane della storia, ovviamente). Il primo gol, contro i canadesi, recuperando un pallone al limite dell’area avversaria, spiazzando il portiere in 1 contro 1. Il secondo contro Cincinnati: un buon inserimento favorito da un’uscita scellerata del portiere che ha lasciato spazio al tap-in di Busio. Il terzo contro i New York Red Bulls, ribadendo in rete un bolide dai 30 metri dopo un calcio d’angolo respinto. Nessuno di questi gol farà gridare al fenomeno, non sono questi gol che fanno gridare al fuoriclasse. Però mostrano qualità altrettanto importanti: reattività, caparbietà, un superbo smarcamento. Anche perché qualche altro gol discretamente bello l’ha segnato, il ragazzo.
DOUBLE F: FOOTBALL’N FAMILY
Scorrendo il suo profilo Instagram, che in genere è lo strumento migliore per capire com’è fatto un ragazzo del terzo millennio, si capisce che la sua vita scorre lungo due binari: il soccer, la sua più grande passione (anche se, per inflessione latina paterna, dovrebbe essere portato a chiamarlo football) e la sua famiglia: diverse sono le foto con Ilaria e Matteo, sorella e fratello maggiore che tanto l’hanno aiutato a crescere. Sotto l’aspetto mentale, Gianluca è già un ragazzo piuttosto formato.
Nonostante i diversi quasi-record di precocità (quasi perché se giochi in MLS qualunque record in tal senso è stato segnato da Freddy Adu), interpellato da MLS Soccer Italia lo scorso ottobre diceva, con gran consapevolezza:
“ho avuto momento bellissimi e altri più complicati ma è normale se uno vuole essere un calciatore professionista”.
Nella stessa intervista ha dichiarato che “c’è anche un momento in cui devi giocare, perché scendere in campo è la via migliore per migliorare”. Parole di un ragazzo consapevole della solidità mentale necessaria per stare in un mondo dove troppo spesso la psicologia e la gestione dei momenti è sottovalutata, sia dagli stessi protagonisti di questo sport sia dagli spettatori esterni. In un’altra intervista ha affermato:
“per me non è importante sapere adesso dove sarò da due anni; non posso sapere cosa può succedere in questo periodo. Ovviamente il mio obiettivo, la mia ambizione è arrivare un giorno in Europa e giocare in Champions League. Per il momento mi concentro sulla mia esperienza al Kansas finché non arriveranno opportunità più importanti”.
Il quadro disegnato da queste parole restituisce una persona solida, con tanta pazienza. Iniziare a giocare ad alto livello a meno di 17 anni (qualche giorno fa è arrivato l’esordio nella CONCACAF Champions Cup) si può rivelare un’arma a doppio taglio in tal senso. Se da un lato si acquisisce esperienza fin da subito, dall’altro sarebbe facile darsi arie e abbandonarsi al proprio talento. Argomento di discussione tipico dei calciofili dai palati fini è dove inizi il calcio, se nella testa o nei piedi: sebbene tale digressione sia ontologicamente molto più pura e profonda, si potrebbe dire, estendendo il quesito anche fuori dal campo, che il calcio inizia nella testa di chi decide quotidianamente di volercela fare. Senza ombra di dubbio, sono questi i pensieri intrappolati dai folti ricci di Gianluca Busio.

Ritratto di famiglia.