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Giornata di bollicine

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Giornata di bollicine

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Tra poche ore tutti stapperanno lo spumante brindando all’arrivo del nuovo anno. La Serie A, che quest’anno è scesa in campo pure durante le feste, ha anticipato i tempi. Gli champagne sono stati aperti ieri e ne sono uscite fuori bollicine frizzanti e sorprendenti.

Nei piani alti solo la Juventus, seppur con qualche difficoltà in casa della penultima in classifica, tiene il passo del Napoli, vittorioso venerdì a Crotone. La sfida valida per la Champions tra Inter e Lazio è finita a reti bianche, ma non ne ha approfittato la Roma, fermata dal Sassuolo. Si fa interessante la lotta per l’ultimo posto europeo: la Samp nei minuti finali risolve la pratica SPAL, ma vede l’Udinese di Oddo centrare la quinta vittoria di fila. I friulani fanno un bel balzo in classifica superando il Milan, stoppato a Firenze, e il Torino, che si arrende a un super Perin, e pareggiando i punti dell’Atalanta, sconfitta in casa. La pagina più bella, forse, però, la regala il Benevento: dopo 19 giornate arriva la prima vittoria dei campani. Al Vigorito hanno sicuramente anticipato il Capodanno: che giornata di bollicine!

FIORENTINA-MILAN 1-1

Il Milan, che aveva sul groppone le fatiche di Coppa, esce dal Franchi di Firenze con un punto che dà fiducia. Per quanto ha sofferto e per aver ritrovato dei giocatori importanti il pari rossonero si può considerare positivo.

La Fiorentina, infatti, dopo un primo tempo privo di emozioni, a parte il finale, ha prodotto molto andando vicino più volte al gol sullo 0-0. La rete non è arrivata per il legno e per le parate di Gigio Donnarumma, rientrato dall’infortunio, e ritrovato dopo la papera di sette giorni fa. Quando la Viola è riuscita a trovare la marcatura con Simeone, dopo tre minuti i rossoneri hanno subito pareggiato i conti. A segno il turco Calhanoglu, lesto a raccogliere il tap-in di Sportiello, tornato a esultare.

Il Diavolo, che ha pagato la stanchezza di alcuni suoi uomini chiave come Cutrone (0 tiri in porta) e Bonaventura (un solo 1 vs 1 vinto su sei), centra un risultato utile dopo due k.o. La squadra di Pioli deve fare, invece, i conti con una preoccupante discontinuità. Avrebbe meritato di vincere, ma è arrivato solo un punto. Continua comunque la striscia positiva.

ATALANTA-CAGLIARI 1-2

Babbo Natale a Bergamo, seppur in ritardo, è arrivato e ha regalato gioia al Cagliari. I sardi, reduci da tre sconfitte e due pari nelle ultime cinque, a sorpresa si sono imposti all’Atleti Azzurri d’Italia. Una vittoria arrivata in trasferta, dove i rossoblù negli ultimi anni hanno sempre faticato, e nelle mura domestiche dell’Atalanta che qui non perdeva dal 20 agosto, contro la Roma. Insomma, i ragazzi di Diego Lopez hanno fatto quasi un’impresa.

Si è trattata di una partita di intelligenza degli isolani. Essi sono stati bravi a colpire nel primo tempo nelle uniche occasioni concesse dai padroni di casa. Poi hanno difeso il doppio vantaggio, opera di Pavoletti e Padoin, con le unghie e con i denti mostrando un grandioso cinismo, non casuale. Grazie al lavoro dell’allenatore uruguaiano, subentrato a Rastelli, i sardi hanno migliorato la fase difensiva, che vuol dire tanto in chiave salvezza. Il Cagliari era andato vicino al colpaccio già a Bologna, rischiando di mantenere lo 0-0 contro Roma e Fiorentina. Il risultato è arrivato solo sul finire del 2017, ma forse è più bello così.

