Alejandro Papu Gomez si è concesso a Cronache di Spogliatoio per una lunga intervista. Tra i temi toccati il retroscena di mercato che lo avrebbe legato all’Inter di Andrea Stramaccioni e il suo rapporto negli anni con Gian Piero Gasperini all’Atalanta. Ad oggi il classe ’88 è sotto contratto con il Monza, ma è squalificato fino a ottobre del 2025 per doping.
I CONTATTI CON INTER E LAZIO – “Avevo quasi firmato con l’Inter quando c’era Stramaccioni (tra 2011 e 2012, ndr), poi lo hanno esonerato. Quando ero all’Atalanta, per 3 sessioni di mercato sono stato contattato da alcune squadre. Soprattutto la Lazio“.
GASPERINI – “Gasperini ha cambiato la mia mentalità in allenamento. Prima di lui ero molto pigro. Quando ho visto i risultati, ho capito che aveva ragione. Ha cambiato il mio modo di allenarmi. Dentro al campo, come prepara le partite, come le comprende tatticamente: lui insegna calcio. Fare pace? Certo, siamo adulti. Per me è tutto passato. Quando ci incontreremo, ci abbracceremo. Lo scorso anno non sono potuto andare allo stadio, giocavo ancora al Siviglia e non sono potuto andare. Ma vivo a Bergamo, ci sarà modo”.
MONZA E GALLIANI – “Galliani è clamoroso. Va ancora in trasferta, ogni giorno è al campo. È nato tutto quando il Monza era in C, mi disse: ‘Quando andrai via dall’Atalanta, verrai qui’.
MIGLIOR PAPU? – “Il miglior Papu Gomez di tutti? A San Siro contro la Dinamo Zagabria, probabilmente. Quando ho fatto tunnel e goal. Indimenticabile, sicuramente, la finale di Coppa Italia a Roma con 25mila bergamaschi al seguito”.
MONDIALE VINTO IN QATAR – “Dopo la finale è stata follia pura. Piangevamo tutti. Mi ha fatto molto ridere questo aneddoto: eravamo in campo e c’era Saltbae, il cuoco famoso per come versa il sale. Era sul terreno di gioco e aveva preso la coppa. E noi con la nostra famiglia stavamo aspettando per farci le foto. Ma che ci faceva lì?. Poi abbiamo preso l’aereo: 25 ore di viaggio. Siamo arrivati a Buenos Aires e c’erano 50mila persone ad aspettarci. Il giorno dopo, invece, erano 5 milioni. Alla fine della festa, ho preso un taxi per andare a casa dalla mia famiglia. Ero completamente ustionato dopo tutto quel tempo sul pullman scoperto, non riuscivo neanche a sedermi”.
“La parata del Dibu? Completa follia. Quando ho visto il pallone che superava Otamendi, ho pensato: ‘È finita’. Anche la panchina della Francia era già pronta per esultare. Poi ha fatto quella parata… clamorosa. Durante i rigori urlavo a tutti ‘Kiricocho!’, che è il grido con cui proviamo a portare sfortuna agli avversari che stanno per battere”.
“Il Brasile era l’unica squadra che temevamo. Con le altre avevamo la fiducia di poter vincere. Durante la loro partita contro la Croazia, abbiamo esultato a ogni gol croato. Abbiamo visto i rigori poco prima di andare a fare il nostro riscaldamento e abbiamo esultato come se fosse la nostra partita”.