Il mestiere del portiere, si sa, è davvero ingrato. Può bastare un errore, un’incertezza, un dettaglio per compromettere una partita, o anche una stagione, e metterti in cattiva luce. Un po’ quello che è successo recentemente a David De Gea. Riconosciuto universalmente come uno dei migliori portieri al mondo (se non il migliore) grazie alla sua crescita nelle ultime stagioni, il numero 1 spagnolo ha vissuto tre mesi da incubo. Ogni tiro che è passato dalle sue parti in questo periodo (per colpa sua o semplice bravura degli attaccanti) è finito in fondo al sacco. E sì, mirabile dictum anche lui è finito senza pietà in pasto alle critiche dei tifosi e dei media.
Ieri però, nel match di Nations League contro l’Inghilterra, ha avuto modo, quantomeno parzialmente, di riscattarsi.
IL MONDIALE, PRINCIPIO DI TUTTO
È cominciato tutto dalla Russia. Spagna tra le candidate, sulla carta, alla vittoria finale. De Gea fa il suo debutto alla Coppa del Mondo dove, per la prima volta, a difendere i pali della Roja non c’è sua maestà Iker Casillas.
L’esordio non è certo dei più facili, perché alla prima, il 15 giugno, si trova di fronte il Portogallo di Cristiano Ronaldo. E in effetti il numero 1 dello United deve raccogliere il primo pallone dalla rete dopo appena 4 minuti. Nacho tocca Cristiano in area, l’arbitro indica il dischetto e il numero 7, come di consueto, è glaciale. Primo tiro, primo gol, ma inevitabilmente fin qui De Gea non ha colpe: il record di CR7 dagli undici metri (104 trasformati su 125) parla per sé. I problemi emergono dopo, quando manca un minuto al termine della prima frazione e la Spagna, con Diego Costa, ha già raggiunto un prezioso pareggio. La palla passa come al solito dal numero 7, che si ritrova la sfera dal limite e calcia con il sinistro: conclusione potente ma centrale su cui De Gea, questa volta, non è certo impeccabile.
Certo, un errore può capitare a chiunque, soprattutto se a freddarti è uno dei giocatori migliori di sempre. Altrettanto vero che, per momento della partita e posta in palio, una pecca così abbia il doppio della risonanza. Ma non è finita qui: nel secondo tempo la Spagna, che fino a quel gol aveva in mano il pallino, prosegue nel suo controllo territoriale. Domina il possesso, crea e arriva anche a ribaltare il punteggio a proprio favore. All’87’ Piqué atterra CR7 da pochi metri fuori dall’area: punizione.

La palla prende una traiettoria alta e non va lontano dall’incrocio e De Gea, posizionato dalla parte opposta (forse si aspettava una conclusione sull’altro palo), resta a guardare inerme. La percentuale di colpe e merito è dibattibile, a differenza dei numeri: 3 tiri in porta del Portogallo (anzi, di Ronaldo), 3 gol.
Nel secondo match del torneo, che vede le “Furie Rosse” impegnate contro l’Iran, De Gea non viene mai chiamato in causa. Non altrettanto si può dire cinque giorni dopo, quando si presenta l’ultimo ostacolo del girone: il già matematicamente eliminato Marocco. 14 minuti sul cronometro e la difesa della Spagna si fa infilare in contropiede, permettendo a Boutaib di presentarsi a tu per tu con De Gea: il numero 1 spagnolo tarda un po’ nell’uscita e, soprattutto, si fa infilare sotto le gambe.