Babbo Natale in ritardo per il Cagliari, Befana in anticipo per l’Atalanta. I nerazzurri hanno ricevuto solo carbone, riuscendo a segnare solo al 92°, dopo 24 tentativi. Sulla sconfitta, però, ci sono anche responsabilità di Gasperini che ha lasciato inizialmente in panchina giocatori fondamentali come Caldara e Cristante.

BOLOGNA-UDINESE 1-2

Cinque vittorie consecutive, prima volta stagionale che non arriva una sconfitta dopo essere passati in svantaggio e Kevin Lasagna a segno per la quinta partita di fila. Massimo Oddo, l’allenatore che, sul campo, non aveva mai vinto una partita in Serie A, ha cambiato faccia a questa Udinese.

La sfida del Dall’Ara era un test di maturità che i bianconeri hanno superato. In rimonta, dimostrando carattere e qualità. Fin dai primi minuti i friulani hanno palesato voglia di vincere. Senza timori, hanno gestito il possesso palla passando per via centrali per sfruttare la qualità e la fisicità di Jankto e Barak. Non solo perchè a centrocampo aggirava anche Lasagna che ha fatto più volte da sponda lavorando anche per un anonimo Maxi Lopez. Dopo che l’azione si sviluppava centralmente, i palloni venivano smistati sulle fasce dove i due esterni mettevano in difficoltà gli avversari negli 1 vs 1 e con i cross.

Il Bologna prova a contenere gli ospiti con una grande lotta a centrocampo. In fase offensiva, invece, basta accendere l’interruttore Verdi e la squadra si illumina. Accade verso il ventesimo e i rossoblù non ci mettono tanto a passare in vantaggio con un autogol di Danilo propiziato proprio dall’ex Milan. Il tecnico ex Pescara si anima in panchina, vede i suoi sonnecchiare. Quando, tuttavia, sfruttano le catene laterali i risultati sono positivi. Jankto per Ali Adnan che crossa trovando Widmer, a segno per la seconda volta di fila.

Il pari permette a Oddo di risistemare qualcosa nell’intervallo con più tranquillità. Lo fa giocandosi anche la carta De Paul, che diventa determinante. Qualche secondo più tardi, dopo una traversa di Lasagna, l’Udinese mette in scena un’azione da Playstation che vale il 2 a 1.

Gli emiliani, ancora una volta in stagione, accusano il colpo. La partita non avrebbe avuto più nulla da dire se non ci fosse stato Destro, che ha provato a trascinare i suoi al pari, trovando però un insuperabile Bizzarri. I friulani superano il test: ora l’Europa non è un miraggio. Donadoni, invece, deve lavorare sull’aspetto mentale: i suoi si arrendono troppo presto.

BENEVENTO-CHIEVO 1-0

Sono bollicine d’oro quelle che escono dallo spumante stappato al Ciro Vigorito. Il Benevento, dopo 19 giornate, centra la prima vittoria in Serie A della propria storia. Questa volta il muro Sorrentino, protagonista anche ieri con ben otto parate, non regge permettendo ai campani di festeggiare tre punti meritati.

I ragazzi di De Zerbi, infatti, hanno messo nel mirino la porta veronese fin dall’inizio, iniziando a credere anche alla sfortuna vedendo il pallone non entrare. Questa volta, però, è andato tutto bene e non si è dovuto ricorrere a Brignoli, lasciato in panchina. A decidere la sfida è stato Massimo Coda, il più furbo in una mischia in area.

I giallorossi sorridono, finalmente, ma non può fare altrettanto il Chievo, che ha incassato il terzo k.o di fila. Questo nonostante gli avversari non fossero irresistibili: oltre al fanalino di coda, Crotone e Bologna. La squadra di Maran non può pensare di affidarsi sempre al suo portiere. Ieri la produzione offensiva, contro una squadra nettamente inferiore dal punto di vista tecnico, è stata esigua. Si chiude così un dicembre nero per i veneti: i tifosi gialloblù sperano nel 2018.

