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I diez talenti più sconosciuti del Mondiale U-20

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I diez talenti più sconosciuti del Mondiale U-20

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Mentre il calciomercato scatena il delirio sui social e milioni di tifosi tengono il fiato sospeso per gli ultimi verdetti del campionato, a partire da oggi ragazzi di 20 anni o giù di lì si giocano un Mondiale.

Nel tardo pomeriggio, in Polonia, si aprirà il sipario sul Mondiale under 20, la scena del talento calcistico globale. Sei gironi da quattro squadre per un totale di ventiquattro nazionali: solo le prime due di ogni gruppo più le quattro migliori terze accederanno alla fase finale. Questa sarà poi articolata in sedicesimi, ottavi, quarti, semifinale per arrivare alla finale del 15 giugno con sede a Lodz.

Tutti vorranno arrivarci, solo due ci riusciranno di cui una passerà alla storia. Tutti, però, potranno costruire la propria di storia con le abilità calcistiche individuali, raffinati mezzi con cui rapinare gli occhi vigili di migliaia di osservatori. È per questo motivo che di seguito vedrete selezionati diez talenti poco conosciuti, che in terra polacca proveranno a scrivere il primo capitolo di una brillante carriera.

CHRISTIAN CAPONE (Italia)

Non si può non iniziare dal nostro azzurro, che anche a livello giovanile sta tornando a battere forte. La prova lampante è la finale europea conquistata l’anno scorso dalla selezione U-19, il frutto della crescita qualitativa sul piano tecnico.

Questo progresso ha arricchito il movimento calcistico italiano di giocatori come Christian Capone, gioiello offensivo dell’Italia U-20. Questo ragazzo classe ’99 è un’ala offensiva che parte largo per poi accentrarsi sfruttando una brillante abilità di dribbling. In alternativa, può stazionare da punta centrale considerato che vede la porta come se fosse un bomber, come certificano i 15 gol in 22 partite con la Primavera dell’Atalanta due stagioni fa.

Quest’anno ha giocato pochissimo con il Pescara per via pure di un’operazione che lo ha tenuto fuori tre mesi. In Serie B con i biancoazzurri, però, ha già dimostrato di essere un prospetto interessante nella passato stagione, chiusa con 6 gol e 3 assist. È il 10 dotato di colpi di genio fuori dal comune che potrebbe ripetere l’exploit dell’anno scorso di Orsolini.

MATEUSZ BOGUSZ (Polonia)

La Polonia padrona di casa si presenta al Mondiale con poche certezze, ma pur sempre con un alone di curiosità dettato dalla storia degli ultimi anni a livello di talenti.

Potrebbe continuare la tradizione Mateusz Bogusz, che con i suoi 17 anni è il convocato più giovane della nazionale biancorossa. È un centrocampista che può giocare da play davanti la difesa o in posizione di trequartista. Possiede una tecnica di base ottima, dribbling, una buona struttura fisica e velocità e un tiro esplosivo che trova la porta da qualsiasi distanza. Nella Serie B polacca in 19 partite stagionali ha segnato 5 gol, che hanno attirato l’interesse del Napoli prima che il Leeds lo portasse in Inghilterra.

JUAN CAMILO HERNANDEZ (Colombia)

La Colombia approccia alla rassegna con un ruolo di primo piano spinta dalla grande quantità di talento a disposizione. La guida è Juan Camilo Hernandez, soprannominato “Cucho” per una certa somiglianza con Cambiasso.

Questo classe ’99 è una punta centrale tecnica molto abile a svariare su tutto il fronte offensivo tanto da poter fare anche l’ala. Nel suo gioco sembra una vipera perchè non dà reali punti di riferimento, è fortissimo a saltare l’uomo ed è dotato di una velocità esplosiva oltre che di una concretezza micidiale. Quest’anno si è messo in mostra con l’Huesca nella Liga spagnola con all’attivo 4 reti e 3 assist. Ha anche già esordito con la nazionale maggiore presentandosi subito con una doppietta.

https://www.youtube.com/watch?v=BQ6b3BCKtrw&t=196s

MICHAEL CUISANCE (Francia)

Nella Francia è difficile trovare un calciatore che non è tanto conosciuto considerato che tutti i suoi principali talenti militano nei top campionati europei. C’è un nome, però, che non è diffuso quanto gli altri.

È quello di Michael Cuisance, centrocampista classe ’99 militante nel Borussia Monchengladbach. Agisce da metronomo davanti la difesa ed è estremamente fondamentale in entrambi le fasi di gioco. In quella di non possesso, è bravo nei tackles facendo valere anche la buona struttura fisica. Il suo, allo stesso tempo, è un profilo molto tecnico che sa risultare pericoloso soprattutto in fase offensiva con il suo stile di gioco raffinato. Ha una buonissima gestione della palla mostrando anche un ottimo dribbling ed è efficace a lanciare i compagni davanti la porta, segno anche di un’importante visione di gioco.

https://www.youtube.com/watch?v=HpL2f5toPlE&t=217s

ERLING-BRAUT HALAND (Norvegia)

In questo mondiale c’è l’assenza pesante dell’Inghilterra, una delle nazionali più attrezzate, eliminata nelle qualificazioni dalla Norvegia. Quest’ultima è trascinata da Erling-Braut Haland, il talento più luminoso dell’unica selezione della regione della Scandinavia.

