Non c’è dubbio. A cavallo dei due millenni un uragano di determinazione e foga calcistica dominava i pali d’Europa. Era Oliver Kahn il migliore al mondo e a dimostrarlo sono i trofei e i risultati conseguiti. Il portiere tedesco non era solo il personaggio fuori dagli schemi che tutti conoscono ma è stato anche tra gli estremi difensori più vincenti di sempre. La sua intera carriera è stata all’inseguimento di nuovi trofei e successi per il Bayern Monaco e la Germania. Per renderla strepitosa è servita una mentalità ferrea e severa con sé stesso e nel guidare i compagni in un’epoca di discontinuità e rivoluzione del calcio tedesco. I 24 trofei conquistati nei 21 anni di carriera ne sono la testimonianza.
UN MONUMENTO IN BAVIERA
La svolta nella vita professionale del gigante di Karlsruhe è il passaggio al Bayern Monaco nel 1994. Dopo 7 stagioni di grande crescita e notevoli dimostrazioni di talento nella sua città natale il passaggio in Baviera era quasi d’obbligo. Qui confezionerà 632 presenze fino al 2008 vincendo ogni tipo di competizione essendo anche per larghi tratti il capitano. Kahn vinse 8 volte la Bundesliga ma la sua vittoria più significativa fu la Champions League del 2001. Arrivata ben 25 anni dopo la precedente questa coppa per il Bayern Monaco ebbe un’importanza storica. La capacità di riprendersi dopo aver perso nei minuti di recupero quella maledetta finale nel 1999 contro il Manchester United fu fondamentale. Kahn, in porta nella nefasta notte contro i Red Devils, poté così prendersi la rivincita.
A San Siro la sfida finale con il Valencia termina 1-1. Ai rigori Kahn è fenomenale sventando i penalty di Zahovic, Carboni e Pellegrino. L’ultimo parato all’argentino è decisivo per la vittoria. Il Bayern Monaco è campione d’Europa e mentre tutti festeggiano il gigante tedesco si è dimostrato anche un grande uomo. Celeberrimo è il suo avvicinamento in segno di consolazione a Cañizares, collega perdente di quella finale nonostante una prestazione eccellente. A fine anno arrivò anche la vittoria della Coppa Intercontinentale contro il Boca Juniors in una partita molto discussa e Kahn era ormai arrivato al top del calcio mondiale così come il suo Bayern.
2001-2002: STAGIONI (QUASI) DA PALLONE D’ORO
Al termine di quell’anno Kahn arrivò terzo nella classifica del pallone d’oro. Nonostante i molteplici trofei a spuntarla fu Owen che nello scontro tra Inghilterra e Germania segnò ben tre reti al portiere tedesco. Secondo molti fu questa partita a dare l’ambito trofeo al centravanti inglese.
Kahn a ormai 32 anni aveva già vinto tutto e aveva ampiamente dimostrato il suo valore. L’unica possibilità di elevare la sua caratura già leggendaria era vincere il Mondiale. Nel 2002, dopo dei primi anni difficoltosi in Nazionale, anche a causa di una generazione poco competitiva, c’era la possibilità di fare bene. I club tedeschi erano tornati all’apice del calcio mondiale e dei nuovi talenti permisero a suon di gol di raggiungere la finale. Contro il Brasile a Yokohama i fenomeni brasiliani sono incontenibili. Il numero 1 tedesco contiene come può fino all’episodio al minuto 67. Un tiro violento di Rivaldo viene respinto malamente da Kahn, precedentemente infortunatosi alla mano. Il tap-in è semplicissimo per Ronaldo che fa doppietta e si porta a casa Mondiale e pallone d’oro. Un altro episodio è decisivo per la rincorsa di Kahn all’ambito premio, nella cui classifica finisce nuovamente terzo.
Sono da sottolineare l’umiltà e lo scoraggio provato dal portiere in quei giorni. In lacrime chiese scusa al CT Völler assumendosi la colpa della sconfitta e davanti ai giornalisti sottolineò più volte come l’infortunio non abbia inciso sull’errore. Da quella partita Oliver Kahn non fu più l’imbattibile e imperturbabile gigante che intimidiva gli attacchi avversari e iniziò un periodo di discontinuità che segnò i suoi anni di fine carriera. Nonostante questa macchia i trofei continuarono ad arrivare così come la titolarità in Nazionale fino al 2005. Con la Germania Kahn collezionò 86 presenze vincendo come secondo portiere l’Europeo del 1996.
UN PORTIERE FUORI DALLE RIGHE
Kahn oltre che con le sue parate scenografiche ed eleganti si è reso protagonista di diversi episodi curiosi. La sua espressione sempre corrucciata e i suoi modi sempre molto coloriti e veementi gli hanno dato l’etichetta di “duro”. Questa venne confermata in occasione di un evento di beneficenza. Dei bambini dovevano tirargli dei rigori e per ogni gol un somma sarebbe stata devoluta. Kahn pensò bene di parare i rigori di tutti i bambini dicendo poi di non aver capito le regole del gioco.
In campo sono famosi diverbi con Klose e Brdaric, con il secondo che è stato addirittura preso per il collo, ma anche le dichiarazioni fatte contro i compagni Toni e Ribéry, accusati di impegnarsi solo in alcune partite. Un volta tentò di segnare un gol di pugno mettendo in rete da un cross ricevuto da calcio d’angolo. Il gesto fu plateale e venne espulso. Tra i suoi problemi extra-campo e le sue gesta nel rettangolo verde, Oliver Kahn rispecchia perfettamente la caratteristica che ogni portiere ha nel proprio DNA: genio e sregolatezza, che nel caso dell’icona bavarese sono ovviamente estremizzati al massimo.
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