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Houston abbiamo un problema, Rockets molto deludenti fino ad ora

Basket

Houston abbiamo un problema

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28 maggio 2018, gara 7, Golden State contro Houston, Curry contro Harden, dopo 48′ minuti di battaglia il gong suona e sancisce la fine della serie di playoffs più bella della passata stagione. 101-92 è il punteggio finale, che vede i Warriors confermarsi campioni della Western Conference e volare per la quarta volta consecutiva alle NBA Finals contro il più forte di tutti, LeBron James ed i suoi Cleveland Cavaliers Alla fine la contesa sarà senza storia, 4-0 e terzo titolo negli ultimi quattro anni per la squadra della Baia, pronta a consacrarsi in questa stagione come una delle più forti della storia.
Dall’altra parte invece si interrompe una favola, forse la più bella della scorsa annata, quella dei Rockets, arrivati fino all’ultimo atto prima delle Finals, e poi anche loro caduti tra le mura amiche a causa della truppa di Kerr, troppo forte e completa per tutti. Una delusione immensa per loro, così come per i tifosi e per tutta la franchigia, di cui si può sentire ancora la presenza. I texani non sembrano ancor aver dimenticato quella notte, in cui i 34 punti di Durant chiusero i conti e risuonarono ancor di più il trionfo della Dub Nation e la sconfitta per Houston, che pare non esser in grado di risollevarsi da quel momento.
Ad oggi infatti la situazione è delle peggiori in casa dei razzi, svogliati e soprattutto apparsi incapaci di vincere. Ora toccherà a Mike D’Antoni far ripartire i ragazzi e mettere in moto una squadra costruita appositamente per raggiungere quel tanto agoniato anello.

QUESTIONE DI MENTALITÀ

Già, doveroso e giusto partire da qui. La regular season della passata stagione ha messo in mostra una Houston sugli scudi, in grado di fronteggiare e battere ogni avversario della lega, chiudendo al primo posto con un record storico di sessantacinque vittorie al netto di “sole” diciassette sconfitte.
La genialità di Harden, la voglia di rivalsa di D’Antoni e di Chris Paul, desideroso di superare per la prima volta nella sua carriera il secondo turno dei playoff , la determinazione di Clint Capela – giovane gioiello della squadra- l’esperienza di Trevor Ariza, la difesa di Mbah a Moute e Pj Tucker, le triple di Gordon, la sregolatezza di Gerald Green, conditi da una ineccepibile interpretazione della Morey ball- strategia che vede come suoi punti cardine la difesa, il tiro da tre
e correre-, avevano reso Houston una macchina perfetta e pronta a dare battaglia nei prossimi alla corazzata Golden State. Quell’intenso fuoco che ardeva all’interno dei Rockets per tutte le novantanove partite della scorsa annata sembra essersi spento e con lui quella dimensione di magia venutasi a creare nella città americana. Il Toyota Center è passato dall’essere un fortino inespugnabile ad un campo facilmente consultabile in questa stagione. Tra le mura amiche infatti i biancorossi non sono ancora riusciti ad ottenere la prima vittoria, ma solo sonore disfatte, tra cui l’ultima con Portland che ha saputo di vera e propria resa. Dopo due quarti equilibrati Lillard e compagni si sono imposti abbastanza facilmente, chiudendo con centoquattro punti a referto, concedendone solamente 85 agli avversari. Quello che più ha stupito è stata l’incapacità dei padroni di casa di reagire alle prime difficoltà, fattore che l’anno scorso aveva portato a rimonte importanti e quasi inaspettate.
Oggi invece la situazione sembra essersi capovolta in maniera negativa per i Rockets, che insieme al loro corpo allenatori dovranno ritrovare la via giusta per tornare ad incantare l’intero mondo cestistico e riscattare una stagione partita in maniera pessima.
Un record così amato non si vedeva dal 2015, annata in cui Houston finì ottava per poi uscire nell’anonimato al primo turno con gli stessi Warriors.
La notizia buona per coach D’Antoni è quella di avere a disposizione ancora 75 gare per cambiare rotta anche perché se non fosse così rischieremmo di vedere un altro fallimento inaspettato.

