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Guardare avanti

La nostra prima pagina

Guardare avanti

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Quest’amichevole potrebbe essere tranquillamente la semifinale o la finale del Mondiale.

Jorge Sampaoli ha presentato così la sfida dell’Etihad Stadium. Come nel 1990, quando la Nazionale fu sconfitta sfortunatamente ai calci di rigore, Argentina-Italia avrebbe potuto essere una semifinale mondiale anche in Russia questa estate. Sfortunatamente però così non sarà, perché le ferite del play-off con la Svezia sono ancora aperte. L’amichevole di questa sera deve rappresentare il punto di partenza dal quale ripartire, per non voltarsi più indietro ripensando a ciò che è stato in quella notte di novembre a San Siro, ma guardando avanti per progettare ciò che sarà.

VOLTARE PAGINA (O QUASI)

Dopo la cocente ed inaspettata eliminazione dalla fase finale del Mondiale 2018, l’esercito del calcio italiano composto da giornalisti, opinionisti, addetti ai lavori e anche semplici tifosi (i quali tutti insieme compongono quei 60 milioni di CT che hanno voglia di dire la loro ogni qual volta scenda in campo la Nazionale) si aspettava un cambiamento sostanziale. Strappare via la pagina più brutta del nostro sistema calcistico per provare a ripartire, sia a livello istituzionale, ma soprattutto a livello tecnico. In realtà il grande cambiamento non è avvenuto, o almeno soltanto in parte.

Da CT si è deciso di premiare, viste le difficoltà nel convincere Ancelotti e l’impossibilità nel tesserare allenatori impegnati con i club (Mancini, Montella), Di Biagio dopo il lavoro in Under21. Anche negli alti ranghi di federazione è cambiato poco o nulla: la mancata elezione in quattro scrutini ha portato Malagò ad un inevitabile commissariamento della durata di 6 mesi. Un periodo di tempo durante il quale il nuovo presidente commissariato Fabbricini e i vice-commissari Costacurta e Clarizia dovranno lavorare per porre le basi per il risorgimento del calcio italiano. Una risalita che non può non partire dai giovani.

E dal punto di vista tecnico invece? È cambiato qualcosa? Qualcosa sembra essere cambiato, quantomeno qualche volto nuovo ha varcato i cancelli di Coverciano e questa sera potrà dare il contributo nella sfida con l’Argentina. I nomi nuovi e giovani dai quali dobbiamo inevitabilmente ripartire sono quelli di Federico Chiesa e Patrick Cutrone. Rispettivamente classe 1997 e 1998, rappresentano una base importante del nostro vivaio dalla quale si devono costruire le fondamenta in vista dell’Europeo del 2020. L’esterno della Fiorentina paradossalmente, avrebbe potuto fare molto comodo anche nella sfida casalinga contro la Svezia, mentre l’attaccante del Milan è riuscito a ribaltare le gerarchie rossonere scalzando gli acquisti estivi, ovvero Kalinic e André Silva. Da sottolineare anche le chiamate di Gian Marco Ferrari e Bryan Cristante, che stanno confermando di possedere delle buone qualità, le quali sono state esaltate dal lavoro quotidiano di due grandi allenatori che sanno destreggiarsi con i giovani: Giampaolo e Gasperini.

C’è poi chi non è potuto partire per Manchester per colpa di problemi fisici come ad esempio Caldara, Romagnoli e Bernardeschi, i quali stanno giocando degli ottimi campionati con le proprie squadre di club e che sicuramente avrebbero avuto spazio nella Nazionale post-Svezia. C’è anche chi invece non ha saputo, ancora una volta, guadagnarsi la fiducia del CT come ad esempio Mario Balotelli. L’attaccante del Nizza non veste la maglia azzurra da 4 anni ormai, e nonostante le 22 reti messe a segno finora in questa stagione non sembra aver dimostrato l’affidabilità giusta per tornare tra i convocati. Anche Nicolò Barella, così come successo con il coetaneo Chiesa, avrebbe meritato una chance in questa amichevole. Il centrocampista del Cagliari nonostante la giovane età gioca titolare da ormai due anni consecutivi. In questa stagione addirittura il classe 1997 ha messo a segno 5 gol, prendendosi nelle ultime settimane la responsabilità di calciare due rigori pesantissimi contro Lazio e Benevento. Anche El Shaarawy, che ha ritrovato una discreta forma fisica nelle ultime partite, avrebbe potuto far parte dei convocati per le due amichevoli, soprattutto se si valuta che è stato chiamato Verdi il quale è reduce da un infortunio abbastanza lungo. Forse Barella, Balotelli ed El Shaarawy avrebbero meritato una possibilità, un’occasione di mostrare di poter stare nella Nazionale del risorgimento.