Trattasi del classico centravanti scandinavo, molto possente fisicamente (1.91 m d’altezza), bravo a fare sportellate e letale sotto porta. Questo classe 2000 ha, però, non scarse capacità tecniche, tra cui una buona dote di progressione palla al piede e una discreta abilità nel saltare l’uomo. Dimostra anche un non banale altruismo, raro da vedere in un attaccante.

LEONARDO CAMPANA (Ecuador)

L’Ecuador, inserito nel girone dell’Italia, si affaccia al Mondiale con il titolo di Sub 20 sudamericano e una forte candidatura al ruolo di sorpresa. La quantità di talento è alta, tra cui primeggia quello del trascinatore Leonardo Campana.

Il numero 9 della nazionale tricolor è un centravanti classe 2000 molto fisico (1.87 m) e tecnico. In area di rigore è il classico bomber di razza che non lascia nulla al caso, ma è anche tanto bravo a giocare con la squadra sfruttando le sue doti tecniche. Possiede una grande capacità a giocare la sfera, un controllo palla di notevole qualità, dribbling, un tiro da fuori di spessore oltre a colpi d’alta classe. È stato il capocannoniere del campionato sudamericano per via delle sue sei marcature, anche se lui non assicura solo gol.

https://www.youtube.com/watch?v=p8OVrr7jjY4

LEE KANG-IN (Corea del Sud)

Il calcio sudcoreano negli ultimi anni sta conoscendo una crescita esponenziale che ha permesso molti talenti di salire alla ribalta in Europa. Tra questi c’è Lee Kang-in, che a Valencia ha già fatto intravedere doti strabilianti.

È un trequartista molto giovane, classe 2001, che con i Pipistrelli ha già debuttato, in questa stagione, nella Liga spagnola e in Europa League. Non poteva essere altrimenti considerato il suo notevole bagaglio tecnico. La piccola stella della Corea del Sud è molto forte con la palla tra i piedi, momento in cui mostra una capacità impressionante nel saltare l’uomo oltre a un tiro di pura precisione e bellezza. Il suo stile di gioco denota pure una brillante intelligenza calcistica che rientra tra quelle rare in circolazione.

https://www.youtube.com/watch?v=V5eF-TgVepY&t=206s

BRUNO MENDEZ (Uruguay)

La tradizione dell’Uruguay dell’ultimo periodo ha visto esplodere tanti interessanti difensori centrali. A segnare una linea di continuità potrebbe essere Bruno Mendez, classe 1999 per il quale il Mondiale può essere un’ottima vetrina per lo sbarco in Europa.

Per caratteristiche tecniche ricorda tanto il suo connazionale Josè Gimenez in forza all’Atletico Madrid. È fisicamente roccioso e mantiene un baricentro piuttosto alto essendo molto forte negli anticipi, nei tackles e nei corpo a corpo risultando una belva della difesa. In fase di impostazione, dimostra di possedere anche una discreta tecnica e una buona visione. Come Gimenez, nell’eventualità può fare il terzino destro, più bloccato che di spinta.

MOUSSA NDIAYE (Senegal)

Il Senegal è chiamato a riscattare l’eliminazione ai gironi della nazionale dei “grandi” nel Mondiale dell’anno scorso; si presenta in Polonia con una buona selezione che ha tutto per fare bene. Partecipa alla spedizione anche una stellina che è destinata ad attirare parecchi osservatori in questa rassegna mondiale.

Si tratta di Moussa Ndiaye, difensore centrale giovanissimo (classe 2002) che per modo di giocare dimostra qualche anno in più. Possiede, infatti, un’intelligenza calcistica di grande spessore con la quale riesce a primeggiare in difesa anche da sotto età. Non ha una struttura fisica possente, ma si contraddistingue per un utilizzo del corpo estremamente efficace tramite cui riesce ad avere sempre la meglio sull’avversario. Riesce a fare la differenza anche con anticipi e nei tackles, la dimostrazione di come sia bravo a leggere il gioco.

Possiede pure una buona tecnica che gli permette di essere bravo nella fase d’impostazione, soprattutto in uscita palla al piede dal primo pressing rivale.

EZEQUIEL BARCO (Argentina)

La conclusione è riservata all’Argentina, una delle più attrezzate per il trionfo e una nazionale che desta sempre grande interesse per la qualità del talento. È il caso di Ezequiel Barco, uno dei gioielli dell’albiceleste che va seguito con un occhio di riguardo.

Questo classe ’99 è un calciatore brevilineo che agisce da ala offensiva che per la predisposizione ad accentrarsi può fare anche il trequartista. Molti lo hanno paragonato al connazionale Sergio Aguero per il suo fisico muscoloso oltre che per le doti tecniche. È un profilo che possiede una tecnica eccelsa, una velocità esplosiva, un gran dribbling, una forte abilità nel fraseggiare sulla trequarti avversaria oltre che una buona capacità d’inserimento.

Vede non poco la porta, come dimostrano i 4 gol in 8 partite segnati quest’anno con l’Atlanta in MLS. Per compiere il salto di qualità gli sarà molto utile il trasferimento in Europa, che passa tanto da questo Mondiale.

https://www.youtube.com/watch?v=7gZxCXvxC-k

 

La lista dei talenti da attenzionare è pronta, dunque non resta altro che gustarsi lo spettacolo che tra poche ore prenderà il via. Buona visione!

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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