PROBLEMI INTERNI

“L’attacco ti permette di vendere i biglietti, mentre la difesa le partite ed i campionati”.
Quante volte, in ambito sportivo ma più insistentemente in quello cestistico, abbiamo sentito quante frase; come una sentenza, una verità assoluto di tutto il basket il mondiale, che non può essere ignorata da nessuno voglioso di vincere. Senza di questa il trionfo non arriva quasi mai e la sconfitta ha un sapore sempre più amaro.
Houston starebbe facendo esperienza di tutto ciò dopo questa scellerata partenza. L’anno scorso uno dei principali motivi del dominio texano fu proprio l’invacalibale retroguardia, sesta in graduatoria con una media di 103.9 punti subiti, includendo anche i playoff, al netto di 112.4 fatti.
Lo stratega di tutto ciò era stato uno degli alfieri di Mike D’Antoni, Jeff Bzedelik, assistente allenatore dedito all’impostazione difensiva della squadra. Il suo lavore fu encomiabile, oltre che apprezzato più volte dai giocatori e dalle società, e permise a tutta la franchigia di puntare in alto verso quel titolo che sembra quasi una ossessione per i Rockets.
Ad oggi però la sua strada si è separata da quella del team americano e di ciò ovviamente i razzi ne stanno risentendo moltissimo. Stanotte si sono presentati al Barclays Center di Brooklyn con una media surreale di 116 punti subiti in appena sei gare. Il dato spaventa ancora di più se si analizzano le sconfitte interne di Houston, in cui la squadra di Harden non è mai stata in grado di subire meno di cento punti( così come in trasferta) ma arrivando a subire anche in un paio di occasioni più di 130.
Al momento in questo ruolo è rimasto il coaching staff dello scorso anno che però dovrà trovare una soluzione in fretta per non rischiare già degli esoneri non preventivati all’inizio del campionato.

Un’altra componente che starebbe dando non poco fastidio ai texani è indubbiamente quella legata al mercato svolto in estate da Daryl Morey. Dopo l’ottima stagione passata il general manager della squadra ha attuato una vera e propria rivoluzione con il solo intento di ridurre il gap con Golden State. E allora fuori pedine importanti come Ariza e Mbah a Muote, in grado di garantire equilibrio alla rosa, e dentro Anthony, Ennis III, Carter-Wlliams, Knight e Marquese Chriss, che fino ad ora si è rivelato un acquisto molto importante, su cui John Lucas, altro assistente della squadra e uomo decisivo per la grandiosa crescita di Capela, vorrà mettere la mani per renderlo un giocatore più completo.
La squadra comunque sembra aver perso stabilità e i giusti assetti tra i reparti, vista anche le difficoltà d’inserimento da parte dei nuovi. Tra questi sicuramente nel cambiamento di rotto rivestirà un ruolo fondamentale Carmelo Anthony, che all’ultima occasione della sua vita dovrà rispondere presente anche come leader per i propri compagni.

UNA SCINTILLA NEL BUIO

Nella notte Houston è tornata al successo contro Brooklyn, portandosi a casa quella vittoria che mancava dal venti ottobre, in cui la squadra passò allo Staples Center contro i nuovi Lakers di LeBron James. Una vittoria importantissima soprattutto per il morale dei Rockets, che potranno ripartire da qui in vista del tour delle cinque trasferte nelle prossime sei che li aspetta. Il calendario parla chiaro: Oklahoma, San Antonio e Denver per poi arrivare alla sfida decisiva del 16 novembre contro Golden State in cui si vedranno chiaramente le reali ambizioni dei texani.
Intanto a Houston si godono questa vittoria, non contro un avversario insormontabile ma comunque ostico per tutti in questa stagione, soprattutto sul suo campo.
I segnali più importanti sono stati dati da Chris Paul con una doppia-doppia da 32 punti e 11 rimbalzi, insieme a Clint Capela che ha condito i suoi ventidue punti con tredici rimbalzi. Ma forse la risposta più importante l’ha data l’uomo copertina di questo mercato estivo, Carmelo Anthony con ventotto punti ed un secondo tempo completamente dominato in attacco, in attesa ancora del rientro di Harden fermo ai box per un problema al gomito.
Ora comunque la squadra dovrà affrontare un tour de force micidiale, e superarlo con diverse vittorie potrebbe essere la vera chiave di volta di una stagione così imbrigliata in casa Rockets.

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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo

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petretta

James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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Basket

[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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juventus

Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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Basket

Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

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LeBron James Curry

Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.

Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.

I PRECEDENTI

Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.

Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.

Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.

Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.

COINCIDENZA DELLE STELLE

LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.

Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.

Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.

La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.

Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.

TUTTO SU SKY

La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.

Gara 1

LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00

Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 2

LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00

Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 3

LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30

Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30

Gara 4

LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00

Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.

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