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Ibra al bivio: fare (ancora) la storia o raggiungere El Dorado?

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Ibrahimovic al bivio: fare (ancora) la storia o raggiungere El Dorado?

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Ibrahimovic

Chi è Zlatan Ibrahimovic? Il miglior giocatore della storia del calcio.

Probabilmente l’affermazione appena fatta è molto più che opinabile, ma quasi sicuramente sarebbe questa la risposta che ricevereste dal fortissimo centravanti svedese qualora gli poneste la domanda in questione. Ma per la prima volta nella sua carriera, l’attaccante svedese sta attraversando (anche se lui vi direbbe certamente il contrario) un momento di fragilità.

ONE SHOT, ONE KILL

417 gol e 165 assist in carriera. Più della metà delle sue marcature (219) le ha segnate dalla stagione 2011-12, cioè dai trent’anni in poi (è nato il 3 ottobre). Una macchina da gol che si è migliorata con l’avanzare dell’età. Come il buon vino, per usare le sue stesse parole. E per ogni maglia che ha indossato, ha vinto sempre almeno un titolo. Dal 1997 al 2011, ogni stagione si è conclusa con la vittoria del campionato nazionale. Record che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di “one shot, one kill”. Un forza (fisica e tecnica) della natura capace di cambiare da solo il destino di interi campionati.

Come dimenticare il suo arrivo a Torino? Arrivato in Piemonte da giovanissimo, aveva già giocato nell’Eredivisie con l’Ajax e nel campionato svedese con il Malmö, vincendo in entrambe le avventure. Il giocatore sarebbe dovuto andare alla Roma, ma qualche ora prima di chiudere con i giallorossi il suo agente Mino Raiola riuscì (così si dice) ad intavolare una trattativa lampo con la Juventus, portando quindi il suo assistito alla corte della Vecchia Signora.

Da lì in poi la storia la conosciamo. In Italia ha vinto con Milan (con cui al secondo anno non riuscì a conquistare il titolo, interrompendo la sua straordinaria striscia), Juventus e Inter, in Spagna col Barcellona e in Francia con il Paris Saint Germain.

E ORA?

Per la prima volta nella sua carriera Zlatan Ibrahimovic si trova senza squadra. Più che la carta d’identità (che tra tre mesi registrerà 36 anni), pesa soprattutto l’infortunio gravissimo al legamento crociato. Ancor più grave proprio per l’età avanzata. Senza dimenticare l’ingaggio oneroso che percepisce, abbordabile solo per poche squadre al mondo.

Qualche voce di mercato c’è stata, su tutti il Milan (ormai routine di ogni finestra di mercato) e il Manchester di Mou, pronto a rinnovargli la fiducia ma quando sarà di nuovo in forma.

Eppure appare stranissimo che nessuna squadra ancora lo abbia preso in attesa che torni a giocare, bruciando quindi le altre sul tempo.

Ibra infatti potrà essere un leone che pian piano perde il pelo, ma sa ancora come ruggire. La scorsa stagione col Manchester United ha messo a segno la bellezza di 28 reti e 10 assist. E pur non togliendosi la soddisfazione di centrare la Premier, la scorsa annata ha messo in bacheca una Community Shield – vinta per 1-2 contro il Leicester grazie ad una sua zuccata a cinque dalla fine – una EFL Cup – vinta per 3-2 contro il Southampton grazie ad una sua prepotente doppietta – e un’Europa League – il suo primo trofeo europeo in carriera – nella quale ha trascinato i Red Devils in finale con 5 gol in 11 presenze, non potendo comunque giocare l’ultimo atto per infortunio.

MILAN AMORE DI UNA VITA: PERCHÈ SI?

“Perché no?”

Così ha risposto Fassone qualche giorno fa alla domanda dei giornalisti su Ibrahimovic e un suo possibile ritorno in rossonero.

Il Milan da diverso tempo è alla ricerca di un centravanti: l’acquisto di André Silva, giovane di talento con già tanta esperienza alle spalle ma alle prime armi nel nostro calcio, sembra non bastare a Montella. Che nel mentre aspetta anche di piazzare Carlos Bacca. E nonostante le buone impressioni destate da Patrick Cutrone, arruolato dalla primavera, il giovane potrebbe andare in prestito e avere le sue chance al Milan nelle prossime stagioni.

E così sono state sondate diverse piste per trovare una punta capace di insaccare la sfera con costanza: dopo aver parlato per diverso tempo del ritorno (utopico, almeno per ora) targato Aubameyang, pare che l’unico obiettivo concreto ad oggi sia Kalinic, dopo che anche la pista Belotti – per il quale il presidente granata Cairo chiede 100 milioni di euro – è stata ormai accantonata.

Ad ogni modo un possibile affare per Ibra, nonostante fino ad ora non ci sia stato un vero e proprio interessamento, resta un ottimo colpo low cost (almeno per quanto riguarda il cartellino) in prospettiva (aspettando che ritorni), potendo nel frattempo puntare su André Silva e sull’esplosività di Cutrone.

PERCHÉ NO?

Bisognerebbe però valutare ogni sfumatura della possibilità trattativa. Per Ibrahimovic la prossima avventura potrebbe essere anche l’ultima. E proprio per questo Mino Raiola – non proprio un buon samaritano – cercherà di estirpare più denaro possibile per il suo assistito e questo potrebbe essere un problema: il Milan dovrebbe esser pronto ad investire un capitale di ingaggio su un giocatore indiscutibilmente fortissimo, ma che viene dal suo primo vero, grave infortunio in carriera.

Inoltre un’affermazione dello svedese di un anno fa può far riflettere:

“Non si torna dove si è fatta la storia”.