ROMA-SASSUOLO 1-1

Se il Chievo non può pensare di salvarsi sempre con Sorrentino altrettanto si può dire della Roma, che, concentrata a gestire il classico 1-0, è stata beffata dal Sassuolo. La squadra di Di Francesco ha offerto una prestazione opaca, soffrendo anzi i neroverdi rinati sotto la guida Iachini.

Gli emiliani hanno messo paura al pubblico romanista sin dall’alba del match con due tiri di Politano disinnescati da Alisson. Poi i padroni di casa con il passare dei minuti iniziano a entrare sempre più in partita e passano avanti con l’ex Pellegrini. Era importante capire, dopo lo svantaggio, quale fosse l’atteggiamento ospite, che rimane propositivo. Acerbi & C. si compattano molto bene e ripartono, creando importanti pericoli. La forza del Sasol sta nel crederci sempre e, quando i giallorossi sembrano voler gestire il minimo vantaggio, Missiroli colpisce il suo ex mister.

La Roma non riesce più a segnare, a parte con Florenzi il cui gol viene annullato giustamente dal VAR, e registra una brusca battuta d’arresto. Era molto importante riprendere il cammino dopo la sconfitta dell’Allianz Stadium, ma così non è avvenuto. Questo si deve soprattutto alla mancanza di reti (solo 2 nelle ultime 4), in particolar modo di Dzeko che ha perso continuità. Schick, oggi in campo dall’inizio, non ha ancora timbrato il cartellino in campionato. Sono segnali preoccupanti. Regna, invece, serenità in casa neroverde: ora la zona calda è a distanza di sicurezza.

SAMPDORIA-SPAL 2-0

La Sampdoria, a parte le prime due giornate di campionato, quando non aveva ancora acquistato il giocatore, in stagione non aveva mai fatto a meno di Duvan Zapata prima di oggi. Persino a Napoli, dove il colombiano era arrivato acciaccato, anche per soli 6 minuti lo aveva al proprio servizio. Lo stesso infortunio di settimana scorsa ha costretto Giampaolo a non convocarlo proprio. I dubbi blucerchiati alla vigilia della sfida con la SPAL erano legati all’assenza del numero 91, fondamentale per la sua fisicità.

Sotto il piano delle occasioni la Doria non ha avuto problemi, ma Gomis e la sfortuna non le hanno dato ragione. Gli uomini di Semplici sono andati al Marassi a fare la loro partita –chiudersi e ripartire– e per poco non hanno fatto il colpaccio con Antenucci nel secondo tempo. Nonostante ciò, non è che il pari andasse male agli ospiti. La direzione arbitrale, assegnando un rigore molto dubbio, però, ha fatto il via allo show di Quagliarella protagonista di una doppietta nei minuti di recupero.

I ragazzi di Giampaolo tornano così alla vittoria, dopo tre sconfitte e un pareggio, e si consolidano in sesta posizione con 30 punti e una partita in meno. I ferraresi non approfittano del k.o del Crotone e vedono allungare Genoa, Cagliari e Sassuolo.

TORINO-GENOA 0-0

Il Torino crea tantissimo, Perin para tutto. Si può riassumere così il match del “Grande Torino” che non ha regalato grosse emozioni. Mihajlovic ha affrontato la prima partita senza Belotti e Ljajic, entrambi infortunati, ed è stato costretto a schierare Niang punta con Berenguer a sinistra. C’era curiosità alla vigilia di vedere come si sarebbe comportato l’inedito tridente completato dall’onnipresente Iago Falque.

I risultati hanno, forse, superato le aspettative. Il francese e l’ex Osasuna, sfruttando quanto creato dallo spagnolo (ben 8 key pass per lui), hanno davvero preso d’assalto la porta genoana. La squadra ospite, protagonista di un misero tiro in porta, si è salvata grazie al muro eretto dal suo capitano che ha compiuto cinque grandi parate.

