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Identità ritrovata

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Identità ritrovata

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Un inizio in salita, un periodo di assestamento e poi i meccanismi che pian piano iniziano a funzionare. Il nuovo Cagliari di Rolando Maran sta prendendo forma domenica dopo domenica, trovando quell’identità che i sardi cercavano praticamente da più di due anni, dal ritorno nella massima serie. Tra problemi difensivi e un gioco mai corale, i rossoblù non avevano mai convinto del tutto, nonostante per due stagioni consecutive fossero riusciti a conquistare la salvezza.

Il tecnico trentino aveva ereditato una squadra dall’identità confusa, un gruppo che nella passata stagione era riuscito ad ottenere l’obiettivo con grande fatica, e mai con lucidità. Dopo dodici giornate di questo campionato si può dire che Rolando Maran stia riuscendo nel suo compito di donare un’idea di gioco a questa squadra.

L’IDEA DI MARAN

Dopo un inizio difficile, con sei punti in sette partite, il Cagliari ha cambiato volto a livello tattico, trovando equilibrio tra i reparti e sviluppando un gioco propositivo. In realtà anche durante le prime gare (se si esclude l’avvio disastroso di Empoli) si era già notato un cambiamento rispetto agli anni passati, soprattutto dal punto di vista della capacità di gestire la palla e della personalità nel compiere scelte coraggiose in mezzo al campo (in questo l’arrivo di Srna e la crescita di Barella hanno aiutato non poco).

La squalifica di Joao Pedro però ha ritardato la nascita reale del nuovo Cagliari, che è arrivata invece con la partita in casa contro il Bologna, il 6 ottobre. Da quel momento il Cagliari è sempre sceso in campo con il doppio trequartista e ha ottenuto otto punti in cinque gare, perdendo solo contro la Juventus (comunque dopo un’ottima gara).

L’impressione è che Maran avesse già in mente questa soluzione da quando è arrivato in Sardegna, principalmente per due motivi. In primo luogo l’allenatore ha voluto con sè il suo pupillo Castro, che al Chievo faceva sia la mezzala sia il secondo trequartista al fianco di Birsa. Le caratteristiche dell’argentino, calciatore abile nel palleggio e talentuoso nelle giocate, sono votate ad una posizione più avanzata tra le linee. In secondo luogo in estate la società non ha acquistato nessuna seconda punta, nonostante la rosa palesasse evidenti mancanze in quel ruolo. In realtà la seconda punta titolare Maran ce l’aveva già in casa, ed era Joao Pedro: il tecnico stava solo aspettando il suo definitivo reintegro.

E così, dopo aver dato tempo al brasiliano e all’argentino di entrare in condizione, Rolando Maran ha operato la sua svolta tattica, passando da un 4-3-1-2 ad un 4-3-2-1, con Farias e Sau che da quel momento hanno faticato a vedere il campo. Non inganni infatti l’infortunio subito da Diego Farias: il tecnico rossoblù aveva in mente questa soluzione già da tempo, ma mentre Joao Pedro e Castro raggiungevano lo stato di forma migliore, l’allenatore ha concesso minuti a Farias e Sau, anche per cercare di coinvolgere entrambi nel suo progetto.

I concetti del tecnico però si intravedevano già dalle prime gare, ma mancavano di efficacia proprio a causa di interpreti inadatti. Il Cagliari iniziava spesso l’azione da Srna, che si prendeva responsabilità decisive nell’iniziare l’azione. Castro (da mezzala) scambiava spesso la sua posizione con Joao Pedro, lasciando però spesso isolata la coppia d’attacco Farias/Sau – Pavoletti. Mancavano dunque gli interpreti adatti per un centrocampo più folto e più tecnico ad appoggiare Pavoletti, soluzione che Maran aveva già in testa da agosto e che aspettava solo il momento giusto per applicare.

LA SVOLTA TATTICA

Quel momento è arrivato appunto il 6 ottobre contro il Bologna. Un perno centrale (Bradaric), un centrocampista di corsa e di tecnica (Barella), e un centrocampista di sostanza e quantità (Ionita) sostenevano i movimenti di Castro e Joao Pedro, schierato come seconda punta di raccordo tra i reparti al posto di Farias, più abituato invece alla ricerca della profondità. Nel primo gol contro il Bologna si può apprezzare il frutto di questo cambiamento.