Siamo a 4 gol su 4 tiri in porta. Che rischiano di essere 5 su 5, quando al 25′ Boutaib è ancora lanciato in solitaria verso la porta direttamente da rimessa laterale: in uscita, questa volta, De Gea respinge. È l’unico intervento che può compiere nel match: non può nulla sul colpo di testa di En-Nesyri all’80’ su calcio d’angolo.
Così come non può nulla nella gara valida per gli ottavi di finale, contro la Russia. L’unica chance che i padroni di casa riescono a procurarsi è su calcio di rigore, per fallo di mano di Piqué: De Gea battezza l’angolo alla sua destra, Dzyuba calcia alla sua sinistra. Ai rigori il madrileno non è neanche fortunato: indovina il primo (sempre di Dzyuba) ma tocca soltanto; si fa spiazzare al secondo, mentre sugli altri due, centrali, non riesce a metterci il piede.
Il computo totale della campagna in Russia dice: 7 tiri in porta, 6 gol subiti, 0 rigori parati su 4. Sono numeri che, inevitabilmente, danno spazio al gioco del massacro (dei tifosi, soprattutto). Ma non è che l’inizio.
IL RITORNO A MANCHESTER
In casa Red Devils non tira una grande aria sin dalle amichevoli estive. Mourinho, sollecitato dai giornalisti nelle varie conferenze di pre-season, non manca di esprimere il suo disappunto per i tanti reduci dal Mondiale non a disposizione e per una campagna acquisti non all’altezza. Lo United che si è visto nelle prime battute di questa stagione, in effetti, non ha dato sicuramente l’impressione di essere competitivo per le prime posizioni.
Ma tornando a David. Alla prima con il Leicester la squadra di Mou porta a casa i 3 punti ma ma concede molto dietro. Il suo numero 1 si fa trovare però pronto in tutti e tre i tentativi delle foxes diretti verso lo specchio. Al quarto, complice una disattenzione evidente di Bailly in marcatura, si fa beffare da Vardy a un passo dalla porta. Incolpevole, ma ancora battuto.
Decisamente peggio alla seconda, sul campo del Brighton, dove viene infilato per tre volte su tre tentativi: prima da Murray, su un taglio sul primo palo che coglie ancora impreparata la retroguardia; poi da Duffy, con una conclusione all’angolino sugli sviluppi di un corner; infine da Groß su calcio di rigore, che De Gea devia con il piede ma che si insacca ugualmente.
Nel monday night della 3ª giornata, contro il Tottenham ad Old Trafford, lo United offre forse la miglior prestazione di inizio stagione nei primi 45 minuti: crea tanto e la difesa lascia il suo portiere praticamente disimpegnato (1 sola conclusione in porta di Lucas, innocua). Canovaccio identico anche in avvio di ripresa fino a quando Kane, al minuto 50, beffa il portiere spagnolo con un colpo di testa, alto e angolato, su corner. E United in svantaggio al secondo tiro in porta subito. Da qui in poi è un patatrac. Il raddoppio arriva due minuti dopo grazie ad un destro incrociato di Lucas, che si ripete all’84’ con un diagonale perfetto a tu per tu con De Gea. In mezzo alle due reti, un salvataggio di De Gea su Alli, dopo un pasticcio di Lindelof su retropassaggio. 5 tiri in porta, dunque, e 3 gol.
Nell’ultima gara pre-sosta, in trasferta a Burnley, arriva finalmente il primo clean sheet. Due sole le conclusioni in porta dei clarets, entrambe neutralizzate. Computo totale dopo le prime 4 giornate: 13 tiri in porta, 7 gol subiti, 1 porta inviolata.
IL RISCATTO (?)
Si torna in Nazionale, dopo un Mondiale decisamente non esaltante. Il quotidiano Marca, alla vigilia del match di Nations League contro l’Inghilterra, lancia in prima pagina il titolo: “Il dibattito numero 1”, con le foto di De Gea e Kepa in secondo piano, insinuando dunque un possibile ballottaggio tra i due portieri per un posto da titolare.
Su Instagram, i tifosi iberici non hanno dubbi: è il momento di Kepa (a proposito delle pressioni di media e tifosi…). Di parere diverso Luis Enrique, che decide di non farsi fuorviare dal periodo infelice del suo miglior estremo difensore.
L’inizio di gara non sorride però, ancora, alla Spagna e al suo portiere: 11 minuti, tracciante di Kane sul secondo palo, Rashford insacca da due passi. De Gea, insieme alla squadra, riesce però a uscire dal tunnel: respinge tutte e quattro le conclusioni in porta dei padroni di casa nel corso del match. Tra cui questa…

La Spagna la ribalta e porta a casa ai primi 3 punti del torneo. Non sono mancate le parole a supporto del portiere spagnolo nel post-gara:
“De Gea ci ha salvati, spero che ora siate altrettanto critici con lui… Ma in suo favore” (Rodrigo)
“Dubbi su De Gea? Ridicolo, lui è il numero uno al mondo” (Luis Enrique)
Sicuramente non c’era bisogno della partita di ieri per avere fiducia nel valore di De Gea. Di sicuro però lui, dopo tre mesi da incubo, si è preso una bella boccata d’aria.