Un punto per parte, dunque, che fa felice solo il Genoa. I rossoblù, rivitalizzati dalla cura Ballardini, allungano così a più tre dalla zona retrocessione. I granata, invece, perdono credito nella corsa all’Europa e si avvicinano al derby di Coppa Italia con poche certezze.

INTER-LAZIO 0-0

Il big match dell’ultima giornata del girone d’andata non ha regalato gol nonostante si sfidassero i due capocannonieri del campionato, Icardi e Immobile. L’Inter, che veniva dalla sconfitta nel derby di Coppa che ha tolto parecchie energie fisiche e mentali, forse esce meglio dalla sfida di San Siro. Gli uomini di Spalletti, infatti, hanno subìto tanto, salvandosi grazie al sempre attento Samir Handanovic protagonista con quattro parate. I nerazzurri non sono stati, però, solo sulla difensiva, giocando una gara tosta e mettendo in seria difficoltà i biancocelesti nei primi minuti del primo e secondo tempo.

La squadra di Inzaghi, invece, gioca una buonissima partita facendosi preferire per larghi tratti del match, ma mancando tremendamente sotto porta. Tante le occasioni da rete mancate che al fischio finale dell’arbitro hanno un peso specifico enorme. L’Aquila paga un calo fisiologico del suo trascinatore Ciro Immobile, non in forma smagliante nell’ultimo periodo, che ieri ha tentato un solo tiro, neanche nello specchio della porta. Al di fuori di quello che si può pensare, lo 0-0 fa felice solo una squadra: il Biscione, appunto.

VERONA-JUVENTUS 1-3

La Juventus fatica tanto, vede quasi gli incubi a Verona, ma alla fine vince trascinata da un rinato Dybala. Eppure la partita per la Vecchia Signora si era messa in discesa dopo appena 6 minuti con il gol di Matuidi. Poi i bianconeri non hanno sfruttato al meglio alcune occasioni per raddoppiare e l’Hellas con il passare dei minuti ha preso sempre maggiore fiducia.

Un carico di autostima per un calo di tensione della squadra di Allegri e non solo. I padroni di casa, infatti, hanno cercato di non dare punti di riferimento sulla fascia sinistra con Verde e Bessa. Proprio con l’ex Roma, bravo negli 1 vs 1 -ne ha perso solo uno su tre- il Verona si è fatto pericoloso nel finale di primo tempo. A inizio ripresa Allegri ha sostituito un Bentancur in affanno con Bernardeschi, un cambio un po’ azzardato. In mezzo al campo si è privato di un uomo, soffrendo il pressing gialloblù.

Il match ha rischiato di mettersi davvero male per i Campioni dopo il pari dell’ex Caceres. Soltanto la giocata di un campione avrebbe deciso la sfida. Ci ha pensato, appunto, una ritrovata Joya che ha regalato la vittoria ai suoi. La Juve tiene, dunque, il passo del Napoli, anche se con una prestazione da rivedere. L’Hellas, invece, mostra grande coraggio al cospetto di Madame: continuando così la salvezza è possibile.

Lo spumante la Serie A, dunque, l’ha già aperto e da esso sono uscite bollicine frizzanti e sorprendenti. Il modo migliore per augurare a tutti un buon anno nuovo.

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La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.

TITOLARI

Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.

Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.

Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.

Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.

Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.

Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.

Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.

Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.

Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.

Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.

Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.

RISERVE

Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.

Portiere – ALESSIO CRAGNO

Terzino – MANUEL LAZZARI

Difensore centrale – MERIH DEMIRAL

Mezz’ala destra – HARRY WINKS

Mediano – GIULIO MAGGIORE

Centravanti – ANDREA PINAMONTI

Centravanti – LUKA JOVIC

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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

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Celtic

Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.

Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.

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La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

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Gagliardini

Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.

NOZZE RIMANDANTE

Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.

Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.

 

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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

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PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.

LA STAGIONE

Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.

Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.

Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.

Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.

ASPETTATIVE E MERCATO

In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.

Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.

Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.

 

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