OLTRE AL MODULO

I risultati sono importanti, certo, a nessuno piace perdere. Dovremmo giocare a calcio, magari anche bene. Se si giocano bene dieci partite, otto si vincono. 

La ripartenza calcistica italiana non passa solamente dai nomi dei convocati, ma anche dall’aspetto tecnico e tattico all’interno del rettangolo di gioco. Di Biagio nella conferenza stampa di presentazione delle due amichevoli contro Argentina e Inghilterra ha voluto sottolineare questo passaggio: provare a giocare bene a calcio, divertendosi, ma raggiungendo risultati. La continua ed inarrestabile guerra tra i cultori del bel gioco e gli ossessionati dei risultati è una questione aperta e diffusa nell’immaginario collettivo della nostra Serie A, con il Napoli che rappresenta un’idea di calcio spettacolo, mentre la Juventus rimane ancorata all’importanza dei risultati. Questa dicotomia all’interno del nostro movimento calcistico deve assottigliarsi fino ad eliminarsi arrivando alla conclusione che si può vincere giocando bene. Ora come ora quindi l’obiettivo primario di Di Biagio è quello di dare un’identità alla nuova Nazionale, un’idea di gioco chiara possibilmente incentrata sul bel gioco: meglio non raggiungere risultati in queste amichevoli, ma ottenere miglioramenti dal punto di vista dello sviluppo della manovra (una delle pecche che ci ha impedito di qualificarci ai Mondiali).

L’ha ripetuto più e più volte in queste conferenze stampa di presentazione: Di Biagio si concentrerà sul 4-3-3. Questa soluzione tattica sembra essere la migliore, la più indicata e la più corretta se si valutano due parametri: le caratteristiche dei nostri giocatori, i moduli delle nostre squadre di Serie A. Ora come ora infatti il movimento calcistico italiano sta sfornendo un notevole numero di esterni offensivi, due tra tutti Insigne e Chiesa, e altrettante mezze ali di centrocampo come Pellegrini e Barella. Per le caratteristiche tecniche e fisiche un centrocampo a 3 e un attacco a 3 è la soluzione migliore. A maggior ragione se si osservano i moduli utilizzati dalle squadre del nostro campionato: la Juventus utilizza spesso il 4-3-3, il Napoli ormai lo conosce a memoria, la Roma alterna il 4-2-3-1 con il 4-3-3, anche il Milan di Gattuso si è stabilizzato su questo sistema di gioco. Il 4-3-3 insomma è il dogma tattico dal quale ripartire.

Per quanto riguarda i protagonisti in campo invece le due maggiori novità riguardano la possibile convivenza tra Jorginho e Verratti e il posizionamento di Spinazzola da terzino sinistro. Questa sera infatti il centrocampo azzurro dovrebbe essere composto da Parolo (in ballottaggio con Pellegrini) nel ruolo di mezzala destra, Jorginho davanti alla difesa e Verratti alla sua sinistra. Proprio la convivenza tra il centrocampista del Napoli e quello del PSG risulterà determinante se si vorrà puntare su una Nazionale di qualità. L’altro elemento interessante da tenere in considerazione questa sera è l’adattamento di Spinazzola nel ruolo di terzino sinistro: data la pochezza di soluzioni in quel ruolo (Darmian gioca pochissimo nel Manchester United, Zappacosta convince a tratti) riuscire a trasformare l’esterno della Dea in un terzino a pieno titolo sarebbe un risultato molto importante. Al suo fianco dovrebbero giocare Rugani e Bonucci come coppia centrale e Florenzi da terzino destro. In attacco invece le scelte dovrebbero ricadere sul tridente composto da Insigne-Immobile-Candreva. La centralità dell’esterno partenopeo, incredibilmente ignorato da Ventura, sarà sicuramente l’elemento cardine della Nazionale da qui all’Europeo. Immobile per forma fisica, gol segnati e maturità raggiunta merita il posto da titolare vista l’inesperienza di Cutrone e la condizione precaria di Belotti. L’unico elemento in parte discordante è la conferma di Candreva come esterno di destra: azzardare Chiesa dal primo minuto forse avrebbe appagato la voglia di cambiamento e di freschezza che investe il popolo calcistico italiano, nonostante ciò Candreva, al di là della stagione altalenante che sta attraversando, è una sicurezza in termini di prestazione e impegno. Forse al momento abbiamo anche bisogno di questo. I pali saranno difesi da Gianluigi Buffon, che dopo queste due amichevoli probabilmente deciderà il suo futuro. Il numero 1 della Juventus però è stato chiaro: la sua non sarà una passerella. Il suo ruolo sarà anche quello di chioccia per i ragazzi più giovani che dovranno essere la base per la ripartenza.

