Con il ritorno della nostra amata Serie A, ricomincia la rubrica dei top e flop del weekend. Già, non della giornata perché con il rinvio di due partite e il match di stasera dell’Atalanta con il Frosinone, il turno non è completo, ma le emozioni non sono mancate.
I TOP
STAR DEL SABATO SERA
All’Olimpico di Roma il primo big match della stagione fra Lazio e Napoli è da premio oscar per “le perle di giornata”. Lorenzo il magnifico Insigne e Ciro CI17 Immobile sono il volto più bello delle loro squadre. Lo scugnizzo dribbla, inventa, segna. Il suo interno collo a giro è da Museo del Louvre, posto d’onore affianco alla Gioconda.

Il laziale, invece, ha sempre regalato magie sin dai tempi di Zeman a Pescara, quando Insigne era un adorabile compagno piuttosto che un arcigno nemico. La rete con cui porta in vantaggio i biancocelesti è sicuramente la migliore del weekend ed è destinata ad esserlo ancora per qualche settimana, almeno. Controllo di destro, tacco e tre partenopei al bar. Ingiurie di Ancelotti e mancino sotto l’incrocio. MARZIANO

OLANDESE VOLANTE
Se c’è una cosa che non è mancata in questa giornata, è la bellezza dei goal. Anche nell’altro Olimpico, quello che ha accolto Torino e Roma, si è assistito a una rete da cineteca. Senza scomodare troppo le alte divinità calcistiche, il mancino di Dzeko ha ricordato immancabilmente il colpo con copyright del Cigno di Utrecht, Marco Van Basten. Sirigu scavalcato e primi 3 punti stagionali. Per tutto il match il bosniaco ha cercato testardamente la rete, ma i legni lo hanno fermato ben due volte.
Poi l’invenzione di un altro olandese tutto dribbling e velocità: Justin Kluivert alla prima in Serie A non fa sfigurare il padre. Accelerazioni e cross come se piovesse. Ed è proprio dal suo destro al 90′ che parte il cross col quale il 9 giallorosso riafferma la sua Dzeko-crazia in area di rigore. Di Francesco non sarà Arrigo Sacchi, ma ieri quell’asse ha ricordato terribilmente quello degli olandesi del Milan.

FINALMENTE MIMMO!
Era ora! Avranno esclamato a fine partita i tifosi neroverdi. Dopo due stagioni a dir poco deludenti per il basso numero di reti a fronte di una pioggia di cartellini gialli e rossi, finalmente Domenico Berardi ha fornito una prestazione all’altezza delle aspettative. Sicuramente il non gioco di Bucchi e la prudenza di Iachini la scorsa stagione l’hanno penalizzato ma ieri sembrava davvero indemoniato.
Spensieratezza e buon passo di gamba per ubriacare un Dalbert che dopo 45′ è costretto a tornare negli spogliatoi, fermato in evidente stato di ebrezza dal vigile Spalletti.
Certo, il cruccio dei rigori è rimasto, anche se questa volta il pallone (a fatica!) è entrato, con la complicità di Handanovic. Match-winner e finalmente tanti applausi. Che la cura De Zerbi possa restituire il buon vecchio Berardi all’Italia?

FLOP
GOMME BUCATE
Alla vigilia del match del Mapei Stadium, Spalletti aveva esordito con un temerario: “abbiamo la bicicletta, ora dobbiamo pedalare” . Ecco, magari avrebbe dovuto dare una controllata alle ruote prima di partire, perché quelle dell’Inter ieri erano a terra. Lentezza della manovra e assenza di qualità a centrocampo hanno condannato i nerazzurri a una partenza con sconfitta, la seconda in 3 anni.
Molte le prestazioni deludenti, a partire da capitan Icardi, ancora troppo solo nonostante l’iniezione di esterni e l’affiancamento di Lautaro.
Anche l’argentino sotto tono rispetto alle uscite estive, anche se qualche buono spunto lo ha mostrato.
Capitolo a parte per il brasiliano Dalbert: spiace dirlo ma il brasiliano non è all’altezza della categoria. Errori difensivi banali e posizionamento costantemente sbagliato, tanto da costringere Miranda ad uscire spesso su quel lato del campo. Naturalmente quel Giro d’Italia che è il nostro campionato, è ancora molto lungo. La mancata vittoria di una tappa non deve diventare un dramma ma mister Spalletti deve sicuramente mettere mano alla sua dueruote.

TROPPI S-VAR-IONI!
Weekend con più ombre che luci per gli arbitri. Tante proteste ed episodi dubbi per questa prima giornata di campionato. Il primo a lasciare la panchina per espulsione è Walter Mazzarri, che vede rosso come il suo Toro e scatena la sua furia sul quarto uomo. Goal annullato a Iago per fuorigioco di Aina, giustamente revocato, e rigore non assegnato sempre sul 14 granata. Quest’ultimo episodio fa infervorare il tecnico ex Inter soprattutto per la mancata revisione al Var.
Anche a Reggio Emilia i nerazzurri sono scontenti dell’operato di Mariani di Aprilia: la trattenuta di Miranda su Di Francesco è dubbia e pare iniziare fuori area. Difficile da valutare ma scelta che sembra corretta. Grave, però, l’errore su Asamoah: il terzino nerazzurro viene atterrato da Magnanelli in piena area ma con un veloce silent check l’episodio è rapidamente liquidato. Grandi proteste ma niente da fare, verdetto emendato.
Anche nel match di apertura a Verona non mancano le sviste arbitrali, o peggio ancora, della tecnologia: doppio rigore discutibile non assegnato alla Juve, una scivolata su Cancelo e una spinta su Cuadrado, ma anche qui solo un veloce controllo in cambina-Var. È estate anche per la tecnologia, rimandata a Settembre con debito.
ALLEGRI SI, MA POCA JOYA
Tutta l’attenzione sul marziano sbarcato da Madrid ma l’occhio attento della critica non scorda le giocate del diez argentino, vero flop di giornata. Quasi mai al centro della manovra, le poche volte che riceve il pallone, Paulo Dybala appare macchinoso nei movimenti, come mai era apparso prima. Il fantasma che vaga per Verona non è sicuramente all’altezza del giocatore affamato della scorsa stagione. Il Chievo è molto bravo con le due linee a serrare gli spazi centrali ma lui non fa nulla per smarcarsi dall’asfissante pressing dei gialloblu.
Le aspettative su di lui erano molto alte: si pensava che con Ronaldo in avanti, Dybala avrebbe avuto praterie su cui sfogare il suo immenso talento. Bravi i clivensi a non lasciargli spazi, male anzi malissimo lui a non crearseli. Essendo il primo match della stagione, gli alibi non mancano ma l’impegno non deve mancare mai e in questo l’argentino ha peccato.
