Se la mia squadra vale 100 e ottengo 90 ho fatto male. Se vale 90 e ottengo 100 benino. Se vale 100 e ottengo 100 ho fatto quello per cui mi hanno pagato. Se vale 50 e ottengo 100 sono Mazzarri.
Il Walter Mazzarri allenatore si potrebbe, in maniera riassuntiva, racchiudere e sintetizzare in questa frase autobiografica, che racconta di un tecnico il quale ha saputo spesso raccogliere di più di quello che aveva in organico in svariate situazioni. Reggio Calabria, Genova, Napoli sono stati i luoghi dove l’allenatore toscano ha avuto maggiore successo e nei quali le squadre che aveva a disposizione sono riuscite a raggiungere obiettivi impensabili ad inizio stagione. Quella citazione, che può sembrare anche abbastanza presuntuosa, in realtà racconta ciò che Mazzarri ha dimostrato di saper fare nella sua carriera: conquistare una salvezza miracolosa con la Reggina, riportare la Sampdoria in Europa e trasformare il Napoli da squadra mediocre e impaurita dal proprio passato e da una risalita dalle categoria inferiori, a realtà importante sia a livello nazionale che europeo.
Ora Torino rappresenta una possibilità importante e preziosa per togliersi di dosso i fallimenti e le scorie negative delle ultime due esperienze (Inter e Watford), potendo contare comunque su una rosa importante alla base di un progetto ambizioso.

APPROCCIO MAZZARRI
Ma realmente che approccio avrà Walter Mazzarri sul Torino?
La risposta definitiva l’avremo solamente a fine stagione, ma qualche spunto possiamo già trarlo perché il lavoro che pretende il tecnico toscano dalla propria squadra è sempre stato abbastanza chiaro: squadra ordinata e disposta bene in campo, aggressiva al punto giusto e abile in ripartenza. Il dettame tattico fondamentale per far sì che tutti questi elementi possano esaltarsi è la difesa a tre. Il vero marchio di fabbrica di Mazzarri. In questo senso la longeva esperienza del tanto criticato Gian Piero Ventura sulla panchina del Torino per alcune stagioni potrebbe aiutare l’ex allenatore del Watford, visto che spesso in passato l’ex CT ha utilizzato il 3-5-2.
Lo stesso Mazzarri però, nella conferenza stampa di presentazione, ha voluto precisare che non ha intenzione di fossilizzarsi immediatamente su un modulo predefinito, anche perché il Torino, attualmente, possiede un parco attaccanti che è più predisposto ad un tridente offensivo. Per questo motivo un sistema tattico che potrebbe soddisfare sia la difesa a 3, che l’utilizzo di esterni offensivi potrebbe essere il 3-4-2-1. In questo caso per il ruolo di centrali difensivi Mazzarri potrebbe scegliere tra Burdisso, N’Kolou, Moretti, Lyanco e Bonifazi, sugli esterni al momento gli unici disponibili sono De Silvestri e Molinaro, anche se Ansaldi e Barreca per caratteristiche tecniche e fisiche potrebbero ricoprire alla perfezione quel ruolo. Soprattutto l’argentino ha già giocato una stagione intera in quella posizione di campo, ai tempi del Genoa quando era abituato a “viaggiare” su e giù per la fascia destra con Gasperini in panchina. I due centrocampisti centrali più adatti, verosimilmente, potrebbero essere Rincon e Baselli, anche se lo stesso Acquah ha dimostrato di saper donare un’importante fisicità. In attacco la scelta ricadrebbe su Iago Falqué, Ljajic come trequartisti a supporto di Belotti.

La soluzione 3-5-2 invece andrebbe a penalizzare uno dei fantasisti granata come ad esempio Ljajic o Iago a favore di un centrocampista aggiunto. In questo caso la squadra riuscirebbe meglio a coprire il campo, soprattutto in termini di ampiezza, ma perderebbe notevolmente dal punto di vista offensivo. Un’altra variabile da non sottovalutare potrebbe essere quella di un nuovo modulo, che il tecnico toscano ha già sperimentato durante la sua esperienza in Premier League sulla panchina del Watford. Difatti in Inghilterra Mazzarri aveva spesso utilizzato una difesa a 4, alternando il 4-2-3-1 al 4-1-4-1: soluzioni, soprattutto la prima, adottabili anche in ottica Torino, ma che forse al momento rimangono alternative.
CAMBIO DI MENTALITÀ
Oltre allo schema tattico, ai giocatori utilizzati e ai moduli di gioco, ciò che cambierà sarà la mentalità della squadra e il modo di approcciare la gara. Le squadre di Mazzarri si sono sempre mosse bene in termini di ampiezza e di inserimenti. Nel Napoli di qualche anno fa il lavoro di Maggio e Zuniga sugli esterni e gli inserimenti di Hamsik risultavano sempre decisivi, e così dovrà essere anche a Torino. Sul lato del palleggio la formazione di Mazzarri potrà sfruttare i tre centrali difensivi che dovranno sviluppare la manovra già della retrovie, mentre il resto dipenderà se verrà utilizzato un centrocampista davanti alla difesa o meno.
Anche in fase di non possesso il Torino cercherà di creare maggiore densità in mezzo al campo, per pressare alte le altre squadre in maniera organizzata. Recuperare alto il pallone e ripartire velocemente sarà fondamentale per il nuovo Torino, e le caratteristiche offensive sull’attacco della profondità da parte di Belotti e Iago Falqué potranno rivelarsi decisive in quest’ottica. Il Toro di Mihajlovic ha dimostrato di avere un’identità ben definita a tratti, in maniera alternata e senza continuità di rendimenti e di risultati. Mazzarri dovrà lavorare su questo, ponendosi l’obiettivo di creare un’idea di gioco e di organizzazione continuativa e duratura nel tempo. L’obiettivo Europa è ancora alla portata del Torino, anche perché la Sampdoria nell’ultimo mese ha rallentato notevolmente ridando spazio a tante squadre per la zona europea.
Con la giusta mentalità, il corretto feeling tra giocatori, allenatore e ambiente, Mazzarri potrà dimostrare, dopo due esperienze negative, di essere ancora uno dei migliori allenatori nel massimizzare tutto il potenziale a propria disposizione.