Castro è libero di svariare su tutto il fronte offensivo, si sposta per creare gioco sulla fascia e attira su di sé la chiusura del terzino avversario. Lo salta con un colpo di genio e aspetta Joao Pedro, che nel frattempo si è inserito in mezzo all’area – qualità sconosciuta a Farias – per dare sfogo alla sua capacità realizzativa.

Joao Pedro era un po’ libero in questo caso, ma anche il gol di Pavoletti (sempre contro il Bologna) risponde agli stessi principi di gioco:

 In mezzo al campo poi, l’azione del Cagliari si sviluppa grazie all’intercambiabilità dei suoi interpreti. Barella spesso si abbassa a costruire l’azione, affiancandosi a Bradaric e permettendo a Castro di venire incontro per raccogliere il primo passaggio. Quando invece l’azione parte dai piedi di Srna, Joao Pedro è libero di muoversi attorno a Pavoletti per raccogliere le sue sponde e dare il via all’azione offensiva. Spesso però il terzino croato manda direttamente in porta Pavoletti, e davanti a questa capacità tecnica (e coraggio nella scelta, come si diceva prima) il discorso tattico viene meno:

Centrocampo di qualità e palleggio, squadra stretta e costruzione della manovra più fluida e ragionata. Non è un caso che con la Spal il Cagliari abbia sofferto per gran parte della gara, con Castro costretto ad abbassare la sua posizione per contrastare il centrocampo a 5 degli avversari. Spesso Joao Pedro si trovava di nuovo a ricevere palla spalle alla porta, e la squadra faceva fatica a sviluppare la manovra.

COSA MANCA

Il Cagliari di Maran sta nascendo e, se la squadra consoliderà definitivamente i principi tattici del suo nuovo allenatore, potrà togliersi qualche soddisfazione nel corso del campionato. Cragno, Barella e Pavoletti in Nazionale ne sono la prova.

Detto questo, i rossoblù evidenziano ancora alcuni limiti, come la mancanza di un terzino sinistro di ruolo valido e la non ancora perfetta integrazione di Bradaric nei meccanismi della squadra. Il regista croato ha mostrato le sue qualità, ma la sua personalità in mezzo al campo non è ancora venuta fuori; spesso è proprio Barella a rischiare la giocata tra le linee, lasciando però scoperta la sua zona di campo. Inoltre la difesa subisce ancora troppo, ma le grandi prestazioni di Cragno stanno oscurando le debolezze difensive di una squadra molto tecnica, ma inevitabilmente anche leggera.

Un centrocampo costruito sulla tecnica e sulla versatilità dei suoi interpreti, una buona capacità di palleggio e una crescita di squadra in personalità e coraggio. Finalmente il Cagliari ha quell’identità di gioco che cercava da due anni a questa parte.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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Calcio Internazionale

A Bellingham il Golden Boy: “Merito ad Ancelotti e al fisioterapista”

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Jude Bellingham è il nome sulla bocca di tutti. Il suo impatto dal giorno 0 in casa Real Madrid è stato a dir poco devastante, meritandosi il premio European Golden Boy. Il riconoscimento è stato ideato dalla testata giornalistica Tuttosport, la quale ogni anno assegna i meriti al miglior giocatore under 21 nei massimi campionati europei.

Dopo il voto di 45 giornalisti su 50, il centrocampista inglese è stato indicato come vincitore del premio, schiacciando di netto la concorrenza. Il classe 2003 ha parlato ai microfoni di Tuttosport, ringraziando chi lo aiutato fin dal suo arrivo.

ANCELOTTI –Io ci ho messo del mio, un impegno feroce a migliorarmi con il lavoro, ma il merito va a mister Ancelotti che ha trovato la posizione giusta per me e mi concede più libertà in campo. Così ora volo, anche se lo sto deludendo sotto un aspetto: non parlo ancora lo spagnolo”.

DEDICA PARTICOLARE –Ai compagni del Real Madrid e all’intero staff merengue, a mister Ancelotti. Poi al presidente, alla mia famiglia, a mia mamma Denise, a mio papà Mark, a mio fratello minore Jobe, agli amici che mi hanno simpaticamente sommerso di messaggi di congratulazioni e che continuano a farlo. Ma se devo sceglierne uno in particolare dico il fisioterapista merengue. Lui mi ha rimesso in sesto alla grande e in tempi brevissimi dalla sublussazione che ho avuto alla clavicola”.