Certamente si parlava di scenari molto diversi, con migliaia di club pronti ad investire sul giocatore e con la punta messa di fronte a vasta scelta. Nel Milan indubbiamente lo “Zingaro” – così veniva scherzosamente chiamato all’Inter dai suoi compagni – ha fatto la storia.

SCENARI MIRACOLOSI

Oltre ad essere uno straordinario attaccante, Ibra ha una caratteristica che lo distingue forse da tutti gli altri suoi colleghi nel panorama calcistico mondiale: è un vincitore di sfide. In realtà ciò che manca nel suo curriculum è un vero e proprio miracolo, come sarebbe potuto essere un trionfo con la Svezia, magari, agli Europei.

Se quest’ultima ad onor del vero risulta essere quasi impossibile, più probabile sarebbe tentare il miracolo con squadre di club. Sfide allettanti come quelle di Napoli e Roma in Italia, Borussia Dortmund in Germania, Atletico in Spagna, Nizza in Francia o Tottenham in Inghilterra. Squadre che col passare degli anni si sono posizionate stabilmente nelle prime posizioni dei propri campionati, ma restando comunque il più delle volte a secco di trofei. Anche queste possibilità sembrerebbero ugualmente ridotte al minimo, poiché si fa riferimento ad ingaggi mostruosi che quasi tutti i club citati non potrebbero permettersi. Non chiudiamo però del tutto questa porta.

SCENARI PARADISIACI

Ed ecco l’ultima possibilità: l’El Dorado.

Una metà al di fuori del nostro continente, un nuovo territorio da conquistare e dove trascorrere gli ultimi anni di carriera da vero Re. El Dorado che può essere visto come la Cina o l’America; l’ipotesi a stelle e strisce, economicamente meno gratificante ma più interessante a livello tecnico, è quella più plausibile. L’Oriente potrebbe essere una palla al balzo da cogliere dal punto di vista soprattutto economico.

Ad oggi, tirando le somme, l’El Dorado è l’ipotesi più plausibile. Noi aspettiamo che il leone, sulla via del recupero, faccia la sua scelta: ferito, ma pronto  rialzarsi e ruggire.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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Flash News

Juventus, la squadra più giovane degli ultimi 30 anni: il dato

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Juventus Danilo Fagioli Cambiaso

La Juventus, nelle passate due stagioni, ha dovuto fare i conti con un ricambio generazionale fondamentale per il prosieguo della storia vincente della società. Via Buffon, via Chiellini, via Bonucci. Via le colonne portanti dei bianconeri per fattori d’età. A pensare che, come riportato dal Corriere dello Sport, nella stagione 2016-2017, l’età media della squadra ha raggiunto il picco dei 28 anni e 8 mesi.

Questo ha portato al vincere subito, all’instant team che, come abbiamo poi visto, è stato difficile da gestire. Sia economicamente (il monte ingaggi arrivava a 150 milioni, contro i 122 di oggi), sia a livello fisico. Il Coronavirus, poi, ha dato il colpo di grazia sulle casse dei club e la Juventus è una delle squadre che ha subito più perdite. Probabilmente, anche questo modo di agire avrà aggiunto mil carico, sulla situazione economica non idilliaca della Vecchia Signora.

Quello che è sicuro è che la Juventus ha cambiato filosofia. Ed è un cambio storico. Per la prima volta dopo 30 anni, come riportato dal Corriere dello Sport, i bianconeri sono più giovani che mai. Bisogna tornare nella stagione 1993-1994 per una Signora ancora più giovane. Età media di 25 anni e 3 mesi. Conte, Peruzzi, Ravanelli e un neanche ventenne Del Piero. Più vecchia di 5 mesi, quella attuale.

Il tema è quello del dominio sul campionato: la Juventus vinceva e convinceva sempre di più perché aveva esperienza. Tanta esperienza. Eppure, con questo ricambio generazionale, dai vari Nicoloussi Caviglia, a Vlahovic e Iling-Junior, passando per Miretti e Cambiaso, il piazzamento è comunque più che buono. La Juventus avrà perso d’esperienza ma, a lungo termine, ha fatto un cambio di filosofia storico che potrebbe giovare, economicamente, nel prossimo futuro.

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Tripletta da record per Gudmundsson: c’è un solo precedente

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Gudmundsson calciatore del Genoa - Serie A - Coppa Italia

Quella in corso è, senza troppi dubbi, la stagione di Albert Gudmundsson. Tra Serie A e Coppa Italia, infatti, l’islandese ha messo a referto 12 gol e 4 assist in 29 presenze complessive. Il giocatore aveva già fatto vedere ottime cose in Serie B (11 gol e 5 assist lo scorso anno), ma replicare questi numeri in massima serie non era cosa scontata. L’ultima perla è arrivata in nazionale. Nella sfida della sua Islanda contro Israele, andata in scena giovedì e valevole per le semifinali dei playoff di qualificazione ad Euro 2024, Gudmundsson ha dato prova delle sue incredibili qualità mettendo a referto una tripletta. Per il classe 1997 si tratta del primo hat trick in carriera, escludendo quelli messi a referto con squadre giovanili.

UN SOLO PRECEDENTE

Potremmo dire, per certi versi, che i tre gol di Gudmundsson rappresentano quasi un unicum. Nella storia, infatti, un solo giocatore era riuscito a realizzare una tripletta in una sfida valevole per gli spareggi di un europeo. Stiamo parlando di Ruud van Nistelrooy, leggenda del calcio ed ex calciatore, tra le altre, di Manchester United e Real Madrid. L’attaccante olandese fu in grado di realizzare una tripletta in un match tra Olanda e Scozia che terminò con un tennistico 6-0. La vittoria, risalente al 19 novembre 2003, valse alla nazionale dei Paesi Bassi il pass per gli europei dell’estate successiva.

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