Gianni Minà ci ha lasciati all’età di 84 anni.
Lo storico giornalista, conduttore e scrittore è morto a seguito di una breve malattia cardiaca, come si legge dal comunicato pubblicato sul suo profilo Facebook. È doveroso rendere omaggio alla carriera di uno dei più illustri giornalisti italiani, ripercorrendone le tappe.
Gli esordi
Gianni Minà nasce a Torino il 17 maggio 1938. A soli 21 anni, comincia la sua carriera nell’ambito dell’informazione sportiva, entrando nella redazione di Tuttosport. Già un anno dopo, a testimonianza delle sue spiccate doti, collabora con la RAI alla realizzazione di alcuni servizi in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960. Successivamente, per l’esattezza nel 1965, approda a Sprint, contribuendo alla diffusione e all’evoluzione del rotocalco televisivo di genere sportivo.
Gianni tra sport e attualità: la squalifica dai Mondiali del 1978
Nello stesso anno, Gianni inizia ad occuparsi di documentari e reportage di attualità. Le sue realizzazioni vengono coinvolte in numerosi programmi, tra cui Tv7, AZ, un fatto come e perché, Tutto quanto fa spettacolo e Gulliver. Fu tra i fondatori de “L’altra domenica”, un varietà che alternava spettacoli musicali alle dirette sportive, a testimonianza del suo sconfinato interesse verso la musica. Gianni, come si può ben intendere, non era un giornalista come gli altri. A dimostrazione di ciò, la squalifica ricevuta ai Mondiali del 1978 in Argentina, per una domanda sui desaparecidos al capitano di vascello Carlos Alberto Lacoste.
Da Maradona a Fidel Castro: Gianni Minà diventa leggenda
Nel 1981, Sandro Pertini gli consegna il ‘Premio Saint Vincent‘ in qualità di miglior giornalista televisivo dell’anno. Sono questi gli anni d’oro della carriera di Gianni Minà che, prima fonda Blitz, accogliendo ospiti del calibro di Muhammad Ali e Diego Maradona, poi intervista per sedici ore Fidel Castro. La “chiacchierata” con il leader cubano, ripetuta dopo la caduta del comunismo, fa il giro del mondo; le parole di Fidel, raccolte da Minà, ispirano un documentario e lo stesso giornalista le usa per il reportage “Fidel racconta il Che”.
Minà, da lì in poi, resterà per sempre legato alle vicende di oltreoceano: nel 1992 dedica un intero ciclo di opere al Sud America. Ad inizio anni 2000, invece, si adopera prima nella creazione di un reportage-confessione con Diego Armando Maradona, poi collabora alla realizzazione di ” I diari della motocicletta “, ispirato dai diari giovanili di Ernesto Che Guevara. Dopo svariate pubblicazioni e produzioni di carattere cinematografico, la sua ultima opera intitolata “Storia di un boxeur latino”, pubblicata nel 2020.