CHI VINCE IL PREMIO IL PROSSIMO ANNO? Innanzitutto Arda Güler, ormai recuperato degli infortuni che gli hanno impedito di debuttare con il Real. Lui è un fenomeno, lo vediamo in allenamento e siamo incantati da lui. Poi il mio ex compagno Jamie Bynoe-Gittens del Borussia Dortmund. E infine mio fratello Jobe, attaccante di razza come nostro padre”.

Sono già 15 le reti di Bellingham dall’inizio della stagione, 11 in campionato e 4 in Champions League. Numeri assurdi per un centrocampista, considerando anche le 4 assistenze totali per i compagni. La stagione è ancora lunga, ma il ragazzo di Stourbridge sembrerebbe intenzionato a non fermarsi.

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Milito loda l’Inter: le sue parole su Sommer e la Champions

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Milito

Diego Milito, ex conoscenza della Serie A, è intervenuto nel post partita di NapoliInter presso gli studi di DAZN. L’analisi dell’argentino riguarda in particolare la prestazione dei nerazzurri nella vittoria netta per 0-3. Oltre a ciò si è commentato il percorso ininterrotto della beneamata a partire dall’anno scorso, con il traghettatore Simone Inzaghi sempre più incisivo, partita dopo partita.

INTER FRUTTO DELL’ANNO PRECEDENTE – “Credo molto nelle dinamiche positive delle società. Io credo che l’Inter, anche se ha perso la finale di Champions League, ne abbia ricavato grande consapevolezza. Consapevolezza di essere una squadra forte, che è arrivata in finale di Champions e ha giocato una partita straordinaria. È la fiducia che l’Inter ha oggi”.

RIVALE PRINCIPALE? – “Ci sarà sicuramente, mancano tante giornate alla fine: l’Inter oggi ha ottenuto una vittoria pesantissima, ma sicuramente Juventus, Milan, Napoli continueranno a lottare fino alla fine. Poi arriverà la Champions e gli ottavi di finale portano via energie”.

SOMMER COME RIMPIAZZO DI ONANA – “Non era facile, anche perché subentrava a un portiere arrivato in finale di Champions. Invece Sommer sta facendo altrettanto bene, se non meglio di Onana: è un portiere che comunque arrivava dal Bayern Monaco, ma per me è una grandissima sorpresa“.

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Consigli sicuro: “Sassuolo costruito per salvarsi, non per l’Europa”

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Intervenuto ai microfoni di DAZN nel post partita del match perso dal suo Sassuolo, contro la Roma di Josè Mourinho, il portiere neroverde Andrea Consigli ha analizzato la situazione della sua squadra in campionato, oltre alla discreta prestazione regalata contro i giallorossi.

SASSUOLO-ROMA: LE PAROLE DI CONSIGLI

Di seguito le parole riportate dall’estremo difensore italiano al termine della gara:

COSA MANCA – Non capisco perché capita così spesso che non riusciamo a evitare di prendere gol, ma non è sfortuna, è colpa nostra. Negli ultimi anni la squadra ha cambiato tono e si sono inseriti tanti ragazzi bravi e di qualità, ma sono ai loro inizi in Serie A. Un esempio è Boloca che sta facendo benissimo, ma ci sta che conceda qualcosa dal punto di vista dell’esperienza. Non siamo più un club che lotta per finire tra le prime 8 come tre anni fa, ora il nostro obiettivo è salvarci”. 

PROSSIMI IMPEGNI – Quando affrontiamo le grandi squadre forniamo sempre grandi prestazioni, il problema subentra nel momento in cui affrontiamo avversari minori in casa, lo stadio è vuoto, e lì abbiamo lasciato tanti punti per strada. Ora ce la vedremo con tre avversari che lottano anche loro per la salvezza, vediamo se siamo maturati”.

SUPERATE LE PRESENZE DI FAVALLI IN A – “Ho due obiettivi, salvarmi con il Sassuolo e le 500 presenze in Serie A. Giuseppe Favalli è un giocatore che vedevo giocare da bambino allo stadio, ha fatto una grande carriera, fa piacere averlo superato”.

 

 

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