Questa sera, nonostante la ferita del Mondiale mancato sia ancora aperta, deve essere una festa. Festeggiare per la ripartenza della nostra Nazionale, perché se come diceva Coleridge nell’oggi cammina già il domani, allora è il momento di guardare avanti.

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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Clamoroso al Manuzzi! Il Lecco elimina il Cesena ai rigori grazie a un super Melgrati ed è in finale

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Cesena-Lecco

La sfida di questa sera, la semifinale di ritorno dei playoff di Serie C CesenaLecco, ha emesso il suo verdetto: sono i blucelesti che, ai rigori, approdano in finale, dove dovranno contendersi la promozione in Serie B contro il Foggia (che ha anch’esso superato il Pescara dopo i calci di rigore).

Una partita emozionante che, dopo un primo tempo equilibrato ma in cui è il Cesena ad avere le occasioni più grandi per segnare, vede passare in vantaggio, al 56′, il Lecco con Buso. Il parziale, grazie ad un super Melgrati che tiene in vita i blucelesti con le sue parate, non cambia nei novanta minuti: visto il risultato della gara di andata, terminata 1-2 per i bianconeri, si va ai tempi supplementari. Niente da fare neanche nei trenta minuti addizionali: si decide tutto ai calci di rigore. Dal dischetto è decisivo l’errore di Mustacchio, ipnotizzato dal migliore in campo Melgrati, e il successivo penalty trasformato da Lepore che fa partire la festa per la squadra lombarda.

LA CRONACA DELLA PARTITA

Il primo squillo è del Cesena, che va vicino al vantaggio con una conclusione di Silvestri, respinta in corner da Melgrati. Dopo lo spavento iniziale, il Lecco comincia a creare buone trame offensive, non riuscendo però ad andare al tiro. È poi Cristian Shpendi ad avere la palla dell’1-0, ma è ancora una volta super Melgrati. Dopo pochi minuti, si accende anche l’altro gemello Shpendi, quello con il numero 11 che fa di nome Stiven, che in progressione palla al piede arriva a tu per tu con l’estremo difensore bluceleste ma allarga troppo la conclusione, con la sfera che termina a fil di palo spegnendosi sul fondo. Il primo tempo termina sullo 0-0: è il Lecco a fare la partita, senza però essere concreto davanti. Il Cesena, invece, si difende in modo ordinato e cerca di rendersi pericoloso quando recupera palla sfruttando la velocità dei “gemelli del golShpendi.

La ripresa inizia con un’occasione colossale per il Cesena. In un’azione offensiva bianconera, dopo un rimpallo la palla arriva sui piedi di Cristian Shpendi: la punta spara però clamorosamente alto da due passi, mentre i tifosi di casa stavano già liberando l’urlo di gioia per la rete dell’1-0. Gol mangiato, gol subito: su una ripartenza, Girelli mette uno splendido filtrante per Buso, che finta il tiro, supera Prestia e incrocia battendo Tozzo, per poi andare ad esultare sotto il settore dedicato agli ospiti. È un gol importantissimo, che rimette in parità la doppia sfida al 56′. Il Cesena risponde con Stiven Shpendi, ma Melgrati si supera ancora sull’attaccante classe 2003 con due autentici miracoli.

I canonici novanta minuti terminano sul risultato di 0-1, si va quindi ai tempi supplementari: le squadre, molto stanche, non riescono a schiodare il risultato dal 2-2 complessivo neanche nei trenta minuti addizionali. Si decide tutto ai calci di rigore: sotto la curva del Cesena parte a battere il Lecco, segnano Celjak, Mercadante, Zuccon, Stiven Shpendi, Bunino, Chiarello, Scapuzzi, poi sbaglia Mustacchio, ipnotizzato da Melgrati. Il Lecco ha il match-point con Lepore: il 32 non sbaglia e regala il passaggio del turno alla squadra lombarda.

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